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7 - Bianca l'empatia

Era immersa tranquilla nell'acqua della sua grotta nascosta da occhi indiscreti a bearsi della freddezza del posto sulla pelle, il silenzio la avvolgeva come spesso accadeva da svariati anni, fin dal primo giorno che era diventata un essere pensante. Significare stare in mezzo al nulla, niente emozioni positive a disgustarla, niente colori sgargianti, nessuna luce ad attraversare il suo corpo di oscurità poteva essere per lei un saziante banchetto ancor più del caos portato delle morti, dalle malattie, dal sangue e ferite, le grida di sofferenza.

Dopo esser rimasta per abbastanza tempo sotto il pelo dell'acqua sdraiata sul fondale roccioso privo di luce risalì avvicinandosi alla sponda, dove l'acqua diventava meno profonda potendo stare tranquillamente seduta a sistemarsi i lunghi capelli corvini lasciati liberi sul pelo dell'acqua. Nel mentre, il tempo intorno a lei scorreva, non aveva idea se fosse giorno o notte negli Abissi Infernali, figurarsi negli altri Mondi. E poco le importava.

– Dea Bianca...– sussurrò guardando il proprio riflesso davanti a sé. Quando l'aveva intravista nell'Infinitus qualche giorno prima, intenta a rientrare nell'Eden quasi all'ultimo, aveva pensato di essersi sbagliata, che una Creatura quale il suo opposto non poteva commettere errori. Però, da brava Dea Nera, lei ne aveva più che approfittato per concludere la lista di regole da ignorare e farne ciò che voleva.

– E l'ultimo divieto l'ho fatto fuori, solo che non c'è più nulla di accattivante da dover fare ora!– si lamentò come una bambina annoiata a cui avevano tolto ogni giocattolo. Sbuffò e uscì dall'acqua, asciugandosi con un incantesimo e vestendosi tranquilla di pura oscurità, una delle poche volte in cui lo era. Si stiracchiò e si allontanà da lì stando attenta a non essere vista da nessuno. Non dovevano scoprire uno dei nascondigli che più utilizzava o poteva dire addio alla compagnia del silenzio. Chissà cosa potrei fare oggi tentò di dirsi pensando a qualcosa. Guardò il cielo del suo mondo, grigio e cupo, presto sarebbe arrivata la notte, momento per cui sarebbe dovuta rimanere nel suo Mondo a riposare e dare spazio alla Dea Bianca. Teoricamente parlando.

– Ancora in giro? Ti piace proprio trasgredire.–

Quando sentì quella voce intenta a ridacchiare il suo corpo per un attimo fremette dalla rabbia e ribrezzo. Le bastava poco per diventare irritabile. Di nuovo!

– Non ho nulla da fare Damon, mi adeguo. Mentre tu dovresti tornare al lavoro visto che di cose da fare non ti mancano.–

Il ragazzo era dietro di lei, lo sentiva ma non si voltò minimamente per guardarlo, probabilmente aveva pure fatto una smorfia infastidita. Le Creature Oscure non sopportavano molto gli ordini, talvolta provavano a ribellarsi persino alla Distruttrice, colei che aveva dato corpo ai peccati da cui erano stati plasmati. O almeno fino a quando lei non mostrava il suo potere e ciò che era in grado di scatenare.

– Ho sentito che ci sono un paio di Salir sul letto di morte. Me ne devo occupare?– disse lui dandole finalmente qualche notizia che voleva sentire già da qualche ora, stare troppo ferma non era da lei.

– Non potete uscire, è inutile che insisti. E quanto avrebbero ancora questi splendidi malcapitati?–

– Un paio d'ore secondo i miei calcoli. Le loro anime sono offuscate nel Limbo, a stento si possono intravvedere.–

– Perfetto. Tornatene al lavoro.–

Si lecco le labbra maligna a quella notizia e spiegò le ali nere volando verso il suo portale, ignorando l'Infinitus e fu subito nei cieli del Regno Assoluto. Atterrò qualche istante dopo su un tetto di qualche casa in un posto che non le interessava mentre il cielo si schiariva grazie al sole pronto per mostrare la sua luce. Presto tutti i Salir si sarebbero svegliati, alcuni di loro lo erano già da ore. Vediamo com'è la situazione...

Chiuse gli occhi per un attimo cercando la prima delle due anime dal destino incerto, era una cosa semplicissima da percepire per lei, così naturale. Eccoti. Trovò infatti la sua preda perfetta toccando con la lingua un canino assaporando già l'energia che l'avrebbe presto raggiunta. Prima, però, avrebbe fatto una veloce tappa lì nei dintorni: una donna era intenta a prepararsi per uscire molto probabilmente, si ammirava davanti allo specchio della sua casa in pietra che Sheera aveva raggiunto silenziosa come solo lei poteva esserlo. E lei aspettò che si voltasse, che si distraesse per prendere un qualcosa e le apparì dietro giusto in tempo quando si rivoltò per tornare al proprio riflesso. Il suo volto rilassato come il sorriso svanirono e la donna cacciò un urlo nel vedere un'ombra dietro di sé, girandosi subito di scatto ma non trovando nulla.

Sarà stata la mia immaginazione, avrò dormito poco. provò a dirsi la povera vittima ma il suo corpo si bloccò quando sentì un tocco ghiacciato lungo la schiena.

Attenta... le disse una voce in un sussurro all'orecchio. Subito si allontanò di corsa da casa sua sentendo una risata maligna, quella della Dea Nera abbastanza divertita.

– Quanto è bello nutrirsi della paura altrui, si inizia con il piede giusto la maggior parte delle volte.–

Dopo che si saziò della paura della donna decise di mettersi a camminare un po' in giro essendosi trovata in un piccolo paesino del Regno Assoluto, quel mondo dalla magia di basso livello. Agraq, così si chiama questo posto quindi pensò dopo aver letto un'insegna di una bottega locale mentre vagabondava.

C'era molta gente in giro e la cosa non le piaceva granchè ma fortunatamente non la vedevano per il suo essere invisibile. Talvolta capitava che dei ragazzini intenti a scorrazzare ovunque le attraversassero il corpo come se nulla fosse e le provocava fastidio, oltre ad una sensazione spiacevole per i poveri ragazzi, colpiti dalla fredda sensazione del male che molto spesso li immobilizzava dalla paura senza motivo.

Improvvisamente, un fragoroso rumore si espanse subito poco distante da lei: una vetrata di una falegnameria si era frantumata senza motivo e una gran folla era già accorsa a vedere, preoccupazione e curiosità li sentiva chiaramente nell'aria. Ops, colpa mia ridacchiò tra sé e sé. Era bastato uno sguardo e il vetro si era infranto, giusto per non vedere troppo l'ordine intorno.

Furono i raggi del sole a distrarre la Dea che custodiva il potere della Distruzione, le toccavano la pelle dandole fastidio e costringendola a coprirsi maggiormente con la mantella di nera oscurità che aveva indosso, il cappuccio completamente calato sul viso. Non riparava granché ma era pur sempre meglio di niente per un essere come lei.

Aumentò il passo sentendo odore di morte imminente nelle vicinanze. Dev'essere uno dei due di cui mi ha parlato Damon. Si fermò proprio davanti a quello che i Salir definivano ospedale, era lì da cui proveniva quell'odore di vecchio, marcio. Fece una smorfia disgustata, delle volte avere i sensi molto sensibili non era proprio un bene e si finiva per sentire cose anche a lei spiacevoli.

Silenziosa e invisibile, passò oltre ad infermieri, letti di ragazzini semplicemente influenzati non erano in pericolo di vita per cui doveva lasciarli in pace, per sua sfortuna. Si bloccò di colpo quando l'odore dell'imminente morte si affievolì mutando in qualcosa di dolce e frizzantino. Benché fosse la prima volta che lo sentiva, le fu chiaro che la vita aveva ripreso a scorrere nello sconosciuto. Maledetta, dev'essere riuscita ad arrivare prima di me quella! sospirò, evidentemente la Dea Bianca era in giro anche lei a svolgere i suoi compiti.

Un grido la fece voltare, non un grido di paura o dolore ma un semplice schiamazzo di una piccola bambina contenta sdraiata nel suo lettino comodo e caldo poco distante da sé. Non doveva avere più di un anno e, cosa alquanto strana, alla corvina parve che fosse in grado di vederla nonostante l'incantesimo di invisibilità. Non aveva la minima idea di come fosse possibile.

Si avvicinò leggermente e la piccola continuò a guardarla allungando una manina paffuta e rosea verso la ragazza dalle ali scure che invece avrebbe dovuto incuterle paura. Senza accorgersene, Sheera fece un passo verso di lei sfiorando con le dita la mano e osservando gli occhioni blu come il mare della piccola. Non la stavano scrutando, semplicemente erano come felici di vedere qualcuno. Non poteva toccarla realmente essendo in quel momento incorporea ma la bambina provò comunque a prenderle la mano che sfiorava ora il suo volto sorridente come a studiarla e sembrò rimanere delusa quando non ci riuscì, facendo scuotere la testa alla corvina. La sua pelle mi ricorda quella Dea...

– È proprio carina vero?–

Si staccò dalla bambina all'istante quando sentì una voce e si voltò a guardare la finestra alla sua destra. La ragazza dai capelli bianchi che aveva incontrato da poco era seduta lì tranquilla e la fissava con i suoi occhi viola chiaro.

– Sei qui allora.– le disse con un tono leggermente annoiato e freddo, distaccato. Si era ricomposta subito e si era già rimessa in cammino, il suo opposto la fissò come se si fosse aspettata altro.

– Dove vai?– le chiese quindi.

– A cercare l'altro uomo.– fu semplice la risposta. Successivamente, una domanda improvvisa.

– Vieni o no?–

– Perché?– chiese dopo poco la chiara ancora stupita messasi a seguirla restandole però distante. Non si conoscevano dopotutto.

– Non so se quell'uomo possa salvarsi, non posso forzare troppo la morte ma tu dovresti agire subito da quanto ho capito in questi anni. Sbaglio?–

– Oh, sì giusto.–

Rimanendo in silenzio per tutto il resto del tempo, uscirono dall'edificio e continuarono a camminare tra i campi nei dintorni. La corvina accelerò subito il passo quando sentì di nuovo quell'odore che le fece arricciare il naso ma che l'avrebbe sfamata farsi più intenso. Ed eccolo lì, disteso tra il grano e coperto di sangue, gli occhi chiusi, il respiro molto debole e irregolare, quasi impercettibile. Un povero uomo dal triste destino.

La Dea Bianca rabbrividì e rimase anche lì distante senza guardare troppo la vittima. Sheera invece si accucciò per studiarlo qualche secondo, aveva lungo il corpo segni di graffi e morsi profondi. Dev'essere finito sotto le grinfie di qualche lupo, non una fine interessante pensò ascoltando il suo battito farsi sempre più debole. Ma non fu l'unica cosa che percepì e spostò per un attimo il suo sguardo violaceo sull'altra ragazza il cui cuore di energia positiva batteva veloce. Era agitata, cosa aspettarsi da una Creatura Chiara?

– Non credo che tu possa fare qualcosa.– le disse poi tornando a guardare l'uomo ormai più morto che vivo. Infatti, la chiara annuì tristemente.

– No, non posso. Altererei l'equilibrio.–

Così, la Dea Nera passò la mano di pura freddezza sul petto dell'uomo. Vide poi, con la coda dell'occhio, che il suo opposto si era voltata stringersi tra le sue stesse braccia ma non si lasciò distrarre da tale debolezza e ritornò al suo lavoro. Si formò una sfera grigiastra, una nuova anima priva di un corpo in cui stare e la fece sparire con un incantesimo, alzandosi subito dopo. Non vi era più nulla se non il pallore cadaverico della vittima assieme al suo stesso sangue. Non la scosse per niente quell'immagine, rimase impassibile. Nuovamente.

– Non senti niente quando lo fai?– le chiese la chiara improvvisamente.

– Vedo i loro ricordi. Positivi o negativi che siano, non importa. Essi saranno sempre nella sua anima che vagherà per una zona del mio Mondo finché non sarà pronto per poter rinascere.– riferì solamente preparandosi ad andare. Però, qualcosa la obbligò a poggiare per davvero lo sguardo sull'altra i cui occhi erano fissi sul corpo lacerato e che stava iniziando a polverizzarsi. Era l'effetto che procurava Sheera quando raccoglieva direttamente lei le anime.

Inclinò la testa curiosa ma anche perplessa: la Dea Bianca stava versando qualche lacrima per uno sconosciuto? Senza farci caso, le si avvicinò appena e gliene asciugò una con l'indice, sfiorò la sua pelle e percepì calore. Fece un passo indietro una volta resasi conto di ciò che aveva appena fatto e sentendo in sé qualcosa una strana sensazione. Così si voltò e spiegò le proprie ali corvine ma una mano sul polso la bloccò. Il suo tocco era davvero caldo e lieve.

– Mi chiamo Kyra. Tu?– le disse la Dea. La guardò per un paio di secondi freddamente, poi liberò il suo polso dalla sua stretta delicata voltandosi di nuovo.

– Anche se te lo dicessi, cosa cambierebbe?–

Notò subito che all'altra non piacque il modo con cui le aveva risposto. Alla fine sospirò.

– Sheera.– disse solamente prima di spiccare finalmente il volo e andando lontano.

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