Capitolo 10 "Il castello"
Quella strada la conosceva molto bene e sapeva dove portava, era stata protagonista e crocevia di ricordi lontani, quando poco più che adolescente conobbe una ragazza ad Agropoli. Lei lì per le vacanze estive, lui perché ci viveva.
Ricordava bene Stefania e come spesso accade, l'immagine del suo volto gli era salito in mente in vari momenti della vita.
Frammenti di ricordi offuscati dal tempo, che svanivano all'improvviso così come era arrivati, per tornare in quel luogo lontano chiamato passato.
I giochi estivi, il mare, le corse a inseguirsi tra i vicoli e poi la spiaggia, fu la cornice di un sentimento puro, sincero e forse per questo, non l'aveva mai abbandonato, e adesso, che si stava avvicinando a Vallo della Lucania anche quei ricordi si avvicinavano insieme a lui.
Questa sarebbe stata la prima volta che avrebbe rivisto quel paese da allora; e non per sua volontà.
Quando, quella sera d'estate, all'indomani della sua partenza si abbracciarono e si diedero il primo bacio, seguì un inverno che parve ai loro occhi lungo come un secolo, mentre si scrivevano lettere nella estenuante attesa di rivedersi.
La famiglia di lei era contraria a quella storia di adolescenti che avrebbe ostacolato i suoi studi.
Quando poi arrivò la primavera successiva Raul costrinse spesso Guido a seguirlo per bivaccare intorno alle colline di Vallo e spesso faceva tutta la strada con la bicicletta solo per guardarla da lontano.
Poi la vita in un disegno che conosce solo lei, aveva deciso di spezzare quel sogno con la stessa intensità con la quale l'aveva unito e non si videro più.
Lui divenne l'uomo che era, forgiato di un coraggio impavido e l'intelligenza criminale di una banda di ladri, ma nonostante non conoscesse la paura, qualcosa gli aveva sempre precluso di tornare in quel luogo.
La colonna di macchine entrò in paese con andatura sostenuta, costeggiando Piazza XX Settembre.
Raul si accorse, che stranamente, le persone erano alquanto indifferenti al passaggio di un corteo di tre macchine nere, avvolte in un aere infida, che di certo agli occhi di chiunque non sarebbero mai passate innoservate, come se, quel convoglio fosse divenuto ormai da molto tempo o da sempre un'abitudine quotidiana tra quelle strade.
Le macchine si fermarono davanti ad un grande cancello, l'unico ingresso di una recinzione in pietra molto alta. Ai lati delle colonne c'erano le telecamere di video sorveglianza. La BMW e l'altra Range Rover riportirono di nuovo, ripercorrendo la strada da cui erano arrivate.
Il cancello si aprì e la macchina entrò per un vialetto costeggiato da filari di betulle e un susseguirsi di statue di granito ad altezza d'uomo. Superata una dependance, apparve il castello settecentesco in fondo al viale.
Arrivarano di fronte all'ingresso superando un ampio parcheggio ad anello su un giardino di fiori e siepi, al centro una fontana e una immensa statua a forma di vestale con una giara in braccio.
Gli uomini scesero dalla macchina e scortarono Raul e Daniele al suo interno.
Nel atrio, l'uomo gli disse di restare lì e se ne andò, Raul si guardò intorno e gli parve, che gli uomini armati nei saloni contigui all'atrio, non gli avessero degnati di un solo sguardo, quel brusio di voci che lo aveva accolto appena entrato, era proseguito senza interruzione di continuità.
Solo un uomo infondo alla sala, seduto su un divano di pelle bianca, li aveva continuati a fissare accennando un sogghigno con le labbra, mentre roteava un penna tra le dita.
Raul si voltò verso Daniele e lo vide intento a guardare in alto il soffitto fatto di vetro, con lo stupore di un bambino che guarda i fuochi d'artificio.
Aleggiava un aria viziata, che sapeva di noiosa consuetudine, la quale, era perfettamente dipinta nel volto di quegli uomini. L'inesorabile passare del tempo, in un'esistenza monotona; infondo niente di più, niente di meno della sua, pensò Raul.
Poi all'improvviso apparve una donna nel soppalco sopra le scale e quella apparente indifferenza, si trasformò in sguardi diretti verso l'alto.
Raul pensò che fosse una bella donna, attraverso le balaustre del parapetto la poté osservare bene. Portava, i tacchi a spillo e una gonna nera aderente gli copriva le gambe dal ginocchio, infine una bluse bianca illuminava un viso giovane, pulito, con i capelli neri a caschetto e la frangia.
Con la mano gli fece segno di salire, porgendo un sorriso di circostanza che non intaccava quella luce ammaliante che emanava.
Salirono quella scala che sembrava non finire mai, mentre guardavano quella donna. In quell'istante Raul sentì tutti gli occhi puntati di lui.
Arrivati di fronte, lei si girò e gli condusse verso un corridoio, scomparendo agli sguardi degli uomini di sotto.
Quando arrivarono ad una porta lei l'aprì e li fece entrare.
Era uno studio grande quanto il vestibolo che avevano lasciato due minuti prima e non discostava nemmeno una virgola da quello sfarzo.
Una scrivania pregiata di stile vittoriano con il piano in pelle verde acqua, faceva da sfondo davanti ad una ampia finestra che dava sul cortile immerso negli uliveti; in fondo le colline del Parco Nazionale del Cilento.
C'erano tre uomini, quello al centro appoggiato davanti alla scrivania, si alzò e andò dietro lasciando il tempo a Raul e Daniele di attraversare il tappeto persiano che li separava.
La donna fece entrare per un istante il suo profumo in quello studio e chiuse la porta dietro di se.
Il momento della verità sopraggiunse con la fine del tramonto, che fece entrare dalla finestra un luce tenue, che scindendo stava diventando buio.
Raul e Daniele si ritrovarono in piedi davanti a tre uomini con tre interrogativi.
Chi erano? cosa volevano? e perché proprio li?
L'uomo che si era seduto, li tese la mano.
<< Piacere sono l'avvocato Cerruti ..
Vorrei subito tagliare la testa al Toro e premetto che mi dispiace del susseguirsi degli eventi, ma il mio cliente che io rappresento, desidera capire le persone con il quale vuole fare affari.
Per tutto il resto riguardo a ciò che avete visto o non visto, non fate domande, perché non avrete risposte >>.
Raul stringendosi sulle spalle:
<< E il suo cliente chi sarebbe? >>
<< Anche questa rientra tra le domande da non fare, >> ribadì l'avvocato.
Raul, che come davanti al ciccione stava iniziando ad avere segni di intolleranza replico:
<< È noi non dovremmo sapere con chi lavoriamo? >> con tono salace.
<< Non c'è bisogno che lo sappiate.. Se concludiamo un accordo farete riferimento a questi due miei Colleghi Vittorio e Antonio, >>
<< Piacere >> dissero guardandosi con diffidenza.
<< Vogliamo proporvi un lavoro. Abbiamo seguito con molta attenzione le vostre ultime azione e avremmo un lavoretto da proporvi, adatto alle vostre capacità
Se accettate, seguirà un compenso proficuo, e la morsa su di voi, da parte della polizia si allenterà'.
Se decidete di rifiutare.....
Come avete notato >>... fece una pausa.
<< Vi abbiamo trovato noi, vi troveranno anche loro...
È solo una questione di tempo, >>
accennando una smorfia beffarda.
Poi con uno sguardo cattedratico aggiunse:
<< Non è un ricatto come può sembrare, ma un dato di fatto! >>
Raul lo guardò e ci fu un attimo di silenzio.
<< In cosa consiste il lavoro? >>
Danile si girò e lo guardò sorpreso.
<< Abbiamo un uomo con il quale non andiamo d'accordo. Vogliamo che cambi atteggiamento >>. L'avvocato si alzò e aggiunse:
<< Adesso devo proprio andare, vi lascio il mio studio e la compagnia di questi miei due colleghi che vi illustreranno ogni dettaglio. È stato un piacere signori, probabilmente non ci rivedremo più.
Vi faccio i miei auguri >>.
Gli strinse le mani, fece due passi e scomparve lasciando dietro di se una porta che si chiudeva.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro