Capitolo 18
Then you look at me
You're not shouting anymore
You're silently broken
Evanescence, Forgive me
Stupida.
Adesso che avevo compreso il motivo della mia inquietudine, sentivo di non temere più la fitta oscurità del tunnel. Dopo aver riacquistato le forze cominciai a procedere velocemente, cercando di non rievocare con la mente ciò che era appena accaduto, senza però riuscirci. Il sorriso maligno di Cassian balenava nei miei pensieri ogni pochi istanti, come una tortura lenta e fastidiosa.
Stupida.
Mi ritrovai nel bosco, e riuscii a intravedere alcuni raggi di sole attraverso la folta vegetazione spruzzata delicatamente di rugiada. Lo oltrepassai spedita, più veloce di quanto avessi mai fatto, sentendo gli alberi sfiorarmi ma allo stesso tempo agile e leggera come un filo di vento.
Sono stata una stupida.
Giunsi presto nella campagna, e mi Smaterializzai a Hogsmeade.
Il libro bluastro della Confraternita cadde a terra con un tonfo, talmente poca era la presa con cui lo stavo tenendo. La mia mano tremava leggermente.
Lo afferrai di volata e presi ad attraversare il villaggio, quasi completamente deserto a quell'ora della giornata.
Le uniche persone presenti erano i negozianti intenti ad aprire le loro botteghe, che al mio passaggio si voltavano un po' accigliati.
Tentai di non fare loro caso, cercando di tenere lo sguardo dritto di fronte a me.
Mi sentivo male, arrabbiata e impotente, con il groppo in gola più grande che avessi mai avuto che, se fossi stata ancora umana, mi avrebbe impedito di respirare.
Dannazione. Sono davvero facile da manovrare, pensai irritata e furente.
Quel Vampiro mi aveva messa in trappola senza neanche darsi troppo da fare. Acqua Santa... una cosa così stupida e banale, che però su una principiante come me aveva avuto effetto.
Mi aveva davvero umiliata... avrei voluto sfogarmi con qualcuno, chiedere un consiglio, sentirmi meglio, ma quel qualcuno per me non esisteva.
Non c'era nessuno. Tutti, dal primo all'ultimo, avrebbero pensato male di me nel venire a conoscenza di ciò che era accaduto in quel maledetto tunnel. Mi avrebbero disprezzata, come del resto mi disprezzavo io.
Fui fuori da Hogsmeade in un baleno, e con rapidità cominciai a salire la collina. La luce solare stava cominciando a darmi fastidio, ma di fronte a ciò che era appena successo sentii che avrei potuto fare benissimo finta di nulla.
Pensai che non mi sarei arresa, e che di certo non avrei iniziato a piangermi addosso. Non mi sarei più avventurata da sola in quel tunnel, e per sicurezza avrei tenuto sempre il mio paletto di frassino nella tasca della divisa.
Poi mi bloccai, fulminata da uno strano pensiero.
Non lo avevo più io. Draco lo aveva ancora con sé.
Sbuffai, riprendendo a camminare. Chiedergli di restituirmelo era fuori discussione, ma il fatto che ancora lo avesse con sé mi metteva un po' a disagio. Aveva forse paura di rendermelo, era convinto che io volessi ancora togliermi la vita? Lo teneva con sé per la mia sicurezza?
Ovvio che no. Draco non sarebbe mai stato tanto accorto nei miei confronti, soprattutto dopo la nostra notte insieme.
Sentendomi un po' abbattuta varcai il portone, e come avevo previsto la Sala Grande era ancora vuota; gli studenti sarebbero scesi a fare colazione tra circa un'ora. Rimasi sorpresa, quindi, nel percepire qualcuno che si avvicinava.
Forse era Gazza... cosa avrebbe fatto se mi avesse vista in piedi?
Rimasi immobile, gli occhi fissi sul corridoio, finché non seppi chi fosse dopo aver
riconosciuto la sua sagoma inconfondibile. Il mio cuore sprofondò, ma nello stesso tempo non trovai la forza di scollare i piedi di lì.
Draco camminava in direzione del giardino, con le mani affondate nelle tasche e l'aria più costernata che mai. Non appena alzò gli occhi grigi e si accorse di me si fermò, rimanendo fermo a guardarmi.
La sua espressione era marmorea, ed io avvertii una sorta di dolore fisico al contatto con il suo sguardo glaciale e risentito. Erano due giorni che non lo vedevo... e non mi ero resa conto che mi era mancato da morire.
Ma non potevo lasciarmi andare, fargli capire cosa provavo. C'erano ancora troppe cose in sospeso, e i sentimenti contrastanti che provavo per lui erano troppi per poter arrivare a una conclusione.
Ma durò pochi istanti.
Draco ricompose la sua espressione altera, e riprese a camminare, avvicinandosi... e mi oltrepassò senza più degnarmi di uno sguardo.
Deglutii, socchiudendo le palpebre, rendendomi conto che, quella notte trascorsa insieme, avevo davvero sancito la parola fine.
« E quello cos'è? »
L'improvvisa domanda di Draco mi fece voltare di scatto, e lo vidi fermo a pochi metri da me. Stava guardando il mio libro. Oh, no...
« E' solo un libro, non vedi? » chiesi con un sopracciglio inarcato.
Sperai che la mia voce non avesse tremato, ma evidentemente ero troppo sconvolta per potermi controllare; gli occhi perlacei di Draco si sgranarono fino al limite, alterati e oltraggiati.
« L'hai... tu sei andata alla Confraternita! » esclamò indignato, e mi resi conto di non averlo mai visto tanto sconvolto.
Tuttavia mantenni la mia aria distaccata e fiera, senza muovermi o mostrarmi dispiaciuta.
« Esatto. E, come vedi, sono sempre viva ».
Che faccia tosta. Ma avevo pur sempre un orgoglio da difendere.
Rimasi quindi impassibile quando Draco si avvicinò furibondo, i capelli tanto biondi che parevano bianchi con la luce che proveniva dal giardino.
« Sei un‘incosciente - sibilò - tu... tu non hai idea di chi... »
« Non importa, non ho incontrato nessuno - dissi in tono definitivo - Malfoy smettila, io ho il diritto di andarmene dove mi pare e pia... »
« Ma non con Cassian in giro! » disse con forza, fissandomi con gli occhi pieni di astio.
Era ancora arrabbiato con me. Ma non abbastanza da impedirsi di preoccuparsi per la mia salvezza.
Mi sentii trapassare da quello sguardo, tuttavia mi limitai a sbuffare appena, mordendomi il labbro inferiore.
Un attimo di silenzio.
« Lo hai incontrato, non è così? » disse con voce rassegnata.
Alzai di nuovo gli occhi su di lui, sospirando con forza.
« No ».
« Non dire cazzate ».
« Ti ho detto di no ».
« Che ti ha fatto? »
« Niente » risposi in un sibilo, adirata, ma non appena mi fui voltata per andarmene mi sentii afferrare per il polso libero.
« Mezzosangue non farmi incazzare! - insistette Draco accigliato - che diavolo ti ha fatto? »
« Nulla che ti riguardi ».
« Granger non... »
« Smettila! - scoppiai, liberandomi dalla sua stretta - non sono affari tuoi, dannazione! »
Lui rimase immobile, fissandomi con le labbra socchiuse, e subito mi pentii di quello scatto.
Era stata una frase stupida, che di certo gli avrebbe fatto capire tante, troppe cose. Non avrei mai voluto che sapesse la verità, ma come avrebbe fatto a non pensare male, udendo le mie parole?
Non riuscii ad andarmene. Rimasi ferma, con gli occhi che correvano da una parte all'altra senza mai sfiorarlo, occhi che bruciavano, che dolevano da morire.
Non potevo giustificarmi, dicendogli cosa fosse accaduto. Non volevo che Draco pensasse male di me, che mi credesse un incapace per essersi fatta ingannare con un'arma tanto prevedibile, e soprattutto, non volevo che mi vendicasse.
Quella questione doveva essere chiusa al più presto. Avrei pareggiato i conti con Cassian soltanto se l'avessi rivisto, ma non lo avrei inseguito per cercare di fargliela pagare.
Quella era solo una episodio da lasciarsi alle spalle, e che avrei dovuto superare con il tempo.
Ma mi sentivo male lo stesso. Mi sentivo sporca, mi sentivo indegna di essere il soggetto delle sue preoccupazioni.
Io non meritavo Draco. No... e me ne accorgevo solo in quel momento.
Gli occhi mi stavano pizzicando da morire, e compresi che stavolta avrei pianto. Guardai Draco, ancora di fronte a me, e vidi tutto appannato.
Lasciai che una lacrima mi rotolasse lungo la guancia, e nella bizzarria della situazione, quasi mi venne da ridere nel vedere la faccia smarrita che Draco aveva assunto.
Chissà da quanto tempo non vedeva una Succubus piangere... se mai la aveva vista.
In risposta al suo sguardo, sorrisi con forza, riuscendoci mio malgrado.
« Adesso siamo pari ».
Note:
Ecco il capitolo 18 ❤
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