Natale
She walk like summer
and she acts like rain.
(Pat Monahan)
Leighton dorme nella mia stanza.
O almeno, spero che lo stia facendo. Sarebbe assurdo se nemmeno lei riuscisse a trovare riposo.
Io, invece, sono sveglio sul divano da ore. Senza di lei tra le mie braccia, non riesco a trovare pace, né tantomeno a prendere sonno.
Mi giro e rigiro, cercando disperatamente il calore rassicurante del suo corpo accanto al mio.
La sua sola presenza mi ha donato una notte di serenità che mi è mancata per mesi interi.
Adesso mi sembra di non poterne più fare a meno perché l'alternativa di sprofondare ancora negli incubi e negli attacchi di panico mi terrorizza.
Se chiudessi gli occhi tornerei immediatamente a essere il protagonista di quel thriller agghiacciante in cui muore il mio migliore amico e io assisto impotente ai suoi ultimi attimi.
Non che non ci pensi continuamente anche quando sono sveglio, ma di notte quel ricordo sfocato prende vita e mi azzanna alla giugulare.
Perché di notte non puoi controllare i pensieri inconsci sovraccaricando la mente con altre attività. No. Non puoi. Così, quello che ti tormenta, si materializza diventando notte dopo notte, un incubo senza fine, fin troppo realistico e doloroso.
Alla fine, mi alzo per l'ennesima volta, scoglionato, frustrato e senza più voglia di lottare contro l'insonnia, i miei demoni e i desideri malsani di lei.
Questa notte, sopraffatto dallo sconforto e dalla disperazione, ho già divorato un libro di giurisprudenza di Nohea.
Devo ammettere che la materia mi affascina, ma mai lo confesserei a lui. Non voglio certo alimentare il suo ego smisurato.
Avvocato egocentrico e spocchioso com'è, già mi risulta insopportabile di suo.
Eppure, una cosa l'ho capita: la miglior difesa è sempre l'attacco.
Devo smettere di essere un ignorante in legalese, o non avrò mai una possibilità di uscirne pulito.
Questo processo mi sta consumando, e non posso permettermi di continuare a stare in disparte, come un vegetale che guarda la propria vita svanire sotto il peso di accuse infondate, razziste e pregiudiziali.
Mi fido ciecamente di Sofia come mio difensore. Non so nemmeno il perché, ma è così. È una di quelle sensazioni che sento a pelle e che razionalmente non so spiegare perché sono pochissime le volte che le ho sperimentate.
Chiamalo sesto senso, intuito o semplice affinità, tuttavia capita che persone sconosciute lascino un imprint positivo e affidabile.
Eppure, ho bisogno di sentirmi coinvolto, di diventare parte attiva nella mia difesa. Solo così riuscirò a risalire dalla voragine in cui sono precipitato.
Se qualche mese fa me lo avessero chiesto, avrei riso all'idea di mettermi a prendere appunti su casi giudiziari. Eppure, eccomi qui.
1. Curtis Flowers
Curtis Flowers, un uomo afroamericano del Mississippi, è stato processato ben sei volte per l'omicidio di quattro persone in un negozio nel 1996. Sebbene non fosse specificamente accusato di omicidio colposo, il suo caso è emblematico per l'iter giudiziario controverso e le successive assoluzioni. Le accuse si basavano su prove circostanziali deboli e su una selezione della giuria discriminatoria. Nel 2019, la Corte Suprema ha annullato la sua condanna, e il caso è stato archiviato.
2. Sabrina Butler
Nel 1989, Sabrina Butler, una giovane madre del Mississippi, è stata accusata di omicidio colposo dopo la morte del figlio di nove mesi, Walter. Condannata a morte, durante un nuovo processo è emerso che il bambino era deceduto per una rara malattia e non per sue azioni. Dopo anni in prigione, è stata dichiarata innocente.
3. Richard Ricci
Richard Ricci è stato inizialmente sospettato del rapimento e della presunta morte di Elizabeth Smart, una ragazza scomparsa nello Utah nel 2002. Sebbene non formalmente accusato di omicidio colposo, le autorità lo avevano identificato come il principale sospettato. Ricci è morto in carcere prima che il vero responsabile fosse catturato, e la sua innocenza è stata confermata solo postuma.
4. Cameron Todd Willingham
Cameron Todd Willingham è stato condannato e giustiziato in Texas nel 2004 per l'omicidio delle sue tre figlie in un incendio domestico. Successivamente, esperti indipendenti hanno stabilito che l'incendio era probabilmente accidentale, sollevando seri dubbi sulla sua colpevolezza. Sebbene non si trattasse tecnicamente di omicidio colposo, il caso evidenzia gli errori giudiziari che possono portare a condanne ingiuste.
Questi esempi sottolineano quanto sia fondamentale per il sistema giudiziario basarsi su prove solide e verificabili. In molti di questi casi, accuse ingiuste sono state il risultato di errori investigativi, pregiudizi o prove interpretate erroneamente. L'analisi di queste vicende evidenzia l'importanza di un sistema equo e della revisione critica delle procedure.
Spero tanto di non diventare il caso numero 5 che studieranno a legge negli anni a venire.
Al momento, non saprei nemmeno come usare queste informazioni a mio favore e, probabilmente, tutti questi appunti non sono altro che il delirio di un povero sonnambulo!
La notte sembra infinita. È già ufficialmente Natale, e rischio seriamente di imbattermi in Babbo Natale mentre consegna i regali, o, nel mio caso, nel Grinch, visto che continuo a consumare il pavimento camminando avanti e indietro.
Il desiderio di entrare in camera mia e sdraiarmi nel mio letto, accanto a lei, è una costante che mi tormenta.
Ma non devo cedere. Non posso permettermi di abbandonarmi a certi desideri malsani, per quanto intensi e impellenti.
Il mio autocontrollo, però, sta vacillando. Trovo assurdo non potermi concedere ciò che mi rende felice, ciò che mi dona un po' di serenità: il semplice contatto con il suo corpo.
Eppure, devo resistere. Non posso abituarmi a lei. Non devo. Altrimenti, finirei per non sopravvivere senza.
Cerco di distrarmi: prendo carta e penna dal cassetto della cucina e faccio un lungo respiro, tentando di recuperare un minimo di lucidità.
Ma sapere che lei è sotto lo stesso tetto mi destabilizza. Il pensiero di Leighton mi gioca brutti scherzi, accendendo in me emozioni contrastanti e, a tratti, tutt'altro che caste.
Mi verso un bicchiere d'acqua gelata, sperando che possa raffreddare i miei bollenti spiriti e alleviare la gola in fiamme. Accendo la lampada a LED sopra il tavolo da pranzo e mi siedo svogliatamente sulla poltroncina color avorio, in morbida alcantara. Se non posso dormire, tanto vale fare qualcosa di utile, anche se so che finirò perso nei miei pensieri irrealizzabili.
Mi viene in mente il tema sull'amore che il professor Johnson ci ha assegnato dopo l'ennesima lite. Prima lo finisco, prima me ne libero.
Ma che ne so io dell'amore? Sono un dilettante, un innamorato allo sbaraglio che non riesce nemmeno a dare un nome a ciò che sente. Figurarsi se sono in grado di metterlo nero su bianco.
La linea che separa odio e amore è sottile, talvolta indistinguibile. Amore e odio sono sentimenti così simili e travolgenti da confondersi, fino a coesistere. Non serve essere fragili per sentirsi sopraffatti. Basta una crepa, e vedi la tua autostima sgretolarsi.
Ma io non parlo per esperienza, perché l'amore non l'ho mai provato. O almeno, credevo di non averlo mai provato per nessuno, nemmeno per me stesso. La rabbia, l'odio, la sensazione di abbandono, di inadeguatezza e tristezza, invece, li conosco bene. Sono un fardello che mi accompagna da sempre. Ho imparato a dirigere quei sentimenti verso gli altri, a respingerli con forza. Anche verso di lei. Quella ragazza insopportabile che è in grado di farmi toccare il cielo con un dito ed esplodere come una supernova.
Non solo per quanto sia bella da togliere il fiato, ma per quel suo carattere unico, diverso da chiunque altro. Il suo nome, Nerea, suona dolce, legato al mare come il mio.
Ma l'amore, che cos'è, se non una guerra tra sguardi, anime e cuore? Va oltre un semplice richiamo fisico o chimico. Supera le incompatibilità caratteriali che mi hanno fatto pensare di detestarla. È la grazia con cui si è fatta spazio nel mio cuore, vulnerabile ai suoi sguardi.
Eppure, il vuoto che sento nel profondo mi condanna a un difetto affettivo e caratteriale. È la scusa perfetta per giustificare il mio odio verso il mondo, la mia paura di mettermi in gioco, di lasciarmi andare. L'amore non fa per me. È un sentimento ingombrante, toglie spazio alla mia libertà e al mio equilibrio mentale già precario. Non sono il tipo che si annulla per qualcun altro, che rinuncia ai propri sogni per inseguire romanticismi sdolcinati. Io sono abituato a fare tutto da solo. Non voglio un guinzaglio, né un cappio al collo.
E soprattutto, non voglio condannare una ragazza a un legame nocivo legato al mio declino funesto.
Per questo mi tengo a debita distanza dall'amore, dalle relazioni. E persino dall'amicizia. Perché tutto, inevitabilmente, finisce. Voglio rimanere me stesso, con i miei difetti e con la mia testa di cazzo. Non voglio più raccogliere i cocci della mia vita, né del mio cuore deluso.
Ferisci per primo. Ferisci per ultimo. Nessuno ha il diritto di farmi male di nuovo, a parte me stesso.
Ma che cazzate sto scrivendo?
Perché parlare dei propri sentimenti dev'essere così difficile?
Eppure, su una cosa sono sincero: lei non merita di finire nei miei casini. È sciocco credere che l'amore sia sufficiente a sistemare tutto, perché, spesso, quel sentimento, per quanto grande, puro e totalitario, non basta.
Ricominciamo.
La linea che separa odio e amore è sottile, talvolta indistinguibile. Amare e odiare una persona, nello stesso momento, è un paradosso. Ma anche una verità. Ti accorgi che la persona che pensavi di odiare, in realtà, non è così male. Di lei ti piacciono il sorriso, il modo in cui arriccia i capelli con le dita quando è nervosa, i suoi ragionamenti, le sfuriate, i difetti che sarebbero insopportabili su chiunque altro, ma che su di lei sono... perfetti.
Sobbalzo. Una voce e un'ombra interrompono il flusso dei miei pensieri, oscurando il foglio.
《Te l'avevo detto che chi disprezza compra! Ricordi?》
Alzo lo sguardo. Mia sorella è lì, in piedi, con quel tono enigmatico che mi manda sempre fuori strada.
Agitato, appoggio la stilografica sul foglio, consapevole che Noele ha appena letto il mio tema.
Per fortuna ho usato un foglio nuovo. Non ho scritto niente di troppo compromettente. I miei pensieri restano miei.
Ma dal momento che si tratta di un tema con valutazione, direi che li stai mettendo a disposizione di tutti.
Sbuffo, sconcertato, osservando la mia mano macchiata di inchiostro blu.
《Seh!》 bofonchio.
《Non so perché invece di dormire scrivi relazioni sull'amore, ma è chiaro che ti serve il parere di un'esperta.》
Porta il bicchiere d'acqua alla bocca, poi continua con il suo monologo.
Conosco fin troppo bene la sua storia d'amore e anche il fatto che, per colpa mia, non possono sposarsi in grande come vorrebbero. Siamo sempre al verde. Il processo non aiuta. Anche se l'avvocato d'ufficio non lo pagavamo direttamente, le spese legali legate al mio caso continuano a dissanguarci.
Per una buona difesa serve un buon attacco. Ma l'investigatore pagato a peso d'oro è sparito con i soldi, così come l'avvocato. Zero risultati, solo debiti.
Spengo il cervello e torno alla traccia della tesina.
Mia sorella non demorde. Forse perché sa cos'è il vero amore, vede arcobaleni e rose senza spine.
Io, invece, vedo solo oscurità e rovi.
Pepehi kanaka.
Assassino.
È così che mi chiamano.
È così che mi vedono.
È così che mi ricorderanno.
Riprendo la mia amata biro. Scrivere mi dà un senso di libertà, come quando cavalco un'onda gigantesca con la mia tavola. Passare sotto il tunnel d'acqua, sperando di non essere travolto, è la sensazione più bella che abbia mai provato.
Dovrei parlare del mio amore per l'oceano, non dell'amore in termini generali, né tanto meno dettagliati riguardo a quella ragazza.
O almeno, lo era.
Prima delle competizioni, degli sponsor, delle estati passate in giro per il mondo. Prima dello stress, della rivalità. Quando surfare era solo un modo per evadere, per volare.
Quei soldi ci servivano. Ecco perché mi sono dato all'agonismo. Ma era prima. Non così lontano da dimenticare.
Il ricordo mi tormenta ogni notte. Da mesi. Una cicatrice indelebile, marchiata a fuoco.
Ecco perché aprire il mio cuore è così spaventoso. La linea è troppo sottile. Rischia di rompersi senza che io capisca nemmeno il perché.
Odio e amore. Amore e odio. Entrambi coinvolti nell'elaborazione neurale di ciò che gli specialisti chiamano "effetto dell'eccitazione emozionale": un'emozione intensa che può passare da positiva (amore) a negativa (odio).
Io preferisco restare neutrale.
L'amore intenso, ha distrutto già un sacco di miei amici, forse, alla luce dei nuovi eventi, dovrei chiamarli conoscenti. Sembra duraturo, travolgente, fantastico, surreale perfino, ma poi, passata l'enfasi del momento e quel periodo di attrazione sessuale, che li fa accoppiare come ricci, si rendono conto, di quanto, invece, è fragile e passeggero. Senza preavviso, sopraggiunge la tristezza, la disperazione, che si trasformano in odio, per la persona, che avevi giurato di amare.
Io, salto l'amore e mi limito semplicemente a odiare.
Avercela col mondo intero, è più facile. In fondo, non mi ha mai risparmiato.
《L'amore è l'unica ragione di vita.》
Non per me.
《Prima ci rendiamo conto che l'amore è una fesseria, una favoletta per ragazzine, un sentimento astratto come le stronzate che predicano sulla Bibbia, e prima accetteremo che il mondo è marcio e fa schifo.》
《Comincio a credere che il tuo cinismo sia nocivo.》
《Solo perché sono realista? Tu sei sfacciatamente utopista. Noele, apri gli occhi, o ti farai male.》
《Sei tremendamente negativo. Cosa ti è successo? Prima eri solare, avevi dei sogni...》
《Sai esattamente cosa mi è successo.》 Stringo il pugno con veemenza, fino a farlo diventare pallido.
《Non è stata colpa tua.》
《Non è quello che pensano gli altri. Quando sei l'unico a sopravvivere, il dubbio è lecito.》
《Kai, non è così. E Nerea merita la parte migliore di te.》
La verità? Non interessa a nessuno. Viviamo in un'epoca in cui le fake news, la reputazione, la popolarità a scuola e il numero di follower fanno davvero la differenza e sono l'unica cosa che conta. Io non sono come il resto della popolazione. Non mi nascondo dietro sorrisi falsi, tag, post sul mio pranzo e fotografie di feste. No. Io non ho bisogno di "vendermi", ma solo di urlare al mondo il mio disdegno e la mia indignazione. Il mio profilo social? Una raccolta di citazioni famose e i miei pensieri, sotto il nickname di surfista triste.
《Nerea merita di meglio, comunque. Scusa, ma devo finire questa tesina.》
《A proposito, perché devi scrivere una tesina la notte di Natale?》
《Tanto per cambiare, si tratta di una punizione. E visto che non ho voglia di dormire...》
Porta le mani sui fianchi e mi guarda negli occhi lanciandomi un'occhiata torva e minacciosa. 《Punizione?》
《Ma la deve fare anche ula'ula.》 Cerco di giustificarmi.
《Sai che consolazione! Piuttosto, che cosa le hai fatto? Perché anche la poverina deve fare la tesina? Forza, parla, lazzarone! Cosa hai combinato per mettere anche lei nei guai?》
《Io? Perché dai per scontato che sia colpa mia?》
《Ti conosco.》
《Ma dai! Nerea mi dà sui nervi dalla prima settimana di scuola. In classe ci punzecchiamo e litighiamo continuamente ogni tre per due, e dopo l'ennesimo richiamo, il prof. Johnson, esasperato, ci ha dato la tesina per le vacanze.》
Le si drizzano le antennine.
《Fate finta di disprezzarvi, ma io ho visto come vi guardate! Come lei ti guarda.》
Scuoto la testa contrariato.
《Parli della stessa ragazza che una volta mi ha dato del buzzurro, analfabeta, troglodita e decerebrato. A me! Ti rendi conto? Le sue parole sono affilate come rasoi. Una volta le avevo solo chiesto un foglio, e lei è partita con un monologo sul disboscamento e sull'importanza della carta, dopo che avevo appallottolato i miei scarabocchi.》
《E tu, cosa le hai risposto?》
《Che potrebbe usare la sua lingua affilata per altri tipi di attività più interessanti e appaganti, invece di rompere i coglioni alla gente.》
《KAI!》 La voce stridula si alza di due toni.
《Era una battuta! Rilassati!》
《Una battuta da sessista e da cafone. Per fortuna Nerea è una ragazza intelligente che ha visto in te la parte migliore, altrimenti non sarebbe qui.》
Spesso, anche buona parte dei miei lati peggiori, e nonostante tutto, è qui.
Spesso? Non farmi ridere.
《Vado a dormire. Non fare cazzate o niente che io non farei. Mi raccomando. Buon Natale, kaikaina.》
《Notte.》
Mi rimetto a scrivere la tesina, usando un po' di spunti scopiazzati guardando internet sul telefono.
"Non fare niente che io non farei" mi spingerebbe a entrare nel mio letto e...
No.
Col cavolo.
Quasi al termine di un tema pieno di luoghi comuni, unicorni che vomitano arcobaleni e stronzate varie, un'ombra mi fa rabbrividire nuovamente. Sobbalzo.
《Cazzo, Noele, non puoi sempre arrivare di soppiatto!》
《Scusa. Non era mia intenzione spaventarti. È che... senza il mio cuscino... non riesco a dormire.》
La sua voce mi fa pentire di aver perso le staffe. Infatti, mi addolcisce subito.
《Perdonami. Sono sempre scontroso quando non dormo.》
《Sei sempre scontroso, Mr. Allegria. Ma non è questo il punto.》
《Giusto. Ti serve un cuscino in più, vero? Credo di averne uno...》
Scuote la testa.
《Non un cuscino in più. Il mio cuscino.》
Arrossisce violentemente.
《Il tuo cuscino? Come posso aiutarti in merito? Devo accompagnarti a casa tua e...》
《Sei dolce, ma non hai capito nulla.》
《In effetti, non capisco di che cosa hai bisogno, ula'ula.》
《Non di cosa, ma di chi: di te. Vieni a dormire con me di là, perché senza di te, che mi fai da comodo cuscino, non riesco proprio ad addormentarmi.》
La sua confessione, che è anche la mia, che non riesco a dormire senza di lei, mi fa esplodere il cuore in battiti sconnessi.
Mi sento come se un'ondata di calore mi stesse investendo, ma non è solo la temperatura della stanza. È il suo sguardo, il modo in cui mi guarda mentre mi dice quelle parole, come se fossero il richiamo di qualcosa che ho cercato per tutta la vita senza mai davvero ammetterlo e che ho evitato per tutta la notte.
La sua voce, così calma, ma piena di una sincerità, mi fa sentire nudo.
Non posso credere a quello che ha appena detto.
Non riesce a dormire senza di me?
Qualcosa che non avevo mai voluto ammettere e nemmeno provare, reagisce.
Si agita.
Si sveglia.
Non posso fare a meno di guardarla, di osservare la sua faccia che arrossisce, quel suo sorriso timido che mi fa sentire come se fosse tutto possibile. Ho un nodo in gola, ma non so se è paura o qualcosa di più, qualcosa che mi rende vulnerabile, che non voglio ammettere. Lei è la confusione, la tempesta e il rifugio, tutto insieme. Il suo sguardo che mi tiene prigioniero, è la tortura più bella.
Come può essere così semplice per lei? Come può volerlo così tanto, senza remore, senza paura?
Non è una richiesta la sua, è una confessione, un desiderio. E la sua vulnerabilità mi fa temere di non essere in grado di restituire lo stesso. La mia mente è un caos. Non riesco a pensare chiaramente, non posso concentrarmi su altro se non su di lei, su ciò che vuole da me.
Mi avvicino un passo, ma non sono sicuro se lo sto facendo per lei o per me.
Decisamente per te.
Voglio essere vicino, ma ho paura di sfiorarla, di sentire quella scintilla che potrebbe distruggere tutto ciò che ho cercato di mantenere intatto. Ogni mio passo è un conflitto tra ciò che voglio e ciò che credo di meritare.
《Non posso》 mormoro. Ma è una bugia. Lo sappiamo entrambi.
Non posso continuare a fare finta che il desiderio che sento non esista. Non posso ignorare che, più di ogni altra cosa, voglio essere lì con lei, anche se non so cosa significhi davvero. Non so se sono pronto a lasciare che le cose diventino reali, ma le sue parole mi costringono a guardarmi dentro, a riconoscere che qualcosa sta cambiando. Dentro di me.
《Ti prego.》
Alla sua supplica non trovo le parole per rispondere. Il mio cuore batte forte, il respiro si fa corto e difficoltoso.
Vorrei semplicemente sparire tra le sue braccia ma non posso.
Mi sono fatto una promessa e la devo mantenere.
Per il suo bene.
Perché il mio non è importante.
Ma poi... lei mi guarda, e non ho più scuse. Non c'è più un muro che posso erigere tra noi. Solo il silenzio che ci avvolge, il nostro respiro che si mescola, e l'incertezza di quello che verrà.
《Abbiamo già dormito insieme.》
《Tu... vuoi davvero che io dorma con te? Ne avevamo parlato e... non vorrei che si ripetesse l'imbarazzo del risveglio di questa mattina.》
Non so se è una domanda o una constatazione, ma le parole mi escono senza filtro, come se la risposta che spero sia dentro di me, ma non so se sono pronto a sentire quello che dirà. Non sono mai stato bravo a lasciarmi andare, a credere che qualcuno possa essere tutto ciò di cui ho bisogno. Ma guardando il modo in cui mi guarda, con quella sincerità che non può essere ignorata, qualcosa dentro di me si spezza.
Lei sorride, un sorriso che mi confonde, mi disarma. Non so se sono pronto, ma non posso fermarmi ora. Non posso negare quello che sento.
《Non mi interessano le conseguenze. Voglio solo stare con te. Abbracciata nel tuo letto e chissà magari riuscirò anche a dormire.》
Il suo respiro è più forte, ma la sua voce è un sussurro che riempie la stanza.
Mi sento come se stessi per cadere in un abisso, ma non ho paura. Non più. Non con lei.
《Non so come fai a manipolarmi così ula'ula, ma hai vinto tu.》
Riprendiamoci la notte.
《Dormi?》gli chiedo, cogliendolo con gli occhi chiusi. Non riesco a fare a meno di ammirare la sua bellezza e i tratti scolpiti nella perfezione.
《Come posso dormire, se ogni due minuti mi chiedi se sto dormendo, ula'ula?》
Spalanca gli occhi, e io volo in orizzonti infiniti e inesplorati. Non è arrabbiato, più divertito dalla mia sciocca domanda.
《Ti conosco da fine agosto, ma di te non so nulla. Solo qualche informazione di circostanza che mi hai gentilmente fornito per il tema del professor Johnson. Di cui, modestamente, ho preso una A.》
Scuote la testa, assottiglia gli occhi e fa un sorrisetto da stronzo che trovo adorabile. Temo che mi pentirò di averlo svegliato, disturbato e della mia invadente curiosità.
《Cosa vuoi sapere?》
I suoi occhi ora saettano curiosi, cercando i miei, prima di mordere il lato destro del labbro inferiore.
Muovo nervosamente le dita, imbarazzata più che mai. Dolcemente, le sue dita fermano il tremore, intrecciandosi alle mie.
Un milione di domande mi invadevano la mente, fino a un secondo fa, e ora che è disposto a rispondermi, non so nemmeno più cosa chiedergli. La mia attenzione è completamente concentrata sulle sue labbra e sul desiderio di baciarle ancora. Sento uno strano rimescolamento nello stomaco, la pelle andare a fuoco e un senso di torpore al cuore.
《Non mi piace parlare di me o rispondere a domande troppo personali, quindi, se la tua domanda non dovesse piacermi, mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Tuttavia, evita le domande banali.》
Annuisco, poco convinta. Questa sera non sono disposta a scendere a compromessi. Non glielo dico, ovviamente, e mi concentro sulle prime domande. Spero non si spaventi.
《Hai già deciso in che università vorresti fare domanda?》
《Harvard. L'ho promesso a mia mamma, ma...》 tentenna, come se le parole gli restassero bloccate in gola. 《Non penso di riuscirci.》
《Con i tuoi voti, secchione? Scherzi?》
《Non ho niente in comune con i secchioni, Leighton. Quest'anno, che dovrebbe essere il più importante, i miei voti sono deludenti. E così deluderò anche il sogno di mia madre. Forse l'ho già fatto, perché non sono all'altezza delle sue aspettative, di quello che pensava di me.》
《Sciocchezze! Io sono convinta che tua mamma sarebbe orgogliosa del ragazzo che sei. E poi non devi entrare in un'università solo per mantenere una promessa. Devi farlo per te stesso, solo se lo desideri davvero. Là fuori ci sono tantissimi college e altrettante opportunità.》
《Non puoi capire.》
《Stai parlando con qualcuno che sa benissimo cosa significa non poter decidere niente per sé, condizionata dalle scelte-spesso egoistiche-e dal lavoro dei propri genitori.》
Faccio una pausa, fissandolo con occhi intensi. Nonostante mi risucchino sempre oltre i confini dello spazio tempo, continuo con il mio discorso.
《Quindi sì, penso di capire. Non ho mai avuto una casa che potessi davvero chiamare mia, né amici. Prima d'ora non avevo mai fatto un pigiama party o partecipato a una festa. Non ho mai avuto nemmeno un ragazzo o qualcuno a cui potessi affezionarmi. Ci siamo trasferiti così spesso che, anche ora che sembriamo stabili, tengo una valigia pronta sotto il letto. Perché quando si parla dei miei genitori, nulla è mai definitivo. Ma l'università? Quella è l'unica cosa che sento davvero mia, l'unica scelta che voglio fare per conto mio, anche se loro si aspettano che segua le loro orme. Quindi ti dico: non farti condizionare.》
《Mi... dispiace per te. Davvero. Ma una promessa va sempre mantenuta, soprattutto se fatta in punto di morte. Il problema non è che non voglio andare a Harvard. È che non so più quale sia la mia strada. Ho perso interesse per i miei sogni e tutto l'impegno che ho messo nello studio, per essere "straordinario", sembra inutile. Perché quest'anno di eccezionale, in me, non c'è nulla. Tu invece sembri avere le idee più chiare, ula'ula.》
《Vorrei diventare una scrittrice, ma mi accontenterei di lavorare in una casa editrice. Sfondare nel mondo letterario non è così facile.》
Scrollo le spalle, quasi a voler minimizzare.
《Yale, Harvard, Princeton... hanno tutte ottimi corsi di laurea.》
《E sono lontani.》
Lo sussurra appena, come se la distanza fosse un ostacolo insormontabile.
Per me o per lui?
《La distanza non è un problema, se hai un posto dove tornare. Non credi? Magari andiamo a Harvard insieme.》
《Probabilmente hai ragione, e sarebbe bello vederti al college, ula'ula. Ma Harvard per me è così lontana dall'oceano...》
《L'oceano sarà sempre lì ad aspettarti.》
Sospira frustrato, come se avessi detto una sciocchezza, e secco mi chiede:《Prossima domanda?》
《Allora dimmi, cosa ti fa arrabbiare davvero?》
Lui mi guarda per un attimo, visibilmente indeciso se rispondere o meno.
《Non so se te lo dirò. Potrebbe essere un po' troppo personale》 dice infine, alzando un sopracciglio. È palese che si stia prendendo gioco di me.
《Oh, così siamo arrivati alla tua prima risposta evasiva?》 Lo stuzzico, mettendo le mani sui fianchi contrariata.
《Forse》 risponde lui con un sorriso che tradisce una leggera sfida.《Tuttavia... tu mi fai arrabbiare fino a farmi impazzire. E tu? Cos'è che ti fa davvero arrabbiare?》
《Tu quando fai lo stronzo, eludi le mie domande e mi ignori.》
《Touché. Quindi....》
Passa la lingua sulle labbra umettandole, in modo così sensuale ed erotico che potrei svenire all'istante. Da come mi guarda penso che sappia che mi sta facendo andare fuori di testa perché sembra flirtare con me e godere del mio imbarazzo.
《Non ti piace essere ignorata da me, ula'ula?》
Avvampo imbarazzata.
《Intendevo...Ignorata... Strettamente in generale.》
《Dovrei crederti? Mi stai divorando con gli occhi. Proprio adesso. E sei particolarmente carina quando arrossisci così.》
Sembra prendersi gioco di me.
《Si mantiene il contatto visivo quando si parla. Tutto qui.》
Cerco di rispondere atona, ma dentro di me una miriade di emozioni e di imbarazzo cercano di esplodere.
Lui si avvicina un po' di più, il sorriso si fa più malizioso.
《Davvero? Allora perché non smetti di fissarmi?》
Il battito del mio cuore accelera, e cerco di mantenere la calma senza davvero riuscirci.
《Non ti sto fissando. Sto solo... osservando.》
《Osservando, eh?》 dice lui, facendo una pausa, come se stesse pesando le parole.
《E cosa vedi, allora?》
Sento un nodo allo stomaco. Non so se voglio davvero rispondere a quella domanda, ma il modo in cui mi guarda mi fa sentire come se dovessi farlo.
Mi avvalgo della facoltà di non rispondere!
Vedo il ragazzo più bello delle Hawaii. Il ragazzo che mi ha rubato il cuore, che si è preso ogni briciolo di me e che adesso è più affascinante che mai.
《Vedo un ragazzo che sa come giocare con le emozioni delle persone per farle cadere ai suoi piedi e assoggettarle.》
Dico, cercando di sembrare sicura, anche se dentro sono un turbine di sensazioni confuse.
Lui sorride più ampiamente. 《E ti piace questo gioco, vero?》
Annuisco, ma il mio sguardo si fa più serio. 《No.》
Fantastico! Sto giocando con lui senza nemmeno volerlo!
Il suo sorriso si fa più sottile, come se stesse godendo di ogni parola che pronuncio, di ogni indecisione che lascio trasparire. Si avvicina ancora di più, quasi a sfiorarmi, e la sua voce diventa più bassa, più seducente.
《Sei sicura di non volere giocare? Perché a me sembra che ti stia piacendo più di quanto ammetti. E io, francamente, potrei continuare in eterno a punzecchiarti così.》
Il suo sguardo si fa ancora più intenso, come se stesse cercando di leggere ogni singola emozione che attraversa il mio volto. Mi sento come se stessi lottando contro qualcosa di più grande di me stessa, ma cerco di non farlo vedere.
È difficile, perché lui ha preso a carezzare il contorno delle mie labbra piene con il pollice. Sento i brividi pervadere ogni brandello di pelle, e la mia mente è un caos. So che dovrei fermarlo, dire qualcosa, fare qualcosa, ma il mio corpo sembra essersi dimenticato come reagire.
《Non ti bastano le tue vittorie agonistiche?》 rispondo, cercando di sembrare distaccata, anche se la mia voce tradisce una leggera esitazione.
Lui si avvicina ulteriormente, la sua presenza diventa impossibile da ignorare.
《Le vittorie sono noiose senza una vera sfida. E tu, ula'ula, sei la sfida più interessante che abbia mai incontrato.》
Sento il mio cuore battere più forte, ma cerco di mantenere la calma. 《E tu pensi davvero che io sia solo una sfida?》
Lui sorride, divertito. 《Penso che tu sia molto più di questo.》
Mi abbasso leggermente, cercando di evitare il suo sguardo, ma la sua voce mi raggiunge comunque, profonda e ipnotica. Lui mi alza il mento con due dita per intrappolarmi nei suoi occhi di cielo notturno.
《Sai che potresti fermarmi in qualsiasi momento, vero?》 la sua voce è un sussurro, bassa e avvolgente.
《Puoi fermarti da solo. Ma non lo fai. Perché? Ti piace annientarmi come tutte le altre?》
Deglutisco, cercando di trovare una risposta sfacciata e da stronza che non mi faccia sembrare completamente vulnerabile.
Il suo sorriso si fa più sottile, quasi malinconico. 《Pensavo fosse chiaro che con te non è mai solo un gioco.》
Quelle parole mi colpiscono come un'onda improvvisa. Cerco di leggergli negli occhi, capire se sta scherzando o se, per una volta, sta abbassando la sua guardia. Ma lui non mi lascia il tempo di analizzarlo. Si avvicina ancora di più, così tanto che riesco a sentire il suo respiro caldo sulla mia pelle.
《E se ti dicessi che non voglio smettere di provocarti? Che voglio vedere cosa c'è oltre il tuo muro, ula'ula?》 dice, con un tono così sincero che mi lascia senza fiato.《Voglio vedere fino a dove sei disposta ad arrivare.》
《E tu dove sei disposto ad arrivare?》
《Non si tratta di me, ma di te.》
《Io non arrivo da nessuna parte da sola.》
《Allora smettila con le domande banali e chiedi quello che davvero ti interessa, Leighton.》
Sento un fremito attraversarmi il corpo. Lui è così vicino che sembra voler disarmarmi completamente, e il modo in cui pronuncia il mio nome, lento e carico di significato, mi fa venire i brividi.
《E cosa dovrei chiedere, secondo te?》 rispondo, cercando di mantenere la voce ferma, anche se dentro di me si agita un vortice di emozioni contrastanti.
Sorride di nuovo, quella piega sulle labbra e le fossette sulle guance lo rendono dannatamente irresistibile, quasi pericoloso.
《Forse dovresti chiedermi se sto giocando davvero con te... o se sto rischiando qualcosa anch'io.》
La sua risposta mi lascia senza parole. È una confessione mascherata, un'arma che usa con precisione chirurgica per lasciarmi vulnerabile. Provo a guardarlo negli occhi, a cercare una falla in quella maschera di sicurezza, ma tutto ciò che vedo è intensità.
《Sei così sicuro di te, vero?》 gli dico con un filo di voce, il tono quasi accusatorio.
《Ma cosa succede quando il gioco ti sfugge di mano? Quando non puoi più controllare tutto?》
Lui inclina appena la testa, osservandomi con attenzione, come se stessi toccando un punto che non voleva mostrare. Poi, come al solito, si rifugia nella sua solita difensiva.
《Piccola dolce ula'ula, io ho sempre il controllo.》
《Davvero?》 ribatto, accarezzandogli il viso. Le mie dita seguono il contorno della sua mascella definita, e al mio tocco sussulta, sospirando. I suoi occhi si incatenano ai miei, penetrando fino alla profondità della mia anima. Vorrei dirgli tutto quello che mi esplode nel petto, ma ho paura di essere rifiutata. Di nuovo. Al mio tocco, il suo corpo trema impercettibilmente. Non so come interpretare questa vibrazione sotto i miei polpastrelli.
La sua voce arriva bassa, quasi sofferta. 《Con il tuo tocco delicato succede che scopro chi sono veramente.》 Fa una pausa, lasciandomi con il fiato sospeso.
《E forse vale la pena scoprirlo, anche se significa perdere. Con te.》
Le sue parole mi colpiscono come un'onda improvvisa, portandomi via il respiro. Non so se sta cercando di mettermi alla prova o se, per una volta, sta abbassando la guardia. Ma una cosa è chiara: non è più solo un gioco, non per nessuno dei due.
《E tu, ula'ula, hai paura di scoprire chi sei davvero? Vuoi sapere cosa ti piace di più, sopra ogni altra cosa?》
La sua voce si insinua sotto la mia pelle, toccando corde che non sapevo di avere. Mi sento vulnerabile e smascherata, ma non ancora pronta a cedergli tutto. Non ancora.
《Ora che sto vincendo, col cavolo che abbasso la guardia.》
Il tono della mia voce è una sfida, ma dentro di me so che sto bluffando. Non posso permettergli di vedere quanto mi sta turbando.
Lui inclina la testa di lato, con un sorriso malizioso che promette guai.
《Secondo me l'hai già fatto.》
Prima che possa ribattere, allunga la mano e mi sposta una ciocca di capelli dal viso, le sue dita sfiorano la mia pelle, e io sento un brivido percorrermi la schiena. La sua mano si muove con una lentezza esasperante, scivolando lungo la mia guancia, il suo tocco è così leggero da sembrare irreale. Si ferma sul mio mento, costringendomi a non abbassare lo sguardo, a non sfuggirgli. Il suo sorriso è una trappola, un invito pericoloso che so di non dover accettare, ma è come se non riuscissi a oppormi.
《Vedo che ti piace rischiare》 mormoro, cercando di recuperare il controllo, ma la mia voce è più debole di quanto vorrei.
Lui ridacchia piano, abbassando lo sguardo verso di me, come se potesse leggermi dentro. 《Solo con te, ula'ula. Rischiare con te è la mia sfida preferita.》
Mi fissa, e il tempo sembra fermarsi. Non so se sono io che sto cedendo o se è lui che sta giocando più audacemente del solito, ma qualcosa è cambiato. È come se tra di noi si fosse creata una tensione impossibile da ignorare.
《E cosa succede quando perdi?》 chiedo, alzando il mento per affrontarlo.
Lui avvicina ancora di più il suo volto al mio, tanto che posso sentire il suo respiro caldo sulla mia pelle. 《Io non perdo mai. Perdere con te potrebbe essere la mia sconfitta più grande, ma vincere, vincere sarebbe un trionfo.》
Mi lascio sfuggire un respiro tremante. Sto giocando con il fuoco, e lo so. Ma è troppo tardi per fermarmi. Mi fissa negli occhi, il suo sguardo così intenso che mi sembra di sprofondare in un mare in tempesta. Il cuore mi batte forte, tanto che sono sicura possa sentirlo anche lui.
《Vincere cosa, esattamente?》 mormoro, incapace di distogliere lo sguardo, anche se ogni istinto dentro di me mi dice di farlo. 《Non ci sono trofei da conquistare》 gli rispondo, cercando di ritrovare una parvenza di controllo.
Il suo sorriso si allarga leggermente, ma c'è una sincerità nei suoi occhi che non avevo mai visto prima. 《Non sto cercando un trofeo, Leighton. Di quelli ne ho a bizzeffe. Sto cercando qualcosa di vero. Qualcosa per cui valga la pena rischiare tutto.》
Deglutisco, incapace di rispondere. Le sue parole mi lasciano senza fiato, mi disarmano completamente. Perché una parte di me vuole credergli, anche se so quanto sia pericoloso.
《E cosa vale la pena per Kai Lokelani?》 chiedo, la voce quasi un sussurro.
Lui scivola con la mano lungo la mia guancia, il suo tocco leggero come una piuma, e si ferma sul mio mento, costringendomi a mantenere il contatto visivo. 《Non lo so ancora. Ma sappi che non gioco mai con i sentimenti, quando si tratta di te, ula'ula. E lo sai.》
Le sue parole mi scuotono, lasciandomi sospesa in un limbo. Non riesco a capire se sto per crollare o se, per la prima volta, sto abbassando le mie difese. Ma la paura riaffiora, impetuosa, come un riflesso automatico, pronta a proteggermi da una delusione che, secondo i miei calcoli mentali, ha una probabilità del 99,99%.
《Qual è il tuo rimpianto più grande, Lokelani?》 mormoro, il tono più vulnerabile di quanto avrei voluto.
Una scintilla di sorpresa attraversa il suo volto, seguita da un'ombra fugace che si riflette nei suoi occhi. Per un istante, sembra abbassare quella maschera di sicurezza che indossa sempre.
Vorrei che dicesse di non avermi appena baciata, ma il peso del momento è troppo forte, e poi c'è quel silenzio, pesante e carico di significato, che mi costringe a cercare una risposta nel suo sguardo. Quello che vedo non è più il Kai Lokelani che mi ha aperto il suo cuore: è un'altra versione di lui, più oscura, più distante, come se stesse combattendo una battaglia interiore che non vuole condividere.
《Il mio rimpianto più grande?》 ripete, e la sua voce si incrina appena. Accenna un sorriso amaro, ma i suoi occhi non lo accompagnano. Abbassa lo sguardo, come se le parole che sta per dire fossero troppo pesanti da sostenere, troppo vere per essere nascoste.
Un'ombra gli attraversa il viso, e per un attimo è come se fosse altrove, lontano da me, intrappolato in un ricordo che preferirebbe dimenticare. Il mio cuore batte più forte, ma non oso interrompere il silenzio. Aspetto, sospesa tra il desiderio di sapere e il timore di ciò che potrebbe rivelare.
《Essere stato debole,》 dice infine, la voce appena più bassa, quasi un sussurro. 《Non aver avuto il coraggio di reagire quando contava davvero. Ho dato per scontate troppe cose: perfino l'amicizia, perfino chi mi stava accanto.》
I suoi occhi si alzano lentamente verso di me, e c'è una durezza nuova in quello sguardo, ma anche una sincerità cruda che mi disarma. 《Ma sai una cosa? Alla fine, l'unica certezza che ho è che posso contare solo su me stesso.》
Le sue parole sono come un muro che si alza tra noi, freddo e impenetrabile, e io non so se posso o voglio abbatterlo. Una parte di me vorrebbe stringerlo e dirgli che non è solo, che non deve esserlo. Ma un'altra parte, più cauta, teme che lui non lo permetterebbe mai.
《Non puoi crederci davvero,》 riesco a dire, la mia voce più dolce di quanto avessi previsto. 《Tutti abbiamo bisogno di qualcuno, anche tu.》
Lui scuote la testa con un sorriso amaro. 《I bisogni rendono deboli, ula'ula. Io ho imparato a non dipendere da nessuno.》
Il suo tono è duro, quasi a voler mascherare un dolore più profondo. Lo guardo, cercando di catturare le crepe dietro la corazza.
《Pensi davvero che mostrarti vulnerabile ti renda debole? Che tenere tutti lontani, chiuderti a riccio e costruire muri sia la soluzione? Io questa notte ti ho finalmente visto per la prima volta.》
Lokelani rimane in silenzio per un istante, come se le parole che ho appena detto fossero più pesanti di quanto avesse previsto. Il suo respiro sembra rallentare, il suo corpo teso come se stesse cercando di comprendere la verità che gli ho appena offerto. Le sue dita si muovono con esitazione verso le mie, come se avesse paura di avvicinarsi troppo, ma poi, con un gesto che sembra più naturale di quanto volesse ammettere, intreccia le nostre mani. I suoi occhi si alzano, incerti ma intensi, e in quegli occhi vedo qualcosa che non avevo mai visto prima: una vulnerabilità che lui stesso non sa contenere.
《Non lo so, ula'ula... Con te è diverso. Ma cambiare non è semplice, non dopo anni passati a fingere di essere impenetrabile e a costruire muri invalicabili.》
La sua voce è un sussurro, carica di un dolore che non riesce a nascondere e che non passerà tanto facilmente.
Le sue parole mi colpiscono come una rivelazione e, senza pensarci troppo, mi avvicino un po' di più, come se un abbraccio fosse la risposta che entrambi stiamo cercando senza saperlo.
《Forse non devi abbatterli da solo.》
Sussurro, la mia voce morbida ma decisa.
《Forse... possiamo provarci insieme. Un passo alla volta, Lokelani.》
Le nostre mani si stringono più saldamente, e per un attimo il mondo sembra fermarsi. Non ci sono più muri, non ci sono più paure, solo la promessa silenziosa di un cammino che non sappiamo dove ci porterà, ma che ora siamo pronti a percorrere insieme.
Per un istante, il suo sguardo si ammorbidisce, una scintilla di qualcosa che potrebbe essere speranza illumina i suoi occhi scuri. 《E se ti facessi del male? Se sbagliassi di nuovo? Non posso rischiare... Non... di perdere te...》
Trattengo il respiro, ignorando la paura che mi morde dentro, e rispondo con un sorriso che spero possa rassicurarlo. 《Allora saprò che sarà comunque stato un rischio che valeva la pena correre.》
《Io... non valgo il tuo tempo, e soprattutto non valgo il tuo cuore,》 sussurra, la sua voce incrinata da una vulnerabilità che raramente lascia trapelare. Gli occhi scuri si fissano a terra, come se guardare me fosse troppo difficile. Prende un lungo e sofferto respiro, lasciando che il silenzio riempia lo spazio tra noi. Poi, quasi come se volesse chiudere la conversazione prima che possa diventare troppo dolorosa, aggiunge: 《io... non posso... non... de... Qual è la tua prossima domanda?》
Il mio cuore batte forte, confuso tra la voglia di afferrarlo e scuoterlo per fargli capire quanto vale davvero, e la paura di spingerlo troppo oltre. Ho così tante domande, ma una in particolare mi brucia sulle labbra: cosa siamo noi due?
Vorrei chiederlo, affrontare una volta per tutte questa danza infinita di esitazioni e rimpianti, ma non è mai il momento giusto. Ogni volta che facciamo un passo avanti, ne facciamo mille indietro, come se il nostro cammino fosse destinato a perdersi in un labirinto di paure e incomprensioni.
Lo guardo, il fiato sospeso, e mi chiedo se troveremo mai il coraggio di smettere di scappare l'uno dall'altra.
《Fanno più paura i ragni, i serpenti o i ratti?》 gli chiedo, cercando di alleggerire l'atmosfera, anche se dentro di me so che probabilmente troverà banale la domanda.
Lokelani solleva un sopracciglio, un accenno di sorriso ironico sulle labbra. 《Che domanda è? La risposta è fin troppo facile. Nessuno di loro mi fa paura. Ma scommetto che a te sì.》
Mi stringo nelle spalle, cercando di mantenere un'aria disinvolta. 《Più che paura, mi fanno ribrezzo.》
《Probabilmente loro pensano lo stesso di te.》
《Scusa? Grazie per avermi appena detto che faccio schifo.》
《Non era quello che intendevo!》 dice scuotendo la testa con un sorriso.
《Immagina di essere un animale. Un uomo o una donna ai loro occhi sarà sempre mostruoso. Non credi?》
《Adesso fai anche il filosofo?》 ribatto.
《Ma ammetto che se dovessi trovarmi faccia a faccia con un serpente, probabilmente scapperei.》
Lui ride piano, quel tipo di risata che sembra più un respiro profondo che una vera e propria esplosione di divertimento. 《Quindi sei coraggiosa, ma solo fino a un certo punto, eh?》
Lo fisso, cercando di mantenere un tono scherzoso, ma con una punta di sfida.
《Non si tratta di coraggio. Si tratta di avere un minimo di buon senso e di istinto di sopravvivenza. Tu invece? Come reagiresti davanti a un serpente?》
Lokelani mi guarda con quel suo sorriso mezzo divertito e mezzo sfacciato e quel lampo disarmante dei suoi occhi che mi manda subito ko, poi inclina appena la testa.
《Dipende. Se il serpente fossi io, tu scapperesti? Se il serpente fossi tu, io non scapperei per niente.》
Sento il calore salire alle guance, e so che lui se n'è accorto, ma provo comunque a mantenere la mia compostezza.
《Forse sì, ma non sono sicura che potrei resistere alla tentazione di tornare indietro.》
Il suo sguardo si fa più intenso, come se cercasse di leggermi dentro.
《Sai che potrei morderti e avvelenarti il cuore, vero? A tuo rischio e pericolo, ula'ula.》
Un brivido mi attraversa, ma non è paura, è qualcosa di molto più difficile da spiegare. Mi umetto le labbra, pronta a rispondere, ma lui mi anticipa, la sua voce bassa, quasi un sussurro.
《E per la cronaca, a Oahu, non ci sono serpenti letali nativi o che vivono naturalmente sull'isola. A parte forse me.》
Le sue parole mi colpiscono come un sussurro velenoso e irresistibile, e prima che possa replicare, aggiunge con quel tono che riesce sempre a confondermi: 《Avanti, fai la tua prossima domanda. Tanto ho già capito che faremo l'alba insieme.》
Mi ritrovo a sorridere mio malgrado, combattuta tra la voglia di accettare la sfida e quella di mettermi al sicuro da lui. Ma con Lokelani, mettersi al sicuro non sembra mai un'opzione.
Il mio cuore perde un battito. Non so se è una sfida, una promessa o entrambe le cose, ma so che questa notte sarà difficile dimenticarla.
《Se avessi un unico desiderio, cosa vorresti?》
《Un unico desiderio non mi basterebbe. Non so. Forse vorrei riavere il mio migliore amico. Senza di lui, è tutto più difficile. E tu?》
《Così, su due piedi, direi la pace nel mondo.》
《Un desiderio molto profondo e sicuramente più realizzabile del mio.》
I suoi occhi si lucidano di mestizia e malinconia. Lo sento subito distante.
《Il tuo segreto inconfessabile?》 parlo senza pensare, solo per riportarlo da me.
Come se gli avessi chiesto qualcosa di veramente personale, sbianca sussultando.
《Ti avvali della facoltà di non rispondere?》 cerco di rimproverarlo con tono scherzoso e canzonatorio, dandogli dei buffetti sulla spalla.
《Se è inconfessabile, non posso rivelarlo sicuramente a te. Il tuo?》
《Non ci provare! Se non rispondi tu, non lo farò nemmeno io. Ti basti sapere che non ho segreti inconfessabili.》
《Convinta tu. Next?》
《Sei mai stato innamorato?》
《Finalmente. Questa è la vera domanda che vuoi farmi da tutta la sera e non avevi il coraggio di formulare. Vero?》
Accenno un sì con la testa, anche se in verità vorrei sotterrarmi.
《È una domanda piuttosto personale, ula'ula.》
Si sfiora il labbro con il pollice in modo pensieroso.
Subito mi pento della mia curiosità, e avvampo in terribile imbarazzo, abbassando lo sguardo e fissando le lenzuola di raso.
Con due dita mi solleva il mento e mi obbliga a navigare nei suoi occhi. Deglutisco a vuoto. La gola sembra essersi prosciugata come un pozzo riarso.
《No.》
Fa passare il dito che ha toccato la sua bocca sulle mie labbra e sussurra: 《ma mai dire mai. Per queste labbra potrei fare qualcosa di estremamente stupido.》
《Come...》 innamorarti di me?
Vorrei chiederlo, perché non ci sto più capendo niente, ma ansimo con il respiro affannato.
《Come baciarti.》
Sospira come se fosse in conflitto.
《Ma... ci sono confini che non dovrebbero mai essere oltrepassati.》
《Quei confini li abbiamo già abbattuti. Un bacio alla volta.》
《Leighton, stai mettendo a dura prova la mia sanità mentale. E il desiderio che provo per le tue labbra mi brucia vivo.》
《E tu sei così dannatamente ostinato! Non possiamo semplicemente concederci ciò che ci fa stare bene, senza complicarci la vita?》
《Non è così semplice, ula'ula. La vita non segue mai la strada che scegliamo, e io vivo giorno per giorno. Stai giocando un gioco pericoloso.》
《Allora, oggi viviamo come se fosse il primo e l'ultimo giorno di noi.》
《Mi stai chiedendo un primo e ultimo appuntamento?》
《Ti sto chiedendo di essere felice con me. Ora.》
《Un giorno?》
《Un giorno.》 Per cominciare. E poi spero che diventi un "per sempre" senza scadenze.
《D'accordo.》
《Allora, questo giorno di Natale sei mio?》
《Cosa?》
《Sei mio?》
《Se hai bisogno di sapere che sono tuo, te lo confermo: lo sono.》
《Quali sono le tradizioni di Natale della tua famiglia?》
Si incupisce leggermente.
《Quando c'era ancora mia mamma, le attività di famiglia ci riempivano la giornata: l'apertura dei regali al mattino, i giochi in salotto, il pranzo dove ognuno contribuiva con la preparazione e l'allestimento del tavolo. Dopo mangiato, facevamo una passeggiata sulla spiaggia e, per i più coraggiosi, un bagno al tramonto fino all'apparire delle prime stelle.
Poi veniva il momento del budino natalizio: lo compravamo sempre al chioschetto di Leilani e Kaleo, una coppia che vive nel nostro palazzo, poco prima che chiudessero. Dopo una doccia veloce, la serata continuava nella zona barbecue con tutti i vicini. Si grigliavano carne, salsicce e, ovviamente, marshmallow. Poi iniziava il karaoke, seguito da musica e danze. Io suonavo la chitarra, mia mamma l'ukulele, mio fratello il basso, Logan la batteria e Arata la tastiera. Mia sorella cantava. Quando è arrabbiata ha una voce stridula, da strega, ma quando canta... sembra un usignolo.
E da qualche anno, a coronare tutto, ci sono gli spettacoli di droni organizzati dal comune. Proiettano storie e immagini sull'oceano, così belle che fanno sembrare i fuochi d'artificio un vecchio ricordo.》
Scrolla le spalle, facendo una smorfia con le labbra. I suoi occhi si abbassano, e per un attimo sembrano velati di tristezza.
《Adesso Noele cerca di tener viva qualche tradizione, ma lo spirito del Natale non credo che ci appartenga più. Si è spezzato qualcosa, e in quella voragine ci anneghiamo. Io vivo, in ogni caso, della mia routine.》
《Cioè?》
《Il surf, ovviamente.》
Scoppio a ridere.
《Perché ho chiesto?》
Lui mi segue, ridendo di rimando. 《Perché non puoi farne a meno. E voi?》 chiede incuriosito.
《Le nostre tradizioni anglo-americane sono molteplici. La mia preferita era pattinare sul ghiaccio la notte di Natale al The Rink at Rockefeller Center con i miei genitori e i miei nonni, indossando stupidi maglioni natalizi abbinati. Ma anche nella nostra famiglia qualcosa si è spezzato.》
Lui mi guarda, riflettendo un istante. Poi sorride. 《Scegli una tradizione e oggi la onoreremo, Leighton.》
Lo fisso, incerta se prenderlo sul serio. 《Dici davvero?》
《Sì.》
La semplicità con cui lo dice mi colpisce. Non c'è traccia di sarcasmo, solo un'ombra di quella leggerezza che sembra essergli sfuggita di mano. Forse vuole restituirmi una scintilla di ciò che ha perso, o forse vuole ritrovarla insieme a me.
《Allora... preparati, perché oggi pattineremo sul ghiaccio. Anche se siamo alle Hawaii.》
Lui scoppia a ridere.
《Sul ghiaccio? Ti rendi conto che potremmo finire in spiaggia, a pattinare su sabbia e alghe?》
《Lo so, ma non importa. Troveremo un modo.》
《Sfida accettata.》
Il sorriso che mi regala è una promessa di follia, una promessa di un Natale diverso da quelli che entrambi conosciamo. E forse, per la prima volta da tanto, sento che qualcosa potrebbe ricucirsi.
《Canzone preferita?》
《"Chaconne" in D minor - Johann Sebastian Bach, dalla Partita No. 2 per violino. Suonata con la chitarra, è sublime.》 Rispondo, senza esitazione.
Lei inclina la testa e ride, quel suo sorriso contagioso che sembra rubato al sole. 《Qualcosa del nostro secolo?》 chiede, con una nota di sfida nella voce.
Mi fermo a riflettere, cercando tra le melodie moderne che abbiano lo stesso impatto di quella composizione eterna. Dopo qualche secondo, la guardo. 《"Tears in Heaven" di Eric Clapton. È contemporanea quanto basta, e con una chitarra classica suona incredibile. È pura emozione.》
Il suo sorriso si fa più grande. 《Adoro quella canzone, ma ti vedo troppo serio. Hai qualcosa di più... movimentato?》
Scuoto la testa ridendo, mentre passo le dita sulla chitarra immaginaria. 《Va bene, che ne dici di "Shape of My Heart" di Sting? Melodica, profonda, e la chitarra è la vera protagonista.》
Lei annuisce con entusiasmo, ma il luccichio nei suoi occhi suggerisce che non ha ancora finito con le sue richieste. 《Non male, ma ora voglio qualcosa che mi faccia ballare. Che ne pensi di "Señorita" di Shawn Mendes e Camila Cabello? La chitarra lì è perfetta per una serata estiva.》
Sorrido, ammirando la sua passione. 《Credo di capire cosa cerchi. Una canzone che abbia anima e ritmo. Allora ascolta questa: "Blackbird" dei Beatles. È leggera, intramontabile e ti trasporta in un'altra dimensione.》
Lei ride di nuovo, scuotendo la testa, con quel modo adorabile che mi disarma ogni volta.
《Sai cosa? La prossima volta, suonale tutte e deciderò qual è la mia preferita.》
Distolgo lo sguardo, un sorriso malinconico sulle labbra. 《Io... lo sai... non suono più.》
La sua espressione cambia, diventa più dolce, quasi triste.
《È un vero peccato. Vuoi sapere qual è la mia canzone preferita in assoluto?》
Annuisco, anche se un nodo si stringe nel mio petto.
《"Falling" di Harry Styles.》
Quelle parole mi colpiscono come un fulmine a ciel sereno.
La stessa canzone di Arata.
Bellissima.
Profonda.
Malinconica, così intensa che sembra scavarmi un buco nel cuore ogni volta che la sento.
Lei sorride, ignara del turbine che ha appena scatenato dentro di me, e io mi ritrovo a combattere contro un passato che non vuole lasciarmi andare.
L'ultima volta che ho guardato l'orologio erano le quattro del mattino, e noi eravamo ancora immersi nell'interrogatorio di Nerea nei miei confronti. Anche se avrei dovuto detestare ogni sua domanda, la verità è che lei riesce a rendere piacevoli perfino quelle più personali e oscure. La sua curiosità è splendida e contagiosa. Tuttavia, custodisco troppe ombre che non posso lasciare emergere. Parlarle, su qualsiasi argomento, dal più superficiale al più terrificante, ha smosso qualcosa di profondo dentro di me. Qualcosa che vorrei ignorare, ma che non riesco più a reprimere.
I sentimenti che provo per questa ragazza mi assalgono, e io, che vorrei essere il solito stronzo intento a tenerla lontana, mi ritrovo invece a spalancarle i portoni del mio io più intimo. Non so perché, ma con lei non riesco a fingere. Lei sa leggermi dentro. Questo mi terrorizza, anche se è fottutamente intrigante. Le ho risposto con troppa sincerità, e so di aver sbagliato. Sono stato debole ed egoista, perché non posso fare a meno di desiderarla.
Mi sono lanciato in una sfida che mi ridurrà a uno straccio, perché un solo giorno con lei non mi basta. Come potrebbe? Lei è intrigante, divertente, dolce, intelligente, e fastidiosamente perfetta per me. Come lo so? Perché è l'unica che mi fa abbassare tutte le difese, obbligandomi a fare i conti con me stesso e con quello che provo. Nonostante abbia desiderato per tanto tempo tornare a sentire qualcosa, ora vorrei mettere a tacere ogni sensazione, perché con lei, per lei, ogni emozione esplode come una galassia in fase di Big Bang.
E io, che sono solo polvere di stelle, come posso non subirne il fascino? Quello che mi scatena non so controllarlo, e io detesto non avere il controllo sul mio corpo, sulla mia mente, sui miei desideri, le mie sensazioni, le mie voglie. Il cuore pulsa turbolento nel mio petto. Mi basta guardarla per perdermi nel paradisiaco celeste dei suoi occhi e smarrirmi in orizzonti lontani che abbracciano gli oceani. Sono talmente belli da farmi venire l'ennesimo capogiro. E non c'entra il fatto che non ho cenato. No. Questi sono capogiri di tutt'altra natura.
Non pensavo fosse possibile, ma lei mi fa letteralmente girare la testa. Dio, è così bella, pura e incontaminata, che ogni volta che si accorge che la fisso, arrossisce in modo così adorabile che devo richiamare tutto il mio autocontrollo per non sbranarla di baci.
E Dio solo sa da quante ore desidero baciarla.
Lei continua imperterrita a tempestarmi di domande, a parlare e imbarazzarsi, tanto che mi pento di averle dato carta bianca.
Vorrei farla tacere.
Un bacio alla volta.
Un ansito alla volta.
Vorrei plasmarla come argilla con le mie mani. Sfiorare ogni centimetro di pelle con lo sguardo e con le dita, come sto facendo con la sua gamba nuda. È morbida e vellutata.
Adoro quando sussulta. E più cerca di sembrare indifferente al mio tocco, più so, dalle sue guance sempre più rosse e dal respiro irregolare, quanto desideri quel contatto tra noi. Vorrei memorizzare ogni neo, lentiggine e cicatrice. Vorrei farle cose che vanno oltre la mia immaginazione, solo per sentirla ansimare il mio nome. E ancora non sarei sazio di lei.
Ma io mi tengo dentro un segreto di morte che lei non dovrà mai scoprire. È un macigno che porto da troppo tempo, uno che pesa più del mondo intero. La leucemia è la mia ombra, il mio destino ineluttabile, il mio tormento nascosto dietro un sorriso che ho imparato a indossare come una maschera. Non voglio che lei sappia. Non voglio che lei provi pena o dolore per me.
Pertanto, dopo questo giorno, non dovrà far altro se non odiarmi con tutto il suo cuore. È l'unica via. Devo allontanarla, strapparla dalla mia vita prima che sia troppo tardi. Non posso permettermi di trascinarla nella mia oscurità, nella mia fine.
La guardo un'ultima volta, mentre sorride spensierata, ignara del buio che mi inghiotte ogni giorno di più. Quegli occhi luminosi, pieni di vita, meritano il mondo, non un'anima condannata come la mia.
Devo dirle qualcosa, qualcosa che spezzi questo legame che si è formato tra noi, che mi renda per lei un ricordo amaro e nulla di più. Ma mentre apro la bocca, le parole non escono. È impossibile. Come posso ferire qualcuno che desidero solo proteggere e amare con tutto me stesso?
Lei inclina la testa, confusa dal mio silenzio, e mi guarda con quegli occhi che sembrano leggermi dentro.
《Tutto bene?》 chiede, con quella sua voce che mi disarma, una carezza per l'anima. Mi guarda con quegli occhioni stupendi e carichi di attesa. E io in quel cielo mi smarrisco come un gabbiano errante.
No, non va bene. Ma non lo saprà mai.
《Quello che ho cercato di dirti ieri...》
Aspetta, cosa?
《A che proposito?》
《Sul fatto che sono... ma...》
《Maledetto? Lo ricordo.》 Ride di gusto.
《Che idiozia!》
No. Non è quello. Quella è solo l'ennesima bugia che ti ho raccontato.
《Io sono e...》 Mi fermo, un sospiro che mi sfiora le labbra. Quanto è difficile dire la verità?
《Emozionato?》
Egro.
Solo in quel momento mi accorgo che, senza sapere come, quando e nemmeno perché, lei è finita stretta nel mio abbraccio, la testa appoggiata al mio petto. Il cuore è un turbine di battiti esplosivi. E so per certo che lei lo sa meglio di me.
《Un po' troppo emotivo. La canzone... quella che ti piace... Era la preferita di... Sono... sopraffatto... Non ho più voglia di giocare...》
Mi scosto come se avessi appena toccato un lebbroso. In un attimo salto in piedi, come una molla che scatta.
Faccio un passo indietro, fisicamente e mentalmente.
《Devo... devo solo andare a prendere una boccata d'aria. Scusa...》
E mentre mi allontano, sento che ogni passo mi sta portando via non solo da lei, ma anche da me stesso.
Mi appoggio alla balaustra in acciaio satinato del balcone di vetro e guardo un nuovo giorno che sorge all'orizzonte.
《Non volevo turbarti.》
Mi volto.
Cammina verso di me come se fluttuasse su una nuvola, i passi delicati e romantici, come la pioggia primaverile sulla sabbia dorata. E francamente, chi non ama quella pioggia leggera e frizzante? Le sue gambe lunghe e slanciate svettano sotto la mia felpa Vans - che, non so come, è diventata il suo pigiama - sembrano quelle di una gazzella. Sorride guardandomi, come sorride il sole estivo che ignora i duri inverni della vita: spensierata, piena di vita e di emozioni felici.
Avvolta nei primi bagliori del mattino, è bellissima.
E io so di volerla con tutto il cuore, ma so anche che lei non può avere me. Io sono fatto di tuoni e fulmini. Sono un mare in tempesta che spezza il ramo della vela maestra. Dovrebbe temere i temporali. Dovrebbe temere me.
Delicatamente sfiora la mia mano e io sussulto.
《Buon Natale, Mr. Allegria.》
Sorride, prendendo un pacchettino dalla tasca della felpa, e me lo porge con gentilezza.
《Buon Natale anche a te, ula'ula. Questo cos'è?》
《Il regalo che ti ho fatto e che non ho mai avuto il coraggio di darti.》
《Dovremmo aspettare gli altri per scartare i regali, non trovi?》
《Ormai è Natale. Che senso ha aspettare qualche ora? Inoltre, è un regalo molto personale...》 Si tortura le dita nervosa. 《E io mi vergogno.》
Annuisco, poco convinto. Slaccio il nastro argentato e apro la scatolina. Al suo interno, una collana in caucciù con un ciondolo a forma di tartaruga.
《È bellissima... Io non so cosa dire.》
Ho la lingua impastata e il cuore che trabocca di gioia.
《Un semplice grazie può bastare.》
Sorride e, con grazia, toglie la collana dalla scatola e la prende nelle sue manine. Si alza in punta di piedi e me la allaccia al collo. Il suo profumo mi confonde.
《L'ho trovata in spiaggia, durante uno dei nostri primi incontri o scontri casuali. L'ho fatta sistemare con la speranza di potertela regalare, perché appena l'ho vista ho immediatamente pensato a te. La tartaruga, come sicuramente saprai, rappresenta la connessione tra la terra e il cielo, la saggezza e l'immortalità, e la guida che ti aiuta a tornare a casa.》
《Per gli antichi Greci, invece, la tartaruga era collegata a Venere e quindi all'amore, a Mercurio e alla procreazione. Vuoi dirmi qualcosa di poco casto, ula'ula?》
Avvampa, colta alla sprovvista, e io scoppio in una risata liberatoria.
《Grazie, Leighton.》
Farfuglio con il cuore innamorato prima di darle un bacio sulla fronte.
《È un bellissimo regalo e il fatto che hai ammesso che mi pensi... beh... aumenta il mio ego e la mia autostima.》
《Cosa? No... non ho detto che... Io...》
《Troppo tardi! Non puoi rimangiartelo.》
《E tu?》
《Io cosa?》
《Mi pensi?》
Più di quanto sia umanamente possibile e al limite della denuncia di stalkeraggio.
《Dovrei?》
《Dovresti.》
Sicura di sé, gira su se stessa mostrandomi quanto sia bella.
Come se servisse!
Lasciami perire nei tuoi occhi e io saprò rinascere nel mare dei miei sogni.
Assaggerò le tue labbra, assaporerò tutta la tua pelle, gusterò tutto l'esotico che è in te, per poi amarti nel modo più bello che c'è.
E dopo avermi lasciato con l'acquolina in bocca sculettando se ne va.
O almeno ci prova.
La raggiungo con qualche falcata.
《Vuoi la verità?》 sussurro alle sue orecchie.
《Sì. La verità per una volta sarebbe gradita.》
《Ti penso più di quanto dovrei. Perché mi fai questo e non so nemmeno perché.》
Le poso la mano sul mio petto.
《E anche questo.》
Spavaldo le sposto la mano sul mio cavallo.
Sussulta ritraendo la mano e diventa di tutte le scale di rosso possibili.
《E sai... non mi era mai successo di volere così tanto una ragazza.》
《Volere... come?》 farfuglia arrotolandosi una ciocca di capelli.
《In tutti i modi e le posizioni possibili.》 Sussurro impertinente con la voce un po' arrochita. 《Nemmeno immagini quanto sei sexy con quella felpa. Ma immagino che senza... lo saresti molto di più.》
Con una spavalderia che non le appartiene si avvicina a me con fare pericoloso.
Mai "punzecchiare" un nido di vespe! È risaputo che poi ti mordono. Mi preparo al suo schiaffo, ma mi sorprende con un bacio sulla guancia.
《Sai... non sono una ragazza da una botta e via. Pensavo l'avessi capito. Il mio regalo piuttosto?》
Pulsa dentro alle mutande. Te lo infiocchetterei per bene in un preservativo!
Wow. Che poeta.
Lo so che non sei una ragazza oggetto e nemmeno una da una scopata e via. Ma è l'unica cosa che posso darti!
《Oddio! Siete qui? State bene?》
Mia sorella arriva come una bufera di neve nel Nebraska.
《Noele, ma che...》 Vorrei imprecare perché mi ha fatto venire un colpo, ma è piuttosto turbata.
《L'allarme antincendio non l'avete sentito?》
Io e Nerea ci guardiamo perplessi.
《No.》
《Tuo fratello voleva fare i pancake come sorpresa di Natale e ha quasi dato fuoco alla cucina.》
《Esagerata!》 ci raggiunge ridendo Logan. Ha ancora i segni del cuscino sulla guancia. 《Si è solo bruciata la colazione e il tuo strofinaccio preferito!》
《Metterci un po' di attenzione?》
《Ma puoi dare un po' di tregua ai tuoi fratelli? Sembri un generale delle SS quando ti comporti così. E Nohea, è strano da ieri... Dev'essere successo qualcosa... ma non ne vuole parlare.》
《Beh... ci penseremo domani... Oggi è Natale, no? Che ne dite di scartare i regali?》
《Ottima idea! E magari prepariamo qualcosa di commestibile, invece del carbone?》
《Ho già rimediato! I croissant sono in forno.》
Ci facciamo una doccia veloce e ci cambiamo. Io indosso una camicia bianca e un pantalone nero, mentre Leighton indossa un vestito bianco molto carino, con pizzo e tulle leggero che svolazza delicatamente. Nei capelli porta un cerchietto con bacche bianche di vischio.
Dire che è stupenda è riduttivo.
Quando siamo tutti pronti, ci sediamo attorno all'albero.
Io ho ricevuto un nuovo cellulare da Noele, un tracker ring militare da Nohea e un visore per la Playstation 5 da Logan. Sono felice, ma sono regali costosi che non credo di meritare.
Nerea scarta il regalo che i miei fratelli e Logan le hanno fatto, nonostante il poco preavviso. Quando vede il bracciale con i tre ori e i fiori di plumeria, i suoi occhi brillano.
È bellissima, ancora più emozionata del solito. Mi perdo a guardarla e non presto attenzione a cosa si siano regalati gli altri, né se i miei regali siano stati apprezzati. In realtà, Nerea è l'unica che mi interessa davvero. Ho una costante voglia di guardarla. C'è un richiamo in me che mi porta ad ammirarla. E più la osservo, più vacillo al suo profumo, alle sue costellazioni di lentiggini, ai suoi capelli di tramonto cremisi, ai suoi occhi acquamarina che mi catapultano nel Pacifico senza ritorno, alle sue labbra di fondant che vorrei assaporare fino a perdermi, e nutrirci la mia oscura passeggera per una seducente dipartita. Per lei, mi esporrei al pericolo dell'innamoramento, ma semplicemente non posso.
Mia sorella la abbraccia, ringraziandola per il regalo. Non so nemmeno cosa abbia ricevuto, ma sorrido, facendo finta di esserci con la testa. Poi è il mio turno. Ho dovuto dividere il regalo che avevo preso per il suo compleanno in tre, perché non mi aspettavo di averla a casa per Natale. Tuttavia, una parte del set non credo che glielo darò mai, perché regalare un anello è troppo impegnativo. Questo è certo. Così ho optato per gli orecchini a forma di onda e il mio libro preferito.
La giornata prosegue normalmente. Si chiacchiera, si beve, si mangia, si gioca, si sorride, si cerca di essere una famiglia ancora per qualche ora. Poi tutto cambierà. Mi allontanerò, e forse, non tornerò mai più a far parte di questa famiglia.
Mentre aiuto Noele a sistemare, mi soffermo a guardare ula'ula seduta sul terrazzo. Vederla leggere, così assorta Colpa delle stelle, mi fa tremare il cuore. Una parte di me teme che i suoi occhi abbiano scavato così a fondo dentro di me da aver spazzato via tutte le mie bugie e aver letto la triste verità. La verità che rende ovvio, anche a una sognatrice come lei, che il lieto fine non esiste quando hai un tumore, o nel mio caso la leucemia. Mi sono illuso una volta di poter guarire, ma invece, lenta e spietata, la mia oscura passeggera è tornata. Prima, giocavo e scommettevo solo con la mia vita, ma ora che c'è LEI, non posso permettermi di affidare il suo futuro al fato, perché nella disperazione che proverebbe dopo la mia dipartita, rischierebbe di perdere la testa e il cuore. Questa è la vita vera, non un film o un romanzo, e quindi devo giocare bene le mie carte, anche se la mano è sfavorevole. Nonostante desideri con tutto il cuore averla vicino, sono sempre più convinto che allontanarla sia ciò che è più giusto per lei.
Solo... solo che... l'amore che provo per lei affonda implacabile i suoi aguzzi artigli dentro di me. Allontanarla è straziante e non è giusto per me.
Fa male. Fottutamente male.
Potrei semplicemente essere egoista, vivere fino all'ultimo respiro colmo del suo ardente amore, andarmene sereno, fregandomene di quello che sarà costretta a passare, del lutto, della difficoltà a elaborare la perdita, del bisogno di estraniarsi, facendo spazio alla solitudine, per avvicinarsi al proprio io più elevato, fino a perdersi, smarrirsi in quel dolore che non si placa mai e che scava crateri profondi nel cuore. Potrei fingere di non provare empatia, di meritare una morte felice dopo una vita di sofferenza, ma come posso ferire l'unica ragazza che abbia mai amato?
Al solo pensiero di lei che versa anche solo una lacrima per me, mi sento morire.
Come può l'amore essere un sentimento così complesso?
Come può fare tanto bene e così male, allo stesso tempo?
Sono sempre stato pronto a tutto.
A lottare.
A cadere.
A soffrire.
A morire.
Ma non ad amare.
Sono bravissimo a rendere infelici le persone intorno a me, a ferirle, nel tentativo stupido di proteggerle, ma non ad amarle come meriterebbero.
Eppure, amo Nerea. Non so spiegare come, perché o in che modo. È un sentimento puro, che sboccia come una rosa baccara. Ha le sue spine e il suo splendore intenso e oscuro. Nonostante il mio desiderio insensato, "per tutta la vita" è una favoletta e, come la rosa che anche se non recisa, lentamente appassisce, io non riuscirò a perdurare ancora per molto. Sono in guerra contro la malattia o contro me stesso? Contro i giudizi o contro la verità? Contro la morte o la vita? Per fare la cosa giusta per lei o per me?
Volevo lasciare un segno indelebile nel suo cuore, ma finirò per lasciarle soltanto le cicatrici.
E forse anche le cicatrici possono essere un bel ricordo, come testimoni di un amore che, pur se doloroso, è stato autentico e che continuerà a vivere in lei, nel profondo. Perché, in fondo, sono proprio le cicatrici che raccontano le storie più vere.
《Quindi attentare alla mia vita fa parte della tua tradizione natalizia?》
《Un surfista capace e spericolato come te non avrà paura dei pattini in linea?》
《Dei pattini no ma di rompermi l'osso del collo un po' in effetti. Vorrei partire per Los Angeles intero, il ventisette.》
《Proprio il ventisette? Pensavo che...》mi mordicchio le labbra e lui le fissa fin troppo intensamente.
《Pensavi cosa?》sussurra sistemando una ciocca di capelli rossi ribelli mossi dal vento, dietro l'orecchio.
《A nulla... Vai a festeggiare San Silvestro in California? Non vieni alla festa di Cassia?》mi incupisco.
Pensavo che avremmo passato qualche ora insieme il giorno del mio compleanno.
Ci speravo.
Mi sono addirittura illusa che sapesse del mio compleanno, ma...
《Non è un viaggio di piacere, il mio. Vado ad allenarmi. Tornerò a Honolulu solo il tre gennaio e sai che non sono molto popolare alle feste.》
《Sarà. Io sapevo il contrario.》
《Non credere alle voci di corridoio. La mia vita sociale è ridotta ai minimi termini da tempo ormai. E togli quel broncio dal viso. Non mi sono dimenticato del tuo compleanno, tuttavia il mio viaggio è pianificato da tanto e tu probabilmente avrai di meglio da fare che spegnere le candeline con me. Non ritornano i tuoi genitori?》
Annuisco delusa. Sono ancora furiosa con i miei genitori per avermi lasciata sola a Natale.
Alla fine però non è andata troppo male! Guarda con chi siamo adesso!
《Non fai altro se non allenarti》gli faccio presente.
《Tu non fai altro che rompermi, eppure...》rovista nella tasca e tira fuori una scatolina porgendomela.
《Buon diciassettesimo compleanno, Signorina Nerea Leighton.》
Con le mani che tremano prendo la scatolina e lo ringrazio timidamente.
《Aprilo il 27. Io sarò sempre con te, come tu lo sei con me.》
Si sfiora il collo all'altezza del mio ciondolo.
Forse anche lui mi ha regalato una catenina con ciondolo?
La curiosità mi uccide, ma aprirò il suo regalo solo il giorno del mio compleanno.
《Adesso lo facciamo questo giro sui pattini come da tradizione dei Leighton?》
Sorrido felice mentre chiudo i pattini.
Ci troviamo in piedi, sulla pista ciclabile, mano nella mano a volteggiare sui pattini con la brezza del mare che ci bacia e il mare che sussurra all'orizzonte.
È in assoluto il Natale più bello.
Il Natale con lui.
Ridiamo e canticchiamo sfrecciando sereni.
Poi, una pietra sotto il suo pattino, ci sbilancia.
Kai cade rovinosamente trascinandomi con lui e senza riuscire ad evitarlo, gli scivolo addosso.
Ci troviamo troppo vicini. Le nostre labbra quasi si sfiorano.
I nostri corpi combaciano perfettamente in modo armonioso.
《Le cadute dalla tavola fanno decisamente meno male.》
Mi guarda con un luccichio bellissimo negli occhi spostandomi i capelli dal viso e sfiorando le mie labbra col pollice.
《Ma va anche detto che quando succede, tu non ci sei.》
Basterebbe un movimento impercettibile per un bacio.
Arrossisco violentemente e trattengo il fiato imbarazzata.
Penso che l'imbarazzo sia palpabile anche per lui.
E anche il desiderio che ci divora entrambi. Perché possiamo mentire l'uno all'altra, ma la chimica che ci lega è innegabile e anche il desiderio di baciarci.
《È un modo gentile per dirmi che mi perdoni per averti trascinato qui?》
《Neanche per idea. Non te la cavi così facilmente.》
Il lato inferiore del labbro si inarca solo impercettibilmente ma quanto basta per vedere le fossette apparire sulle sue guance.
《Quindi cosa mi devo aspettare? Cosa provi in questo momento? Mi odi?》
《Quello sempre. Sai che non ti sopporto!》sorride compiaciuto.
Lo guardo torva in viso.
《Quando ti arrabbi sei veramente adorabile. Forse dovrei farti incazzare più spesso.》
《Spiritoso.》
《Se vuoi sculacciarmi mi presto al gioco ma solo se tu ti fai sculacciare da me.》
《Smettila di fare il cretino!》
《Non penso di poterlo fare. Ora ci rimettiamo le scarpe e tu vieni con me. Ne ho abbastanza dei pattini per i prossimi anni.》
Ci infiliamo le scarpe, mettiamo i pattini nel bagagliaio e poi facciamo un breve tragitto in auto.
Kai mi fa scendere e mi benda gli occhi.
《Cosa ti viene in mente quando pensi alle Hawaii?》
《Le palme, la natura esotica e selvaggia, le collane di fiori, l'oceano, la lava nera, la Hula, romantici tramonti e panorami mozzafiato.》
Ma vorrei dirgli che però la prima cosa che mi viene in mente è lui.
È impossibile non sentire, trasportato dalla brezza, un avvolgente profumo di cocco e fiori di Tiarè.
《Sei un'inguaribile romantica ula'ula. Siediti qui. Io arrivo subito. Ma non sbirciare.》
Mi siedo su quelli che penso siano degli scogli. Freschi e umidi. Profumati di mare e di salsedine che si sprigiona dalla nebbiolina creata dalle onde che si infrangono in una melodia di archi.
C'è pace e quiete nonostante il mio cuore che trabocca di battiti di felicità.
《Apri la bocca.》
《Come scusa?》
Sobbalzo. Non lo avevo sentito ritornare e sono ancora bendata come una stupida.
《Anche se questa è la tua punizione per avermi fatto dare una culata, fidati di me.》
《Vuoi farmi leccare un ranocchio allucinogeno?》
《Che fantasia contorta che hai ula'ula. Visto che non ti fidi, odora prima di assaggiare...》
Un delizioso profumo di cocco, cioccolato bianco, lime, ananas, mango, papaya e kiwi si diffonde come un morbo.
Senza esitare apro la bocca e lui mi imbocca. La cremosità del dolce mi annebbia la mente e delizia le mie papille gustative.
Dolcemente Kai scioglie il nodo della benda.
È seduto davanti a me con una fetta di torta bellissima.
O forse è lui a essere bellissimo?
La guarnizione sembra un'opera d'arte: cocco, lime, ananas, mango, papaya, kiwi, meringhette e fiori eduli trasformano questo concentrato di gusto e dolcezza in una coloratissima cartolina per sognare a occhi e bocche... aperti.
《Questo dolce sensazionale sarebbe una punizione? È assolutamente squisito.》
《Direi che a farti passare la giornata con me ti ho già punita abbastanza. Buon Natale, Leighton.》
Vorrei ribadire che passerei ogni istante da qui all'eternità con lui, ma non ne ho il coraggio.
Quando provo a esternare i miei sentimenti lui mi respinge alla velocità della luce.
Vorrei capire se anche io in qualche modo gli interesso come lui interessa a me: con il corpo, la mente e il cuore.
Divoro il dolce mentre lui mi guarda soddisfatto fino a quando mi pulisce l'angolo del labbro sporco di crema con il dito e con un gesto naturale si lecca il suo.
I miei occhi si sgranano alla meraviglia mentre i suoi si abissano e si allontanano.
Vestito di tutta la sua bellezza sfuggente, che si rivela solo per un attimo, come un riflesso al tramonto che si specchia nell'acqua e che sparisce non appena cerchi di afferrarlo.
Un'illusione effimera, ma per un istante, più reale di ogni cosa.
Rimaniamo sospesi come in una bolla a contemplare il mare mentre si avvicina il tramonto.
Decido di lasciargli il suo spazio per un po' e poi rompo quel silenzio devastante con una semplice domanda:《A cosa pensi?》
《A tante cose in effetti. A volte vorrei spegnere la testa da tutti i pensieri che mi tormentano e silenziare la mia coscienza. Vorrei avere segatura e vivere inconsapevole. Ma non si può.》
《Cosa ti tormenta tanto, proprio adesso?》
Con un gesto involontario porta la mano al collo e stringe il ciondolo a tartaruga che gli ho regalato.
《È il secondo Natale senza mamma e il primo senza Arata. Fa male. Tutto qui.》
《Non immagino nemmeno quanto. Ma ne uscirai.》
《Certi dolori non li superi mai. Ti rimangono dentro anche quando provi a continuare con la tua vita. In più marcirò in qualche prigione perché qualcuno bisogna pur incolpare... E non sento di meritare di essere felice. Nemmeno a Natale.》
Sospira. Un lento, lungo e sofferto respiro.
《Dimostrerai la tua innocenza.》
《E se non fossi innocente? Di quella notte non ho ricordi e le prove ammesse in tribunale sono tutte contro di me. Non posso vivere con il peso della morte del mio migliore amico. Non posso.》
Lo abbraccio come lui aveva fatto con me quando ero triste.
《Io sono sicura che andrà bene invece. I tuoi occhi sono quelli di un bravo ragazzo e non di un assassino.》
《Sei dolce ula'ula, ma la vita non prevede sempre il lieto fine. Almeno non per me.》
《E tu lotta per averlo.》
《Lottare è ciò che so fare meglio ma lottare in continuazione è veramente sfiancante. Vorrei solo fermarmi a contemplare l'oceano con il cuore che sorride come ho fatto solo poche volte nella mia vita.》
《Hai detto che sei felice, oggi. Puoi esserlo sempre.》
La mia mano come se non ne avessi nemmeno il controllo si incastra perfettamente nella sua.
I suoi occhi guardano quell'incastro strano e poi tornano nei miei con un'emozione che non so interpretare.
Non posso fare a meno di arrossire come al solito perché Mr. Allegria è sempre dannatamente troppo bello.
Abbasso lo sguardo in segno di sconfitta, perché non riesco mai a sostenere i suoi occhi.
《La felicità è fatta di momenti. Di sorrisi. Di occhi che parlano. Di gesti. Di persone... Di te...》
《Di me?》quasi urlo mentre una scossa vibra lungo la colonna vertebrale.
Non posso fare a meno di alzare gli occhi verso di lui.
E in quel cielo gassoso in cui mi sento precipitare dentro gli anelli di Saturno, rimango intrappolata.
《Hai una dolcezza e una bellezza d'animo abbagliante, Leighton. Quando sono con te la vita mi sembra meno terrificante. Ma ci siamo concessi solo questo giorno di felicità e ormai volge al termine. Domani dovrò fare affidamento solo su me stesso e io non penso di poterlo fare ancora a lungo. Sono esausto.》
《Potrai sempre contare su di me.》
《Come tu potrai sempre contare su di me, ula'ula. Te lo prometto.》
La sua mano stringe la mia con dolce premura.
Lokelani, non è, di sicuro, la persona più amabile e chiacchierona del mondo, eppure, ha un lato nascosto, da cucciolo adorabile.
Inoltre ha uno spessore emotivo, che non lascia mai trapelare, a parte con me.
Non voglio sembrare presuntuosa e nemmeno illudermi di essere speciale, ma "Mr. mi tengo tutto dentro", con me si è aperto, ha fatto trasparire la parte più profonda di sé stesso, ha messo a nudo le sue incertezze e la sua preoccupazione per il processo e ha esternato il suo dolore, per la perdita di Arata, apparendo, per la prima volta umano e facendo crollare il suo guscio protettivo.
La maggior parte delle persone lo giudica senza nemmeno immaginare quello che quotidianamente prova.
L'ho fatto anche io.
Sono sicura che oggi mi sta dando l'occasione di conoscerlo davvero anche se mi devo accontentare delle briciole perché questa, è solo una piccola parte di lui.
Ma un pezzetto alla volta, riuscirò a ricomporre il mosaico della sua vita.
Lokelani, mi affascina, mi intriga e mi piace, nonostante le sue eclissi.
Al tramonto, mentre scruta pensieroso all'orizzonte, i suoi occhi profondi, color bronzite, coi raggi del sole morente, risultano gemme, ancora più ipnotiche, con venature che paiono fili di oro giallo e nero.
Ancora, non mi è chiaro, come definirne il colore, so solo che, ogni volta che mi perdo a osservarli, mi attraggono e mi intrappolano, come sabbie mobili.
Devo sempre fare uno sforzo disumano, per interrompere i nostri silenziosi, contatti visivi e abbassare lo sguardo, e devo ammettere, che lo faccio solo perché, Kai mi mette in imbarazzo.
Sento le guance avvampare e la gola secca, nel preciso istante, in cui, si volta e i nostri occhi, si cercano.
Ogni maledetta volta, in cui i nostri sguardi si incatenano e rimangono in stallo, come avvolti da una elettrica nebulosa galleggiante, avverto una sorta di tensione, che mi rimane incollata addosso, per ore.
Mi fissa, con una curiosità sospetta e un piglio indecifrabile e come al solito, ne rimango incantata.
L'attrazione fisica, si mischia all'attrazione intellettuale e al desiderio, di scoprire ogni cosa, che riguarda questo tenebroso e triste ragazzo di cui mi sono follemente innamorata.
Forse, come mi ha messo in guardia Evan, sarò l'unica a scottarsi, tuttavia, non riesco ad allontanare, le sensazioni speciali e uniche, che solo lui, è in grado di scatenarmi.
O forse ho ragione io.
Lokelani e io siamo un orizzonte perfetto: cielo e mare.
《Temi che possa fare il romantico e baciarti al tramonto, Leighton?》farfuglia divertito, aumentando il mio disagio.
《Perché dovresti?》controbatto, accorgendomi, che lo spazio tra le nostre labbra, è pericolosamente diminuito e che, le sue mani, sono appoggiate allo scoglio su cui sono seduta e sfiorano le mie cosce con dolce premura.
I suoi occhi saettano ovunque, colmi di emozioni, che non so definire, e ho l'impressione che stiano accarezzando tutto il mio corpo.
C'è una strana carica elettrica, tra di noi, in questo interminabile istante e io ho paura che il nostro rapporto amici-nemici, possa mutare per sempre, un bacio dopo l'altro. Eppure...
《Perché non dovrei?》risponde spavaldo, facendomi mozzare il respiro in gola.
I suoi occhi risoluti, inchiodano di nuovo le mie iridi tremolanti.
《Perché mi detesti e perché mi hai detto chiaramente che non ti interesso?》
《Ti detesto e non mi interessi. Che paroloni, Leighton...》il suo pollice sfiora il mio labbro inferiore.
Si lecca le labbra, in modo sexy e non posso fare a meno di fissarle perché oltre a essere perfette sono veramente invitanti.
《Non sai nemmeno cosa mi fai... E quando mi guardi così timida e insicura...》sussurra.
No.
Non lo so.
Ma so perfettamente, le sensazioni che fai provare a me.
《Ho voglia di baciarti, Nerea. Una voglia smisurata, irrazionale e irresistibile, di affondare le mie labbra sulla tua bocca. Ci sono mille ragioni per non farlo e un milione di ragioni per farlo. In ogni caso, non me ne pentirei mai anche se so che è sbagliato.》
《Kai...》biascico nervosa. 《Cosa c'è di sbagliato in un bacio?》
《In un bacio? Probabilmente nulla, se non fosse il nostro bacio.》
《Non ti seguo, ma...》
《Dimmi che non lo vuoi... oppure... non saprò allontanarmi e ti bacerò fino al nuovo giorno》sussurra al mio orecchio, forse più a se stesso, che a me.
I suoi capelli, mi solleticano il collo e brividi sottopelle, si increspano arroventati, in ogni terminazione nervosa.
Una sensazione di 'caduta libera' in assenza di gravità, mi invade.
Il cuore si anima di battiti rumorosi e incontrollati.
Farfalle nello stomaco?
Molto di più.
È come se una frusta, mi stesse impastando le interiora.
L'aria nei polmoni scarseggia, come se fosse stata aspirata via.
In stato confusionale, mi trovo a respirare affannosamente, inalando il suo profumo.
Ed è buonissimo quindi non aiuta affatto!
Dovrei innalzare una barriera corallina, a protezione del mio cuore, dovrei dirgli che non è autorizzato a baciarmi, ma non credo sia ciò che voglio.
Io voglio il surfista problematico.
Ho bisogno dei suoi abissi e delle sue maree.
Ho bisogno dei suoi baci, dei suoi abbracci.
Semplicemente di LUI.
《Quel bacio... Io...》
《Shhhh. Non continuare ula'ula.》
Appoggia l'indice sulla mia bocca come per zittirmi.
Io sgrano gli occhi sorpresa.
Sento le guance arroventarsi e il cuore a mille.
E vorrei dirgli che quel bacio lo voglio con tutta me stessa e che non mi basta.
Che ne voglio tantissimi ogni volta che mi va.
Che ci va.
E forse lo fanno i miei occhi perché so che si sono addolciti e lo guardano traboccanti d'amore.
《Leighton...》farfuglia in conflitto prendendomi la testa da dietro, passando le dita lunghe e forti delicatamente nei miei capelli, facendomi sollevare il viso a un soffio dal suo come se volesse sottomettermi alla sua mercé.
I suoi occhi sono più belli della Cappella sistina.
《Sì?》sussurro frastornata, con la consapevolezza che il sentimento che è sbocciato per questo ragazzo, non posso più ignorarlo.
《Se i tuoi occhi, fanno l'amore con i miei, non penso di poterti resistere.》
Quello che provo, è amore, il sentimento più puro, totalitario, meraviglioso e al contempo contorto, che un essere umano possa provare.
Eppure.... Adoro sentirmi così.
Con un movimento fluido, goffamente, faccio combaciare le nostre bocche, in un casto bacetto a fior di labbra perché so che se non faccio io la prima mossa, lui non cadrà mai in tentazione.
Ora probabilmente scapperà e mi respingerà l'ennesima volta dicendomi che non può, che non siamo fatti l'uno per l'altra e che è sbagliato e io ci rimarrò ancora male chiedendomi perché.
Tuttavia rimane e sembra gradire il nostro bacetto.
《Mi uccidi, prima del tempo! Ma per questa dolce morte, ci metto la firma!》
Non bado alle sue parole.
Me le lascio scivolare addosso, come un modo di dire, senza immaginare l'oscuro segreto che vi nascondono.
Lokelani, mi bacia appassionatamente, come se dipendesse la sua intera vita, affondando leggermente i denti nelle mie labbra, come se volesse assaggiare ogni sfumatura della mia bocca, sentire il sapore, l'odore e constatarne la morbidezza, emettendo un basso e roco gemito.
La sua lingua, accarezza le mie labbra, amplificando la sensazione di piacere che sto provando.
Per la prima volta, un bacio, il SUO bacio, smuove ogni senso, fino a toccarmi l'anima.
Il suo bacio...
Il suo bacio è più intenso dell'immensità dell'oceano e dell'Universo.
È una Hula di lingue che si intrecciano, una danza di guerra e pace, è un romanzo rosa epistolare, è una poesia, recitata al tramonto, è il volo del calabrone di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov: un susseguirsi di batticuore, pugni nello sterno, ronzii nelle orecchie, titillamento di un battito d'ali e brividi che ondeggiano sottopelle.
Sono dipendente dalle sue labbra, dalle sue mani che affondano nei miei capelli, dal suo corpo, che sfiora il mio.
Questa esperienza intensa, ci connette, fonde i nostri corpi, le nostre menti e i nostri cuori, abbattendo ogni confine.
Ogni cosa, attorno a noi, perde di bellezza e si dissolve.
Ci siamo solo noi e devo ammettere che, Kai e Nerea, formano un'unità perfetta.
Il tempo, è come se si fosse cristallizzato.
È un momento perfetto di noi, che vorrei durasse in eterno.
Ma si sa, le belle cose, quelle che ci fanno sentire davvero felici, non durano mai.
《Allontanati subito dalla mia bambina!》
Sobbalziamo entrambi, alla voce funesta di mio padre.
A proposito, come mi ha trovata e cosa ci fa in spiaggia invece che alla conferenza?
Il pugno in faccia che mio padre sferra al povero Kai, crea una distanza tra i nostri corpi, che sembra infinita.
Il suo labbro comincia a sanguinare copiosamente come del resto il mio cuore.
《Sei impazzito papà?》
Urlo in stato di shock mentre mio padre scuote compulsivamente la mano destra dolorante.
Le nocche sono molto arrossate e tendenti al viola.
《Delinquente impertinente, ti avevo avvertito di stare alla larga dalla mia pesciolina, ma non mi hai ascoltato. Se ti avvicini ancora a lei non sarò così comprensivo.》
《Comprensivo?》
Urlo irritata mentre Lokelani asciuga il sangue con la maglia.
《Pesciolina?》sorride divertito guardandomi, e io avvampo di imbarazzo.
Perché, mio padre, mi sta umiliando così?
《Non osare nemmeno guardare la mia principessa, tantomeno toccarla. Cos'era quel contatto?》mio padre, sembra fargli il terzo grado.
《Un bacio, ovviamente.》risponde sereno, come se stesse ordinando un Big Mac da McDonald's.
《Non urtare la mia intelligenza. Non è mai solo un bacio.》
《Temo di non capire》si gratta la testa pensieroso.
《Sono stato giovane anche io, cosa credi. So come vanno queste cose, ma non andrai a letto con mia figlia e non le spezzerai il cuore. Mai. Perché io non te lo permetterò. Mi hai capito?》
《Papà, sei ridicolo!》
《Taci, tesoro! Dopo, io e te, abbiamo molto su cui discutere. Ragazzino, se non riesci a stare ad almeno 400 miglia di distanza da mia figlia, chiederò un ordine restrittivo nei tuoi confronti, e stai tranquillo, che coi tuoi precedenti, lo otterrò, senza sforzo.》
《Mi sembra un tantino esagerato, dal momento che io e sua figlia, siamo vicini di banco. Nonostante le voci e il processo, non ho precedenti. Comunque, per la cronaca, Nerea, mi piace davvero e non solo per una scopata.》
《Non dire quello scempio di parola, in mia presenza. Pensi davvero, che farei uscire la mia Nerea, con un assassino?》
《Ovviamente no. Ma io, non ho ucciso il mio migliore amico. Mi sarei sparato in bocca, piuttosto.》
《Diresti qualsiasi cosa, pur di convincermi. Non è vero? Ma non attacca. Non sarai mai il ragazzo che la frequenterà e poi la accompagnerà al ballo di fine anno e chissà magari che la sposerà e sarà il padre dei miei nipoti.》
《Non pensi che debba scegliere io, chi frequentare, papà?》
《Ovviamente no. A quanto pare, non sei in grado di scegliere, un bravo ragazzo, pesciolina mia.》
《Stai giudicando Kai senza conoscerlo.》
《Tesoro, cerco di proteggerti. È risaputo, che a voi ragazze, piacciano i cattivi ragazzi e che vogliate salvarli, ma poi, onestamente, nessuna di voi, si sposa un caso perso, che crea solo problemi, ma un bravo ragazzo, con la testa sulle spalle e responsabile. Ora tu vieni a casa con me.》
《Non mi interessa nemmeno sapere perché sei qui. Mi avete lasciata da sola a Natale. A Natale! E Kai non è un caso perso.》
Stringo il pugno irata.Un sacco di sentimenti contrastanti mi assalgono.
《Invece lo sono, ula'ula. Ascolta tuo padre e lasciami perdere. Comunque ha proprio un bel destro signor Leighton. Ci si vede a scuola. Buone feste.》
Fa per allontanarsi ma io lo blocco.
《Guardami negli occhi senza mentire e dimmi che non vuoi essere il mio ragazzo.》
《Non sempre si può avere ciò che si desidera e a volte non è nemmeno giusto desiderare di averlo. E io... non voglio.》
Le sue parole mi devastano.
Non posso fare a meno di piangere.
Lui raccoglie le mie lacrime con il dito. Lo fa con una dolcezza disarmante.
《Non piangere mai per nessuno. Soprattutto non per me. Ciao.》
E se ne va.
Un'altra volta.
《Dovevi proprio tornare per rovinarmi la vita?》 Mi volto, irata, con le lacrime agli occhi, fissando mio padre.
《Cos'altro potevo fare? Abbiamo controllato le telecamere di sicurezza a casa e tu non c'eri mai.》
《Quindi parlate di fiducia e poi mi spiate?》
《Non dire fesserie, Nerea. Ovviamente non ti spiamo, ma ci siamo preoccupati. Non eri a casa e ti trovo tra le braccia di quel criminale. E Dio solo sa che cosa ti ha fatto!》
《Non mi ha fatto niente, perché, al contrario di quello che credi, Kai è un bravo ragazzo.》
《Certo, perché uccidere il proprio amico fa di lui un bravo ragazzo, adesso.》
《Sei pieno di preconcetti! Grazie per avermi rovinato il Natale.》
《Un giorno mi ringrazierai.》
《Non contarci. Ti odio.》
Vi odio
con tutta la forza
che una figlia
può avere,
ma ogni volta
che vi scopro
dietro i
miei silenzi,
so che in
realtà vi amo
più di
quanto sarei
disposta
ad ammettere.
Ma ora il
mio cuore
ama lui.
E che vi
piaccia o no,
questa cosa
non posso
cambiarla.
~ Nerea Leighton ~
Me ne sono andato anche se avrei voluto rimanere.
Con lei.
Ma non posso.
Non devo.
Il pugno è stato provvidenziale!
Visto che non so allontanarla da solo, ci penserà il Signor Leighton a tenerla a debita distanza.
Mi tampono il labbro sanguinante e guido verso casa.
Non me ne frega niente delle risate di Logan e Nohea.
Non mi interessa nemmeno quello che dirà Noele.
Mi sento vuoto.
Perso.
Col cuore più spezzato di prima.
Mi lascio alle spalle le luci sfocate della città mentre guido. Il rumore del vento che entra dai finestrini abbassati, come unica compagnia, non basta nemmeno a rinfrescarmi la mente.
Non basta a calmare questo dolore che mi morde dentro, come una morsa che non vuole staccarsi.
Le immagini di Nerea, il suo sguardo carico di delusione, le lacrime agli occhi, mi perseguitano.
Ti odio.
Lo ripete il mio inconscio nella testa, come un mantra.
L'odio per me stesso non vince nemmeno contro quello che provo per lei.
È la paura a guidarmi.
La paura di non essere abbastanza, di non meritare nemmeno il suo amore.
Eppure, lei è tutto per me.
E proprio per questo devo lasciarla andare.
Arrivo a casa e spengo il motore.
Il silenzio è assordante.
Mi guardo allo specchietto retrovisore e vedo la guancia nera e il sangue secco sul labbro squarciato, che mi fa sembrare ancora più dannato.
Mi sfrego il viso con la mano, cercando di scacciare la stanchezza che mi opprime e il pallore da cadavere.
Non sono riuscito a fare nulla di giusto nemmeno oggi.
Mi alzo lentamente dal sedile, la porta si chiude con un tonfo che sembra rimbombare dentro la mia testa. Faccio qualche passo verso la porta di casa, ma mi fermo. Mi fermo per un attimo, cercando di capire cosa fare, cosa dire per giustificare questo trofeo viola sul mio viso.
Ma la verità è che non so più come andare avanti. Non so più come trovare un posto dove posso essere solo me stesso, senza essere giudicato, senza dover indossare una maschera.
"Perché è tutto così complicato?" mormoro, più a me stesso che a chiunque altro. E mentre mi avvicino alla porta, un pensiero mi strazia: forse non sarò mai davvero libero.
《Quindi com'è andato il tuo incontro con i nonni di Sofia? Hai parlato con loro?》
《Purtroppo non tanto bene e non era nemmeno il momento giusto per sganciare la mia bomba. Non ho avuto il coraggio nemmeno di parlare con il padre, figurarsi con il Governatore.》
《Lo sapevo! Divento zio!》
《Ma che cazzo farnetichi? Assolutamente no. E mi prenderei comunque le mie responsabilità. Sarei perfino un buon padre, credo. Ma... No... Il fatto è che ciò che devo dire non riguarda me e io... non so nemmeno se voglio farlo a questo punto. Tanto non cambia nulla. Non per me.》
《È andata così male?》 domanda dispiaciuta Noele.
《Peggio! Sono molto prevenuti. Quando hanno scoperto il mio cognome... Beh... Non hanno fatto i salti di gioia e mi hanno praticamente cacciato.》
Ovviamente è solo colpa mia. Nessuna vorrebbe fare accasare la figlia e la nipote con il fratello di un assassino.
《Sofia si è alterata ed è successo un casino. Le ho detto che non importava, ma sa essere molto combattiva quando lotta per qualcosa in cui crede. Lei è l'unica che sa la mia verità. Quando ho cominciato a sentire qualcosa per lei... insomma... ho dovuto raccontarle tutto. Ma oggi non era il momento per i drammi quindi me ne sono semplicemente andato via dopo aver rovinato il Natale a tutti e senza spiegare il motivo per cui mi sono avvicinato alla loro famiglia. Innamorarmi di Sofia non era nei programmi.》
《E perché ti sei avvicinato a loro, se posso?》
《È giunto il momento di svelarvi un segreto che ho tenuto dentro per troppo tempo e che riguarda...》
Mio fratello viene interrotto da mia sorella che nota il mio arrivo, il labbro spaccato e la mia guancia nera.
《Kai, ma che... Cosa ti è successo? Dov'è Nerea? Io ti avevo detto di non andare a pattinare! Sei così goffo a volte che...》
La interrompo alzando gli occhi al cielo. Per lei sarò sempre il bambino timido e imbranato con la leucemia!
《Noele... stai calma. Nerea sta bene. E anche io. Okay? Ora è con la sua famiglia.》
《Non mi pare proprio che tu stia bene. Sputa il rospo! Cosa è successo? Hai avuto un incidente?》
《No. Si tratta di un piccolo screzio col signor Leighton. Niente di che.》
《Il padre della tua ragazza ti ha colpito?》ride Logan. 《Devi averla combinata grossa.》
《Tecnicamente non ho fatto niente di sbagliato, ma capisco la sua riluttanza a fare uscire la figlia con un avanzo di galera come me.》
《Un avanzo di galera? Kai, smettila di parlare così di te stesso, è patetico,》 replica Noele, incrociando le braccia con una smorfia di disapprovazione.
《Sei molto più di quello che pensano erroneamente che tu abbia fatto.》
《Magari fosse così semplice》 sbotto, passando una mano tra i capelli scompigliati.
《Per il signor Leighton, invece, io sono solo quello. Un'etichetta incollata sulla mia fronte e non importa quello che dico o faccio, non se ne andrà mai. Tra l'altro non posso nemmeno dimostrare la mia innocenza, quindi...》
Logan si avvicina, dando una pacca rumorosa sulla mia spalla.
《Beh, se davvero ti ha dato un pugno, almeno significa che gli importa di sua figlia. Certo, magari non di te...》
《Grazie, Logan. Sempre utile, come un buco nell'acqua,》 ribatto sarcastico, ma un sorriso storto mi sfugge nonostante tutto.
Noele si avvicina e mi guarda dritta negli occhi. 《E Nerea? Lei cosa ha detto? Ti ha difeso?》
《Sì, e anche troppo. È questo il problema. Combatte per me quando nemmeno io ci riesco. È come se vedesse in me qualcosa che io non riesco a vedere. Ma io... io non voglio che si rovini la vita per colpa mia. Lei merita di meglio.》
《Smettila di fare il martire, Kai. Sembri uno di quei personaggi dei romanzi tragici che leggeva la mamma》 sbotta Nohea, tuffando una mano nel sacchetto di patatine che, chissà come, è magicamente apparso tra le sue mani.
《Se Nerea ti ama e lotta per te, chi sei tu per decidere per lei? Non puoi semplicemente... cosa, scappare via? Lasciarla? Ti rendi conto di quanto sarebbe crudele e stupido?》
Le sue parole mi colpiscono più di quanto voglia ammettere.
Scappare. È sempre stata la mia soluzione, la mia via di fuga.
E forse è ora di cambiare. Di restare e lottare.
Ma la paura resta lì, incastrata nel petto, come un nodo impossibile da sciogliere.
Perché la mia oscura passeggiera, semplicemente è parte di me ed è una ragione più che valida per scappare da tutti.
Per allontanarmi da lei.
《Certo che posso decidere per lei. E lei non merita i miei casini! Discorso chiuso. E non parlate di amore... Non c'è niente tra noi.》
Nohea sbuffa, un sorriso sornione che mi irrita e mi diverte allo stesso tempo.
《Se non vi amate, allora io sono appena stato promosso ammiraglio. Kai... provaci almeno una volta a essere felice. L'amore non è una debolezza, te lo garantisco. È quello che ci rende forti.》
《L'amore è l'unica cosa per cui vale davvero la pena vivere e lottare,》 aggiunge Noele, il suo tono si fa più morbido, quasi esitante. 《Ma solo se ti permetti di crederci.》
Il silenzio che segue è pesante, un manto che cala sulla stanza. Logan, Nohea, Noele... li guardo uno ad uno, i loro sguardi puntati su di me. Mi sento esposto, a nudo, e mi odio per questo.
《Non potete capire,》 mormoro infine, la voce appena un sussurro, spezzata come un ramo fragile.
《Non avete idea di cosa significhi convivere con un'etichetta che non puoi staccarti di dosso. Non è questione di amore o di lotta. Io non so nemmeno se merito tutto questo. Se merito lei. Da tempo penso di non meritare più niente. E ditemi pure che è colpa mia perché ho smesso di lottare, ma sono stanco. Stanco di drammi, stanco di tutto.》
Nohea sbuffa, accartocciando il sacchetto vuoto con un gesto esasperato. Subito ne apre un altro alla paprica.
《Dio, Kai, sei un testardo unico. Merito o no, lei ti ha scelto. Ti ama. E tu cosa fai? Ti arrendi prima ancora di cominciare. Vuoi davvero respingerla solo per il tuo orgoglio? Per le tue paturnie? Questo non è mio fratello. Non è l'uomo che conosco.》
《Non è orgoglio》 ribatto, la rabbia che si mescola al dolore.
《È paura. Paura di rovinare tutto, di ferirla, di trascinarla nel disastro che sono io. E tu... tu non mi conosci affatto.》
《Non capisci?》 interviene Noele, facendo un passo verso di me, gli occhi che sembrano scrutare oltre la mia corazza. 《Il fatto che tu metta lei al primo posto, che preferisca soffrire piuttosto che farle del male, è la prova che la ami. Quando ami qualcuno, sei disposto a tutto per proteggerlo, anche se significa stare male.》
Le sue parole mi attraversano come una lama, ma accendono qualcosa dentro di me. Una scintilla che non sapevo di avere ancora.
Logan si alza dal divano, stiracchiandosi pigramente. 《Io dico che dovresti tornare da lei. Prima che decida che non vali tutto questo casino.》
《Logan!》 Noele lo rimprovera, ma lui si limita a sorridere scrollando le spalle.
La mia mente vacilla. Forse dovrei tornare da lei. Non per convincerla a restare, ma per dirle la verità. Tutta la verità.
Ma non lo farò.
Volevo lasciare un segno nel suo cuore, ma finirò solo per lasciarle cicatrici.
Lei merita di meglio.
《No》 rispondo, e il mio cuore esita. La mente vacilla, barcolla sotto il peso delle possibilità, ma la parola esce fin troppo ferma e decisa, come scolpita nella pietra.
Per un istante, la stanza si congela. Logan mi fissa con un sopracciglio alzato, mentre Nohea sbuffa esasperato, agitando una mano come a dire "sei irrecuperabile".
Noele invece non si muove. I suoi occhi restano fissi nei miei, intensi, quasi ipnotici. Lei non dice niente, ma il silenzio è più eloquente di qualsiasi parola.
《Allora è così,》 mormora alla fine, con un tono basso, carico di una delusione che non si preoccupa di nascondere.
《Stai scegliendo di lasciarla andare. Di spezzare tutto... senza nemmeno darvi una possibilità.》
Vorrei risponderle, giustificarmi, dire che sto facendo la cosa giusta. Ma ogni parola che provo a formulare muore prima di arrivare alle labbra.
E poi, francamente, come potrei dirle che sono di nuovo malato e che probabilmente presto morirò?
Non ce la faccio ad affrontare questo discorso con loro. Non oggi, che è il penultimo giorno insieme.
Né mai.
《Sai cosa penso, Kai?》 continua, la sua voce che si fa più ferma, più tagliente.
《Penso che tu non stia proteggendo lei. Stai proteggendo te stesso. Perché è più facile scappare che restare. Più facile convincerti che lei meriti di meglio, piuttosto che ammettere che sei spaventato di essere felice.》
Ha ragione.
Il nodo nel mio petto si stringe, serrando ogni respiro. Rimango in silenzio, incapace di darle torto, ma anche di darle ragione.
Logan sbuffa, irrompendo nei miei pensieri.
《Ecco, abbiamo finito qui. Complimenti, cognatino, hai appena vinto il premio per la decisione più stupida del secolo. Se non la vuoi tu, sai che coda di ragazzi ci sarà a consolar-》
《Logan!》 lo interrompe Nohea, lanciandogli una patatina con precisione chirurgica.
《Un po' di tatto ogni tanto, no?》
Io li guardo, ma nella mia mente c'è solo lei. Nerea.
Il suo sorriso, la sua risata...
I suoi occhi quando l'ho lasciata andare per sempre.
Mi maledico per quello che sto per dire, ma so che non cambierò idea.
《Sì, la sto lasciando andare. È la cosa giusta da fare. Per lei.》
Il silenzio cala per un istante, pesante e carico. Poi, come un colpo di frusta, aggiungo con un tono che non mi appartiene:
《Non fatene un dramma! Il mondo è pieno di ragazze con cui divertirsi. Ne troverò altre cento come lei, magari anche meglio!》
Le mie parole risuonano vuote, fredde, taglienti. Eppure, fanno più male a me che a loro.
Le pronuncio lo stesso.
Forse per convincermi.
Forse per mettere la parola fine.
Ma non basta perché so che non è vero.
《E smettetela di rompermi! Alla fine non sono solo io a perdere qualcosa, ma anche voi. E molto più importante di una ragazza che avete appena conosciuto. Questo è un addio. Lo sapete bene anche voi, anche se fate finta di niente.》
Mi fermo un attimo, cercando di mantenere il controllo, ma sento il nodo in gola che minaccia di soffocarmi.
《E io sono stufo di fingere. Stufo di questa recita, stufo di questa famiglia. Stufo di tutto. Basta!》
Urlo tutto il mio disprezzo, come se volessi chiudere definitivamente anche con loro. La mia voce rimbomba nella stanza, graffiando il silenzio come vetri infranti. Il peso delle mie stesse parole mi schiaccia, ma stringo i pugni fino a sbiancarli e mi volto, il volto una maschera di rabbia.
《Kai...》
La voce di Noele è un sussurro spezzato, sconvolto, eppure colmo di una pena che non riesco a sopportare. Ma non mi giro. Non voglio vedere le loro reazioni. Non voglio affrontare il dolore che so di aver inflitto, né quello che mi porto dentro.
Devo allontanarli. Devo tagliare ogni legame.
Non possono sapere. Non devono esserci quando tutto crollerà.
Devono odiarmi e sarà più facile dimenticarmi.
È meglio così.
O almeno, questo è quello che continuo a ripetermi, anche se il vuoto che mi sta divorando dentro dice il contrario.
Sbatto la porta alle mie spalle, le chiavi strette in mano come fossero l'unica cosa che mi tiene ancorato alla realtà.
Non so dove mi porterà questa notte.
So solo che restare a casa mi soffoca, mi uccide lentamente.
La città è avvolta in un silenzio irreale, rotto solo dai miei passi incerti. Mi ritrovo lì, senza nemmeno rendermene conto, appoggiato alla tua lapide.
Abbasso lo sguardo, lasciandomi scivolare a terra. Il gelo del marmo penetra attraverso i miei vestiti, ma non importa.
Penso a tutto il dolore che mi porto dentro, un abisso che sembra inghiottirmi ogni giorno di più.
Eppure, il bisogno di sentirti, di ascoltare ancora una volta la tua voce, è più forte di qualsiasi altra cosa.
Il vento soffia piano, come un sussurro lontano, ma non sei tu. Non sarai mai più tu.
Ogni frammento
del mio cuore
racconta
una battaglia
combattuta
per chi amo.
~ Kai Lokelani ~
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