4. Scherzo straccetti
Entrai a Mousek ville rischiando di far cadere le pizze che avevo preso mentre venivo a casa.
Ero rimasta a casa di Brooke per studiare, ed era appena il terzo giorno di scuola.
Quel giorno i giocatori di basket avevano riempito l'armadietto di Roscoe con pagine appallottate di riviste porno gay.
IAveva aperta l'armadietto a ricreazione, e tutti quanti videro la scena.
Anche il preside, che passava per il corridoio. Non volle sentire giustificazioni di Roscoe, e lo mise in punizione.Ha dato la colpa a lui! Siccome ai piani alti non volevano trovare una soluzione, avrei dovuto fare qualcosa io.
Appoggiai le pizze sul tavolo della cucina dove nonno stava scrivendo qualcosa sul computer.
-Ho comprato le pizze. -
Alzò lo sguardo sui cartoni fumanti.
- Non serviva piccola. -
Alzai le spalle e andai a salutarlo.
Nonno Ancien era il miglior nonno che una persona potrebbe mai desiderare. Era come il mio secondo padre.
-Come è andata a scuola? -
-Bene. -
Salì le scale e lasciai lo zaino in camera.
Non avevo idea di dove fosse mio padre, questa casa era enorme, così provai a vedere nella sua stanza infondo al corridoio.
La porta era leggermente aperta, e quando sentì delle voci mi fermai sulla soglia e spiai cosa stava succedendo all'interno.
Papà era seduto sul letto con i gomiti appoggiati alle ginocchia. Stava guardando la tv, un filmino mio e di mia madre.
Mi stava vestendo per Halloween, avevo il costume da Olaf, e la nonna stava filmando.
Guardevamo alla telecamera e ridevamo.
La mamma, vestita da scheletro, mi prese in bracciò e mi riempì la faccia di baci.
Quando sentì papà singhiozzare entrai silenziosamente in camera.
Mi sedetti al suo fianco e gli Posai una mano sulla schiena.
Si asciugò le lacrime e si voltò dall'altra parte per non farsi vedere.
-Papà... -
Spense la tv e fece un grande respiro.
-Sto bene.-
No che non lo stava. Sapevo che soffriva molto, molto più di me. Io ricordavo quasi nulla di lei, mentre lui viveva ogni giorno solo di ricordi. Come doveva essere? Mi tornò in mente quel poco che mi disse la nonna. Se l'assassina l'amava, perché ha fatto questo a mio padre? A me?
-Ho preso le pizze. Si raffreddano. Nonno avrà mangiato anche la mia. -
Ridemmo e poi mi abbracciò. Papà era tutto quello che volevo e solo l'idea che avesse sofferto così tanto in tutti questi anni mi faceva stare male.
Stavamo entrando in mensa mentre raccontavo il mio piano a Roscoe e Brooke.
Per far si che lo scherzo funzionasse, dovevamo uscire dalla mensa prima di tutti, perciò mangiammo più velocemente possibile.
-Quindi, fatemi capire. Abbiamo quindici minuti prima che la squadra di basket entri in palestra dopo la Campanella? -
-Esattamente. -
Brooke e Roscoe non sembravano molto convinti di ciò che stavamo per fare.
Ma era più difficile di quanto pensassi, e avevo bisogno del loro aiuto.
Quattro cheerleader si muovevano nella stanza distribuendo dei volantini a tutti gli studenti.
-Che stanno facendo? -
-È il volantino del ballo. Sarà fra poco più di un mese, e come ogni anno lo organizzano quelle galline. -
-Non mi hai mai detto del ballo. -
-Perché non ci sono mai andata. E mai ci andrò. -
Non dissi nulla, perché non interessava neanche a me.
Katniss, la ragazza di quel troglodita che aveva tirato l'hot dog a Roscoe, si avvicinò al nostro tavolo per consegnarci il volantino.
Ci guardò dall'alto in basso e fece un sorriso perfido.
-A voi non serve. -
Si allontanò sculettando e ondeggiando la sua coda di capelli alta.
Stronza.
-Dobbiamo andare. Un minuto di ritardo uguale a piano rovinato. -
Svuotammo i vassoio e uscimmo dalla mensa tranquillamente.
-Cristo Avery. Non voglio essere sospesa. -
Alzai gli occhi al cielo. -Ve l'ho già detto. Mi prendo io tutta la responsabilità. Ora muoviamoci. -
Prendemmo il materiale necessario per lo scherzo e corremmo in palestra.
Andai avanti io, e contastato che non c'era nessuno feci segno agli altri di procedere.
Lo spogliatoio maschile puzzava di sudore come le loro divise.
Stupidamente le avevano lasciate sulle panche e solo i due più Furbi le avevano chiuse nell"armadietto.
Quel giorno c'era la partita con la Scuola cattolica di Virginia Beach, e sperai che non avessero a disposizione divise di riserva.
-Brooke, tu fai il palo. -
Lei annuì incerta e uscì dallo spogliatoio.
Presi le due forbici che avevo portato e ne porsi una a Roscoe che la prese esitante.
-Roscoe, questo è il tuo riscatto. Non lasciare mai che nessuno ti calpestati. E se lo fanno, beh, schiacciali. Capito? -
-Capito. -
-Bene. Diamo via allo "Scherzo Straccetti"-
-Scherzo straccetti? -
-Lo capirai presto. Ora taglia. -
Presimo le maglie e i calzoncini dei giocatori e tagliammo senza un senso preciso.
Le divise erano letteralmente degli stracci pendenti indossabili.
-Fase 2. Passami le uova. -
Roscoe mi porse il cartone di uova e le rompemmo dentro le scarpe.
Feci scivolare il liquido sulla punta delle scarpe cosicché l' avrebbero notato solo indossate.
-Fase 3. Crema depilatoria. -
Andammo nelle docce. Ogni scomparto aveva uno shampoo ed un bagnoschiuma.
Svuotammo nei lavandini tutto lo shampoo e riempimmo le boccette con la crema depilatoria.
-Ragazzi dobbiamo andare! Stanno arrivando! -
Appoggiai anche l'ultima boccetta e corremmo fuori dal bagno.
-Aspetta! Ho dimenticato una cosa! -
Tornai nelle docce, ignorando le lamentele dei miei amici.
-Che stai facendo? Muoviti! -
Presi il mio rossetto nero/rosso e nello specchio sopra il lavandino scrissi a caratteri cubitali" SUCCHIATI QUESTO GREENWOOD! " con sotto il disegnino di un pene.
Corsi fuori dallo spogliatoio giusto un secondo prima che entrassero loro.
-Ce l'avete fatta? -
Chiese Brooke quando fummo abbastanza lontano dalla palestra.
-Si, tutto come previsto! -battei il cinque a Brooke e Roscoe e seguimmo gli studenti nella palestra per assistere alla partita.
La prima mezz'ora ci davano la possibilità di assistere alla partita.
Prendemmo i posti più in alto degli spaltici, mentre aspettavamo impazienti lo show.
-Dovevamo portarci i pop corn. -Disse Roscoe quando la squadra avversaria entrò.
Le nostre cheerleader ballavano sorridendo ignare di quello che Stava per accadere.
La voce del professore di ginnastica annunciò la nostra squadra, ma nessuno entrò in campo.
Dopo molte chiamate, i nostri "Madmonster"furono costretti a presentarsi in campo, altrimenti sarebbero stati squalificati.
Tenevano la testa bassa mentre si avvicinavano al centro del campo con i resti della divisa strappata e scalzi.
Gli studenti si lasciarono andare in una fragorosa risata.
-Avete fatto un ottimo lavoro. -
Sussurrò Brooke.
-Se lo meritavano. -
E mentre ridevo, un dubbio mi sfiorò la mente.
Avevo lasciato il rossetto sul lavandino.
Ho scritto una nuova storia, mi fareste davvero felici se andaste a dare un occhiata :) "DOLLHOUSE - La diagnosi "
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro