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Capitolo 4 "Raul"

Una nuvola polverosa si innalzava dalla strada di ghiaia, la macchina correva a tutta velocità.
Dall'alto di quella collina, si poteva scorgere chiunque arrivasse.
Quella strada era l'unica che portava allo chalet e avrebbe impiegato almeno cinque minuti prima di arrivare.
Un ragazzo la stava osservando con un binocolo. Riconosciuta, prese il walkie talkie:
<< Stanno arrivando! >>

Raul aveva spostato la banda in un cottage immerso nella vegetazione, nei pressi del Monte Gelbison.
Una sua vecchia amica lo stava aiutando e gli aveva dato le chiavi di questo posto che custodiva per conto di una famiglia che viveva in Brasile.
Nessuno mai si era inoltrato tanto in quella zona privata, tanto più la polizia che non si vedeva da anni aggirarsi in quei luoghi; ma come avevano fatto i Polacchi a trovarli?

Quando la macchina si fermò sul piazzale, con a seguito la lunga coda di polvere, c'erano tutti tranne Raul.
Scesero dalla macchina, Igor il più giovane che era continuamente drogato di exstasi a qualsiasi orario del giorno, di seguito con un sorriso spocchioso Mattiew che era alla guida, un uomo irascibile, una testa calda, aveva l'aria boriosa, come di uno che aveva appena fatto un goal a una partita di pallone all'oratorio.
Salutarono i loro compagni con il solito gesto pugno contro pugno e poi chiesero dove fosse il capo.
In quel momento comparve dalla porta della veranda Raul con in mano una mazza da baseball.
Il loro volti mutarono all'istante in un pallore bianco dello stesso colore della ghiaia che si avevano portato a presso poco prima.

<< Salve capo! >> Disse Mattiew.

Igor cominciò a tremare, tanto che la sigaretta che aveva fra le labbra gli cadde.
Raul, facendo roteare la mazza, gli si avvicinò a un palmo dal suo viso e gli fece una domanda.
<< Perché siamo venuti qua? >>
Igor rigurgitò della saliva, cercando di emettere un filo di voce che faceva fatica a uscire.
<< Rispondi...non farmi perdere
tempo, >>  incalzò Raul, con voce calma, guardandolo fisso negli occhi.

<<Per nasconderci, capo!...Per nasconderci!>> Rispose tremando.

Sapeva già la risposta, ma continuò chiedendogli:
<< Chi ha avuto l'idea di rapinare l'autobus? >>

Mattiew in quel istante, da dietro a Raul, prese la parola balbuziando un certo lustro.
<< Abbiamo fatto un... buu.on..buoo.n.. colpo caaa..apo! >>.

Improvvisamente Raul si voltò di scatto e senza nemmeno guardarlo, lo colpi alla testa con un colpo secco.
Un piccolo zampillo di sangue iniziò a uscire dalla tempia come una fontanella.
Si accasciò a terra come colpito da un proiettile e una pozza di sangue iniziò ad allargarsi da sotto la sua testa.
Igor cadde sulle ginocchia ai piedi di Raul, implorando perdono con la bocca tremula, fra parole singhiozzate e saliva.

<<Tutta la città è sulle nostre tracce e voi due idioti andate a fare una rapina ad un autobus?
Non fai la stessa fine perché è la droga che ti rende cosi idiota, ed eri succube di questo scemo. Ma un altro scherzo cosi e segui il tuo amico zoppo. Adesso alzati e sbarazzati di questo sacco di merda! Questa è l'ultima volta che ti avverto! >>.

I ragazzi intorno chinarono la testa, con lo sguardo dimesso verso il basso. Avevano assistito ad una sentenza che era stata già stata decisa alcuni giorni prima.
Mattiew era divenuto ormai una problema ingestibile e quindi pericoloso per tutti.
Igor si alzò e corse verso il suo amico disteso sulla ghiaia.

Non c'era dubbio che fosse Raul il capo di quella banda , l'aveva tirata su a forza di una capacità persuasiva e un temperamento unici. Era stato cosi scaltro, che molti avevano lasciato la scuola per compiacerlo e vivere una vita al suo fianco.
Nessuno si era mai permesso di contraddire le sue scelte, si avvicinavano a lui spavaldi, altre volte ostentando sicurezza, ma sempre con lo sguardo basso di chi non oserebbe mai contraddire.
Era indubbiamente lui il capo branco, il lupo più forte, quello che mordeva con più ferocia.
l'unico che ascoltava sul serio era Guido, il suo migliore amico fin dall'infanzia, che spesso lo tratteneva dalla sua stessa irruenza, come all'incontro con i Polacchi.

<< Io non mi fido di quel ciccione, >> disse Raul rivolgendosi a Guido, rammentando l'appuntamento.
<< Pensano che siamo dei galoppini! >>.

<< Dobbiamo mantenere l'accordo, non possiamo fare una guerra adesso con la polizia che ci cerca.
Aspettiamo la telefonata, ci diranno dove incontrarci. Gli facciamo questo favore e ce li togliamo dai piedi...Cosi per un po' staremo tranquilli, >> ribadì Guido.

Raul si girò verso gli uomini che stavano intorno a lui e con un cenno del capo indicò a luca di andare a dare il cambio di guardia sulla collina.
Entrò in casa con Guido, mentre Igor grondante di sudore, trascinava il cadavere del suo amico verso il bosco per seppellirlo.

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