Capitolo 25
« Hermione? Pensi che queste scarpe mi starebbero bene? »
Eravamo a Hogsmeade da più di tre ore, e dovevo ammettere che il pomeriggio non era passato così male, a dispetto di ciò che era accaduto con il mio piccolo "viaggio nel tempo"; Ginny mi aveva portata a visitare tutti i nuovi negozi di vestiti, e tra un camerino e l'altro eravamo riuscite a trovare qualcosa di adatto per la Festa di Capodanno.
L'unica nota negativa era che l'effetto della Mansiòn stava finendo... infatti Ginny mi fissava in modo un po' troppo reverente per i miei gusti.
Diedi un'occhiata di sbieco alle scarpe che mi stava mostrando, con un tacco altissimo che neanche gli equilibristi avrebbero avuto l'ardire di indossare.
« Uhm... non mi convincono » borbottai, e lei le mollò immediatamente.
Non ero mai stata la persona giusta a cui chiedere consigli in fatto di abbigliamento, ma Ginny pareva essersene dimenticata: non aveva fatto altro che chiedermi pareri su ogni cosa ci si presentasse davanti, come se fossi una specie di intenditrice di capi di alta moda.
Riuscii a trovare un paio di scarpe che facessero per lei, da abbinare al suo vestito da sera, e veloce come un fulmine la condussi all'uscita di quel negozio un po' troppo affollato per i miei gusti.
Una volta fuori, con il cielo denso di nuvoloni grigi e un vento freddo e fortissimo, mi sentii subito molto meglio.
Ginny rabbrividì, e sommersa da tutte le borse che aveva tra le braccia riuscì a stringersi nel giubbotto.
« Ce ne andiamo ai Manici di Scopa? » disse tremante, ed io annuii, non molto contenta.
Avrei solo voluto tornarmene al castello... ma non era saggio rimanere sola e lasciar vagare i miei pensieri su di lui. Dovevo stare in compagnia. Dovevo distrarmi.
Ci inviammo così in direzione del pub, mentre Ginny, al mio fianco, non mi staccava gli occhi di dosso. Cercai di non sentirmi irritata, con scarso successo.
Hogsmeade a quell'ora era molto affollata, piena di persone che si dedicavano alle compere natalizie. Grossi alberi di Natale sormontati da centinaia di palline colorate scintillavano ad ogni angolo, e la neve finta incombeva sui tetti a grossi cumuli.
Sì, l'atmosfera era decisamente allegra... peccato che su di me non avesse granché effetto.
« Draycia! »
Mi voltai all'istante, riconoscendo quella voce che risuonò improvvisamente più forte nel bel mezzo della strada gremita di persone, e scorsi Claudius, che mi sorrideva appena. Sembrava felice di vedermi.
Lo ricambiai, avvicinandomi a lui un po' stupita.
« Claudius! Ma... cosa... »
« Avevo da fare delle compere, per questo sono qui. E tu... voi? » aggiunse, con un'occhiata verso Ginny.
Evidentemente Claudius era troppo bello per passare inosservato, perfino in una via occupata da centinaia di persone.
Tutti i passanti si voltavano almeno per un momento verso di lui, guardandolo a bocca aperta e con occhi ammaliati, scordandosi a volte di continuare a camminare.
Per non parlare di Ginny. La sua bocca era completamente aperta, gli occhi castani spalancati in un espressione di completo stupore.
Claudius la guardò incoraggiante, ma vedendo che la sua faccia non mutava, si rivolse di nuovo a me.
« Succede sempre » disse in tono un po' rassegnato, ed io, con mia sorpresa, risi.
Era da tanto che non lo facevo, e sembrò un po' strano.
« Lei è Ginny. Aveva preso la Mansiòn... ma l'effetto è già finito » dissi senza preoccuparmi di tenere bassa la voce, tanto ero sicura che Ginny fosse troppo presa da Claudius per badare a quello che dicevo.
« Ah... - rispose lui con gli occhi rosso chiaro che brillavano - quindi... lo sa... »
« No - replicai subito - è una lunga storia. Comunque... come sta Cheania? E gli altri? »
« Tutti bene... ma tanto li rivedrai tra pochi giorni ».
Io esitai, presa alla sprovvista.
« Oh... e perché? » chiesi, ammettendo con me stessa che l'idea di rimettere piede a Risen
Manor mi intrigava molto.
« Ma... Aloysius non te lo ha detto? » chiese Claudius, guardandomi un po' accigliato.
Nel risentire quel nome, il mio cuore sprofondò un po'.
« No... cosa avrebbe dovuto dirmi? »
Fin troppe cose, forse. E anche a te dovrebbe dirtene, Claudius.
« Saremo alla Festa di Capodanno, a Hogwarts. Io, Cheania, Sanguini e Dominic. Harmon pensa che sia meglio tenere la situazione sotto controllo... Silente ci ha dato il permesso di venire, così... » esitò, stringendosi appena nelle spalle.
Io ero un po' confusa. Qualcosa non mi quadrava.
« E... perché siete così tanti? Cosa avete da tenere sotto controllo? Claudius... » dissi senza
capire, e lui emise un sorrisetto di circostanza che mi fece aggrottare la fronte.
« Niente di importante, Draycia. Te ne parlerò alla festa... ora sono un po' di fretta » aggiunse con una piccola smorfia, ed io non insistetti.
« Va bene » dissi, e lo guardai sorridermi per poi allontanarsi.
Io rimasi immobile per un po', gli occhi fissi sulla sua sagoma che spariva tra la folla, assorta nei miei pensieri... poi mi voltai e mi trascinai dietro Ginny, ancora troppo ammaliata dall'incontro con un Vampiro così bello per essere capace di formulare un pensiero sano.
Come mai i Vampiri sarebbero stati presenti alla festa? Era strano... no?
Scossi appena la testa, un po' afflitta. La sensazione che ci fosse qualcosa che non andava mi aveva già attanagliata da un bel pezzo.
Quei pochi giorni scorsero davvero lentamente.
La pozione Mansiòn era finita già da un pezzo, ed io non disponevo più di nessuna scorta. L'idea di prepararne un calderone da sola era fuori discussione a causa del tempo che avrebbe impiegato per essere pronta, circa otto mesi, ed io non potevo permettermi di aspettare.
Fu così che mi rassegnai, mesta e abbattuta, al fatto che finché non avessi fatto pace con Draco non avrei più potuto parlare con Harry, Ron e Ginny.
Ma anche questo era fuori discussione, dal momento che io non avrei fatto assolutamente niente per cercare di risolvere le cose con lui. Non dopo ciò che era successo... e come mi aveva mentito.
Ero troppo orgogliosa per abbassarmi a cercarlo per chiedergli spiegazioni sul suo comportamento, o addirittura cercare di comprenderlo. Troppo fiera per dannarmi a trovare una scusa per perdonarlo.
Perché era solo questo ciò che volevo... dimenticare. Poter ricominciare daccapo, fare finta che in realtà non fosse accaduto niente, avere una sola, unica, flebile scusa per poter continuare a provare qualcosa per lui senza pentirmene nel profondo.
Era stato uno sbaglio fare l'amore con Draco, lasciarsi ammaliare dal suo fascino da bello e dannato, farsi stregare da ciò che non si può avere. Era stato tutto, tutto, un errore.
Ma potevo solo pensarlo. Potevo solo convincermi che era così.
Solo dopo il pomeriggio passato ad Hogsmeade con Ginny fui in grado di rendermi conto appieno di cosa fosse davvero accaduto nel bosco quello stesso giorno. Barricata nella mia stanza, i miei pensieri furono liberi di vagare su di lui... e le lacrime si erano sciolte dalle loro catene.
Lì, rannicchiata sul letto, potevo solo piangere e chiedermi perché diavolo fosse tutto così complicato. Perché Draco non fosse una brava persona, e perché si fosse comportato in quel modo tanto spregevole.
L'immagine di lui e Cassian nel fitto degli alberi, nascosti, ad architettare un piano per mentirmi e giungere ai loro scopi mi martellava nella mente incessantemente, senza che potessi fare niente per evitarlo. E non volevo smettere di pensarci, in realtà non potevo, perché era semplicemente impossibile distrarsi e concentrarsi su altro, quando qualcuno molto importante ti ferisce senza curarsi di ciò che tu realmente provi.
Non servirono a nulla le botte insistenti che Harry tirò sulla porta per indurmi ad aprirla, o a Ginny che mi chiedeva, dall'altra parte, cosa ci fosse che non andava. Perfino la professoressa McGranitt venne a bussare alla mia porta, ma anche sapendo di essere sgarbata, le dissi in tono contenuto che desideravo essere lasciata in pace.
Pace. L'unica cosa di cui avevo bisogno. Tranquillità, solitudine.
E sangue.
Non sapevo da quanto non mi nutrissi... forse da più di una settimana. Avevo solo sentore che la tentazione di uscire dalla camera e andare a caccia stava diventando sempre più irresistibile, e che faticavo sempre di più a mantenere il controllo.
Ma non potevo. Non volevo. Io avrei resistito.
Questa doveva essere una punizione per ciò che ero diventata. Dovevo stare calma, e resistere, tenere duro.
Ma forse il mio tempo non era ancora arrivato.
« Hermione... Hermione, dai, fammi entrare ».
Non sapevo da quanti giorni fossi chiusa nella mia stanza. Da quante ore fossi immobile, stretta tra le coperte. Da quanti minuti avessi smesso di pensare a tutto ciò che era successo.
La voce di Harry mi raggiunse lontanissima, come una sfumatura del cielo impossibile da cogliere.
« Hermione, esci ».
Era la quarta volta che quel giorno me lo chiedeva, e le cose non sarebbero cambiate proprio adesso. No, non sarei uscita.
« Hermione, per favore... abbiamo il Ballo tra poche ore... non vuoi venire? »
Non mi importava niente del Ballo. Non ci sarei andata.
« Ti stiamo aspettando tutti... anche Ron si è accorto che non stai bene... »
Ruppi in un altro singhiozzo. Ron.
« Dai... non puoi rimanere sempre lì... Hermione... »
Strinsi di più la coperta, serrando le palpebre. Basta.
« Granger, esci ».
Una voce diversa.
Una voce familiare.
I miei occhi si aprirono di scatto, e nello stesso tempo il mio cuore fece uno strano sobbalzo. Era lì.
Era lui.
Mi alzai dal letto di botto... traballando appena, ma riuscendo a raggiungere la porta con velocità. Una velocità dettata solo da quelle parole, da quella voce, e dall'entità a cui apparteneva. Colui che odiavo, ma l'unica persona che sentivo la necessità di rivedere...
Ruotai la maniglia, e la porta si aprì con uno scatto un po' brusco.
Non esitai neanche un momento... non ebbi voglia di pensare, di cercare di ragionare.
Non appena ebbi scorto i suoi lineamenti e il suo inconfondibile colore di capelli, sentii il cuore urlare, come straziato.
Ti amo.
Mi sembrò di averlo capito solo in quel momento, anche se fui sicura, dentro di me, di averlo sempre saputo. Lo pensai, lo pensai con tutte le mie forze, mentre mi buttavo tra le sue braccia e affondavo il viso nel suo petto.
Strinsi forte la sua schiena, percependo la sua aurea fredda, il suo profumo nevoso, e in quel momento mi sentii più debole e vulnerabile che mai.
Ti voglio. Non importa se sei un traditore.
Non osai rimettermi a piangere. Non lasciai che le lacrime fuggissero dal mio controllo, e rimasi ferma quando le sue braccia mi circondarono le spalle, facendomi poi arretrare verso la stanza. Un secondo dopo, la porta si richiuse.
Adesso tutto era silenzio. Tutto era deserto.
Più nessuno che avrebbe potuto bloccarci, o condannarci.
Eravamo solo io e lui. E il nostro orgoglio a impedirci di cedere.
Rimasi aggrappata a Draco, senza osare allontanarmi. Non so cosa avrei fatto se lo avessi guardato negli occhi.
« Granger... »
Lo sentii esitare. La sua voce si perse nel silenzio della stanza.
Certo, che avrebbe potuto dire? C'era troppo in sospeso... troppo rancore, che ci impediva di andare avanti.
« Granger, guardami. Granger... »
Non era un ordine, ma una semplice richiesta. Ed io avevo una paura folle a lasciarlo.
« Non posso... »
« Granger, dai. Non è da te fare così ».
E' solo colpa tua se sono in questo stato.
« Bastardo » dissi con voce soffocata, a contatto con la sua camicia.
Ma, ancora, non mi allontanai. Era come un'ancora di salvezza... paura che tutto fosse andato perduto, nel momento stesso in cui lo avessi lasciato.
« Granger, per favore ».
Questa volta rimasi stupita. Non era da lui dire una cosa del genere.
Mi scostai, dandomi della stupida per essermi fatta vedere tanto debole e indifesa. Adesso me ne pentivo.
« Tieni » mi disse.
Draco mi stava porgendo due ampolle. Una era sferica e bianca, l'altra più grande e densa di un liquido rosso.
E lui era lo stesso. I suoi occhi glaciali, il suo viso straordinario. La sua pelle nivea, il suo portamento elegante.
Il mio Draco.
Le presi entrambe, senza incrociare il suo sguardo, un pò turbata dalla frase che avevo appena formulato nella mia mente.
« Quello è sangue... Potter ha detto che sei chiusa qui dentro da quattro giorni ».
Ah sì? E da quando parlava con Harry?
Non risposi, limitandomi a guardare l'ampolla rossa sentendo i morsi della fame divorarmi.
Non gliel'avrei chiesto. Ne avevo abbastanza di chiudere un occhio sui suoi comportamenti.
« Niente di ciò che farai potrà indurmi a perdonarti. Ricordatelo bene ».
Ero stata fredda, e le mie parole traboccarono di ira repressa a stento. Tuttavia evitai ancora di guardarlo. I suoi occhi mi avrebbero fatto troppo male.
« Mezzosangue, sai bene che non ho la minima intenzione di invocare il tuo perdono ».
« Allora non hai motivo di stare qui » replicai velocemente, assimilando il dolore che la sua risposta mi aveva provocato.
Non gliene importava davvero niente di me.
« Invece sai che ce l'ho ».
Alzai gli occhi su di lui, e rabbrividii nel constatare che mi fissava con tanta intensità. Feci un breve sorriso storto.
« Credo che dovresti andartene, Malfoy. Senza dubbio nel castello ci saranno molte altre ragazze disposte a farsi prendere in giro da te, e ti avverto: hai di fronte quella meno incline a soddisfarti ».
« Bè, è un peccato - commentò lui con un ghigno irritante - allora direi che ci vediamo alla festa, Granger ».
« No, invece. Non metterò piede in nessun posto in cui io possa correre il rischio di imbattermi nella tua enorme testa di cazzo ».
Draco emise una breve risata divertita, poi si avvicinò pigramente di qualche passo. Io mi costrinsi a non indietreggiare, e lo guardai torva finché non mi fu molto vicino.
« E' inutile che cerchi di fuggire, Granger. Non esiste salvezza da uno come me ».
« Sempre modesto ».
« La mia virtù migliore. - sorrise ancora di più - sono curioso di vedere il tuo vestito ».
Continuai a fissarlo inferocita, anche se ero tremendamente ammaliata dal suo sguardo.
« Ti ho appena detto che non verrò ».
« A causa mia? Mi lusinghi, Granger ».
Si stava avvicinando sempre di più, e ciò non contribuiva a farmi stare tranquilla, con tutta la sete che avevo. Per non commettere niente di sciocco lo scansai con una spinta, allontanandolo il più possibile.
« Sei il solito cretino. Adesso vattene, la tua presenza qui è proprio l'ultima cosa che mi serve ».
Draco non si riavvicinò, ma rimase fermo a fissarmi.
« Hai un accompagnatore per stasera? »
Esitai, mentre gli davo le spalle riponendo la fiaschetta di sangue dentro la borsa.
« Non sono affari tuoi ».
« Ma come? Mi hai appena detto che non ci venivi » replicò divertito, mentre mi maledivo per la mia innata pazienza. Perché non l'avevo ancora buttato fuori?
« Adesso basta. Aria » sbottai in tono deciso e autoritario, aprendo la porta e facendogli cenno di uscire. Draco sfilò davanti a me più soddisfatto di come l'avessi mai visto, ma prima di varcare l'uscita mi fece l'occhiolino.
Ebbi una mezza idea di sbattere la porta, ma anche se non seppi esattamente perché, non lo feci. Mi sentivo leggera. Era come se avessi trovato la via d'uscita da un baratro oscuro.
Nello stesso momento Harry entrò in camera come una furia, e dopo avermi sfilato di mano l'ampolla di Mansiòn, ne bevve circa un quarto in un solo sorso per poi uscire di filata.
Io, dopo un completo momento di stupore, gli corsi dietro.
« Harry, cosa stai... »
Scesi le scale del dormitorio, e mi trovai davanti Ginny che beveva il resto della pozione.
Harry, di fianco a lei, mi guardava in modo strano.
« Ti ripeto la domanda: anche Malfoy lo è? »
Io rimasi in silenzio per un momento, e decisi che ancora una volta non gli avrei risposto.
« Sei stato tu a farlo venire qui? »
Harry parve per un attimo spiazzato dalla domanda, poi assunse un'espressione di scusa.
« Bè, lui è venuto e mi ha chiesto che fine avevi fatto... Hermione, non ti si vede in giro da quasi una settimana... »
« E tu gli hai detto che dovevo avere qualche problema, naturalmente » lo interruppi scocciata, incrociando le braccia.
Avrei preferito che non fosse venuto, anche se nel rivederlo il mio cuore aveva come ripreso a battere.
Harry si grattò la nuca imbarazzato, e Ginny sbuffò, dopo aver ascoltato la nostra conversazione con non molta attenzione.
« Dai, non importa. Hermione, noi abbiamo altro da fare ».
Oh, no. Ancora con quello stupido ballo.
« Ginny, non credo di essere dell'umore giusto » dissi in tono spiccio e definitivo, cominciando già ad inviarmi in direzione del mio letto, ma lei mi fermò per il gomito trascinandomi dritta di fronte a sé.
« Hermione, piantala. Tu verrai al Ballo, e non importa se devo costringerti. Forza, andiamo in camera mia a prepararci ».
« Ginny - replicai stancamente - ti ho detto che... »
« Adesso taci - sbottò lei con occhi fiammeggianti - smettila di protestare. Qualunque problema tu abbia, sicuramente non lo risolverai standotene rinchiusa in quattro mura!
Dov'è la Hermione che conoscevo, quella che era emozionata per il Ballo del Ceppo, che aveva passato tre ore chiusa in bagno per essere in grado di stupire tutta la scuola? Quella che non vedeva l‘ora di ballare e di divertirsi, quella che diceva di non aver mai sentito battere il cuore così forte come nel momento prima di scendere le scale? »
Silenzio.
I miei occhi incontrarono quelli di Harry.
Inespressivi in apparenza, densi nel profondo.
Potevo sentire la loro delusione aleggiare nell'aria, e il mio orgoglio sbriciolarsi di nuovo.
Mi ero ripromessa che non sarebbe cambiato nulla, anche se adesso ero una Vampira. Le parole di Ginny davano davvero da pensare, e senza dubbio, aveva ragione.
Incontrai di nuovo il suo sguardo, in attesa di una mia risposta, e in quel momento capii che non potevo deluderli ancora.
Hermione Granger non era sparita.
Sarei andata al Ballo di Capodanno per dimostrare loro che, almeno in apparenza, ero la stessa di sempre.
Perché Hermione Granger non se ne sarebbe mai andata.
Nota:
Questo capitolo è più lungo 😂
Così invece di aspettare 30 mila mesi per postarlo. Lo pubblico subito ❤
Anche perché quell'altro era cortissimo
Spero che vi piaccia ❤
Un megabacione
Noemi 💜
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