Capitolo 37
Video del capitolo: Draco & Hermione| Disintegration
https://youtu.be/NSNU4yb38tE
Passò lenta una settimana da quel giorno.
Le lezione erano ricominciate, dopo le vacanze di Natale, ma l'atmosfera durante le lezioni era cupa e seria. I professori non facevano altro che ripeterci le date degli esami imminenti, e che considerato il nostro rendimento generale saremmo stati davvero fortunati a riuscire a prendere almeno tre M.A.G.O. a testa.
« Indisciplinati, scansafatiche e lavativi; se dipendesse da me, farei ripetere l'anno a tutti quanti seduta stante » commentava Piton con tono maligno ogni volta che entravamo nel sotterraneo di Pozioni.
Inutile dirlo, gli studenti del settimo anno erano tutti sfiaccati dalle intense sedute di studio che oramai occupavano tutto il loro tempo libero; si potevano scorgere ovunque, di prima mattina, occhiaie violette ed enormi sbadigli soffocati.
Perfino Harry, pur avendo me come aiuto nello studio, era disperato come non mai.
« Questi esami devono essere davvero tremendi, se c'è bisogno di cominciare a studiare ben cinque mesi prima! » esclamava depresso, con i capelli sfibrati, la sera tardi mentre chiudeva l'ennesimo grosso tomo polveroso.
Naturalmente, l'unica persona che non si lamentava ero io. Da quando ero diventata una Vampira la mia capacità di apprendimento era notevolmente migliorata, e mi bastava leggere una frase una volta sola per ricordarla perfettamente nei minimi dettagli. Il risultato era che facevo molta meno fatica degli altri, e che il tempo da dedicare a Draco avrebbe potuto essere pressoché illimitato.
Purtroppo, però, le cose non stavano andando precisamente come avevo sperato.
Piton oramai trascorreva tempo in infermeria giorno e notte, probabilmente intento a preparare la pozione che lo avrebbe guarito, con il risultato che l'accesso a quella stanza mi fosse negato e che non avessi la minima idea delle condizioni di Draco.
« Vedrai, è solo questione di tempo. Se la cosa fosse grave Silente ti avrebbe avvertita... » mi rassicurava Harry quando mi vedeva particolarmente apprensiva, al che io ribattevo spazientita:
« Ma Piton è sempre dentro con lui, quasi come se lo stesse sorvegliando. E' così grave da non poter essere lasciato solo? Come mai ha bisogno di cure così costanti? E perché non posso ancora andare a trovarlo? »
Non capivo perché Silente mi vietasse ancora di fargli visita, ma io non insistetti ulteriormente per evitare di sembrare paranoica.
Cercai di non mostrarmi così ansiosa, cosa che si stava dimostrando difficile, dal momento che non avevo niente per distrarmi.
Martedì sera, dopo la doppia ora pomeridiana di Erbologia risalii verso il castello con Harry a fianco, che borbottava sfinito:
« Ora cena veloce, poi continuiamo con Incantesimi... devi insegnarmi quello dell'ultima volta, non mi è riuscito bene... ah! »
Ma si interruppe all'improvviso. Qualcuno gli aveva dato una spallata nel sorpassarlo.
Era stato Ron.
Io e Harry ci arrestammo mentre lui continuava a camminare insofferente, le mani in tasca e Lavanda Brown che sghignazzava ai suoi piedi, assieme a Calì.
Non si voltò, non ci disse niente... e ben presto fu lontano.
Cadde un silenzio terso di domande silenziose, che nessuno dei due voleva osare pronunciare.
Ron non era più quello di una volta. Non era semplicemente più Ron.
« Oggi, mentre tu eri a Rune Antiche... - disse Harry all'improvviso, con sguardo accigliato - Ron... ecco, ha detto alla Cooman di non aver fatto i compiti, e si è messo ad urlarle che a lui non gliene fregava niente della sua lezione. Ha... ha rotto due sfere di cristallo, e ha lasciato l'aula sbattendo la porta. La professoressa Cooman è andata a chiamare la McGranitt, che gli ha assegnato una punizione ».
Ripresi a camminare, mentre l'effetto di quelle parole mi colpiva come un pugno ghiacciato.
« Credi che dovremmo avvertire i suoi genitori? »
« Lo ha già fatto Ginny - rispose Harry tetro - la signora Weasley gli ha mandato una lettera, ma a quanto pare Ron non le ha risposto. Non... non mi rivolge neanche più la parola. Sta sempre in compagnia delle ragazze del dormitorio... »
La sua voce si perse, mentre entravamo nel castello.
« Ragazze del dormitorio? - riecheggiai confusa - Chi sono? Cosa vuoi dire, Harry? »
Lui attese un momento, prima di rispondere un po' a disagio:
« Bè, sai... Lavanda, Calì, ed alcune ragazzine del terzo e del quinto anno. Sta con loro sui divani... poi esce dal buco del ritratto con tutte a suo seguito ».
« Sì, me ne sono accorta anche io... » ammisi, anche se non capivo dove volesse arrivare.
Percepii l'imbarazzo di Harry aleggiare su di noi. Mi guardò di sottecchi, e abbassò la voce per poi sussurrare:
« Torna alle tre di notte in dormitorio. Una volta Seamus gli ha chiesto dove andasse tutte le notti... e Ron ha risposto solo "Nella stanza delle Necessità" ».
Io attesi che aggiungesse altro, mentre entravamo in Sala Grande, ma visto che Harry non lo faceva decisi di mormorare stentorea:
« Vuoi dire... che... »
« Passa la notte nella Stanza delle Necessità con un branco di ragazzine. Cosa credi che faccia? »
Ero allibita. Mi sedetti accanto a Harry, notando che fortunatamente Ron non era nei paraggi.
Osservai senza realmente guardarlo Harry che cominciava a mangiare, e Ginny che prendeva posto qualche panca più in là.
«Ma... non è da lui. Harry, devi parlargli » dissi con voce sofferente, e Harry mi guardò ad occhi sgranati, lasciando perdere per un attimo il suo stufato.
« E credi che non l'abbia fatto? Te l'ho detto, ce l'ha con me perché ti frequento ancora. Non ha intenzione di parlarmi finché io non abbia deciso di lasciarti perdere. O meglio, l'ha detto qualche settimana fa. Adesso fa finta di non vedermi ».
Il suo tono amareggiato e dispiaciuto mi fece intristire all'improvviso.
Ero io, il problema. Come al solito.
Io non volevo accanto un amico infelice. Sapevo bene cosa si provasse ad essere privati di ciò di cui si ha bisogno... e non volevo rendere lo stesso torto ad Harry.
Non potevo privarlo del suo migliore amico.
Feci per aprire bocca, ma una voce sopraggiunse alla mia.
« Signorina Granger ».
Mi voltai, e vidi Silente poco distante, che mi sorrideva sereno.
« Sei libera di andare in infermeria per fargli visita. Mi raccomando però, non disturbarlo ».
Non appena udii le sue parole mi alzai a molla, e lo ringraziai; Silente si allontanò ridacchiando, mentre io mi voltavo verso Harry, che mi fissava.
« Vieni con me? » gli chiesi esitante.
« Ma... sto mangiando... »
« Eddai, sbrigati! » gli dissi esortandolo ad alzarsi, e dopo qualche secondo lo avevo trascinato fuori dalla Sala Grande.
« Ma guarda se devo perdermi la cena per far visita a quel deficiente! » sbottò irritato, mentre si aggiustava la borsa sulla spalla, ed io, con un vero sorriso, lo superavo per raggiungere le scale.
Quando io e Harry giungemmo davanti alla porta dell'infermeria essa si spalancò rivelandone il professor Piton, che teneva la bacchetta tesa davanti a sé facendo ondeggiare a mezz'aria un calderone con dentro molte fiaschette dense di liquidi colorati.
« Il professor Silente ci ha detto... » cominciò Harry, ma Piton lo interruppe rivolgendogli un'occhiata acida.
« Lo so - grugnì secco - cercate di non dargli fastidio, la sua situazione è ancora delicata ».
E fece per andarsene, ma io dissi incerta:
« Ma... come sta? Adesso è fuori pericolo, non è vero? »
L'espressione del professor Piton cambiò in modo palpabile, perdendo in un attimo l'acredine rivolta nei confronti di Harry; sembrava quasi gentile, cosa davvero insolita, dal momento che non mi aveva mai sopportata a causa della mia bravura in Pozioni... o meglio, in tutte le materie.
« Sì, signorina Granger, e questo è grazie solo ai miei antidoti » si vaneggiò, ed Harry, soffocando una risata, mi trascinò via da lui.
« Sei un pericolo pubblico » commentò, mentre apriva la porta dell'infermeria.
Io sorrisi appena, sentendomi a disagio nella consapevolezza di aver ammaliato anche una figura più autorevole come un professore. Una consapevolezza che non mi piaceva per niente.
« Sai che non è colpa mia » mormorai rattristata, e insieme entrammo nella stanza.
Nell'ultimo letto, in fondo all'infermeria, il corpo esangue di Draco brillava sotto la luce aranciata del tramonto, imponente al di là delle finestre.
Mi avvicinai a lui velocemente, seguita da Harry, e quando gli fui a fianco sentii il cuore scoppiare di apprensione.
Era passata una settimana da quando si trovava lì, eppure le ferite non si erano ancora completamente rimarginate. Tagli e graffi piuttosto evidenti spiccavano ancora sulla sua pelle diafana, ma rimasi comunque sollevata nel notare la serenità e la pace sul suo volto assopito.
Non vi erano tracce di sofferenza, né di dolore.
Stava dormendo... forse per la prima volta nella sua vita. Come mai i Licantropi ci facevano un simile effetto? E soprattutto, come aveva fatto Draco a sopravvivere?
« Non vuoi ancora dirmi cosa diavolo lo ha ridotto così? » mi chiese Harry, sedendosi sul bordo del letto con sguardo interrogativo.
Io esitai, senza staccare i miei occhi dal volto di Draco.
« Non finché non avrò chiara tutta questa faccenda, Harry. Non voglio allarmarti ».
Harry non rispose. Fissava anche lui Draco, con sguardo meditabondo e pensieroso, ed io mi feci forza per affrontare un argomento che mi premeva da già qualche giorno.
« Harry ».
La mia voce tremante si propagò in tutta l'infermeria, vuota a parte noi tre. Lui alzò i suoi occhi smeraldini su di me.
« Ecco... so che Ron ti manca. Ed è solo colpa mia se non ci parli più. No, aspetta - dissi, nel vedere che stava per interrompermi - lasciami finire. So... so come ci si sente a perdere qualcuno che in un certo senso rappresentava una parte di te. Quando ho capito che non avrei più potuto parlarvi, a te e a Ron... è stato il momento peggiore di tutta la mia vita. E io non voglio che ti accada la stessa cosa. Harry... »
Mi interruppi, nel vedere che si alzava e mi guardava fisso; la sua espressione era lievemente accigliata, e rassegnata, perfino ironica.
« Cosa stai per dirmi? Stai per chiedermi di scegliere? »
« No! - dissi all'istante, decisa - Sto per dirti che dovresti stare con lui. E' solo, adesso, e si sta lasciando andare, si sta comportando in un modo orribile. Finirà male... Harry, me lo sento! - aggiunsi con vigore - Lui ha bisogno di te. Siete migliori amici, voi... »
« Ma è stato lui che... » tentò Harry, ma io scossi il capo.
« Non è te che odia, Harry. Sei ancora in tempo per recuperare la sua amicizia. Ma potrai frequentarmi lo stesso, per i compiti... gli dirai che mi sfrutti solamente, che mi usi per il M.A.G.O... » dissi sfinita da tutta quella situazione, come un fiume in piena, e mi interruppi soltanto quando Harry mi prese per le spalle guardandomi fisso.
« Ascoltami. Io non farei mai una cosa simile! E' vero, mi manca - ammise tetro, dopo un sospiro - prima... prima o poi le cose si aggiusteranno. Adesso sei tu ad aver bisogno di me ».
« Ti sbagli! - dissi con gli occhi lucidi, il cuore che scoppiava - io... io sono condannata ad essere sola! HARRY, IO SONO UNA VAMPIRA! »
Mi accorsi troppo tardi di aver gridato, e di apparire agli occhi di Harry una persona disperata.
Gli voltai le spalle, liberandomi dalla sua presa così fraterna. I miei occhi si posarono di nuovo sul volto di Draco, sofferenti e cupi, e subito mi pentii di aver alzato la voce in sua presenza.
Questo era ciò a cui ero destinata. Io lo sapevo.
Avevo forse fatto un errore, ad usare la Mansiòn per poter stare ancora in contatto con gli umani? Era stato un errore cercare di riportare, almeno in parte, le cose come erano prima?
Harry era sempre stato il mio passato. Draco... invece era il futuro.
Perché non potevo avere entrambi? Avrei dovuto decidere? Scegliere si sarebbe rivelata la soluzione?
Una lacrima solitaria mi rigò la guancia, e io me la asciugai con stizza.
Ero ancora tanto debole. Forse troppo.
« Va bene così. Hermione, non sono arrabbiato con te. Davvero. Non farti questi problemi ».
Continuai a rimanere ferma, grata del fatto che quelle parole mi avessero davvero raggiunta.
Harry era un angelo. Era buono. Lui... non si meritava di stare con creature maledette e oscure come me.
Ma non gli risposi nulla. No, non lo feci.
A volte è meglio tacere, e arrendersi alla possibilità che un qualcosa di rotto non si possa più riparare. Rassegnarsi, semplicemente, al corso degli eventi.
E qual'era, quel corso? Cosa poteva riservarmi il futuro?
Forse non era giusto farsi tutte queste domande. Era semplicemente la cosa sbagliata da fare.
Liberare la mente dai dubbi, le angosce e i pensieri in generale, non mi era mai risultato semplice da fare. Ma stavolta lo avrei fatto.
Perché ero stanca di soffrire.
Note:
Eccoci qui. con il nuovo capitolo XD
oggi vi date alla pazza gioia ahahaa
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