11 - Sempre più domande
Stare nel suo mondo, di solito, la faceva stare abbastanza calma grazie alla bassa temperatura, non creava scompiglio né procurava caos, la solitudine non la abbandonava quasi mai; peccato che, in giorni come quello, un certo Damon decideva di girare per tutti gli Abissi Infernali nella sua ricerca chiamandola tempestivamente. La sua voce fastidiosa era ovunque, Sheera aveva perso quasi completamente la poca pazienza che possedeva, avrebbe voluto ridurre qualsiasi cosa in brandelli pur di sentire nient'altro che il silenzio in quel momento.
Se ne stava rintanata nella sua stanza sotto il lago segreta, i capelli sciolti a coprirle il volto chino, le mani appoggiate sul tavolo-mappa. Stava cercando di fare respiri profondi e ignorare non solo il suo demone inutile ma anche la fame che cominciava a farsi sentire insieme al ricordo di un sapore nitido nella sua mente benché non lo volesse: quello della Dea Bianca.
– Per quale motivo ho assaggiato il suo sangue quella volta? Maledetto istinto!–
Non si era aspettata di veder sanguinare il suo opposto, in quanto esseri incorporei non sarebbe dovuto accadere e a lei, fino a mesi e mesi prima, non era mai capitato. Aveva ipotizzato che forse era stato l'incantesimo di indurimento la causa, ma Kyra non lo aveva sfruttato durante la chiacchierata nell'acqua. Era possibile che i loro corpi stessero cambiando allora? E quale modo migliore per scoprirlo se non ferirsi?
Aveva fatto apparire una lama e con una fredda semplicità aveva tracciato pressione sulla pelle cadaverica e, qualche istante, dopo, lo stesso rosso dai riflessi dorati visto in Kyra fece la sua comparsa prima di svanire in un battito di ciglia, rimarginando il tutto. Sfortuna volesse che accese la sua fame e, poiché si era soffermata troppo sull'immagine della Dea Bianca ferita, essa le diceva di voler assaporare nuovamente il suo sangue, percepire le stesse sensazioni.
– Qualsiasi altra Creatura magica ma non lei, il suo sangue sembra essere un tranquillante per me ed è fastidioso!–
Scosse la testa, doveva ritornare in sé, ignorare i crampi allo stomaco che si fecero sempre più fitti fino a renderle difficile respirare.
– Ho detto no!– gridò lanciando a terra il libro accanto a sé; la rabbia stava iniziando ad avere la meglio, i suoi sensi si concentrarono interamente sulla voce di Damon all'esterno, di nuovo a chiamarla da qualche parte degli Abissi Infernali. L'energia in sé cominciò a crescere e si teletrasportò fuori dalla stanza in uno schiocco di dita e volando alto alla ricerca di quel ragazzo. Lo trovò in fretta vicino al Limbo e gli si buttò addosso tra capo e collo ancor prima che potesse rendersene conto.
– Mi pareva di averti detto di non dovermi disturbare o sbaglio?!– gli ringhiò contro aggressiva. Il demone era con la schiena a terra, Sheera addosso seduta per non farlo alzare, una mano stretta al collo. Lo vide sghignazzare nonostante l'aria non gli stesse arrivando ai polmoni. Il brivido del pericolo era allettante per le Creature Oscure.
– Non è colpa... mia se non... rispondi.–
– Stammi bene a sentire, quando dico di lasciarmi in pace ti conviene farlo. Chiaro?!–
Parlò lentamente, tutta la rabbia si poteva sentire dalla sua voce perfettamente. Poi la ragazza gli morse il collo con forza sentendolo gridare dal dolore improvviso; aveva sete, sentiva il bisogno di sangue e non le importava di quel ragazzo, se l'era cercata. Viscido, putrido, amaro, ostile, il sangue nero di Damon non era per niente paragonabile a quello di Kyra, andò solamente ad aumentarne la voglia. Di nuovo lei...
– La prossima volta non sarai così fortunato.– gli disse dopo averlo lasciato libero, sentendolo boccheggiare e riprendere aria. Lei invece si sentiva fremere, la voglia di uccidere che le saliva in tutto il corpo. Si leccò le labbra con fare seducente e negli occhi malignità.
Damon la guardò inorridito quando lei mostrò un ghigno strana, non l'aveva mai visto. Svanì nel nulla lasciandolo solo a guarire, riapparì a qualche chilometro di distanza davanti ad un paio di demoni grandi e forti. Stavano sghignazzando tra loro e torturando qualche anima innocente all'interno del Limbo. Non dovevano importunare nessuno, lo aveva detto numerose volte. Camminò davanti a loro fino ad arrivare ad un paio di metri di distanza guardandoli con freddezza e divertimento allo stesso tempo.
– Ehi bellezza, ti aggreghi? Le anime sono così stupide!– le disse uno di loro sghignazzando. Un secondo dopo si ritrovò a terra, la testa staccata dal corpo e a svariati metri di distanza. L'altro demone sbiancò, aveva visto la ragazza balzare sul suo amico, mordergli il collo e staccarglielo di netto con un'abilità e velocità impressionante. Sue era si era semplicemente rialzata come se nulla fosse, maligna, le labbra nere per il sangue che aveva bevuto, la lingua che toccava un canino, tutto in quell'immagine la rendeva così inquietante tanto da impressionare persino una Creatura Oscura qualsiasi. Anche il cielo era molto scuro, tuoni risuonavano ovunque. Cominciò ad indietreggiare spaventato mentre lei si avvicinava con lentezza.
– Sbaglio o le mie anime vanno lasciate in pace?– gli disse apparendogli dietro e toccandogli con le dita le spalle, lui totalmente immobilizzato dalla paura.
– Voglio una risposta!– comandò da dietro all'orecchio con voce roca, autoritaria, aggressiva, le mani ghiacciate ferme sulle spalle in una presa che si faceva sempre più stretta.
– S-sì, signora...–
– E allora perché stavate tormentando le mie anime? Vi ho chiesto di sorvegliarle e non di fare altro!–
Si spostò davanti a lui, le braccia intorno al suo collo, gli occhi così ammalianti e profondi.
– Noi... Volevamo solo divertirci un po', non abbiamo molto da fare.– tentò di salvarsi in qualche modo, il suo respiro era ansioso, il battito accelerato.
– Capisco.–
Lei avvicinò il volto a quello di lui senza interrompere il contatto visivo, stava usando il suo potere ammaliatore e si sentiva così bene, così forte, senza preoccupazioni per la testa in quel momento libera.
– Ti lascio andare per stavolta, ma ricorda agli altri che posso fare qualsiasi giochetto con loro, sempre alle mie regole.– gli sussurrò all'orecchio e vedendolo annuire all'istante. Fece un passo indietro a dopo gli diede un calcio allo stomaco, facendolo piegare in due a terra.
– E vedete di ascoltare.– disse per ultima cosa prima di allontanarsi e camminare per alberi alti pronta a fare ciò che le veniva meglio: portare caos ovunque, persino nel suo Mondo.
Un vortice nero e freddo che pareva infinito, voci disperate, lacrime, richieste di aiuto o pietà tutte ammassate tra loro a creare confusione nella sua testa; urla, il dolore di qualcuno, la paura, il terrore, preoccupazioni che prendevano forma. Si mise a sedere di scatto finalmente sveglia, la pelle fredda era imperlata di sudore, il respiro corto e affannoso, le mani tra i capelli neri nella disperata ricerca di un modo per far passare il mal di testa che tutto quello le aveva causato. Questi maledetti incubi!
Cercò di calmarsi e, fortunatamente, tutto tornò regolare in una manciata di minuti, dopodiché cercò di capire dove fosse: era per terra nella stanza sotto il finto lago, tutto era silenzioso e c'era poca illuminazione data dai cristalli luminosi. Forse era notte negli Abissi Infernali, oppure era solo nuvoloso e la luce scarseggiava. Nulla che le potesse tangere.
– Prima o poi questa cosa che io veda gli incubi di tutte le Creature estistenti d'un colpo mi farà impazzire! Troppa energia tutta insieme...– si lamentò in un sospiro, raccogliendo i lunghi capelli corvini in una coda veloce e disordinata, alzandosi e stiracchiandosi un poco.
– Come ci sarò finita qui?–
Provò a fare mente locale massaggiandoti le meningi e vaghi ricordi andarono a schiarirsi debolmente. Sbuffò.
– Perfetto, ora ho un demone in meno!–
Scosse la testa e si mise le mani nelle tasche dei pantaloni che indossava penseriosa. Saranno passati come minimo due giorni... Purtroppo, quando perdeva il controllo della sua energia ci metteva parecchio a riprendersi e non era una novità, ormai aveva imparato cosa fare una volta tornata in sé; prese un bicchiere qualunque da uno scaffale di roccia e ci versò un liquido scuro raccattato lì accanto e bevendolo, sentendosi subito in forze. Era una pozione rigenerante, ne teneva sempre un po' da parte e sottomano per quelle evenienze. Era pur vero che, essendo una Dea, la personificazione di un potere primordiale, era immortale e quindi poteva guarire in ogni circostanza ma non aveva mai voglia di aspettare che il suo corpo si ristabilisse da solo.
Uscì poco dopo dal suo nascondiglio, e camminò per svariati metri prima di trovarsi davanti Damon. Inizialmente l'aveva trovato annoiato e senza nulla da fare, appoggiato ad un albero, ma appena lui percepì la sua presenza e incrociò il suo sguardo si irrigidì subito, il corpo scattò sull'attenti.
– Sai che non mi devi fissare per più di cinque secondi.– gli ringhiò contro infastidita.
– Sì, sì, ti da fastidio. Devo fare qualcosa di particolare o mi devo annoiare anche oggi?–
– Controlla i perimetri e le altre Creature Oscure. Nient'altro.–
Poi svanì in una nube nera pronta per comparire nel Mondo dei Salir. Sa bene i suoi compiti, perché glieli devo sempre ripetere!? Stava ricominciando ad agitarsi e cercò all'istante un posto con dell'acqua fresca per schiarirsi le idee; non le ci volle molto, trovò un fiume grazie al rumore d'acqua scrosciante in cui affondò le mani. Sentiva il freddo, lo percepiva, eppure non era la stessa cosa degli Abissi Infernali, non le pareva reale e in parte fu frustrante. Era frustrante essere incorporea in quei momenti.
Sospirò e decise di riprendere il suo percorso verso l'ignoto, un passo dopo l'altro sul pelo dell'acqua senza difficoltà. Di tanto in tanto capitava che i suoi piedi ghiacciassero la superficie, non se ne preoccupò più di tanto essendoci abituata. Nel mentre guardava il proprio riflesso: i suoi occhi scuri non esprimevano nulla di nulla, neppure lei riusciva a leggerli, a leggere in sé stessa e capire cosa provasse con esattezza. Non era brava in quello, poteva essere in grado di creare nuovi incantesimi o pozioni, capire le paure delle persone e giocarci come con le menti, manipolarle, illuderle.
Un tocco caldo sulla spalla la fece sussultare facendole anche perdere la poca concentrazione che il camminare sull'acqua richiedeva; per poco non cadde, riuscì a stare in piedi giusto in tempo. Quando mai non percepiva altre presenze anche immersa nei suoi pensieri? Ma che diamine!?
Sentì una voce calda ridere, una risata vera e... splendida. Il suo cuore di energia negativa sembrò smuoversi per un attimo, quello era il potere che poteva sprigionare Kyra, davanti a lei, con un gesto così semplice?
– Direi che ora siamo pari con gli spaventi, tu che dici?– domandò la Dea Bianca sprizzante di energie e con il sorriso sul volto, gli occhi luminosi, il busto lievemente inclinato verso di lei e le mani dietro la schiena su cui stavano chiuse le ali. Anche lei stava camminando sul pelo dell'acqua.
– Divertente, perché non iniziamo una gara a chi spaventa di più?– le rispose fredda e acida, nervosa. Eppure la chiara non batté ciglio, sembrò non rimanere ferita dal suo modo di fare. O forse non riusciva a percepirlo perché l'altra era una Dea abile come lei? Cos'è che hai in te che non mi permette di leggerti chiaramente? È fastidioso!
– Scusa, non pensavo che ti desse fastidio la cosa. Non me lo aspettavo nemmeno.– continuò la chiara sempre con quel sorriso in volto. Le dava fastidio, come poteva essere sempre così ottimista?
– Mi hai solo presa alla sprovvista.– le ringhiò contro Sheera e l'altra alzò le mani in segno di resa, o quasi.
– Se lo dici tu.–
La corvina le lanciò uno sguardo truce che la fece ridacchiare. Possibile che con te è così diverso? Perché non hai paura di me, non sei arrabbiata per come ti rispondo? Quella era una situazione abbastanza nuova, e odiava non saper cosa fare o come comportarsi, eccome.
– Comunque non ti ho vista in questi giorni, stai bene?– le domandò poi Kyra inclinando la testa da un lato curiosa ma, in un certo senso, anche preoccupata. Le interessava davvero? Tra le Creature Oscure non esisteva niente di tutto ciò, era una cosa normale preoccuparsi anche per gli estranei?
– Vedi di farti gli affari tuoi.–
Stavolta lo vide, la Dea Bianca si tirò su dritta con uno sguardo dispiaciuto e risentito. Questo provocò il Sheera... disagio? Dispiacere? Qualsiasi cosa fosse, la fece sospirare e distogliere lo sguardo da quello viola chiaro dell'altra.
– Scusa, sono un po' su di giri e sono intrattabile in questi casi.– le spiegò. Non la voleva intorno in quel momento ad essere sinceri. Non voleva esagerare o spaventarla per davvero, farle vedere fin dove poteva arrivare. Ma perché se ne preoccupava?
– Non fa niente, capitano a tutti i giorni no. Volevo solo salutarti.– la salutò ritornando come sempre, radiosa. Le mostrò un sorriso subito dopo e poi spiegò le sue ali candide andandosene via e lasciandola sola. Fu lì che il suo sguardo viola scuro diventò freddo e tagliente, strinse le mani a pugno, le unghie che per poco non entrarono nella carne che non c'era. Non devo mostrarmi a lei, non devo abbassare la guardia.
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