CAPITOLO 1 "l'ingaggio"
Un uomo alto, vestito in giacca scura e cravatta bianca, con degli occhiali da sole, era giunto dai Drivers lasciando detto, luogo e orario dell'incontro. Si sarebbe tenuto al terzo piano di un stabilimento dismesso nella zona industriale di Agropoli.
Solo due di loro dovevano arrivare e senza armi.
Raul e i suoi compagni, non avevano mai incrociato gli uomini del Polacco, come tutti gli altri, ne avevano solo sentito parlare e annusato l'odore acre che quel nome portava dietro di se. Dovettero accettare, non con poca remora, ma sapevano bene che non era contemplato un rifiuto a un invito di questo genere, considerato inoltre la facilità con la quale erano riusciti a trovarli.
Quando si fece notte, Raul e Guido il suo braccio destro, arrivarono in prossimità di un cancello di ferro con ampie inferriate, ai due lati, c'erano due uomini robusti, con giacca, camicia bianca e jeans, capelli gelatinati, barba incolta e armati con mitra kalashnikov.
Fermati, si fecero riconoscere. Oltrepassato il cancello continuarono per il vialetto che "costeggiando la caldaia e due enormi silos", conduceva all'ingresso principale di un stabilimento.
Quando si fermarono, si accorsero che tutta la zona era presidiata da parecchi uomini armati, che sembravano la clonazione dei due lasciati in precedenza. Nel parcheggio c'erano 4 suv neri illuminati da un'altra macchina lasciata accesa.
L'entrata della fabbrica appariva come un grande cantiere abbandonato; "come se gli operai fossero scappati al suono della sirena per il pranzo, e lasciando tutto lì, si fossero dimenticati di tornare a lavorare.
Salirono le scale di calcestruzzo con un corrimano fatto da tavole di legno. Arrivati al terzo piano, gli accolse l'ombra nera di un uomo con un mitra a tracolla, che, accesa una torcia elettrica, per poi spegnerla subito, gli indicò dove dirigersi. Si ritrovarono al primo piano di un immenso cantiere aperto e la luce tenue della luna che entrava da una facciata ancora da chiudere. Non vedevano niente ma sentivano bene l'odore acre di qualche bestia morta mista a quello pungente della calce . In fondo, in un tavolo la luce fioca di due candele delineava le sagome di alcuni uomini.
Un uomo grasso con addosso solo una canottiera sedeva in mezzo a tre uomini in piedi. Uno dei presenti si accostò al suo orecchio e li bisbigliò qualcosa. Poi prese la parola.
<< Venite! Avvicinatevi,
sedetevi qua, >> alzando la voce e gesticolando con le braccia.
Raul e Guido si sedettero su due vecchie sedie di legno che stavano in piedi a stento. Avevano la faccia tesa, cercando in tutti i modi di non far trasparire nervosismo.
<< Buonasera >> risposero.
<< Abbiamo sentito e letto delle vostre prodezze ragazzi. Siete diventati famosi !>> Esclamò con aria spavalda l'uomo in canottiera.
Raul guardando la maglietta con macchie di unto e sugo, che indossava, penso che non si sarebbe meravigliato se la puzza di carogna sentita prima, arrivasse proprio da lui.
<< È vero che nel territorio dove avete operato, non abbiamo particolari interessi, ma grazie alle vostra esuberanza, la polizia è arrivata fin sotto casa di nostri amici. >>
Poi con una grande inspirata di naso fece cenno all'uomo che aveva affianco di scansarsi, sputò un grosso gatarro infondo alla sala e continuò .
<< È questa cosa non va bene. Sapete chi siamo? >> Ribadi con forza.
Raul, accennò un vago tentativo di atteggiarsi ponendosi allo stesso livello e rispose freddo: << Siete gli uomini del Polacco. >>
<< Bravo! >> esclamò il panzuto.
<< Allora! Ascoltate bene....le cose stanno cosi: In questa città non si può fare quello che si vuole. Ci sono delle regole e vanno rispettate. Adesso abbiamo anche l'esercito per causa vostra.
Abbiamo deciso di darvi un lavoro; se lo fate bene dimentichiamo il fastidio e forse continuerete a lavorare per noi, guadagnando più di quanto immaginate, altrimenti dovrete cambiare città, ragazzi....
Adesso andate che abbiano da fare. >> scuotendo la mano, come a scuotere delle briciole di pane dalla tovaglia.
<< Domani vi mando uno e ci date una risposta, >> accendendosi una sigaretta.
Raul accennò un fremito di istinta rabbia, che Guido al sui fianco, riuscì a trattenere a fatica, mentre faceva cenno di si con la testa.
<< Va bene aspettiamo i dettagli >> confermò Guido mentre teneva fermo con entrambe le braccia Raul dal agire in preda ad una crisi di nervi.
<< Bravi aspettate, ci facciamo vivi noi, abbiamo il vostro numero, adesso andate.
Tenente in mente il 225, se siete svegli come crediamo, capirete! >> Concluse.
Due uomini si avvicimarono e gli indicarono la via di ritorno con la canna del mitra .
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