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10. Affari di famiglia

Il giorno seguente a scuola notai con piacere che la cheerleader Katniss Donovan non era presente. Significava che avrei potuto parlare(d'affari ) con Travis senza dovermi subire le sue occhiate minacciose.
Fu difficile però riuscirgli a rubare qualche minuto. Così, alla fine delle lezioni, invece di tornare a casa immediatamente, andai a sedermi sugli spaltici del campo di basket all'aperto.
Faceva freddo, ma quel giorno i giocatori avevano  deciso di allenarsi fuori.
Notai con stupore che erano in grado di sudare anche con quella temperatura, e questo non fece altro che rallegrare i miei occhi.
I ragazzi finirono la partita e tornarono all'interno della struttura per cambiarsi.
Mi arrivò un messaggio da papà.

"Dv sei?"

Dovevo ricordarmi di dirgli che le abbreviazioni erano passate di moda e non gli si addicevano.
Ero in ritardo di qualche minuto e già mi cercava.

"Sn viva, nnt panico. Mi sn fermata cn Brooke, arr fr poco. "

"Non ho capito niente".

Lasciai perdere, e rimisi il cellulare nello zaino.
I ragazzi uscirono proprio in quel istante.
Alzai una mano per farmi notare da Travis, che mi vide ma fece finta di nulla continuando a chiacchierare con i suoi amici.
Che stronzetto.
Alzai entrambe le braccia e urlai un "hey". I suoi amici mi indicarono, e in quel caso non poté più sfuggirmi.
Mi raggiunse velocemente, guardandomi annoioato.
Rimase di fronte a me, e mi guardò  dall'alto.
-Che cosa vuoi? -
Battei la mano sulla panca vicino a me.
-Dobbiamo parlare. -
Sbuffò e si accasciò sulla panca al mio fianco.
Indossava una tuta sportiva scura e su una spalla reggeva il suo borsone degli allenamenti.
Aveva ancora i capelli umidi dalla doccia.
-Lo sai, non dovresti comportarti così, ora che so il tuo segreto. Potrei riccattarti. -
Alzò un sopracciglio e rise debolmente. -Certo, perché ti crederebbero. -
Ok, touchè.
- Beh... Non dovresti comportarti così comunque. -
-Senti, mi dici cosa vuoi? Ho di meglio da fare. -
Mi guardai intorno e feci un respiro profondo prima di iniziare a parlare.
-È una questione davvero delicata. Vedi... Come sai mia madre è morta quando io avevo cinque anni. È stata uccisa da una vampira. È scappata subito dopo l'omicidio, in Cina o Giappone chi lo sa. Ed io vorrei... vorrei... -
Mi guardò relamente scioccato.
- Mi stai prendendo per il culo? -
-No, ascolta, è una cosa seria. Ho bisogno di incontrarla, voglio capire perché ha scelto mia madre. Voglio farle capire cosa si prova a far soffrire una persona. Voglio che soffra come ho fatto io. -
Sentivo gli occhi inumidirsi piano, ma riuscì a reprimere le lacrime che minacciavano di scendere.
-Ed io cosa c'entro con tutto questo? -
-Sei un cacciatore. Un Greenwood, perlopiù. A chi altro potrei chiedere una cosa del genere? -
-Secondo me stai impazzendo e basta. -
-Ti prego, aiutami a trovarla! -
-E poi... come fai a sapere tutte queste cose? Sui cacciatori, sui Greenwood... -
-Dopo la morte di mia madre ho iniziato ad appassionarmi al mondo soppranaturale. Volevo conoscere meglio la razza dell'assassina di mamma. -
-Comunque sia, lo sai cosa mi stai chiedendo? Vuoi che ti aiuti a cercare un vampiro che non hai mai visto e che probabilmente vive in Giappone. -
-Ti sto supplicando! Che cosa vuoi in cambio? Soldi? Posso pagarti. -
Si alzò e raccolse il suo zaino.
-È meglio che vai a casa e ci dormi su. Stai delirando. -
Mi sorpassò senza salutare.
-Travis aspetta! -
Ma non mi aspettò, ed io non avevo concluso nulla.
Sbuffai infuriata e tornai a casa in auto.
Sapevo che avrebbe detto di no, ma ci avevo davvero sperato. Ero al corrente che chiedere aiuto ad un cacciatore di vampiri fosse estremamente rischioso, e che se avesse saputo la mia vera identità mi avrebbe spezzato il collo.
Ma avrei rischiato tutto, per giungere al mio scopo.

Travis Pov

Arrivai a casa di Katniss in ritardo. Fisher mi aveva intrattenuto a scuola per farmi una richiesta incredibile. Decisamente pazza.
Era la prima in quella scuola a sapere la verità. Nemmeno Katniss poteva immaginare cosa si nascondesse dietro la mia famiglia.
Quando aveva Casa libera, ne aproffitevamo per incontrarci.
La sua casa era grande e deliziosamente immobiliata. I genitori di Katniss erano due avvocati rispettabili e di buona famiglia. Mio padre era loro amico, e approvava realmente la mia relazione con Kat.
Ricordavo il primo anno di liceo. Lei era già la più popolare, già destinata ad una carriera da modella.
Io invece, ero uno sfigato con gli occhiali ed i brufoli, membro del club del libro.
Poi, mio padre mi disse che avrei dovuto fare qualcosa nella vita. Mi iscrisse agli allenamenti di basket contro la mia volontà e ben presto le cose cambiarono. Da quel momento esisteva solo il prima e il dopo.
Diventai presto uno dei preferiti del coach. Avevo questo talento nascosto per il basket e smisi presto di essere lo zimbello  dei bulli, diventando bullo io stesso.
Ma la vera vita, il vero io, era quello che quasi tutte le sere controllava la città e uccideva a sangue freddo qualsiasi vampiro.
Kat mi accolse in casa sua e mi condusse immediatamente nella sua stanza rosa accecante.
Era così superficiale, così scontata... Certo, era davvero  stupenda, la ragazza più bella che avessi mai visto. Ma era vuota, era come un involucro di un regalo. Inutile.
- Sei in ritardo. -
Mi stese sul suo letto morbido e si mise  a cavalcioni su di me.
Certo, ero davvero attratto  da lei. Riusciva a farmelo alzare solo con lo sguardo.
Ma chi era veramente Katniss? Solo una Barbie, di plastica, finta come faceva credere.

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