Capitolo 23 "Il ricatto del male"
Aveva spinto i dossier con le dita davanti a se, come fosse incandescente fino a quasi farlo cadere dalla scrivania. Aveva fatto una comparazione incrociata con altri rapporti, documenti di monitoraggio, diari di bordo della guardia costiera.
Tutto quello che c'era sull'immigrazione dalla Libia e il traffico d'armi passante attraverso il mediterraneo per il nord Africa degli ultimi sei mesi, era in sintesi su quel dossier, tutto il resto in una chiavetta USB.
Quando due mesi prima era venuto in contatto con tutta quella mole di lavoro, era riuscito, dopo un oceano di ore, a scovare solo un presentimento. Con l'incontro di tre giorni prima nella hall di quell'albergo a Roma, con un magnate russo un iraniano e uno che fino a quel momento credeva fosse un'amico, quel presentimento era diventato l'indice che spinge l'ultimo tassello di un puzzle nella sua sede e lo completa.
Dopo anni, che tutto il paese, si chiedeva chi fosse a capo di questa nuova mafia, ora aveva un volto che purtroppo conosceva solo lui. Non poteva dirlo a nessuno, senza rischiare l'incolumità di chi gli era vicino. Ora il 'Polacco" aveva un volto e un nome.
Il Generale si voltò facendo girare la poltrona di pelle nera verso la finestra alle sue spalle dalla quale poteva vedere il Golfo di Napoli. Quanta fatica si ricordò, per trovare una casa con una finestra così, che si apriva a tanta bellezza, l'aveva cercata appositamente,non gli aveva importato dove, ma voleva vedere il mare. Quel mare, li sempre presente nonostatante tutto a indicare speranza nei giorni buii.
E quella sera al crepuscolo, era più buia della notte che stava calando. Vedere quel mare, gli aveva reso le giornate meno tristi in passato, ma adesso neppure tutto il sale che conteneva poteva coprire il sapore amaro, di una morte annunciata.
Quando era stato trasferito, sapeva che in quella città ci sarebbe restato fino al congedo, ora che aveva scoperto tutto questo, non sapeva se sarebbe arrivato a domani. Gli avevano dato una settimana di tempo per pensarci. La proposta era stata tanto loquace quanto inamovibile. Doveva solo scegliere cosa fare della sua integrità. O entrava con loro o sarebbe uscito definitivamente, e per lui, questo indicava la fine in ogni caso.
I giorni erano passati con indugio, e quello era l'ultimo giorno, il che significava, per criminali di quella sorta, una cosa sola.
I pensieri che conducevano il suo sguardo oltre l'orizzonte di quel mare, furono interrotti dal rumore del bussare alla sua porta e questa che si apriva adagio.
<< Papà sono io, ti disturbo? >>
<< Certo tesoro che puoi entrare >> mentre riportava la poltrona davanti alla scrivania, cercando di recuperare un sorriso che non c'era, nell'intento di mascherare tutta l'apprensione accumulata in quello studio.
<< La mamma mi ha detto che la cena è pronta, ma io esco e volevo salutarti. C'è già Pier che mi sta aspettando giù in macchina >>.
Luca si alzò andò verso di lei, le prese il viso fra le mani accarezzandole i capelli biondi e la bacio teneramente sulla fronte.
<< Tutto bene, papà? >> sorpresa da un gesto cosi tenero e inaspettato.
<< Non posso baciare mia figlia? >> rispose lui.
<< Adesso raggiungo mamma, in quanto a te divertiti e salutami Pier..state attenti e non fate tardi >>
<< Papà, lavori troppo, sei sempre in questo studio, devi distrarti >>.
<< Hai ragione devo. Invece io ti dico, che dovremmo stare un po' di più tempo insieme, io, te e la mamma, soprattutto adesso che hai finito gli studi >>.
<< Ne riparliamo un'altra volta papà, adesso devo proprio andare >> alzandosi sulle punte dei piedi per raggiungere la guancia di quel omone e baciarlo.
<< Ciao papà! >>
<< Ciao tesoro! >>
Continuò a osservarla, con una stretta al cuore, percorrere il corridoio, attraversava la casa, salutare la madre, aprire la porta, fare un occhiolino verso di lui e uscire.
Prima di arrivare in prossimità della cucina, Luca fece un grosso respiro per allontanare le preoccupazione e affrontare sua moglie, e come con sua figlia non permettere che la sua preoccupazione, andasse ad intaccare la serenità della sua famiglia.
Quando entrò vide che la cena era già pronta sul tavolo e sua moglie con un grembiule di spalle intenta a prendere due panini da una mensola. Lui si sedette, lei si voltò, si tolse il grembiule, li posò due panini vicino al piatto e gli versò un bicchiere di acqua. Seduta accanto a lui li prese per un attimo la sua mano nel momento stesso che stava per prendere il bicchiere e la portò vicino a se.
Lui la guardò e lei :
<< Dicono che non basta una vita per conoscere una persona fino in fondo, ma sono trent'anni che siamo sposati e ti conosco bene per capire che c'è qualcosa che non va >>
Lui continuava a guardarla senza riuscire a dire nulla, cercava solo invano di nascondere quello che il suo sguardo di angoscia, parlava per lui senza equivoci.
<< Niente cara, è solo stanchezza >>.
<< No! non è stanchezza, conosco i tuoi occhi, e so quando sono stanchi... Mi fa male che tu non me ne parli >> stringendo più forte quella mano che teneva sulla sua.
<< Io vado a letto...se ti va di parlarne >>.
Alzandosi lo baciò sulla guancia e si diresse verso il corridoio.
Come poteva dirgli quello che stava succedendo! Purtroppo, era arrivato in alto per la sua integrità, è in questo mondo è il prezzo da pagare per non infrangerla. Come poteva porre un peso così grande su tutto ciò che amava e rischiare che la sua famiglia venisse coinvolta. Sapeva bene che tenerla all'oscuro non la rendeva estranea al pericolo, ma sentiva che era l'unico modo per proteggerla. Quella gente era disposta a tutto per arrivare dove volevano. In quel preciso istante, 'avvertì come ghiaccio sulle vene', la consapevolezza della paura vera che si avvicinava.
Si alzò e ritornò nello studio, arrivato all'altezza di un quadro raffigurante un paese della Provenza, lo tolse e lo mise ai piedi della credenza. Dietro una cassaforte, la aprì ed estrasse un fodero.
Non l'aveva mai usata in tutta la sua carriera. Era sempre stato un uomo di comando da quando finì l'Accademia.
Era un uomo dalle spiccate capacità strategiche, un uomo abiutato a dare ordini da ufficio, ma di certo estraneo all'azione sul campo. Prese la berretta di ordinanza, la infilò nella sua ventiquattro ore in pelle, riappese il quadro, uscì dallo studio e raggiunse sua moglie.
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