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Pov's Louis
Mi svegliai presto, feci colazione, mi lavai i denti ed uscii di casa.
Arrivato in diga, mi misi subito a lavorare, facendo i miei calcoli.
Dopo ore di lavoro, finalmente arrivò la pausa a pranzo.
-Geometra io le volevo fare vedere una cosa- mi disse Olmo, un'operario con cui avevo stretto un po' di amicizia. E tirò fuori dalla sua tasca una fotografia.
-È carino, è tuo figlio?-
-È mia figlia, la quinta per la precisione. È nata due giorni fa ed io l'ho vista solo in questa foto- gli feci i complimenti e poi ricominciammo a lavorare.
Stava andando tutto bene, fino a quando, non sentimmo una forte esplosione. Sentii qualcuno gridare aiuto, mi sporsi dal cornicione vidi Olmo che cercava di tenersi su un pezzo di legno.
-Resisti arrivo- urlai.
-Non ce la faccio- gridò lui.
-Prendi la mia mano...dai coraggio-
Purtroppo, nonostante gli sforzi, non riuscì ad afferrarla e precipitò nel vuoto*.
Andammo tutti giù a prendere il suo corpo e chiamammo il prete del mio paese per benedirlo. Quel giorno me lo ricorderò per sempre, per non parlare dei suoi occhi pieni di paura.
UNA SETTIMANA DOPO
Finchè stavo lavorando, sentii qualcuno chiamarmi.
-Louis c'è una lettera per te-
La aprii e il contenuto che c'era scritto mi fece sorridere.
"Mi sa che qualcuno si è dimenticato di venirmi a trovare ahah. Caro Louis stasera se hai tempo, ci troviamo in piazza a Longarone.
Ciao, tuo Harry."
Non vedevo l'ora che arrivasse sera, per andare da quel ragazzo, che mi aveva colpito fin da subito.
Verso le 18.00 finimmo di lavore ed io, con la mia vespa, mi precipitai verso Longarone.
Arrivato in piazza, vidi un ragazzo ricciolino seduto su una panchina. Parcheggiai la vespa e, piano piano, andai dietro di lui e gli misi le mani sugli occhi.
-Chi sono?-
-Mmm credo un ragazzo dagli occhi blu che si chiama Louis-
-Bravo occhi verdi- ridemmo e mi sedetti vicino a lui.
-Ciao-
-Ciao, oggi ho ricevuto la tua lettera-
-Sì...insomma...dopo quella sera non ti sei più fatto sentire. Certo che siete tutti così difficili sù al Vajont- mi sorrise ed io abbassai la testa imbarazzato.
-Avevo paura...paura che tu mi rifiutassi. Vuoi che ti accompagni a casa?-
-No, ti accompagno io in un posto-
Alla fine mi portò in un bar, ordinò lui e quando la cameriera ci portò l'ordinazione, rimasi di stucco.
-Dei biscotti a quest'ora?-
-Ahah volevo farteli assaggiare, voi del Vajont non li conoscete. Li chiamiamo zaeti*, dai assaggiali-
Mi fidai di lui, ne presi uno e dovevo ammettere che erano davvero buoni.
Ne prese uno anche Harry e gli rimasero un po' di briciole al lato della bocca. Allungai la mano e con le mie dita gli pulii la bocca.
Dopo, non so perchè, mi sporsi verso di lui per baciarlo, mancava davvero poco, ma qualcuno mi fermò.
-Eh no bello mio, i baci solo dopo sposati-
-Scusa Louis, questa è mia sorella Gemma, non so se te la ricordi-
-Sì- la mia risposta uscì "leggermente" brusca.
-Harry mamma ti stava cercando, devi venire a casa-
-Ok, scusami Louis ma devo andare-
-Ma come? Siamo appena arrivati-
-Scusa ma se ti abbiamo detto che dobbiamo andare? Siete tutti così difficili sù al Vajont-
-Adesso pure tua sorella ci si mette a dirmi quella frase?-
-Dai non fare quella faccia, ci vediamo un'altra volta- e prima di andarsene mi diede un bacio all'angolo della bocca.
*Durante la costruzione della diga morirono, molte persone precipitate nel vuoto. Purtroppo a quell'epoca non c'erano molte attrezzature per lavorare in sicurezza.
*ZAETI: Si tratta di biscotti antichi, originari della zona tra Belluno, Udine e Pordenone. Secondo alcune fonti, i valligiani portavano con sé questi biscotti a base di farina di mais da vendere a Venezia. Il loro nome deriva proprio dalla colorazione gialla che acquisiscono grazie all’uso della farina di mais, infatti, zaeto, in dialetto veneto, significa gialletto. Si preparano unendo la farina gialla con la farina 0, lo zucchero, uova intere e tuorli, il burro, l’uvetta, il lievito ed un pizzico di sale.
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