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8 anni prima...
Era una sera tranquilla di metà luglio, il chiaro di luna aveva già preannunciato l'inizio di una nuova stagione. Anche la radio l'aveva fatto trasmettendo uno dei migliori motivetti classici di sempre e senza farla a posta era la famosa Estate neoclassica del Vivaldi a scorrere indisturbata sul canale radiofonico nazionale fascista di EIAR.
Il patriottismo si accentuava sempre più in quelle note italiane, i più anziani degustavano il tutto brindando a squarciagola. Erano già mezzi fradici eppure si ostinavano a negarlo, solo un tonfo improvviso poteva porre fine a cotanto vociare che andava sempre più crescendo nell'aria.
La porta del locale si aprì rivelandone immediata i volti. Le uniforme grigio verde dei primi soldati, i membri delle SS fecero la loro apparizione sulla scena.
A quel punto anche la musica si interruppe improvvisa, le poche donne ivi presenti ballavano tuttora. Gli stranieri incominciarono a sogghignare, erano ora evidenti e talvolta no. Lo fecero quando la voce del capo iniziò a propagarsi fino a giungere alle loro orecchie, era un tono deciso e aeriforme al tempo stesso per quanto abile fosse ad arrivare dritto alla mente senza seguire una giusta direzione. Niente, si diffondeva ovunque invitando perseverante a farlo. Chiunque, nessuno escluso. Ci sarebbero state conseguenze estreme, altrimenti. Si eclissò anche questo una volta terminato il discorso prefissatosi tra sé prima senza evitare eventuali improvvisazioni.
Era il Führer e non poteva di certo non reputarsi abile nella dialettica e nel temperamento che egli stesso riteneva valori principali davanti a ogni cosa, andavano usati sempre. Tutta l'Italia era sotto pressione e quel momento stava a indicare solo un'esatta e minima farsa di questo.
Ovunque tranne che al Night Club dove lavoravano le cosiddette "artiste", giovani donne zelanti con il figurativo e non solo. Se ne contavano ben tredici, esattamente come le cavallerizze norrene. Erano divenute una vera e propria celebrità per Roma nonostante il buon costume della Curia papale non ne fosse minimamente d'accordo.
Stavolta mancava però solo una di loro a esibirsi, una nuova arrivata il quale nome era Adalgisa. Era soprannominata "la rossa" per via dei capelli lunghi ondulati e spumosi che le incorniciavano il viso sinuosamente affilato. Era colei che possedeva il corpo più ammirevole, letteralmente perfetto. L'unica ma ancora non per molto, Tamara non era da meno.
Ada o come le stesse amiche la chiamavano era piuttosto chiacchierata per le vie di Trastevere, capelli e provenienza destavano un certo sospetto agli occhi altrui e non era altro che una diabolica provinciale da tenere costantemente alla larga se solo la si incontrava ma a lei infin dei conti poco importava dato che neanche lo era e la sua eleganza parlava chiaro. Da ciociara verace qual era, si sentiva abituata alla triste realtà che la circondava.
Neppure trovare lavoro le risultò facile, fu cosicché intraprese il mestiere, bazzicava di continuo lungo la Via delle Zoccolette donando il suo corpo a chiunque vedesse passare di lì in cambio di radi centesimi con i quali a stento riusciva ad arrivare lontano. La sua casa non era assai distante dal Pantheon, era all'incirca una nuova catapecchia ma era comunque un tetto sotto il quale abitare. Di certo, le condizioni alle quali era abituata risultavano di gran lunga migliori, per quanto semplici fossero erano comunque degne di essere considerate casa a tutti gli effetti. Iniziò a ricordare il tutto ma non si arrendeva, era approdata lì con la speranza di fortunato successo e ancora non si dava per vinta, non si sbagliava.
Il locale notturno fu un vero e proprio spiraglio di luce per lei, cantava e viveva, guadagnava di più ma non per le solite parti di sé che continuava a offrire, ne donava di migliori. Ada aveva le stesse doti canore di un usignolo.
Ella era un angelo nonostante tutto e non era affatto colpa sua di quel comportamento, non estremamente così. Comunque sia, ella era forte.
Era la sua vita, d'altronde ed era proprio questa ad aver voluto fare di una creatura simile ben altro. Poi, i tempi erano quelli che erano e non le restava altro che mentire e persino a se stessa a momenti qualora poteva.
Qualche ora prima...
"Sono belli gli occhi neri,
sono belli gli occhi blu
ma le gambe, ma le gambe
a me piacciono di più!" un rumore secco irruppe improvviso "Si, Vossia... arrivo!" replicò fermandosi, accantonò la scopa in un angolo della sala in cui ella stessa si ritrovava.
Diede uno sguardo rapido allo specchio, sistemò al meglio i due boccoli laterali che fuoriuscivano dalla semplice acconciatura bombata all'ingiù.
Perfetto!
Continuò a ripetere subito dopo e si diresse verso la porta, i sepolcri della vecchia vicina erano divenuti altresì esasperanti.
"Presto!" il rumore non era affatto passato, semmai perdurava nel tempo divenendo sempre più forte.
Il tutto venne preceduto da uno sbuffo e da un lieve bisbiglio, il tonfo ripetitivo e assordante concorreva con i passi della fanciulla e della porta che si apriva.
"Che canzoni di merda!" ancora poi e quella voce sputava, vomitava disprezzo mentre il comandante non parlava.
Stupenda!
Si ripeteva questi evitando di grattarsi il capo.
"State calm... oh, buonasera... Signori, avete forse bisogno di qualcosa?" chiese ella, tre nazisti fecero la loro prima apparizione: due soldati semplici e un ufficiale, non ci aveva nemmeno fatto caso a quelle aspre parole sentenziate aldilà.
"Jude, chiama gli altri sporchi ebrei e andiamo... aspettiamo solo cinque minuti ovvero giusto il tempo necessario per preparare le valigie con il minimo indispensabile e basta, poi si parte!" era un italiano non assai perfetto, il duro accento germanico non mancava neppure.
"No, vivo da sola... partire, per dove?" l'uomo l'aveva afferrata per il polso, le unghie avrebbero premuto sulla sua pelle candida per tutto il tempo.
"É vero, Konrad? No, anzi... resta... Ci ho ripensato, è meglio questo..." continuava a dire ritraendola a sé, il compagno al suo fianco annuiva.
"Dammela a me..." sogghignava anche questo, il primo annuiva a sua volta.
"Lasciatemi..." la rossa si dimenava.
"Lasciala stare, Kurt..." lo ammoniva il capo giungendo alla resa, la fissava ancora ed ella ricambiava "Vi aspetto fra cinque minuti fuori dal Night Club in fondo alla strada, il tempo di una rinfrescata..." riprese dopo poco spostando per qualche frazione di secondo lo sguardo sul verbale che recava nella mano, tornò nuovamente a guardarla.
Adalgisa!
Ripetè ancora tra sè.
"Il vostro nome l'ho già sentito e non per via del lavoro che mi ci ha portato fin qui..." la ragazza si strinse nelle sue spalle e che dire?
Sarà stato forse uno strano scherzo del destino?
Non smetteva mai di chiedersi. La sapevano tutti.
Aspettava da più di mezz'ora, aveva perso il conto dei minuti trascorsi là fuori in mezzo al deserto più totale. Dovevano essere all'incirca le undici meno un quarto e avrebbe dovuto attendere ancora un po' prima di potersi accomodare in quel locale ancora fitto di mistero, era un tutt'uno con l'uomo che gliel'aveva indicato. Eppure il tempo passava, la luna aveva raggiunto il punto più alto del cielo. Anche alcune luci erano apparse e si iniziavano a scorgere i primi movimenti all'interno dell'ambiente che si apprestava ad aprire.
La strada diveniva sempre più gremita di gente, tuttavia il Charleston andava ancora di moda in quegli anni. La notarono sin da subito i presenti ma non tutti la riconobbero, infin dei conti non era passato chissà quanto da quando ella era approdata lì. Più che altro era la sua figura particolarmente aggraziata ad attirarne l'attenzione.
Un rumore scrollò i suoi pensieri e tornò nuovamente alla realtà, la prima anta del pub era ormai aperta e un fiume di gente la travolse giù, non si perse d'animo e lo seguì anche se l'uomo tardava ancora ad arrivare.
"Buonasera a Voi... Gin, per favore..." aggiunse poi.
'Due, pago io..." una voce irruppe alle spalle, un paio di nichelini centravano il tavolo con massima risolutezza.
"No, non Vi preoccupate... Non è giusto, faccio da me..." replicava solo dopo essersi voltata indietro, il momento tanto atteso era arrivato.
"Dovrebbe essere gratis, Signora dato che tutto questo è del sottoscritto e comunque benvenuta nel club... fatevi strada come foste a casa Vostra, ah... aspettate un attimo, dimenticavo... siete una sgualdrina? Perchè altrimenti qui non è posto per Voi..." un sorriso lascivo si faceva strada su quel volto, subito dopo sparì dalla visuale della donna dirigendosi verso il resto del pub.
Che faccia di bronzo!
Bofonchiò a se stessa, cercava di tutto per non darlo a vedere. Ma se era proprio lui ad averla mandata fin lì! L'avrebbe preso a schiaffi se solo avesse potuto.
"Ecco, Signora... a quello ce penso io, fa sempre così..." il barman faceva di continuo spallucce, le passò il bicchierino e lei lo afferrò.
Razza de cocciuto!
Concluse poi tra sé, le braccia conserte e il labbro sghembo.
"Oi vita, oi vita mia,
Oi core te chistu core,
Si stato 'o primmo amore,
'O primmo e l'urtimo sarai per me..." una voce improvvisa risvegliò l'ambiente, il resto della gente era quasi sopita dalla noia che dall'inizio si prospettava e improvvisa tornò presto alla realtà.
Anche Ada fece la stessa cosa, lasciò il bancone e seguì la musica, persino la perplessità si spense quando una ragazza la coinvolse nella mischia.
"Ciao, piacere... io sò Marta!" iniziò questa.
"Ciao, il piacere è tutto mio... Adalgisa ma puoi chiamarmi comunque Ada..." la interruppe l'altra.
"Ok, in realtà... si, lo so..." la rossa sorrise dentro se ma non lo diede a vedere.
"Comunque..." sospirò.
"Er capitano Thomas parlava de te e te indicava, damose der "tu" visto che d'ora in poi sarai una de noi... sai, ha detto anche che hai una bella voce..." mancava poco per impallidire, spostava lo sguardo altrove mostrando la sua solita indifferenza.
"Una di voi? Cioè?" chiese poi la ragazza dopo qualche secondo di esitazione.
"Si, te ha scerto lui... diceva che te ha sentito cantà..." ella rammentò tutto.
"Come? Sentito? Ah, forse l'altro giorno quando cantavo a Piazza Campo Dei Fiori mentre facevo compere, sono solita farle lì..." discorreva ancora senza esitare.
"Ah, si... conosco quer posto, è veramente bello anche se non sò de qua... io abito a San Lorenzo che in teoria nun dista assai de qui però..." riattaccava l'altra.
"Ragazze, presto... sbrigateve che Agata ha finito..." irruppe una terza persona, era l'ennesima figura che incrociava.
"Si, questa è Greta... lei è Ada, daje che presto tocca a te!" la incalzava Marta con il suo solito modo rugante di fare.
"Compermesso!" replicava e sorrideva, la sua forza adesso non si contava affatto.
25 anni prima...
"Ti voglio bene assai e tu non pensi a me... tanti auguri, papà!" la piccola Adelaide Marini corse ad abbracciarlo.
"Grazie, come sei brava... bambina mia..." sorrise mestamente l'uomo mentre era intento a guardare il mare, quando questa era semplicemente Adele e non aveva paura e vergogna di mostrarlo agli occhi del mondo.
Flashforward...
"Grazie, buonasera... signori e signore, lo so... sono nuova e mi presento prima di fare la stessa cosa con il brano che tra poco ascolterete... è una canzone di ben mezzo secolo fa ma è tuttora in voga, rimarrà eterna..." rimbombava per tutte le sale.
"Come lo sarai tu, bella mia... sei truccata se no te sistemavi qui e provavi cose che non ha usato mai nessuno a parte noi..." acclamava Marta applaudendo di già, ella inclinò leggermente il capo verso la sua direzione e timidamente sorrise, successivamente tornò a guardare dinanzi a lei.
"Allora, come dicevo... sono Adalgisa ma per gli amici Ada..." riprese il discorso.
"Ada chi? La mignotta rossa?" alcune donne ingiuriavano, le figlie fischiavano ma non le dette a vedere, buttavano oggetti sul palco. "La canzone che canterò stasera l'avrete sicuramente sentita e sarà Funiculi Funiculà..."
"Brava..." alcuni uomini verseggiavano.
>>>
"...Jamme, jamme
'ncoppa, jamme jà
jamme, jamme
jamme, jamme jà
funiculì, funiculà!
funiculì, funiculà! Grazie e buonanotte a tutti!" sorrideva e la sinfonia passava, intanto l'uomo era già tornato e la fissava tuttora.
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