Capitolo 29
Video del capitolo:
https://youtu.be/DwA5wE9GDzs
Draco varcò la soglia del castello di Hogwarts, come un'ombra inghiottita dalla neve che trova la sua via di fuga.
Impossibile scorgerlo da una profonda distanza, tanto veloci erano i suoi passi e tanto forte era il desiderio di andarsene... di lasciare tutto quanto.
La sua testa era bassa, e le mani come al solito affondate nelle tasche. Mani tanto bianche da brillare, così perfette da non risultare umane.
Perché lui non lo era. Draco era molto, molto di più.
Era un qualcosa di dannato, di malefico, di innaturale.
E adesso ne avrebbe pagato il prezzo.
Forse uno sconosciuto non vi avrebbe badato molto; ma chiunque conoscesse Draco Malfoy si sarebbe accorto che c'era qualcosa di strano in lui, in quel momento.. Si sarebbe chiesto cosa c'era che non andasse.
Ma in fondo, chi se ne sarebbe preoccupato?
Forse, nessuno avrebbe notato la scomparsa della camminata fiera che lo aveva sempre caratterizzato. E non avrebbe neanche fatto caso ai suoi occhi, di solito perfidi e derisori, che adesso giacevano vuoti e terribilmente malinconici.
Niente più altezzosità, rigidità, la sensazione di essere migliore di tutti gli altri. Stavolta non c'era più nessuno da sottomettere, nessuno da comandare.
No. Non vi era più niente di tutto questo.
Draco Lucius Malfoy sapeva troppo bene ciò che lo aspettava, e ciò che sarebbe successo.
E non era più il solito. L'emozione che martellava scalpitante dentro di lui era solamente un inganno, una futile scusa a cui aggrapparsi per far finta che andasse tutto bene.
La paura non poteva trovare spazio nel suo corpo, per il momento.
C'era solo la rassegnazione, e la condanna che batteva i rintocchi della sua fine. Perché non ci sarebbe riuscito, non avrebbe mai potuto scappare da quel luogo.
Sfilò tra gli alberi del giardino, scendendo la collina.
Il delicato vento freddo lo sfiorava, senza colpirlo, come se anche Draco avesse fatto della stessa energia.
Ma non era vero. Lui era nemico della natura... era nemico di tutti.
Vero, era un bastardo. Un infame doppiogiochista a cui la fiducia degli altri non importava minimamente, e neanche dei loro sentimenti, dei loro pensieri.
Esisteva solo lui.
E infine, lei.
Come dimenticarla?, pensò Draco con un mezzo sorriso amaro, mentre apriva il cancello senza provocare il minimo cigolio.
La maledetta donna che era riuscita a... a fare cosa? A farlo innamorare?
Che cosa stupida. Lui non aveva cuore. Lui non poteva amare.
Negava a sé stesso che si sentiva cambiato, soffocava i brividi che gli percorrevano la schiena ogni volta che i suoi pensieri ricadevano su di lei, e anche se il suo cuore marciva, anche se il dolore lo annientava quando incontrava i suoi occhi così caldi, Draco sentiva di stare bene così.
Sapeva che era pericolosa, come del resto era consapevole di essere il colpevole della situazione.
La colpa era solo sua, di tutto quanto. Ma la sua dignità era sempre stata più importante di qualsiasi altra cosa, e non poteva permettersi di abbandonarla proprio adesso.
L'orgoglio, tentatore, che lo difendeva da ogni male.
E da lei.
Ma non era il momento di pensare alla Mezzosangue. A dir la verità, non era proprio il momento adatto per rievocare i ricordi.
Adesso doveva solo camminare, e sforzarsi di non lasciar vagare i pensieri verso la sua destinazione. Camminare verso ciò che lo aspettava.
Si Smaterializzò, e in pochi istanti riapparve in una radura buia come il cielo quella notte, così profonda e inquieta, che Draco aveva già imparato a conoscere.
I Vampiri malvagi non avevano bisogno di nascondersi, anzi; la visibilità e un universo di terrore era ciò a cui ambivano da un tempo indefinito.
Terribili e crudeli, adoravano riempire di una sensazione simile alla paura chiunque fosse stato così sventurato da capitare di fronte alla loro sede, godendo nel terrorizzare le loro probabili vittime prima di poter passare direttamente all'azione.
Perché la Confraternita delle Anime Perdute non poteva certo essere un posto modesto, nascosto nel folto della foresta come Risen Manor.
No, Shador semplicemente non aveva eguali.
Draco si fermò per un momento, gli occhi argentati colmi d'ansia che si posavano su ogni angolo del castello.
Anche Shador era una costruzione gotica, fatta di pietra e marmo scurissimi, quasi come il nero del cielo che si stagliava dietro di essa, rendendola facilmente confondibile.
Ma non era quello che la rendeva spettacolare.
Dalle nicchie accostate tra ogni pietra e l'altra, fuoriuscivano sottili scie di sangue; percorrevano le pareti, senza mai fermarsi, scendendo fino a perdersi nel Lago di Sangue, che circondava l'edificio ad ogni suo lato, profondo e zampillante.
Pochi Vampiri sapevano con esattezza cosa diavolo si nascondesse in quel lago. Si parlava di una strana creatura che si nutriva di Vampiri Benefici, e di piccoli, strani pesci che amavano nuotare nel sangue e gettavano potenti sortilegi su ogni Babbano che vi si trovava di fronte.
Ma a Draco non importava. Qualunque cosa ci fosse là dentro, niente poteva essere peggio di ciò che lo aspettava...
Con un immane sforzo di volontà, staccò gli occhi dall'edificio e oltrepassò un piccolo ponte di legno che conduceva al portale principale.
Quel sangue non era come tutti gli altri; nessuno lo poteva toccare, né bere.
Si mormorava di antiche maledizioni, o di dolori così profondi da portare alla morte chiunque ne avesse fatto uso.
I Vampiri che, in passato, avevano provato a raccoglierne un po' in una bacinella, erano finiti inghiottiti dal lago come se esso fosse dotato di movimento e coscienza propri.
E Draco non aveva nessuna voglia di constatare se tutte quelle leggende - a suo parere, stupide - fossero vere. Non gli importava, come del resto non gli importava di molte altre cose.
Troppe, forse.
Una volta di fronte al portone individuò sulla punta di un arco a sesto acuto un nido di pipistrelli, che avevano preso a fissarlo, puntandogli addosso i loro occhietti piccoli e lucidi.
Draco distolse lo sguardo. Era già in ritardo, e... doveva sbrigarsi.
Bussò tre volte con un tocco delicato, appena udibile, ma sapeva che sarebbe stato udito lo stesso da chi si trovava all'interno.
Infatti, il tempo di un sospiro e il portone si spalancò; gli occhi color ametista di Cassian lo individuarono all'istante, attenti e solcati da una perfidia appena percettibile.
« Aloysius... sai che non ci piace aspettare » sibilò freddo, per poi voltarsi.
Draco non rispose, limitandosi ad ignorarlo, ed entrò chiudendosi la porta alle spalle.
L'atrio era occupato in gran parte da una spessa fontana di sangue, nella quale i pipistrelli, scesi dai loro nidi sulle mura, si abbeveravano con ingordigia.
« Hai già detto addio alle persone a te care? »
Quella domanda lo distolse dai pipistrelli, e Draco squadrò Cassian con un velo sottile di astio.
« Io non ho persone care » ribatté gelidamente.
L'ennesima bugia. Ancora una volta, i suoi sentimenti mascherati da falsa indifferenza.
Nell'udirlo, Cassian ghignò appena.
« No... certo che no. E i tuoi genitori? »
Draco fece una smorfia un po' sprezzante.
« Non è affar loro » rispose brevemente, le mani ancora affondate nelle tasche.
No, non aveva avvertito Lucius e Narcissa. Perché avrebbe dovuto? A loro non importava niente di lui, e sentiva che era una cosa che avrebbe dovuto affrontare da solo.
« Ah - commentò Cassian senza smettere di fissarlo - e, dimmi... Draycia lo sa? »
Draco ascoltò quelle parole senza espressione, rimanendo impassibile, conscio della sfumatura divertita che aveva assunto quel nome pronunciato dalla bocca di Cassian.
"Mezzosangue non farmi incazzare! Che diavolo ti ha fatto?"
"Nulla che ti riguardi".
"Granger non..."
"Smettila! Non sono affari tuoi, dannazione!"
Draco ricordò quelle parole come se venissero da un passato ormai lontano, come se non fossero più rievocabili. Ebbe una strana sensazione nell'udire la voce di Hermione nella sua testa, e per un momento, un effimero momento, desiderò di averle raccontato tutto quanto.
Ma cos'era successo, quel giorno? Cosa le aveva fatto Cassian?
La tentazione di chiederglielo era più accentuata che mai, ma sentì di non poterci pensare in un momento simile. Anche perché... non sapeva se l'avrebbe mai rivista.
Scosse leggermente il capo, cercando di scacciare l'immagine della Mezzosangue dalla testa, che era diventata estremamente travolgente.
« No, non sa niente ».
Le aveva semplicemente detto addio, la Granger non avrebbe mai potuto capire. E doveva solo sperare che Hermione non indagasse... non vedendolo ritornare.
« Bene - rispose Cassian vagamente compiaciuto - allora possiamo procedere ».
Prese a camminare lungo i tetri corridoi, e Draco lo seguì con gli occhi fissi sul pavimento.
I loro passi rimbombavano come tamburi in quel silenzio assordante, così simile a quello dei cimiteri. Presto non sarebbe più stato in grado neanche di sentirlo.
Oltrepassarono velocemente molti corridoi, finché il Phyrun non imboccò una scala laterale dall'aria più tetra che mai.
« Vieni, Aloysius » gli disse, e Draco deglutì.
Quello era l'inizio della fine.
I gradini scricchiolavano, sembravano instabili. Ma Draco non ci fece molto caso.
Continuò a scendere, e scendere, tentando di non pensare a niente... poi, tremò.
Un guaito. Un ringhio sommesso.
Un ululato che li raggiunse all'improvviso, come amplificato.
Il Licantropo.
Draco si era bloccato a metà scala; Cassian si voltò appena verso di lui, con un ghigno malefico che gli lasciava scoperti i canini affilati.
« Coraggio... non facciamolo aspettare » sogghignò, continuando a scendere.
Draco obbedì, riprendendo a seguirlo.
Era finito tutto. Dannazione.
Tentò di non pensarci, mentre l'oscurità di quella scala lo inghiottiva sempre di più.
I lamenti del Licantropo erano più evidenti. La sua rabbia era quasi palpabile.
Furia, fame, sete.
Sangue.
Draco si sentiva assordato da quelle suppliche, annientato dalle sue richieste di cibo.
Voleva solo che finisse. Non aveva desiderio di morire, ma non vedeva altra via di scampo.
Lui era solo un ragazzo.
La scala ebbe fine, e si ritrovarono in una stanza rettangolare, divisa a metà da una cella.
Quella era la prigione di Shador, che da molti anni non veniva più usata.
Da quando il Ministero aveva proibito loro di cibarsi di Babbani, la cella era rimasta inesorabilmente vuota e inutilizzata, dal momento che aveva sempre funto da deposito di future vittime.
Quel giorno, invece, era occupata.
I suoi guaiti si estendevano fino alle mura di pietra, inondate di sangue. Le sbarre di ferro che lo contenevano risultavano scalfite profondamente in alcuni punti.
Il Licantropo si aggirava per la cella come una bestia in trappola, come un'anima afflitta che desiderava solo liberarsi dal suo dolore.
Il suo aspetto era terrificante.
Un lupo due volte più grosso del normale, dalla corporatura possente ma agile, prese la rincorsa contro la parete della cella.
Vi si lanciò contro, schiantandosi poi sul pavimento di pietra, emettendo un guaito terribile.
Sofferenza. Disperazione.
Ci sarebbe stato da provare pena per lui. Ma Draco non riusciva a farlo.
Perché osservandolo, vedendo il suo pelo bruno, lungo e spelacchiato, i suoi artigli di una lunghezza sproporzionata e i suoi movimenti rabbiosi... capì cosa sarebbe accaduto tra pochi istanti.
Rimase immobile, congelato, guardando il Licantropo che ululava con tutte le sue forze, le zanne lunghe e mortali e gli occhi rancorosi come mai ne aveva visti.
Era fuori posto in modo inverosimile. Lì, in quella cella squallida e illuminata solo dalla luce lunare, aveva l'aria di essere una creatura condannata... e nient'altro.
Una creatura come lui.
Davanti a Draco, due Vampiri si stavano godendo la scena.
Non appena lo vide, Gawain andò verso Draco, mentre Deidra rimaneva indietro, fissando il Licantropo con aria assorta.
« La tua bacchetta, prego » gli disse Gawain, fissandolo con gli occhi rossi appena visibili al di sotto della miriade di cicatrici e malformazioni che invadevano il suo viso terribile.
Draco, con gesti lentissimi, sfilò la bacchetta dalla tasca a gliela porse. Non disse niente, non incontrò neanche i suoi occhi. Forse non avrebbe trovato neanche la voce per parlare.
Sentì che Gawain lo fissava, dopo aver preso la sua bacchetta.
« Non assumere quella faccia, Aloysius. Non è una condanna, solo una punizione » disse con voce appena tremula, ridacchiante, e Draco sentì Deidra ghignare, poco più in là.
Non rispose, mantenendo la solita espressione marmorea. Sgranò appena gli occhi pallidi, però, nel vedere Gawain tendergli un pugnale d'argento.
« Sai che è l'unico modo per ucciderlo. Nessuno dei membri di questa Confraternita ci è mai riuscito. Vedi tu... cosa puoi fare ».
Draco era talmente stupito che, ancora, non osò dire nulla. Quindi... aveva una possibilità?
« Procediamo? » intervenne Deidra all'improvviso, in tono seccato.
Gawain annuì con aria diabolica, e dopo che Draco ebbe preso il pugnale, lo spinse verso l'entrata della cella.
« Buona fortuna, Aloysius... ne avrai bisogno ».
Draco non lo guardò, gli occhi fissi in quelli del Licantropo, che si era immobilizzato a fissarlo.
Strinse il pugnale tra le dita, con forza.
Quell'oggetto cambiava tutto. Quell'arnese... era la speranza.
Adesso aveva una sola, unica possibilità. Un improbabile miraggio.
E non l'avrebbe sprecata. Oh, no, avrebbe combattuto.
Perché aveva troppo da perdere, per rischiare di morire.
Adesso ce l'aveva. Lei era ciò per cui doveva, e avrebbe combattuto.
Qualcosa per cui vale la pena lottare. Qualcosa che ti spinge a continuare a vivere.
Lui l'aveva. Draco l'aveva, solo da poco tempo.
La sua Mezzosangue.
La porta della cella si spalancò con un cigolio. Draco si sentì spingere bruscamente in avanti, e poi venne richiusa all'istante.
Tutto fu silenzio.
Draco rimase bloccato, a pochi metri la bestia che lo fissava a zanne scoperte, in posizione. Tra poco avrebbe attaccato. E lui sarebbe stato pronto.
Serrò ancora di più il pugnale tra le dita, gli occhi puntati sul Licantropo.
Un pensiero remoto, che si affacciò nella sua mente un momento prima che la situazione degenerasse.
Voglio rimanere in vita per lei.
Uno scatto, un movimento, e il Licantropo lo assalì.
Resistere stavolta sarebbe servito. Combattere per ripagarsi avrebbe avuto un senso.
Lo aveva scoperto appena in tempo.
Note:
Ecco il nuovo capitolo ❤
Oggi di questa ff ne posto 4. Spero di finire di publicarla XD
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