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Suonarono alla porta, Tamara andò ad aprire.

"De già?" chiese all'amica che le apparve davanti, Elvira sfoggiava un vestito a fiori e un paio di infradito di color panna maculato, oltre alla borsa e a un paio di occhiali da sole erano la sola cosa di ben visibile che la ragazza indossava.

I capelli legati in una crocchia alta e ben curata, una leggera velatura di rossetto corallo vellutato carezzava le sue labbra sottili e delicate. Che le ragazze appartenessero alla classe media era ben più che evidente, la parlata romana era giusto per essere più sbrigative ma la provenienza sociale aveva permesso loro una preparazione adeguata e più del dovuto.

La bionda profumava di campanule, lo strato di stoffa arancio pallido faceva capolino dalla trasparenza delle vesti che recava. Era un costume da bagno, un modello che bruciava le tappe e nonchè uno di quelli che si sarebbero presto visti negli anni a venire.

"Semo pronte! 'Nnamo ar mare..." solo questo disse, il volto illuminato dalle semplici parole che loquace come sempre versava.

L'amica era rimasta di sasso, le labbra leggermente schiuse di chi ancora non era pronto. L'altra rise, la pigrizia non era affatto cosa sua.

***

"Daje, che aspetti... vieni, su..." Elvira la spronava da un bel po'.
"Aspetta, nun arrivo..." replicava.
"Ma che è successo? Nun te vedo mai così..." ridacchiava l'altra.
"Eccome qua, no... nulla, è solo che non ho chiuso occhio per tutta la notte..." l'aveva raggiunta a riva, l'amica iniziò a schizzarla come non mai.
"Maledetto saggio..." il labbro sghembo, l'altra sollevava le braccia come baluardo dal freddo pungente che l'acquamarina emanava a ogni schizzo che le giungeva.

Iniziava a urlare parole incomprensibili, Elvira faceva altrettanto. L'acqua iniziava a bagnarla quasi per metà.

"'Nnamo più in là..." suggeriva ancora facendo cenno col capo, Tamara la seguì ma solo fino a un certo punto.

Il mare era una tavola, la spiaggia apparentemente deserta. La gente era ancora sotto pressione ordinaria, erano gli ultimi giorni di lavoro prima delle ferie estive ed erano alquanto stressanti per i laziali e non solo, da qualunque parte del mondo vi giungevano lì.

Tamara si appropinquava a riva con passo alquanto sordo, l'acqua era ancora piuttosto gelida nonostante il caldo tirasse da giorni. Faceva freddo a molti ad eccezione di Elvira, la pivella sguazzava completamente imperturbata. L'amica continuava a chiedere, chi mai fermerà questa qui?

Immerse prima un piede, era nella più piena titubanza. Sembrava come se avesse quasi paura di essere divorata dalla schiuma, la stessa si formava una volta raggiunta la battigia e incontrava la sua pelle candida per via del sole che ancora non osava baciare.

Tornò sui suoi passi e si guardava ovunque, la rotonda del bar era il solo luogo a vibrare di voci quasi indistinte. La folla anche se timida lo gremiva gioiosa.

Un paio di famiglie, coppie e comitive vi si attardavano focose in quel piccolo ambiente che Tamara tanto amava. I più piccoli si rincorrevano tra loro, c'era chi persino giocava a carte. Assisteva allo scattare continuo di foto, linguacce su gelati a volontà. 

Spostò lo sguardo ancora una volta verso la spiaggia desolata, sarà stata forse anche la calura del meriggio a renderla tale. Un contrasto regnava inquieto nei due luoghi nonostante non ci fosse assai differenza tra loro, il Lido di Ostia non era lo stesso di sempre.

Le cabine chiuse e abbandonate facevano un certo effetto ed era un colpo al cuore ogni qualvolta le contemplava. Mille i ricordi che le apparvero improvvisi ai sensi, era esattamente lì che faceva il bagno in tempi che non sarebbero mai più tornati.

Momenti remoti e felici a rincorrere un'aquilone che si sperdeva nel vento, il costume era certamente un po' più lungo ma era solo questo a preoccupare la folla femminile che si aggirava per la riva. I poliziotti e l'emancipazione femminile erano i soli problemi che turbavano le giornate e non di certo il fascismo che intanto incombeva minaccioso com'era solito fare.

***

"Ah, de quanto tempo che non ce mettevo er piede qui... er "Panettone" m'è sempre piaciuto e me ricordo ancora la festa dell'inaugurazione che è avvenuta ner 1924 dopo circa cinque anni de lavori, posso felicemente dì "io c'ero"... quanta gente c'era, dovevi proprio vedè e anche più de oggi quindi pensa un po'... no, nun ce riusciresti mai... se già adesso, è tanta... nun trovi..." la interruppe l'amica, non smetteva mai di parlare.
"Si, scusame un attimo... Elvira, devo annà in bagno..." fu solo questa la reazione di Tamara, dopo di che si allontanò per qualche istante.

Erano appena giunte nel posto più alla moda dell'epoca, non che gli Ostiensi ne vantassero pochi ma quello era decisamente il luogo più rinomato per eccellenza della località circostante. Assurdo pensarlo tale ma avvenne esattamente così, in breve tempo era riuscito persino a divenirne il simbolo o meglio lo stemma di quella cittadina poco più a sud della capitale del giovane Regno di Italia.

Era Roma ormai e tutto era cominciato appena sei anni prima quando il nuovo Capo dello Stato decise di nominarla finalmente come l'ennesimo municipio della città confinante, fu un vero e proprio passo da gigante per l'antica residenza del periodo monarchico-curiale passata nel più lacustre dimenticatoio e per giunta quasi subito dopo la sua scoperta.

La città di Anco Marzio e di Giulio si apprestava così col tornare alla luce e questo era tuttavia evidente, era esageratamente troppa la folla che si accalcava per le sue vie interne e soprattutto lungo il nuovo lungomare che prendeva il nome di Via della Marina. Questa era una strada lunga ben cinque chilometri, una traiettoria tondeggiante costellata di bar e locali vari, i lidi avevano fatto già da un po' la loro prima apparizione e fu proprio grazie a questo che Ostia non si mostrava più tetra come prima.

Col passare degli anni quel piccolo angolo di mare fioriva sempre di più raggiungendo addirittura l'apice della sua gloria. Era intorno agli inizi del secolo che s'apprestò alla svolta fino a raggiungere una certa importanza con il freddarsi di un grande conflitto.

Fu in effetti il 1919 la data cruciale del tutto. Il Kursaal, il Pineta, il Duilio, il Vittoria, il Battistini e forse anche qualcun altro cominciarono con il godere sempre più di visibilità. Erano i più rinomati e anche i più costosi siti del luogo, i più in voga del dopoguerra. Certamente, la cosa non finiva qui dopo che da quello stesso anno iniziarono nuovi lavori portando a un cambiamento del tutto radicale del posto ma anche di tutta la zona che vi ruotava attorno, non si smetteva di edificare mai là.

La svolta decisiva giunse presto e ciò si attuò quando venne posto in mare il primo pilastro in ghisa della storia. Fu quel che avvenne precisamente tre anni dopo ovvero nel 1922 con l'avvento di un nuovo governo. Era quel che più potesse simboleggiare i primi attimi di vita del cosiddetto panettone estivo, lo stabilimento balneare Roma era già qua.

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