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Capitolo 1

Guardo l'orologio, vorrei fermare il tempo, sono le dodici e ventiquattro. Tra poco, la mia vita cambierà completamente.

Ho sempre vissuto una vita semplice nella mia fattoria, con i miei genitori, e della semplicità ho fatto il mio stile di vita. Tra i campi di grano, le mandrie di cavalli selvaggi e le cime delle montagne, mi sono sempre sentita a casa. Ma ora dovrò dire addio a tutto ciò: diventerò una liar, una delle poche ragazze che oltrepasseranno il divisorio tra il mondo umano, il mio, e quello dei vampiri. È un onore servire la società e aiutare la mia famiglia. Sarò una delle poche persone a finire nel muro d'onore nel mio villaggio, colei che contribuisce al benessere del villaggio, facendo aumentare le razioni alimentari per tutti, sfamando anche chi sta soffrendo molto la fame.

Sento bussare alla mia porta. "Sei pronta?" chiede mia madre, sbucando da dietro la porta. "Oggi è il grande giorno," i suoi occhi sono commossi dalla felicità. "Già..." cerco di sorridere, scacciando la tensione che come un nodo mi stringe lo stomaco. "Tesorino, cosa succede?" chiede mia mamma. "Si sta avverando ciò che hai sempre desiderato. Mi ricordo ancora quando eri piccola e non smettevi di parlare dei vampiri..." dice mia madre, toccandomi i capelli dolcemente. Mi scosto. "Sono solo..." sospiro, "...non lo so, da quando non c'è più Anna o... nulla è più lo stesso." Mia madre mi guarda un'ultima volta con compassione. "Vedrai che andrà tutto bene, e poi questa è proprio la giusta occasione per rivederli," si tocca la pancia tonda. "Chissà come sarà il tuo fratellino, chissà se vi assomiglierà. Siete state il mio miglior successo, sono così fiera di entrambe." Le guardo la pancia, ho le lacrime agli occhi. "Spero per lui che viva una vita felice, qui con voi." "Oh tesoro! Qui alla fattoria si sta bene, certo, ma ciò che vivrai tu sarà mille volte meglio. Non soffrirai la fame, non sarai stanca dopo molte ore a zappare i campi e non ti ammalerai," disse mia madre abbracciandomi. "Sono molto felice che ti abbiano scelta, Jessy, tu hai una possibilità!" Annuisco e la guardo. "Mi mancherai, mamma." Mio padre ci raggiunge, tutti e tre scoppiamo a piangere per un po'. Mi godo gli ultimi momenti con la mia famiglia, ciò che rimane, le due persone, tre col fratellino in arrivo, per cui darei la vita. L'ultima cosa che mi rimane.

"Jessy, ricorda: se vedi tua sorella, ce la devi assolutamente salutare," dice mio padre. Mia madre annuisce. "Mi manca quella peste." Nel sentire quelle parole, mi si spezza il cuore. "Certo," rispondo.

Il tempo è crudele, l'abbraccio si scioglie troppo presto. "Andiamo," ci invita mio padre. Tutti e tre ci incamminiamo verso il muro. Fortunatamente non è lontanissimo, il nostro villaggio dista solo pochi chilometri. Mia madre, essendo negli ultimi mesi della gravidanza, fa fatica ma resiste e continua a camminare. So che ci tiene molto a vedermi partire. Appena arrivati alla piazza, vediamo le persone del paese che ci vengono incontro. Sono tutti felici, mi fanno le congratulazioni, mi augurano una buona vita. Molti bambini mi regalano braccialetti o collanine fatte da loro con la paglia. Cerco di sorridere a tutti. Cerco di memorizzare ogni viso, ogni dettaglio: l'aria, il grano, il solito corvo gracchiante. Porterò con me tutto, fino alla fine.

Tutti pensano sia un onore diventare liar. Ogni anno ci sono delle selezioni in tutte le nazioni e solo i migliori riescono a passare oltre le mura. La povertà in questo mondo rende tutti più disperati, la fame ti butta giù, ma questi concorsi sono l'unica speranza di una vita migliore. Soprattutto per i fondi che lo stato dona alla famiglia e alla città della prescelta o del prescelto. Nessuno morirà più di fame in quel paese, cosa che non è qualcosa di scontato. Dopo la grande guerra, i vari paesini soffrono molto: molti bambini non arrivano all'età adulta e molti genitori muoiono per non far mancare il pane ai figli. Il fatto che un giovane diventi liar è simbolo di benessere per tutti. Beh, quasi tutti. Oltre a me ci sono altre due ragazze e un ragazzo provenienti da zone molto lontane dalle mura. Sono da soli, immagino che nessuno sia potuto venire a trovarli da così lontano. Eppure sorridono, orgogliosi. "Sei felice, amore?" mi chiede mio padre abbracciandomi. "Addirittura due figlie liar! Non posso credere a tanta fortuna," dice. Il nodo nel mio stomaco si acutizza terribilmente. Guardo per l'ultima volta i miei genitori, so che non li rivedrò più, mi mancheranno molto. "Addio," gli dico abbracciandoli. "Ti vogliamo bene, non dimenticare di scriverci." Sento l'orologio battere tre volte.

Una strana trepidazione mi avvolge, voglio andarmene. I ragazzi vicino a me guardano il muro con attesa. Sui loro volti vedo solo meraviglia e gioia. Finalmente il muro comincia a muoversi. Nel muro una piccola porta di roccia si solleva, cerco di sbirciare dentro ma l'entrata è oscurata dalla figura di una donna. Capelli neri corvini, abiti sfarzosi color corallo e le scarpe, credo che siano tacchi, grigi con delle pietre. Il vestito le fascia il corpo fino alle caviglie, un vestito di quel colore così acceso e così bello non si è mai visto qui. Ci sorride affidabile, mostrando dei denti bianchissimi. Quel lusso sembra così fuori posto. Delle guardie con un'armatura bianca escono dietro di lei controllando la porta. "Buongiorno!" intona la donna. "Buongiorno a tutti! Oggi qui è un giorno di festa, oggi quattro giovani avranno l'incredibile possibilità di passare il muro, rispettare l'antico accordo e vivere una delle esperienze più belle che questa vita mortale possa offrire. Venite, ragazzi," ci invita. I miei genitori scoppiano in lacrime e mi ricordano che mi vorranno sempre bene. Li saluto l'ultima volta e poi, insieme agli altri, mi avvicino alla donna. "Più vicino!" ci esorta. "Non fate i timidi." La donna ci sorride e, rivolta a noi quattro, dice in tono regale: "Benvenute future liar, voi siete il futuro di questa nazione. Siete stati selezionati per le vostre caratteristiche uniche, rendeteci fieri e rendete fiere le famiglie." "Siamo pronti, ancora grazie," dice una delle ragazze. La donna sorride. "Andiamo." Senza altri indugi, la donna rientra nella porta, noi titubanti la seguiamo. Le guardie dietro di noi ci intimano di accelerare e entrare. All'interno del muro, il corridoio è tutto così buio, percorriamo all'incirca un chilometro tra quelle pietre spesse, come in un labirinto, fino a una porta bianca. Questa è diversa, è di un bianco lucido e non è in pietra ma in metallo con un computer inserito al centro.

La donna si ferma e si volta verso di noi. "Voglio che sia chiaro questo concetto prima di entrare," spiega. "Il vostro compito non sarà facile; voi ragazze e ragazzi da adesso in avanti sarete considerate il nutrimento e il sostegno per il vostro vampiro. Sarete una sua proprietà, lui potrà disporre di voi come vorrà. Sarete fedeli a lui nelle sue confessioni e sarete disposte a mentire per lui, come dice il nome 'liar'. Spero che tutte voi capiate l'importanza di questo compito e vi comportiate di conseguenza." Prende un respiro profondo, poi riprende a parlare. "Avete domande?" Nessuno dice nulla. Lei scrolla le spalle. "Bene." Digita qualcosa sul computer e la porta si apre. L'interno è completamente diverso. I corridoi sono bianchi, un bianco lucido. Le luci dentro i candelabri di cristallo illuminano tutto creando dei riflessi arcobaleno. La donna ci conduce in un grande salone con molti altri ragazzi e ragazze. Alcuni di loro si parlano, altri ridono. "Prego accomodatevi e attendete qui, presto conoscerete il vostro futuro vampiro," dice lei. Noi ci sediamo su una panca, gli occhi puntati al centro della sala, dove dei drappi rossi decorano le pareti. "È tutto così strano," dice il ragazzo accanto a me. Annuisco. Non so cosa aspettarmi, sono curiosa e impaurita allo stesso tempo. Eppure, una parte di me è pronta ad affrontare tutto. Lo devo a mia sorella. Lo devo alla mia famiglia.

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