Capitolo 7
"Ahh!" Schivai l'ultimo colpo, saltando per evitare il calcio roteante. Presi fiato mentre Michele colpiva Joshua. Ora toccava a me: lo colpii sotto l'ascella con un calcio, ma mi fu subito addosso. Mi spostai di lato. Calcio, parata, calcio, parata, ripetuto almeno venti volte. Sudavo, e anche i miei amici erano stremati.
"Ti sei allenato, eh nanetto? Non vuoi sfigurare al campus," disse Joshua, sorpreso. Gli assestai un colpo deciso. "Oh sì, tutta l'estate," risposi.
Michele però era più forte. Afferrò Joshua, lanciandolo in aria, e poi si avventò su di me, atterrandomi. La sua presa era decisamente troppo forte. Aveva vinto.
"È per questo che sei nelle guardie," gli dissi con un sorriso stanco. Lui rise. "Eh già, lì gli allenamenti non scherzano," rispose.
Joshua ci raggiunse in un attimo. "Hai vinto di nuovo, Michele," disse scuotendo la testa. Tutti e tre ci buttammo a terra, fissando il cielo.
"Allora, Klaus, raccontaci un po': come va con la nuova Liars? Non è arrivata ieri?" sospirò Joshua. Esitai. "Sì," risposi, senza sapere se parlare del legame strano che sentivo o lasciar perdere. "Non è male, sa pulire e cucinare," aggiunsi pensieroso.
"Beh, è una buona base," commentò Michele. Ma riflettendoci, aggiunsi: "Forse non è così servizievole come sembra."
Joshua fece una smorfia. "Ahi, questo va corretto subito. Le Liars devono sottostare a noi, Klaus, non devi essere gentile con lei." Lo guardai, dubbioso. "Non so se sia la strategia migliore. È un po' sfiduciata."
Michele rise. "Vuoi usare il tuo charme?" mi prese in giro. "Forse è meglio della forza, tanto la farai scappare lo stesso!" Gli diedi una gomitata scherzosa. "Ho tantissimo charme," ribadii.
Joshua intervenne. "Attento però che ti rispetti. E se vuoi cambiarla, dimmelo, ti aiuto io. Hai tempo un mese e poi..."
Lo interruppi. "No, mi va bene così, e poi mi piacciono le sfide." Mi alzai. "A proposito, che festa c'è stasera?"
"Luxius, alle dieci," rispose Michele. Ci salutammo, sapendo che ci saremmo rivisti più tardi.
Mentre tornavo a casa, non resistetti e la spiai attraverso il nostro legame. Si era svegliata, stava pulendo casa, ma era ancora turbata dalla nostra conversazione. Non l'avrei disturbata troppo. Sapevo che oggi voleva stare da sola.
Doccia e festa: il piano era semplice. E sarei stato così silenzioso da non farmi notare dalla presenza.
Jessy
Pulire mi calmava i nervi. Spazzai un'ultima volta prima di prendere il mocio per lavare il salone. Questa casa era davvero troppo grande per essere pulita da una sola persona. Sospirai. Almeno non dovevo pulire il piano di Klaus, aveva detto che ci avrebbe pensato lui.
Mentre l'acqua bagnava il marmo e il mocio si muoveva avanti e indietro, la mia mente vagava su quel terribile fatto. Ma ero viva. Un vampiro, ma viva. Era meglio della morte, no? Non lo sapevo. I vampiri, sotto molti aspetti, sono mostri ben camuffati. Ma mia sorella era sempre stata gentile, delicata, dolce come un fiore. Justin diceva che non aveva mai incontrato una persona più pura di lei.
Mi fermai. Justin... lui avrebbe saputo cosa fare. Dovevo trovarlo. Dovevo trovare entrambi e proteggerli, in qualche modo. Ma non ora. Dovevo ancora capire come. E intanto, c'era una casa grande come un villaggio da pulire.
Non ricordo cosa accadde dopo, finché non sentii una voce: "Ciao." Mi voltai. Klaus era seduto su una poltrona accanto al mio letto. Ero a letto? Sbattei le palpebre, confusa.
"Ti ho trovata un'ora fa, addormentata sul divano. Ti ho riportato qui," spiegò. Cercai di ricordare: sì, mi ero seduta un momento per riposare e mi ero addormentata.
Lo fissai, a disagio. Era nella mia stanza, e mi aveva portata qui in braccio. Di nuovo.
"Tra poco esco. Ti ho preparato la cena," disse, alzandosi e dirigendosi verso la porta. "Alzati con calma quando vuoi, rimarrà caldo." Mi lanciò un'ultima occhiata prima di uscire.
Mi passai una mano sulla fronte, confusa. Era stato gentile a prepararmi la cena, ma qualcosa mi diceva di non fidarmi. Forse il cibo era avvelenato... o peggio. Mi brontolò lo stomaco, probabilmente lui se ne era accorto grazie al legame.
"Va bene," dissi alla fine. Avrei provato quel cibo, anche perché avevo troppa fame per resistere.
Non mi curai del mio aspetto e, così com'ero, andai in cucina. Il silenzio era assordante in quella casa troppo grande. Klaus mi aveva preparato una deliziosa pasta al forno. Non pensavo che i vampiri sapessero cucinare, ma Klaus lo aveva fatto per me.
Sfogliai un depliant della scuola. Tra pochi giorni sarei dovuta andare. Era strano: per me, era l'inizio di anni di studio, ma per Klaus sembrava solo un battito di ciglia. Le lezioni erano al mattino, ogni giorno tranne il sabato e la domenica. Metà corso era teorico e l'altra metà fisico, con tanto sport. Mi piacque. Adoravo fare sport dietro le mura, e qui non sarebbe stato troppo diverso.
Le lezioni erano divise tra vampiri e umani, ognuno nel proprio edificio. Finalmente, avrei avuto l'opportunità di fare amicizie senza la loro opprimente presenza. Finita la cena, toccai la pancia. Niente veleno o diuretici. Il cibo era sicuro.
Con questo pensiero mi sentii meglio e decisi di prendere una boccata d'aria in giardino. Mentre camminavo, un piano si formava nella mia mente. Avrei chiesto a Klaus di farmi vedere Anna. Nei suoi ricordi era presente, quindi si conoscevano. Finalmente l'avrei ritrovata.
Sorrisi. La mia sorellina, anche da vampira, andava protetta.
Stavo sognando a occhi aperti quando una voce mi fece sobbalzare.
"Jessy! Sei proprio tu!"
Mi voltai di colpo. Nella radura, poco più in là, c'era un ragazzo. Ci misi un secondo a riconoscerlo: Justin, il mio amico d'infanzia.
Sorrisi felice di vederlo . Di lui potevo fidarmi, corsi verso di lui. "Justin! Oddio, cosa ci fai qui?" Lo abbracciai di slancio, come facevamo un tempo.
"Ovviamente sono venuto a trovarti," disse scompigliandomi i capelli. "Sediamoci un attimo, non ho molto tempo."
C'era una panchina poco distante e ci sedemmo.
"Come va? Come te la sei cavata qui?" chiesi, cercando di contenere la mia curiosità.
Lui sorrise. "Non c'è male anche se dovrei chiedertelo io visto che sei appena arrivata." risi , poi riprese " Non preoccuparti troppo questo mondo è pericoloso, ma non è come pensavamo, non è così tanto brutto"
Lo guardai incredula, come poteva dirlo? ma rimasi in silenzio.
"Come hai saputo che ero qui?" chiesi.
Justin rise amaramente. "I nostri vampiri sono molto amici. L'ho scoperto così," rispose, spostandosi a disagio sulla panchina. "Sai, Jessy, sono venuto perché dovevo parlarti di una cosa." Abbassò la voce. "Ho rischiato per essere qui,posso rimanere solo qualche minuto ma non potevo—non volevo—che tu lo scoprissi nel modo peggiore, com'è successo a me."
Sapevo che voleva parlarmi di Anna. Era venuto per dirmelo di persona, rischiando punizioni, o peggio. Gli occhi mi si riempirono di lacrime . "Non serve che me lo dica, lo so già," dissi fissando i ciottoli a terra .
Justin sembrava confuso. "No, non credo, sei appena arrivata . Jessy, si tratta di..."
"Anna," lo interruppi. "è un vampiro."
Lui rimase in silenzio per un lungo istante. "Si. " mi continuò a osservare sorpreso "Mi dispiace tantissimo, speravo di arrivare in tempo ma come lo hai scoperto?"
Scossi la testa, non potevo parlargli del legame. "Lo so e basta."
Justin si alzò in piedi. "Jessy, non è più come la ricordi. È cambiata. Non sempre, ma il più delle volte è completamente un'altra persona "
Mi morsi il labbro nervosamente " sai se è felice?"
Lui sembrò pensarci su " si , credo proprio di sì " ci pensò su ancora " però non so sai .. spesso la guardo e me lo chiedo anche io ci sono così tante finzioni in questo mondo che finisci per distorcere tu stesso la realtà " disse più triste .
" quindi è un mistero " dissi con un sorriso amaro .
" sicuramente sta bene , tanti ha amici , ha potere e una buona posizione , ha me che in qualsiasi situazione sto dalla sua parte però non so credo a volte si senta intrappolata ".
Lo guardai confusa " la conosci molto bene "
Sorrise " è la mia padrona , sono stato assegnato a lei un anno fa " .
Lanciai un urlo . Anna e Justin erano ancora insieme .
Sorrisi sembrava uno scherzo del destino , due innamorati che si rincorrono ma non trovano mai la felicità.
Non sappi più cosa dire vedendo il dolore sul suo sguardo . Sapevo che avrebbe cercato di proteggerla sempre ma a che prezzo ... il prezzo di guardarla vivere e amare altre persone. Gli strinsi la mano .
" si ricorda ?" Chiesi
Lui scosse la testa " non si ricordava nulla . Ora qualcosa si ma comunque è difficile ". Gli scese una lacrima solitaria.
Mi abbracciò un'ultima volta. "Ora devo andare, ma parleremo ancora . Mi ha fatto piacere vederti."
Sorrisi. "Anche a me. Grazie per essere venuto, ti sei preoccupato per me come un tempo ."
Justin rise. "Speravo di essere ancora in tempo , che la notizia non ti fosse ancora giunta , ma a quanto pare no." Rise di nuovo nervosamente . "Avrei dovuto proteggerti di più, sai... te l'avevo promesso da piccolo."
Risi anche io. " ora siamo cresciuti, non devi più farlo."
Lui annuì. "Già anche se vorrei ormai è impossibile."
Si voltò e, correndo verso il bosco, scomparve. Correva veloce, molto veloce. Non quanto un vampiro, ma decisamente più di un normale umano.
Alzai lo sguardo per un'ultima volta verso le stelle che ormai brillavano nel cielo. Mi era tornato il buon umore. Sorrisi guardando la luna così luminosa, speravo con tutto il cuore che Justin avesse ragione: questo mondo era pericoloso, ma non così marcio come pensavamo.
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