Capitolo 17
Claudius raggiunse la biblioteca di Risen Manor, e con passo lento ed elegante raggiunse la sorellastra al suo tavolo, affiancandola.
Cheania studiava con un libro dinnanzi a sé, illuminato dalla luce di una candela quasi consumata, gli occhi fissi sulle pagine ingiallite che tanto a lungo erano state sfogliate e lette. Quando però ebbe sentore di un ombra familiare a suo fianco, li alzò su di lui, neri come la pece, che ricambiò il suo sguardo con un sopracciglio inarcato.
« Dimmi che sei cresciuto, ti prego » gli disse lei in tono tra l'esasperato e il cantilenante, attirando a sé un altro tomo dall'aspetto pesante senza guardarlo.
Claudius sorrise appena.
« Crescere fa schifo ».
Cheania lo guardò indulgente, e dopo aver stretto appena le labbra sogghignò con divertimento.
« Prima o poi accade a tutti. Vedi di non mandare all'aria tutti gli sforzi che stai facendo, come tuo solito » gli rispose con una nota d'avvertimento, che Claudius comprese alla perfezione.
« No. Stavolta è facile. Ho resistito alla bellezza di Vampire più affascinanti di lei » replicò lui stiracchiandosi, senza smettere di osservarla.
Cheania sorrise ancora, più dolcemente.
« Sono contenta ».
« Anche io - rispose Claudius - come vedi, imparo dagli errori altrui » ma non ebbe ancora finito di dirlo, che Cheania cambiò espressione e cercò di tirargli un libro addosso, che però Claudius evitò con nonchalance.
« Idiota » sbuffò lei, vedendolo ridere.
***
Hermione non era tranquilla.
Se ne era resa conto non appena aveva cominciato a risalire la collina, eppure aveva diffidato dall'istinto con tutte le sue forze. Dopotutto, l'istinto non era sempre affidabile, no? Non veniva animato da niente di concreto, dunque non si poteva contare su di esso.
Hermione si ripeté mentalmente le sue teorie, cercando di guardare tutto tranne quel buco nero e oscuro che si avvicinava sempre di più, sentendosi irritata, perché odiava navigare nelle incertezze.
Aveva la tentazione di tornare indietro e chiedere a Claudius se potesse accompagnarla, ma non voleva sentirsi ridicola, e fare la figura della matta visionaria. Dopotutto aveva avuto la stessa impressione durante l'andata, e non era accaduto niente. Oltretutto, se ci pensava... perché qualcuno avrebbe voluto farle del male? Lei, Hermione Granger, non aveva mai temuto nessuno tranne Voldemort, e dubitava che il Signore Oscuro in quel momento stesse appostato nel tunnel in attesa di vederla.
Si accigliò. Quel pensiero aveva avuto l'utilità di farle venire il dilemma che qualcuno stesse appostato lì dietro. Ma non era vero, lo aveva solo pensato.
Non era vero...
Imboccò il tunnel, senza neanche accorgersi di avere la pelle d'oca, e anche se l'oscurità la investì Hermione riuscì a vedere lo stesso le dure pareti rocciose.
Nessuno. Nessuno. Nessuno...
Ma capì in un istante che non era così.
Si trovò all'improvviso schiacciata alla parete graffiante del tunnel, con un corpo che premeva contro il suo. Non era riuscita a capire cosa diavolo fosse accaduto.
« Salve, dolcezza ».
Quel ghigno sarcastico che aveva già sentito le fece aprire gli occhi di scatto, che aveva serrato per il brusco movimento.
Due occhi violetti, un corpo che produceva scintille mentre si muoveva.
« Sì, so che ti ricordi di me. Non è passato molto tempo, no? Ma nel caso tu abbia un vuoto... Cassian Darius Gemini, tesoro ».
Sì, lo sapeva già. Ma non riusciva a capire che diavolo volesse da lei. E, soprattutto, perché la fissasse in quel modo così osceno, con i canini bianchi e affilati che brillavano alla poca luce della caverna.
Fece per liberarsi, ma con uno scatto Cassian le spruzzò qualcosa in pieno viso, e poi sul collo e sopra le maniche della divisa. Hermione serrò gli occhi velocemente, poi, sentendo la pelle ardere, li spalancò per vedere un'ampolla colma di un liquido trasparente che
Cassian le ondeggiava davanti al naso.
« Acqua Santa » disse lui con un ghigno perverso, ed Hermione deglutì, sgomenta.
Aveva cercato di alzare una mano per prendergliela e ripagarlo dell'attacco, ma scoprì di non riuscirci.
Il suo braccio era diventato pesante, insostenibile, e sentì le forze mancarle quando Cassian la lasciò. Era come se fosse tornata un'umana, e fosse stata sveglia per una settimana a diritto senza mai dormire e riposare.
Stava per cadere, e i pochi appigli che tastava dietro di sé non bastavano a sorreggerla. Avrebbe preferito giacere sul terreno piuttosto che chiedere aiuto a quel Vampiro, eppure non voleva mostrarsi indifesa e debole ai suoi occhi. L'idea di sé stessa, sfinita ai piedi di
Cassian che intanto sorrideva trionfante, la riempiva di irritazione e di ira.
Passarono pochi istanti, e le gambe non riuscirono più a sostenerla. Barcollò, poi, odiandosi con tutto il cuore, si aggrappò alle braccia e alle spalle di Cassian che era rimasto a fissarla con divertimento, come sapendo esattamente che lei avrebbe reagito in quel modo.
« Che vuoi da me? » chiese Hermione, e quelle parole le costarono una fatica immensa. La pelle cominciava a dolerle, e le forze la stavano lasciando lentamente.
Cassian schioccò tre volte la lingua, guardandola in un modo che la fece quasi imbarazzare, e in un momento comprese la differenza tra il suo sguardo e quello di Claudius; se l'Alp poco prima l'aveva fissata con trasporto e dolcezza, gli occhi del Vampiro che si trovava ad un soffio dal suo viso erano densi di desiderio, di malvagità, di perfidia.
E Draco, come la guardava? In quel momento non lo ricordava. Quanto avrebbe voluto però che lui fosse lì, che la togliesse da quella situazione degradante!
Cassian sorrise di nuovo, e le passò due dita gelide sulla guancia, e poi sulle labbra, che premette come a saggiarne la morbidezza. Hermione provò un fastidio pazzesco a quel contatto, eppure non aveva forze nemmeno per scostare il viso.
« Non così in fretta, piccola. Volevo solo... - e fece scivolare l'altra mano su quella di lei, sollevandola- chiederti... se sei sicura di voler essere una di loro ».
Fece scivolare la manica di Hermione più in basso, scoprendo sul suo polso una piccola rosa bluastra. La guardò con un ghigno puramente derisorio.
« Ah... che peccato. Sai, non ci metteremmo nulla a sostituirla ».
Hermione cercò di liberare il polso dalla sua presa, senza risultati, ma Cassian lo lasciò andare.
« Non sono interessata. Non sono una di voi » ringhiò Hermione, chiedendosi chi diavolo potesse aver mandato quel Vampiro da lei, a cercarla e a chiederle quelle cose.
« E tu cosa ne sai?- mormorò Cassian, il volto tremendamente vicino al suo- Non mi pare che tu ti sia informata sulla nostra setta... o sbaglio? E neanche dei suoi componenti... alcuni con più di un opinione... se sai cosa intendo... »
« Sì- replicò Hermione velocemente- ma io non sarò la vostra spia ».
Cassian fece una smorfia, continuando a torturarle le labbra con più pressione, studiandole con lo sguardo. Hermione fece più forza su di lui; adesso faticava a tenere aperte le palpebre, e fu solo grazie alla rabbia che provava se era riuscita a rimanere presente a sé stessa fino a quel momento. Se si fosse addormentata, o indebolita fino al limite, sarebbe stata la fine.
« No... ma cosa hai capito? Noi abbiamo già delle spie... non lo sapevi? Il tuo Creatore non ti ha informata? »
Hermione sentì una forte pressione nel centro del petto, e per un momento non seppe che dire.
« Dr... Aloysius non... »
« Ma anche se lo fosse, non verrebbe a dirlo a te, giusto? - chiese Cassian sagace - Oppure credi di fidarti abbastanza? »
Un attimo di silenzio, in cui Hermione gli rivolse uno sguardo carico d'odio, e si sforzava di ignorare quelle dannate dita che la sfioravano. In verità, Cassian non sapeva di aver toccato un argomento molto, troppo doloroso.
« Stai delirando » disse sicura di sé, riuscendoci a malapena.
« Convinciti, che prima o poi ci crederai. Nel frattempo... »
Ma non finì la frase, cogliendola di sorpresa; infilò una mano sotto la gonna della sua divisa, facendo pressione in mezzo alle sue gambe.
Hermione sgranò gli occhi, e cercò di graffiargli le braccia che teneva strette, senza riuscirci. No, non poteva permettere che venisse trattata a quel modo!
« Vattene. Ti ho detto... »
« Sssh... non è così che si comporta una Succubus, vero? » le sibilò Cassian all'orecchio, tenendola ben ferma contro il muro con la forza di una sola mano, mentre con l'altra riusciva a infilarsi dentro di lei.
Hermione percepì la sua invadenza con dolore, ma tentò di allontanarlo invano; se lui non l'avesse sorretta, probabilmente sarebbe caduta senza più riuscire a rialzarsi.
« Stronzo... » soffiò, sentendo il cuore scoppiare di vergogna.
Si sentiva umiliata, quello per lei era un vero affronto! Ma quel dannato Vampiro l'avrebbe pagata, lei sarebbe riuscita a vendicarsi!
Cassian sorrise maligno, nel guardarla con occhi desiderosi.
« Brava... vedrai che nessuno si arrabbierà ».
« Vaff... »
« Sssh... non ti agitare... »
Penetrò più a fondo dentro di lei, infilando due dita sottili. Hermione sentiva le lacrime pungerle gli occhi, ma lei doveva resistere, non lo poteva supplicare, non doveva perdere l'unico briciolo di orgoglio rimasto.
Riuscì a soffocare un gemito dettato da un piccolo movimento, e poi un altro, sperando con tutto il cuore di non eccitarsi e che la Succubus dentro di lei rimanesse quieta e ben ferma.
Ma si odiava. Era stata una stupida a non fidarsi delle sue sensazioni, una sventata per essere andata lì da sola! Avevano ragione Draco, Claudius e Cheania: quello non era posto per lei, non sarebbe stata al sicuro in quei boschi e quel tunnel. Ma lei aveva fatto di testa sua, e adesso si trovava intrappolata alla parete con un Vampiro pressoché sconosciuto!
Cassian infilò il terzo dito, ed Hermione non ce la fece a resistere; le uscì un lieve gemito, represso all'istante con un morso sul labbro inferiore.
« Non dovresti trattenerti... vero, piccola? » le disse Cassian divertito, muovendo la mano con lentezza, osservando le labbra rosee di Hermione che venivano massacrate con piccoli morsi; si avvicinò ancora, trovandola dannatamente seducente.
Lei era troppo occupata a non lasciarsi andare per accorgersi che qualcuno stava lottando per avere accesso alle sue labbra, e che lei lo aveva accontentato senza farsi pregare.
Fu un istante, il tempo di realizzare. Stava baciando Cassian.
Volse la testa lentamente, cercando di sfuggirgli, ma Hermione non riusciva nemmeno a tenere le labbra serrate; la lingua erotica di Cassian raggiunse di nuovo la sua, e lei si sentì davvero male. Draco...
Pensò a lui, ai loro baci sulle sponde del Lago Nero, e si sentì una traditrice. Perché aveva quella sensazione? Dopotutto non stavano insieme...
Fortunatamente, però, non durò molto.
Il Vampiro ritrasse la mano, sfuggendole, e si allontanò dopo un ultimo bacio; Hermione, completamente senza forze, cadde.
Riuscì a restare seduta, ma sentiva che provare ad alzarsi era a dir poco un'impresa disperata. Alzò gli occhi color miele su di lui, carichi d'odio.
« Tra poco ti riprenderai, l'effetto non dura a lungo » disse Cassian, evidentemente godendo nel vederla così disarmata.
Lei non rispose. Distolse lo sguardo, aspettando che se ne andasse. Perché doveva andarsene.
Sapeva però che lui la stava ancora guardando, e si immaginò quegli occhi color ametista splendenti di divertimento.
« Adesso ti saluto, dolcezza. Ci vediamo presto » le sussurrò, e con una falcata elegante la lasciò sola, lasciando disperdere nell'aria strane scintille luccicanti.
Note:
Ecco il capitolo 17 :) ❤
Scusate per l'attesa
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