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Capitolo 21 "L'ospite"


Dopo essere stata avvistata, la Range rover nera, giunta dinanzi allo shalet, frenò di colpo alzando una nuvola di polvere.
Gli uomini presi da una istintiva abitudine, misero le mani sulle armi, ma poi al cenno di Raul, si rilassarono.
Dalla macchina scese un uomo basso e scarno, azzimato, con gli occhiali, giacca nera e cravatta rossa.
Raul gli andò incontro, l'uomo estrasse dall'auto un pacco e glielo consegnò, rientrato nella parte posteriore del fuoristrada chiuse la portiera e ripartirono.

Entrato in casa, lo aprì, e riversò il contenuto sul tavolo. l'enorme mole che formava il dossier, indicava, che l'ospite era considerato per certo una questione di prim'ordine da questi polacchi. C'erano foto, mappe topografiche con itinerari segnati, dispense di ciclostilati con appunti su abitudini, orari, luoghi e infine un vaporizzatore e un flacone contenente del liquido. L'intera identità di un uomo e la sua sorte, racchiusa in un kilogrammo di carta. Poi prese il ciclostilato dei spostamenti e lo lesse.

<< È lui ? >> Domandò Guido.

<< Temo proprio di si >> rispose Raul.

Poi, anche Guido prese un documento e si mise a leggerlo.

<< Hai visto chi è? >>

<< Si!...>>. Esclamò Raul

Si misero a studiare il contenuto in ogni suo particolare, dopo circa un'ora, Raul guardò Guido:

<< Chiama gli altri >>.

Si ritrovarono tutti intorno al tavolo, Raul prese una foto che ritraeva l'obiettivo in primo piano, e l'affisse alla parete di legno con un cortello serramanico.

<< Questo è l'uomo!, l'ospite che dobbiamo prelevare. Ho scorso le sue abitudini. Ripete sempre lo stesso iter. Esce la mattina alle otto e mezza , va a fare colazione sempre a un bar vicino casa e poi si dirige in ufficio >>.

Rimase due secondi in silenzio a fissare i suoi compagni.
<<Questo lo fa ogni giorno, in modo sistematico da lunedì al venerdì. Il sabato lo passa casa e la domenica esce con la moglie. Non ha scorta, ma di certo è armato >>.

Poi guardando Guido prese una delle mappe dal contenuto e la distese sul tavolo. Raffigurava il quartiere dove risiedeva con la traccia in rosso di tutti gli spostamenti. La peculiarità delle immagini tridimensionali della casa, del bar e delle strade, indicava che erano foto satellitari di ultima generazione.

<< Le indicazioni che ci hanno dato sono queste: come vedete, appena uscito dal bar c'è un strada con una corsia a ridosso le mura di un vecchio mulino abbandonato>>.

Poi segnando con l'indice il punto esatto: << Questa strada congiunge il quartiere all'arteria principale che, dalla periferia porta al centro della città. È qui, entriamo in scena noi. Se dovesse uscire da questa strada, non potremmo più fare nulla >>.

Continuò a guardarli uno dopo l'altro, nel tentativo di vedere se nei loro sguardi si nascondeva un cenno di esitazione.

<< Come vi ho già annunciato, Guido, Daniele e Nicola guideranno la berlina che arresterà la macchina, da dietro Cristiano, Luca e Cesare con il narcotico. Io e Igor saremo sul furgone che porterà l'ospite proprio qui. Dobbiamo essere rapidi, quando si rende conto di quello che gli sta succedendo, deve essere già nel furgone che dorme >>. Poi indicò le possibili vie di fuga

<< Che valenza ha il narcotico? >> Chiese Cesare.

<< È un sevoflurano, dovrebbe perdere coscienza subito, forse trenta secondi, un minuto, e l'effetto durerà due ore, massimo tre, ma continueremo a sedarlo finché non verranno a prelevarlo >>.

Prese la foto della parete sopra il caminetto e la pose dentro alla busta.

<< Come vi ho detto, una volta che il pacco è nel furgone vi dileguate, ognuno per conto proprio, finché non vi chiamerò io >>.

<< Non posso venire io con te, invece di Igor? >> Incalzò Guido alquanto sorpreso da quelle decisioni.

<< No!, te l'ho già detto.. il furgone lo porta meglio lui >>.

Poi guardando i suoi compagni:
<< Una volta che, si accerteranno di quello che è successo, ci saranno sirene spiegate, posti di blocco per tutta la Campagna, e la notizia scorrerà su tutti i notiziari del paese, quindi, trovatevi un posto sicuro e restateci.>>.

Guido si avvicinò perplesso e preoccupato:
<< Non capisco, che intenzioni hai? >>.

<< Non ti preoccupare amico mio, so quello che faccio >>. Gli rispose.

Nicola alzandosi per andare verso il frigo e guardando Raul:
<< Ci sono stati movimenti nel bosco questa notte, forse tre o quattro uomini >>.

<< Lo so.. Pensavi che ci avrebbero lasciati qui, liberi indisturbati come scimmie nella giungla? >>.

<< Bisogna trovare un altro luogo dove andare, a breve ci saranno pure i pellegrini che invaderanno i sentieri per raggiungere il santuario >>. Aggiunse Guido.

<<Dopo domani, prendiamo l'ospite, lo consegniamo e vediamo quanto sono di parola questa gente. Se fanno il doppio giuoco, andiamo, in quel bel castello e lo trasformiamo in un falò... Che ne dite? >> Concluse Raul, mentre sorridendo, con sorriso cinico guardava Daniele.

<< Dobbiamo mollare finché siamo in tempo, e scquagliarcela ! >>. Ribadì Guido.

<< È troppo tardi, non riusciremmo neppure a uscire dalla Regione >>.

Raul si volse verso il frigo, prese una birra è uscì in veranda, vide l'approssimarsi di una precipitazione. Grandi nuvole scure, minacciose, stavano giungendo da dietro la montagna e con esse un infausto vento, che aveva insito, anche il sapore di un cattivo auspicio.

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Robert si svegliò, di soprassalto, con il sole che gli batteva sulle palpebre, prese la bottiglietta e si gettò dell'acqua sul viso. Prese il binocolo, giusto il tempo di scorgere un fuoristrada nero che faceva inversione e si allontanava dalla casa. Non riusciva vedere nessuno; infatti appariva a stento solo parte della radura che finiva in un crepaccio e tra gli alberi fitti il lato posteriore della baita con un solo orifizio, forse quello dell'angolo cottura.

Aveva vagato per quasi tutta la notte in un pendio sempre più ripido, quando trovò un antro, coperto dalla vegetazione, da dove riusciva a scorgere la luce fioca all'interno della baita. La visuale era migliore e più sicura ma anche più distante.
Considerato il tempo che aveva impiegato per salire fino a quel punto, pensò che a scendere sarebbe stato più veloce, ma comunque ci avrebbe impiegato non meno di un'ora.
La temperatura era scesa in modo notevole, il sole si era oscurato e il vento soffiava forte fra i faggi fitti, distesi sulle pendici come gli aculei di un porcospino.
Decise di scendere, e cercare un posto più a valle.
Quando all'improvviso, lo scrosciare della una pioggia intensa lo colse, stava scendendo il fianco della montagna correndo giù in un sentiero molto ripido, e, l'acqua che imperversava, lo stava rendendo sdrucciolevole e scivoloso. Rimboccò i baveri della cerata mimetica, e nel primo anfratto utile, fra un roccia e un albero divelto, si fermò. Prese una legnetto di liquirizia dallo zaino e iniziò a masticarlo per distendere la tensione, si strinse il cappuccio e le braccia. Acquattato, con la pioggia che infieriva sul viso, e assorto sul da farsi, rimase in attesa che quell'improvviso nubifragio lo superasse.

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