15 - Privi di paura
Quella notte Kyra era rimasta seduta per ore ed ore ad osservare il cielo e a lasciarsi meravigliare da come cambiava con il passare del tempo. Sheera, invece, se ne era andata poco dopo il loro dialogo senza dire una parola, e la chiara non le aveva chiesto nulla al riguardo o anche solo provato a trattenerla per non stare da sola. D'altronde non erano collegate tra loro, di tanto in tanto si scambiavano qualche parola, pensiero, ma non potevano fare molto altro. Era già pericoloso che si vedessero, a detta di Selena.
Così era rimasta avvolta nel silenzio, sola, a tratti colpita da una sensazione di inquietudine come le stava accadendo in quel momento: vagava per qualche strada spaesata della periferia di Stavira in una notte già abbastanza fredda da averla obbligata a scaldarsi con la sua magia, il corpo che sprigionava una lieve luce.
Perché le sto intorno? Continuava a domandarsi mentre, un passo dopo l'altro, fissava la strada ciottolosa, in sua compagnia il vento a muoverle i capelli come a volerle dare ascolto. Non riesco a starle lontana, forse perché è l'unico essere con cui io abbia mai effettivamente parlato continuò sbuffando. Sentiva come una specie di attrazione verso la corvina, come mai? Per quale motivo provava felicità nel vederla? Era il suo opposto, come poteva essere gioiosa di poter vedere la personificazione del Male? Anche se, in parte, era curiosa di sapere cosa si celasse in esso, le era completamente nuovo. Però, cosa pensava di poter trovare? Non ne aveva idea, eppure gli occhi viola scuro ammalianti di Sheera sarebbero diventati un'ossessione per lei andando avanti di quel passo. Come mai non riusciva a leggere nulla in essi se non pochissime sensazioni di qualche secondo?
Fu un'aura negativa a distrarla così come altre volte. Solo che non le era così tanto familiare, o almeno in parte ed era alquanto strano, inusuale. Per questo si fermò e fissò alla sua destra uno strano locale da cui la luce fuoriusciva dalle finestre. Non c'era così tanto caos là dentro come altri che aveva visto volando in quelle zone, raramente si avvicinava a posti del genere.
Era un edificio piccolo e in mezzo a due case abbandonate e mal ridotte come tutte le altre intorno dai tetti pericolanti. Le sembrava strano che fosse l'unica cosa viva in quella desolazione. Le mura erano consumate, sembrava che potesse crollare tutto da un momento all'altro, l'intonaco che si staccava dai mattoni quasi ammuffiti, il legno delle finestre marcio. Non vi era alcuna insegna sopra l'entrata dalla porta per metà scardinata la cui maniglia era arrugginita. Fece una smorfia di disgusto per tutto questo, le sarebbe bastato uno schiocco di dita per portare l'intera zona al suo vecchio splendore, peccato se significava andare contro al destino, lui non le aveva fatto capire di intervenire per compensare con la sua magia positiva quella negativa.
La sua curiosità ebbe però la meglio sulla preoccupazione ed entrò. Le bastò attraversare i muri essendo incorporea in quel momento e la luce di candele su grandi lampadari anch'essi arrugginiti la avvolse: tavoli in legno erano sparsi ed erano occupati da uomini grandi e grossi, chi con cicatrici, chi con quelle che venivano chiamate armi, altri con vestiti strappati e impolverati. Tutti avevano un brutto aspetto e ghigni sul volto mentre bevevano boccali stracolmi di alcol a farle pizzicare il naso. Alcuni erano già ubriachi e deliravano. Sicuramente non il suo ambiente.
Una presenza però la confuse poiché tutti loro non erano brave persone a sentire l'aura grigiastra che emanavano e lo sentiva chiaramente, ma una stonava tra tutte, qualcuno la cui aura era nera dalla sua nascita. Ogni anima ne nasceva con una positiva e si tramutava nel tempo in base ad azioni svolte nella vita, decisione prese, peccati. Non per quella persona non così difficile da individuare per lei.
Stava seduto su un alto sgabello in un angolo del bancone in legno lercio dove un uomo alto e magro serviva da bere a tutto il locale. Er l'unico in disparte, quasi nell'ombra e accanto ad una finestra spalancata da cui l'aria fredda entrava muovendone i capelli neri corti quasi alle spalle, indosso una camicia scura che lo faceva sembrare un ragazzo ma, nonostante non ne vedesse il volto, sapeva che non lo fosse, lo dimostravano le sue gambe snelle e femminili coperte da dei pantaloni aderenti in pelle. Solitamente erano le cacciatrici di taglie a poterli indossare tra le donne da quanto avesse appreso tra i Salir.
C'è qualcosa che non mi torna... Si avvicinò lentamente e nel farlò notò che alle mani portava dei guanti scuri in pelle dalle dita scoperte, e delle unghie nere come la pece per un attimo la fecero sussultare.
– Non è un posto per te questo, dolcezza.–
Voce melodiosa e ammaliante come una lama a doppio taglio, pelle cadaverica e occhi neri. Due pozzi profondi ed infiniti, inquietanti. Labbra in un sorrisetto malizioso. Non c'erano dubbi, quella era la Dea Nera mimetizzatasi tra i Salir e ben visibile.
– Ecco a te cara, offre la casa.– disse l'uomo dall'altra parte del bancone dopo averle dato una bottiglia di vino facendole l'occhiolino, lei che ridacchiò in un modo strano. Forse maligna?
– Che stai facendo?– le sussurrò Kyra appena l'uomo se ne andò tra gli altri tavoli avvicinandosi a lei, rimanendo ancora invisibile. Si stava iniziando ad agitare, per quale motivo era lì sotto quella forma?
– Mh, quello che voglio? Mi annoiavo.– le rispose semplicemente bevendo un sorso dalla bottiglia e leccandosi le labbra in modo sensuale, guardandola; Kyra percepì nuovamente quello strano brivido lungo il corpo ma cercò di ignorarlo.
– Non dobbiamo interagire con loro.– continuò.
– Tanto non sanno niente della mia identità, per loro sono solo una cacciatrice di taglie, nulla di più. E poi sono stupidi, tra un po' non ricorderanno nemmeno della nostra esistenza.– ribatté la corvina bevendo qualche altro sorso.
– Ehi, benvenuta mia cara. Vuoi qualcosa? Non sembri di queste parti.— disse l'uomo tornato al bancone davanti alle due e fissando Kyra che rimase per un attimo perplessa. Poi vide il proprio riflesso attraverso un vassoio d'argento appeso davanti a sé: era visibile, i suoi occhi da viola si erano trasformati in grigi, i capelli sempre bianchi, un semplice vestito neutro indosso ed una mantella per il freddo. Era come una persona normale all'apparenza. Sheera, tu, lurida Ingannatrice... La corvina doveva aver usato la magia su di lei senza che se fosse accorta.
— Scusala, è un'apprendista e non parla molto.— gli spiegò la corvina a lui che annuì dando subito dopo una bottiglia alla chiara prima di andarsene di nuovo.
— Che cosa hai fatto?— sbottò Kyra guardandola arrabbiata o più che altro agitata, il suo cuore di energia positiva che batteva all'impazzata. Sheera ridacchiò divertita invece, aveva usato la magia sulla chiara pur di infastidirla, era noiosa quella notte.
— Allora ti innervosisci, cominciavo a pensare che fossi sempre così perfetta. Rilassati, dovresti imparare a preoccuparti meno delle conseguenze.—
Kyra sospirò e cercò di calmarsi prima di poter risultare strana con i Salir intorno a sé e spostando l'attenzione sulla bottiglia davanti ai suoi occhi inclinando la testa. Non aveva mai mangiato né bevuto qualcosa di quel Mondo o degli Yarix, aveva visto innumerevoli banchetti pieni di prelibatezze ma nessuno di quelle le era saltato per la testa di avvicinarsi così tanto.
— Cos'é?— le domandò, l'altra doveva saperlo sicuramente.
— Lo chiamano vino ma non credo ti piacerà molto, a meno che non ti voglia ubriacare come il resto delle persone qui dentro.—
Sheera continuò a bere indisturbata mentre osservava l'altra con la coda dell'occhio. Non aveva la minima idea di come fosse riuscita a trovarla, non si era nemmeno aspettata di vederla entrare in un locale del genere appena aveva percepito la sua aura oltre la porta ammuffita. Era incuriosita dall'ingenuità e innocenza di quella ragazza che prese la bottiglia davanti a sé con titubanza rigirandosela tra le mani.
— Bleah! Non mi piace per niente! Come fai a bere questa roba?— la sentì esclamare quando provò a fare un sorso di quel liquido scuro e la sua espressione disgustata la fece sorridere appena. Sembrava una bambina alle prese con questioni da grandi.
— Te l'avevo detto.— le disse prendendole il vetro dalle mani e aggiungendo una nuova bottiglia tra quelle che avrebbe finito in quelle ore.
— Che ci fai qui, dolcezza? Non vai a casa? È un po' tardi.— aggiunse poi osservando fuori dalla finestra il buio che regnava già da parecchio.
— Non chiamarmi in quel modo.— ribatté Kyra all'istante.
— Vedrò.—
Le piaceva così tanto provocarla, era un dono il suo infastidire e chissà per quale motivo vedere la reazione di una persona così pura alimentava solo di più la sua voglia. Una preda perfetta per l'essere dall'anima più nera.
— E comunque, non lo so. Ho percepito dell'energia negativa che non riconoscevo mentre vagavo.— le rispose infine alla domanda posta all'inizio, non se n'era dimenticata.
Sheera continuò a fissare fuori dalla finestra finendo altro vino come fosse acqua in attesa: lei era lì per un motivo preciso a differenza della Creatrice, il problema ora era proprio la sua presenza. I suoi piani sarebbero dovuti cambiare con lei intorno. Meglio che veda. Ricordava come la chiara aveva reagito alla morte di un solo uomo, cosa sarebbe accaduto se ne avesse viste molte di più? Anche se si stupiva del fatto che ci avesse effettivamente pensato e non se ne fosse semplicemente fregata Devo mandarla via, è l'unico modo. Ma che...
Il corpo caldo di Kyra toccò il suo gelido tutto d'un tratto e un brivido le percorse la schiena facendola voltare. La chiara teneva il volto basso e fissava a terra perciò non vedeva il suo volto, il suo sguardo. Tuttavia, non le servì per capire che aveva paura, ne sentiva l'odore e le sue mani, tenute sul grembo, tremavano lievemente. Oltre lei notò degli uomini fissarle, o meglio, fissare Kyra. I loro occhi non erano benevoli, tutt'altro e sentiva i loro desideri: la bramavano. Anche la chiara, sicuramente, doveva aver sentito qualcosa che doveva averla infastidita, ma non doveva essere abituata a ciò per poter reagire. Lei era tutta luce e benevolenza, non conosceva il Salir caduto nella miseria, che traeva piacere dal dolore altrui.
La rabbia iniziò a impossessarsi del suo corpo di ghiaccio ed energia negativa senza che se ne accorgesse e distolse lo sguardo mettendo una mano su quelle dell'altra, come a dirle che sarebbe andato tutto bene.
— Devi andare via da qui. Ora.— le ordinò quasi. Però era già tardi, un uomo dietro di loro si era alzato per raggiungerle cercando di parlare con la chiara. Erano sempre quelle più innocenti che cercavano, volevano macchiare la sua anima in maniera inconscia, bearsi del fatto che avevano catturato un essere puro come lo erano stati loro un tempo e rinfacciarlo ad altri come una gara. Per quello non avevano messo gli occhi sulla corvina, lei che non aveva di certo un'aria di chi attraversava per la prima volta luoghi del genere.
— Ehi splendore, ti va di divertirci un po'?—
Dalla sua voce si capiva che non fosse molto lucido e questo portò solo più agitazione nella Dea Bianca che si strinse tra le sue braccia. Si sentiva oppressa, violata da quegli sguardi maligni che la immobilizzavano. Cosa le stava accadendo? La sua mente non riusciva a pensare, solo a sentire i loro luridi commenti. Non poteva usare la magia o avrebbero visto che era diversa e la sua identità doveva essere nascosta a tutti i costi. Perché era entrata lì?
— Non ti azzardare a toccarla.—
La voce autoritaria, fredda, tagliente, cupa e leggermente roca di Sheera la riscosse. L'uomo, il quale si era avvicinato nel mentre, aveva allungato una mano verso di lei e L a corvina l'aveva preso per il polso stringendolo con una forza anomala, bloccandolo. La guardò e percepì qualcosa di strano in lei, rabbia? Fame? Il suo volto era basso, i capelli lo coprivano, l'altra mano libera era stretta a pugno e le nocche erano bianche. Sembrava starsi trattenendo.
— Giù le mani dal nostro capo, ragazzina!— esclamò un altro uomo poco dietro che li raggiunse minaccioso, provando a colpire Sheera con mosse incerte dovute all'alcol. Lei però si spostò e, non seppe come essendo avvenuto tutto così di fretta, riuscì a scaraventare il primo uomo contro l'altro, facendoli cadere a terra. E li fissava con uno sguardo che Kyra non le aveva mai visto in quelle settimane: i suoi occhi erano tornati viola, sempre profondi e misteriosi ma ora erano specialmente irati, glaciali e persino lei fu scossa dal timore, oltre che sentirsi così inferiore al suo cospetto nonostante fossero di egual potenza. Che fosse un suo potere innato?
— Se vogliamo una cosa ce la prendiamo. Sempre.— disse un altro alzandosi dal suo posto per aiutare gli altri due a terra.
— Oggi non sarà così.— rispose lei cupa guardandoli come se fossero solo inutili giocattoli. Cosa che, in fondo, delle volte erano per lei. Cosa potevano fare essere così insulsi contro di lei? Lei che guidava il ciclo di ogni cosa?
Del sangue sporcò la parete dopo che Sheera colpì il primo uomo che aveva osato avvicinarsi alla chiara con un solo colpo, facendogli sbattere la testa contro al muro e fargli lasciare le penne all'istante. Gli altri due subito la raggiunsero e fecero per colpirla ma schivò senza problemi ogni singolo attacco, colpendoli a loro volta poco dopo e ritrovandoseli a terra sotto i suoi piedi.
— Beh, tutto qui?— domandò annoiata, e subito tutti gli altri uomini del locale la raggiunsero per provare a colpirla, invano. Kyra non riusciva a starle dietro con lo sguardo per la sua velocità e principalmente perché sentiva dolore nel vedere spargimento di sangue, la vista le pareva a tratti sfuocata, le membra contorcersi. Sheera non stava usando la sua magia per fermarli o incantarli né la sua reale forza., in quel momento la teneva a bada ed era come un normale Salir con una tecnica di combattimento impeccabile che la faceva prevalere sugli altri.
In Kyra si accese qualcosa, non seppe cosa fosse, forse ammirazione ma anche disgusto, però quella scena le fece vedere la realtà come stava che non aveva mai visto: non era mai rose e fiori ovunque per davvero. Tutti quegli uomini avevano dei peccati alle spalle e facevano del male lì dove lei cercava di rimediare portando del bene anche a loro. Ma non funzionava mai, certe cose sarebbero rimaste immutate, non importava quanto si impegnasse per dare a tutti la possibilità di vivere serenamente, presto sarebbero ritornati i soliti peccatori.
Perché allora tutti questi sforzi? I mondi andrebbero avanti da soli anche se entrambe non ci mettessimo del nostro ogni giorno. Possiamo davvero venire meno dei nostri doveri delle volte... Ma è trasgredire...
Il silenzio che regnò improvvisamente nel locale la riscosse. I corpi inermi di tutti quegli uomini erano a terra privi di vita e Sheera era in piedi davanti a loro e le dava le spalle. Sentiva il suo respiro lievemente affannato per l'adrenalina, nemmeno una traccia di sangue sulle sue mani tornate ad essere rilassate, anche la sua rabbia era diminuita. Le luci delle candele erano quasi inesistenti ormai dato lo scontro e quelle rimaste creavano una luce fioca.
Si alzò dal suo posto e raggiunse la corvina che si voltò verso di lei. Vide dai suoi occhi viola scuro che sembrò per un attimo spaesata, come se fosse stata per qualche istante in una specie di trance.
— Stai bene?— le domandò Kyra preoccupata e la Dea Nera annuì, passandosi una mano tra i capelli scuri.
— Sì, tranquilla. Scusa se... ho reagito così. Non volevo spaventarti.—
Sheera non la guardò negli occhi quando lo disse ma per terra, e grazie a questo la chiara capì una cosa: era in imbarazzo, e quando lo era si mostrava di più, faceva vedere che non era così fredda. Sorrise per questo.
— Non mi hai spaventata.— scosse la testa. Aveva sentito il dolore altrui, quello purtroppo sì e ancora sentiva il corpo intorpidito, ma non aveva provato paura.
— Davvero?—
Sheera la fissò dopo quella frase e la Dea Bianca annuì, notando poi un taglio sulla sua guancia, verso lo zigomo. Senza rendersene conto si avvicinò, pochi passi a dividerle, e allungò un braccio verso di lei, la sua mano calda a sfiorarle il volto. Non guarivano all'istante sotto quella forma da finto Salir.
— Ti fa male?— le chiese e Sheera la guardò per un istante confusa. Ma la sua espressione cambiò presto, i suoi occhi si fecero maliziosi e ammalianti come il suo sorrisetto, prendendo con la mano il polso dell'altra con una presa delicata.
— Non saprei.— le disse fissandola negli occhi. Kyra si sentì avvampare, la sua magia da seduttrice non funzionava su di lei da quanto aveva detto Selena, o si sbagliava? Allora perché aveva improvvisamente caldo? Lo sguardo di Sheera poi si spostò da quegli occhi violacei al polso di quel corpo caldo e una sensazione allo stomaco iniziò a crescere. Era da un bel po' di ore che non si nutriva di sangue, le anime non la sfamavano così tanto e nemmeno il caos o le emozioni negative.
— Puoi farlo se ti serve.—
-- Cosa?—
Kyra la riportò alla realtà anche se non capì a cosa si stesse riferendo.
— Hai bisogno di sangue no? Specialmente dopo aver steso questi tipi, anche se per te erano insignificanti.—
La guardò negli occhi, erano sinceri come il suo sorriso.
— Ne sei sicura?—
Non avresti dovuto dirlo, perché l'hai fatto? Stava morendo dalla voglia di assaporare di nuovo il suo sangue da giorni ed era quasi riuscita a dimenticarsene. Fino a quel momento, le sue parole. Kyra annuì, la fame aumentava e l'idea di allontanarsi e cercare qualche animale o anche Salir stava diventando troppo estrema, rischiava di creare casini che non voleva. L'ho fatto così tante volte, perché sono nervosa ora? Devo calmarmi...
Così, con la mano ancora sul polso della chiara, se lo portò alla bocca, i canini erano lievemente più lunghi e affilati del normale. Ma prima di morderla guardò ancora quegli occhi viola chiaro che continuavano a non provare paura e sola pura curiosità, poi il sapore del suo sangue di Dea le arrivò con un impatto immediato. Era esattamente come ricordava, dolce, forte, sentiva la calma di Kyra che la contagiò rilassando il suo corpo.
Per un attimo sentì la sua energia voler prendere di più ma si fermò in tempo e liberò il polso di Kyra, la ferita che si rimarginò subito mentre lei rimase con un lieve affanno facendo preoccupare la Dea Bianca, incurante delle vittime intorno a loro.
— Tutto ok?—
— Sì, tranquilla.— le disse solamente voltandosi e guardando gli uomini sotto di sé pensando ad una singola cosa. Non seriamente avuto paura di me come tutti gli altri...
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Ehilà! Sono ancora viva ragazzi, non preoccupatevi ahaha. Torno da voi con una bella notizia: dalla prossima settimana avrò più tempo libero avendo una diminuzione importante di ore dal lavoro e ciò mi permetterà di avere un'intera estate (e si spera anche meno) per poter concludere questa storia che ormai sto portando avanti da parecchio. Mi concentrerò interamente su essa prima di poter pubblicare qualcos'altro, sia per sistemare le idee sulla prossima avventura e sia per lasciarvi con un po' di suspence ;)
Alla prossima! <3
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