Londra - Parte 2
Mentire è sbagliato,
figlio mio,
ma se serve a
un bene più grande,
va bene.
(Aldrich Rick Ames
Ex agente CIA
condannato nel 1994
per spionaggio
a favore
della Russia)
Di cazzate, nella mia vita, non ne ho fatte poi molte.
Potrei contarle sulle dita: una canna e qualche sera ubriaco per celebrare il superamento della malattia.
Niente di più.
Non è che non avessi voglia di sperimentare, di riempirmi di cibo spazzatura o di affogare lo stress in un pacchetto di Marlboro e birra in bottiglia, come fanno gli altri ragazzi della mia età. Ma dato che non sono un adolescente normale, bensì un povero sfigato con un piede costantemente tra la vita e gli artigli della morte, semplicemente non ho potuto.
Non sono nemmeno troppo impulsivo e agisco solo per buone ragioni, eppure, sono bastate le sue lacrime per mandare in frantumi la mia ragione.
Questa, pertanto, è senza dubbio la più grande ed epica!
Quelle maledette gocce di acqua salata e tiepida hanno penetrato nella mia pelle come aghi acuminati macchiati di inchiostro nero e, come un tatuaggio, si sono fissate in modo indelebile fino alle parti più nascoste del mio io più profondo e inaccessibile.
Come tatuaggi dell'anima, le sue lacrime sono ora parte di me, incise nella mia essenza con una forza e una persistenza che sfidano il tempo e lo spazio.
Sono la manifestazione tangibile delle mie emozioni più autentiche, un segno indelebile di quella umanità che credevo smarrita e della mia capacità di sentire ancora qualcosa e di condividere profondamente e con empatia il suo tormento.
In fondo, per una volta, non sono solo io l'unico che soffre e sta male, e provare tristezza per qualcuno che non sia me stesso mi rende probabilmente meno "strano" ed "esecrato".
Peccato che non possa dirlo a nessuno e che probabilmente, l'empatia per lei, mi abbia avvelenato il cervello.
Perché se non è così, non so proprio spiegare il mutamento repentino che mi ha sradicato dalle mie certezze e dalla mia campana di vetro "salva vita."
So solo che, in una delle tante notti di incubi e sonno interrotto, ho concepito il mio piano "London" ignorando ogni segnale di pericolo proveniente dal mio inconscio.
Questa volta ho scelto deliberatamente di tacere.
Se hai seguito il cuore anziché la ragione, non posso che essere felice e orgoglioso delle tue scelte.
Le bugie a fin di bene, il mio, sono diventate inevitabili.
Avrei anche potuto chiedere il permesso. Essere sincero. Ma non sarebbe servito a niente.
So che perderò la fiducia della mia famiglia e che questa scelta mi seppellirà sotto un castello di livore e di no, ma non ho potuto fare altrimenti e non avrei saputo motivare le mie azioni.
Come si spiega a qualcuno che hai intenzione di fare una stronzata di proporzioni epiche, senza nemmeno sapere il perché?
È come se ci fosse un'urgenza interiore, un impulso irrefrenabile, che spinge senza una chiara interpretazione.
Forse, la mia, è la ricerca di un senso di libertà più ampio di quello che mi donano l'Oceano e il surf, o forse è solo la necessità di rompere la monotonia e la rigidità della mia vita quotidiana, in cui mi sento costantemente intrappolato in un dedalo ingarbugliato e intrico di costernazione e consapevolezza di morte.
Non lo so.
Alla fine, è difficile comunicare un'intenzione così irrazionale e spontanea, perché a volte le azioni sono guidate più dall'istinto del cuore, che dalla logica.
In tutto questo caos sensoriale ed emozionale, non c'è assolutamente alcuna logica, se non il fatto che Leighton mi fa tornare a respirare e a sentirmi vivo come non mai. Mi mancava quella sensazione di normalità, di realtà, di esistenza che mi fa sentire ancora umano.
La salute, in fondo, non deriva soltanto dalla medicina, dalle cure o dalle pastiglie che assumo, ma dalla pace della mente, del cuore e dell'anima. Non esiste cura migliore della consapevolezza di sé stessi.
Carpe Diem! Cogli la rosa oggi, perché domani sarà già appassita.
Pensa alla rosa come a qualcosa che hai sempre desiderato e ti sembrerà bella anche appassita. Vivere ogni istante con consapevolezza e gratitudine, apprezzando la bellezza anche nei momenti fugaci, è la chiave per una vita piena e significativa.
Sono stufo di essere fragile e delicato come i petali e rotto come uno stelo reciso.
Per una volta, voglio essere forte e determinato come le spine.
È il momento di essere egoista e fare qualcosa per me, perché se non mi prendo cura di me stesso, seguendo l'istinto e il cuore, nessuno lo farà per me. È ora di mettermi al primo posto, come ha sempre voluto mia mamma, altrimenti temo che non ne uscirò mai.
È giunto il momento di onorare me stesso e il mio benessere, così come desiderava lei per me, anche se questo sogno durerà solo un weekend e poi tornerò a essere prigioniero della mia stessa miserabile vita.
Io non conosco il motivo che mi spinge a fare tutto questo, so solo che è il mio cuore a indicarmi la via. L'ho zittito fin troppo e ora non riesco a svincolarmi dal suo volere perché la sua voce è un dolce richiamo che si è come dipanato con le lacrime di quella fragile creatura. La sua vulnerabilità ha risvegliato qualcosa in me, un desiderio di compassione e di connessione che non posso ignorare. Forse è questo il motivo, forse è semplicemente il richiamo dell'umanità che batte nel mio petto.
O forse è semplicemente Nerea, con la sua bellezza disarmante e la sua fugace dolcezza a farmi deragliare.
La sua presenza ha il potere di sconvolgere il mio equilibrio interiore, facendo emergere emozioni ignote. È come se un nuovo mondo si aprisse davanti a me, un mondo di sensazioni e sentimenti che non avevo mai sperimentato prima.
Ne sono tremendamente assuefatto e anche terrorizzato.
Eppure...
Non posso fare a meno di desiderare di esplorare questo nuovo territorio emotivo, di lasciarmi trasportare dalla corrente di emozioni che Nerea ha scatenato in me. Nonostante la paura dell'ignoto e delle conseguenze che potrebbero derivarne, c'è una parte di me che si sente viva e vibrante, desiderosa di scoprire cosa potrebbe riservarmi il futuro, facendo entrare di nuovo qualcuno nella mia vita.
Mia sorella, Logan e perfino Nohea, non potrebbero mai capire la mia esigenza e la definirebbero il delirio di uno stupido adolescente in preda a una crisi ormonale, ma io so che c'è molto di più e che ho bisogno di capire cosa.
Ho bisogno di comprendere questa nuova parte di me che solo Nerea ha risvegliato, anche se ciò significa affrontare le peggiori punizioni, le incertezze e i timori che accompagnano quel regno inesplorato in cui inevitabilmente, si rimane intrappolati, quando una ragazza comincia ad attecchirti in testa come una rosa.
È un territorio incerto e oscuro, ma la luce che Nerea porta con sé rende l'avventura affascinante e irresistibile, nonostante i pericoli che potrebbero celarsi lungo il cammino.
Tuttavia, lotto da quando sono nato e non ho intenzione di farmi sfuggire un fugace attimo di eterna felicità per codardia.
Nerea è una luce pura e potente che brilla, inondando l'orizzonte di calore e bellezza, e io voglio essere la stupida falena che si brucia e muore nella sua trappola piuttosto che il fantasma di me stesso. Sono pronto a sacrificare tutto per avvicinarmi a quella luminosità che mi ha rapito l'anima, disposto a bruciare nelle fiamme dell'inferno senza rimpianti né paure, solo per sentirmi vivo ancora un giorno. Se è questo il prezzo da pagare per assaporare anche solo un istante della sua meraviglia, lo accetterò con ardore e devozione.
Penserò alle conseguenze solo dopo. Giuro che mi assumerò le mie responsabilità, anche se probabilmente, nemmeno al mio ritorno saprò spiegare il perché delle mie azioni.
Accetterò qualsiasi punizione dalla mia famiglia, e sono certo che le conseguenze delle mie azioni saranno tremende e che mi toglieranno il surf.
Eppure, se nemmeno la paura di perdere il surf mi ha convinto a non procedere col mio folle piano, significa che il mio cuore ha bisogno di LEI per guarire.
Seguire il richiamo del cuore è una novità a cui non voglio rinunciare perché, onestamente, non posso ignorare il mio desiderio logorante di essere vicino a Nerea e di esplorare questo nuovo me, cimentandomi in una pazzia degna di un matto da ricovero.
Che cosa mi hai fatto Leighton quel giorno in cui ti ho vista piangere?
Piano London - Prima Parte: spostare l'appuntamento dal Dr. Hurt.
Ogni volta che varco la porta del mio strizzacervelli, mi vengono in mente milioni di motivi per non parlare con lui.
Sono troppo spezzato per potermi aprire e per affrontare i miei demoni ad alta voce.
Sono troppo spaventato all'idea di essere considerato pazzo da uno specialista e di essere sommerso di psicofarmaci che metterebbero a tacere il mio grillo parlante per sempre, che non vale la pena rischiare.
So perfettamente, da solo, di non essere nella mia abituale forma fisica e psichica, ma rifiuto a priori l'idea di raccontare ciò che mi tormenta.
Ci sono cose di me che non voglio condividere.
Pensieri, tormenti, angosce, dolori, che devono rimanere privati.
Sentimenti e sensazioni che mi mangiano vivo, ma che ormai, sono parte di me.
Questi sono frammenti dell'anima che mi definiscono, e anche se mi consumano dall'interno, ho paura di liberarmene. Sono parte della mia essenza, dei miei vissuti e delle mie esperienze, e temo che se dovessi lasciarli andare, perderei pezzi di me stesso che non potrebbero mai essere recuperati.
Un terapeuta parla sempre della guarigione, della necessità di affrontare i problemi con determinazione e della consapevolezza che non bisogna autocommiserarsi o autopunirsi.
Ci ricorda che tutto, sia nel nostro corpo che nella nostra psiche e anima, può trovare la via della guarigione.
Con il tempo.
Che io non ho.
Con l'impegno.
Che io non provo nemmeno a metterci.
Con la forza d'animo.
Che a me si è esaurita da un po'.
Chiedendo aiuto e facendo entrare l'amore al posto della tristezza e della rabbia.
Ma io non ci credo.
Ci sono dolori che non possono essere colmati mai e altri che non voglio nemmeno sperimentare.
L'Amore è uno di quelli.
Può essere una cura, idilliaco sgomento, gioia e ardore, come scrivono i poeti e cantano i compositori, ma ciò che non ti dicono è che il vero amore, quello profondo e irrazionale, per essere tale, deve far male, bruciare, mordere, sbranarti come una bestia e ammazzarti fino a disintegrarti. Io non posso sopportare un amore così.
La lista dei miei pensieri è davvero interminabile e contorta, e so per certo che sono disturbato in un modo che è preoccupante perfino per me stesso.
Così mi siedo sulla poltroncina e mi perdo nei miei pensieri, mentre lui tenta inutilmente di coinvolgermi, senza successo, nella sua terapia.
《Mangi e dormi abbastanza?》
Mangiare è un'attività sopravvalutata e dormire... beh... e chi ci riesce!
I suoi occhi vuoti e vitrei, mi fissano, ogni maledetta volta che le tenebre avvolgono la mia camera e gli incubi vengono a bussare alla mia porta.
Arata è lì.
Lui è sempre lì.
Seduto sul mio letto, con una canna in mano e la faccia tesa e imbronciata.
Vuole sentirsi dire questo?
La coltre di fumo, che si solleva leggera, forma spire delicate che volteggiano, come mosse da ali nere di angelo e poi, piovono lacrime di sangue, che ricoprono tutto, col loro manto di rubino in una delicata pioggia di morte. Il suo sangue è dappertutto, come in un giorno di temporale. Scorre ovunque, tranne nelle sue vene.
Vuole dare un senso ai miei incubi?
Non è necessario.
So perfettamente perché sogno continuamente la sua morte e perché non troverò mai pace.
L'ho deluso o forse ho deluso me stesso. Non lo so.
Vuole che le parli dei miei sensi di colpa?
Del fatto che non faccio più niente per me stesso che non sia trascinarmi stancamente giorno per giorno?
Vuole che le urli ai quattro venti che odio vivere così?
Che sono rotto?
Che il panico, mi agguanta alla gola, impedendomi di respirare?
La fronte è imperlata di sudore freddo. La vista si annebbia e mi sento svenire. Mi accascio a terra, col cuore, che pare, disintegrarsi nel petto. Nello squallore, delle mie stupide paure e insicurezze, scivolo via dalla realtà e vengo inghiottito dai miei demoni sperando che non mi lascino più andare. E a volte lo fanno perché tutto si spegne in un sonno forzato avvolto dalle tenebre.
La notte del mio cuore, è molto più buia e spaventosa, della notte più nera.
Non c'è via d'uscita e nemmeno redenzione.
Il mio terapeuta si aspetta che gli racconti questi episodi, ma io spreco i soldi di mia sorella, seduto in religioso silenzio, a fissarlo mentre imbratta di inchiostro il suo taccuino, con la faccia corrugata e sussurrando che non sto facendo progressi. Non ho certo bisogno di lui, per capire che sto perdendo il senno. Il fantasma di Arata mi tormenta a causa dei miei sensi di colpa.
Nessuno può aiutarmi o portare via queste sensazioni dolorose che mi stritolano il costato. Nessuno può riportarmi il mio migliore amico ergo, non posso guarire.
La sala d'aspetto è deserta, visto che sono l'ultimo "pazzo" del giorno.
《Potrebbe gentilmente anticipare la seduta a giovedì, per favore? Venerdì ho degli impegni improrogabili》domando speranzoso alla segretaria.
La ragazza, fasciata in un elegante tubino melanzana, alza gli occhi dal monitor del computer e mi sorride pacata, ma con una punta di ironia, come se fosse consapevole che darmi un appuntamento oppure no non cambierebbe la mia situazione di silenzio selettivo.
Il silenzio della bocca, però, è un grido di pensieri.
I lunghi capelli castani le ricadono sul seno e ombreggiano gli occhi da gattina orientale, profondi e intriganti, di un marrone così scuro che pare nero. Credo di averla sentita parlare con una signora un po' troppo curiosa, o sola e triste, sulle sue origini tailandesi. Se non fossi così maledettamente fallato e ossessionato da...
Forza dillo!
Ammettilo una buona volta!
Scuoto la testa negando l'evidenza.
La segretaria, sarebbe sicuramente il mio tipo.
Le sue labbra a canotto e scarlatte, come la grossa macchia rossa di Giove, si muovono sinuose e sensuali.
Eppure, non provo nessun tipo di attrazione fatale o sessuale.
Nessun pensiero osceno della sua bocca su di me.
Nessun desiderio scabroso di essere tra le sue cosce.
Il nulla, come al solito, perseguita i miei istinti primordiali.
Forse dovrei procurarmi delle pasticche blu.
《Sei fortunato. Il dottore ha un buco alle sedici di giovedì, visto che un paziente ha cancellato la prenotazione. Va bene per te?》
《Ottimo. Grazie.》
Prendo la giacca per allontanarmi, quando una voce di rimprovero alle mie spalle, mi fa paralizzare sul posto.
《Ma allora sai parlare!》ride polemico il terapeuta.
Mi volto per guardarlo negli occhi color bosco leggermente stanchi e per la prima volta, senza nemmeno rendermene conto, gli rivolgo la parola.
《Non c'è scritto da nessuna parte che sono muto, pertanto, direi che ho la capacità di comunicare. Solo che non voglio. Ed è molto diverso.》
《È proprio questo il punto. Non ci stai nemmeno provando, Kai. La via della guarigione dipende solo da te. Fai un passo nella mia direzione, solo così, posso aiutarti. Non so leggere nei tuoi silenzi urlanti. Non ho la sfera di cristallo. Fatturare le ore di terapia, a tua sorella, sta diventando imbarazzante. Se non vuoi farlo per me o per te stesso, fallo per Noele.》
《Davvero pensa che, facendomi sentire in colpa, le racconterei della mia giornata e dei miei problemi?》
《Sarebbe bello.》
《Povero illuso! Le mie sarebbero solo parole inutili, in una delle tante giornate inutili e senza senso, della mia inutile esistenza.》
《Continua.》
《Non ho più niente da raccontarle e non ho traumi infantili che può scaricare sulla mia povera defunta madre. Sono in grado di psicanalizzarmi tranquillamente da solo, e oggi ha già fatturato la mia ora di silenzio, quindi...》
Non occorre essere Freud per capire che è il mio inconscio a parlare e non io, e che sono veramente pieno di problemi.
《Se fosse così, non saresti qui e io non dovrei indirizzarti verso un cammino di guarigione e resilienza.》
In psicologia, la resilienza è un concetto che indica la capacità di fare fronte in maniera positiva ad eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità.
《Le ricordo che non sono qui di mia spontanea volontà e che farei volentieri a meno di questa buffonata》stringo la mano arrabbiato.
《La tua rabbia repressa, non ti aiuta. Così come non lo fa il silenzio.》
《La smetta di fingere di conoscermi! E se, il mio, non fosse semplice silenzio, ma un componimento melodico? E non ho rabbia repressa da sfogare. Ma se ce l'avessi, conosco un modo molto piacevole per rilassarsi e per spegnere la testa, a favore di un appagamento che mi farebbe ansimare e svuotare letteralmente di tutto. Dovrebbe conoscerlo anche lei e praticarlo con la sua signora.》
Lancio un'occhiata alla segretaria, che arrossisce imbarazzata.
In un'altra vita, forse, me la sarei fatta.
《Non sono qui per parlare della mia vita sessuale e nemmeno per ascoltare le tue stupide bugie.》
《E io non sono qui per raccontarle i fatti miei. Ci vediamo giovedì. Le consiglio di aggiungere della musica sul suo iPad, così la seduta le passerà più in fretta. Buonasera.》
《Dovrò informare tua sorella e se continui a non collaborare, perfino il tribunale. Lo sai, non è vero?》
《Faccia quello che deve!》
Lo liquido con un gesto della mano che è un saluto di schiena piuttosto sgarbato.
So che il mio comportamento immaturo, mi porterà più danni che vantaggi, ma non mi interessa.
In ogni caso, mi è chiaro fin dalla prima udienza che non ne uscirò vittorioso. Quindi tanto vale godersi la vita finché posso. Basta vivere di rimpianti!
Piano London - Seconda Parte: liberarsi del Coach.
Non sono solito a raccontare bugie o a ingannare chi stimo, tuttavia, non ho scelta.
Il Coach non ammetterebbe mai che saltassi gli allenamenti proprio il weekend prima di una competizione, per una ragazza, per giunta, quindi devo usare l'immaginazione, senza però farlo preoccupare troppo e senza mettere in risalto i lividi che mi procurano quotidianamente i bulli.
Deve essere qualcosa di... forte, che tocchi il suo lato emotivo.
Che sia smunto e pallido, non è una novità, anzi è un dato di fatto, così come è certo che più volte, il mio stato fisico e il mio peso, l'hanno fatto preoccupare.
Dalla caduta dalla scarpata, con tanto di trauma cranico, non fa che starmi col fiato sul collo, come un avvoltoio in attesa della carcassa da divorare.
Non lo biasimo affatto, anzi, trovo persino che sia dolce da parte sua, ma non al punto da limitare la mia libertà.
Terminati gli allenamenti, mi sento particolarmente giù di tono, pertanto non devo nemmeno fingere un malessere, visto che la testa che gira, la vista ovattata e gli oggetti che si sdoppiano, mi tormentano praticamente sempre e non necessariamente solo dopo un grande sforzo fisico come gli allenamenti o le gare di surf.
È come dopo un colpo in testa, quando il resto del mondo attorno a te ti pare in costante movimento, inafferrabile e non nitido al punto da non capire se sei tu a vederlo fuori fuoco, nebuloso e oscillante o è davvero mutato.
Non penso nemmeno sia colpa dei farmaci, ormai, visto che non li prendo più.
Il cuore, tra l'altro, tamburella piuttosto tachicardico e l'ansia sembra scorrermi in vena.
I miei compagni si affrettano a raggiungere gli spogliatoi per fare la doccia, mentre io mi lascio cadere sulla sabbia, per riprendere fiato e per evitare di svenire davanti al mio allenatore, avendo il risultato opposto a quello desiderato.
Mi porto le mani alla testa e affondo la fronte nel ponte anti-caduta libera, nelle mie mani che fungono da diga, particolarmente frustrato.
Comincio a pensare che questa pazzia non sia una buona idea.
Il mio fisico non può sopportare ore e ore di voli, sforzo fisico estremo restando in coda per chilometri, poco sonno e cibi scadenti e non consoni alla mia dieta.
Perché francamente, nessuno, nemmeno le compagnie aeree, ha menu proteici per il sottoscritto.
Fermami!
Sei ancora in tempo!
Questa volta ti ascolterò.
Non posso perché il cuore non vuol sentire ragioni!
Già.
Il cuore.
Quello stupido muscolo egoista che si rianima solo quando c'è LEI e che mi toglie il sonno.
Nick, che come al solito non mi ha staccato gli occhi di dosso un misero secondo, mi affianca immediatamente e si siede accanto a me.
《Avanti, che c'è? Sputa il rospo!》
《Faccio schifo, ultimamente.》
《In che senso? L'allenamento è andato bene.》
《In generale. Come atleta, come fratello, come studente, come essere umano. Non dirmi che ho fatto bene, perché non ho fatto niente di interessante che possa attirare l'attenzione degli esaminatori olimpici. Surfavo meglio quando ero malato.》
《Non dirle nemmeno per scherzo, certe assurdità.》
《Mi sento sempre fuori posto e sopraffatto dagli eventi. Non riesco a concentrarmi e sento un peso qui.》
Appoggio la mano sul petto all'altezza del cuore. In fondo, non sto nemmeno mentendo perché mi sento davvero così.
Il Coach mi guarda sempre più in pena.
《Fa male, Nick. Come un machete che si pianta nella carne per estirparti il cuore.》
《Cazzo! E così grave?》
Annuisco.
《So che odi quando qualcuno salta gli allenamenti in prossimità di una gara importante, ma io, proprio non ce la faccio. Non ho la testa nemmeno per il surf e sai quanto lo amo. È tutta la mia vita ma...
Sono disperato! Ho persino chiesto al dottor Hurt, di ricevermi sabato per una terapia urgente, perché nulla mi dà gioia. Mi sento risucchiato in un vortice di non ritorno. Forse, sono davvero depresso. Non voglio farti preoccupare, ma ho bisogno di staccare la spina, questo weekend.》
Do voce ai miei pensieri più oscuri e che in effetti corrispondono alla verità che ho sempre taciuto.
《Beh... Sì sì. Certo. Non è un problema. Puoi vincere la gara di lunedì a occhi chiusi. La tua salute fisica e mentale, mi importa più di ogni altra cosa, quindi...》
Mi abbraccia con la dolcezza e la premura di un fratello preoccupato.
《Quindi pensa a guarire.》
《Il percorso che porta alla guarigione e che mi fa ammettere prima la perdita di Arata e poi mi insegna il modo corretto per superarla, è lungo e tortuoso, ma ce la posso fare. Superare, non significa dimenticare.》
Le parole hanno la voce del mio terapeuta.
Caro il mio dottor Hurt, come vedi, non sempre durante i tuoi monologhi in seduta, mi rifugio nei miei pensieri!
Tuttavia non voglio nemmeno dover affrontare il discorso "superare il lutto" perché dovergli dire addio, lo rende reale e definitivo.
《Ce la devi fare. Per nessun altro all'infuori di te, Kai. E questo è lo spirito giusto per affrontare anche questo ostacolo. Sono orgoglioso di te e dei passi avanti che stai facendo. Non sopporto più di vederti così cupo e triste.》
Non vado fiero delle mie azioni, nonostante non fossero tutte mere bugie, tuttavia, è il risultato che conta.
Piano London - Terza Parte: trovare il mio passaporto.
Che Noele sia una maniaca del controllo, super attenta a ogni mia mossa, è risaputo. Tuttavia, mentre mi guarda curiosa, infilare abiti nel borsone, non immagina che, invece di preparare la valigia per gli allenamenti di surf, domani sono intenzionato a tagliare la scuola, per affrontare un viaggio transatlantico per Londra per compiacere Leighton, perché sono travolto da sentimenti di...
Boh!
Come posso chiamare quello che provo per ula'ula?
Pietà?
Riprova.
Tenerezza?
Ancora non ci siamo.
Compassione.
A...
Allergia al suo dolore inconsolabile.
Senza parole!
Non dirò mai la parola che comuncia con A.
Ma per chi mi hai preso?
Mai dire mai!
Noele tiene a chiave tutti i documenti e a me serve il passaporto, ma ignoro la sua ubicazione. Per fortuna, rinnovo sempre il passaporto per le gare internazionali di surf, altrimenti, il mio piano sarebbe saltato in aria, prima ancora di farlo detonare.
《A cosa serve l'impermeabile? Non è prevista pioggia questo weekend.》
A Londra piove spesso. O almeno così ho sentito dire! Ma io, per Noele, vado solo a nord di Ohau.
《Giusto! Non so nemmeno perché l'ho preso in mano.》
Arriccia il naso contrariata, come se fosse sul punto di scovare i miei inganni.
《Devi dirmi qualcosa?》
La mascella si fa contratta, la fronte si riempie di rughe d'espressione e gli occhi diventano due lame affilate che mi fissano con sospetto.
Il mio cuore prima accelera e poi perde un numero infinito di battiti. Se Noele dovesse scoprire cosa sto facendo, quale sarebbe la conseguenza?
Beh, lo sai perfettamente!
《A che proposito?》domando cercando di sembrare normale e tranquillo.
Avvampa irata e io proprio non comprendo il motivo di tanto astio.
O forse semplicemente ha scoperto tutto e io sono un ragazzo morto!
《Questi! Ovvio!》
Quasi schifata, sfila dal mio beauty case una confezione di preservativi e me li sventola davanti.
Sbianco e poi mi viene tipo un mancamento.
Non sono miei.
Io non li ho nemmeno comprati tanto non mi si drizza nemmeno col Viagra, anche se forse dovrei provare, e l'intento di questo viaggio non è quello di scopare.
Come ci sono finiti lì?
In corridoio risuona la risata malefica ma divertita di Logan e allora capisco tutto.
Lui e i suoi stupidi scherzi!
《Chiedi al tuo fidanzato!》sbuffo risentito.
Logan, avvolto nella divisa chirurgica verde e puzzolente quanto una fabbrica di disinfettante, ghigna sotto i baffi.
《Un ragazzo non deve mai uscire sprovvisto. Non si sa mai che occasioni e possibilità ci riserva la vita. Quindi bisogna farsi trovare sempre pronti. Soprattutto per evitare di inseminare qualcuna per errore.》
《A parte che Kai è ancora un bambino e che i preservativi si possono sempre comprare, davvero Logan? Mi stai confessando che vai in giro coi preservativi in tasca, in attesa delle possibilità e del destino per farti un'altra?》
Noele lo guarda impettita con le mani sui fianchi e lo sguardo torvo e lui sbianca rendendosi conto di aver usato le parole sbagliate.
Totalmente sbagliate!
Ti sei scavato la fossa da solo!
《Ovviamente un ragazzo single》precisa Logan intimorito.
《Io non aspetto nessuna sulla mia strada, che non sia tu, amore. Inoltre, visto che prendi la pillola, non compro condom da una vita. E sia chiaro, che ti amo e sei la donna con cui voglio passare il resto della mia vita e magari avere dei figli.》
Ora mia sorella mi guarda ovvia e con sufficienza mentre fa gli occhi innamorati al suo ragazzo.
Ho il voltastomaco.
Per loro.
Per la situazione.
Perché mi sento sempre di merda, come se fosse tornata la mia oscura passeggera.
Perché odio mentire.
Perché sto mettendo a repentaglio ogni cosa buona della mia vita per una sensazione che nemmeno conosco e per un fottuto paio di occhi che hanno rubato al cielo tutto il suo splendore.
Dio ula'ula, con cosa mi hai infettato?
《Kai?》
《Ma che razza di bugiardo! Quelli non sono miei e non voglio sapere i fatti vostri e il tipo di contraccettivo che usate in intimità.》
《Okay. Okay. Nohea mi ha detto di darteli. Ma io... ecco... non sapevo come fare! Mi imbarazza parlare di nuovo con te su...》
Alzo gli occhi al cielo.
Mi considerano sempre e solo un ragazzino. E forse per certi aspetti è così, ma sono anche cresciuto troppo in fretta e con una sentenza di morte, per non sapere che il sesso va fatto in modo sicuro e consapevole.
Mia sorella tuttavia sembra rilassarsi un po' come se avesse la conferma che sul tema sesso, ho già avuto dei mentori e non sono totalmente uno sprovveduto alle prime armi.
Davvero Logan è stato di parola e lei non sa?
《Prendi le nuove medicine. Domani, quando partirai, saremo in ospedale e tu non puoi assolutamente dimenticarle》mi canzona mio cognato. 《Come vedi, te le ho fatte cambiare. Anche se non ci credi, ti puoi fidare della mia parola. Sempre!》
《Grazie.》
Ma devono passare la prova del nove che consiste in nessun tipo di effetto collaterale.
《Amore, devi aggiungere la nuova prescrizione nel fascicolo di Kai, tra i documenti importanti.》
Noele sorride annuendo e apre un cassetto all'interno del mio armadio nella parte occupata dai suoi vestiti, archiviando minuziosamente quel foglietto in un dossier clinico enorme che mi riguarda.
Il mio sguardo cade sull'oggetto del mio interesse: il passaporto.
BINGO! Logan, ti adoro!
《Signorino, non hai fatto la cartella!》
Giusto. Devo mantenere le apparenze e pure lasciare la cartella nel bagagliaio.
Dopo cena, passiamo qualche ora a giocare a Scarabeo e poi, quando Noele e Logan sono troppo stanchi per fare qualsiasi altra cosa, attendo che si addormentino per sfilare il mio documento di viaggio dalla cartellina. Facendo attenzione a non fare troppo rumore, tolgo il quadro astratto in salotto, nella gradazione di bianco e blu e delle loro sfumature, per riprendere la carta di credito del mio conto corrente, che avevo riposto in cassaforte per non destare sospetti, dopo che avevo prenotato i voli con Nerea.
Nerea... perché il tuo nome sembra una sinfonia che mi fa battere il cuore e volare in alto come un aquilone?
Sono ufficialmente pronto per la pazzia più stupida della mia vita.
Scusa Noele. So che non me la perdonerai tanto facilmente, questa bravata, ma sento che devo farla perché è la cosa giusta per me.
Non so spiegare nemmeno il perché. So solo che desidero...
LEI.
Lei.
E nessun altro, perché la sua presenza mi fa bene al cuore e ultimamente conosco solo il dolore.
Il dolore ed io siamo due facce della stessa medaglia, tanto che abbiamo imparato, a modo nostro, perfino a coesistere. Eppure, ci sono dolori così intensi e devastanti che non si comprendono appieno, come la morte e l'amore, che ti segnano a tal punto da farti compiere le peggiori follie. Ma probabilmente, nel mio caso, non è nemmeno questo, visto che il dolore da perdita lo conosco fin troppo bene. In me è scattato qualcosa di inspiegabile e indomabile, come una sorta di necessità ad alleviare il suo dolore e di proteggerla.
Così mi sono impelagato da solo nella letale ragnatela del tempo, dove la morte è un valore assoluto che accomuna tutti gli esseri viventi e che non può essere in nessun modo cambiato, portando con sé un dolore che non può essere alleviato. Perché se è vero che la scienza e la medicina ci permettono cure che allungano la vita, bisogna sempre ricordare che non siamo eterni e che la dipartita arriva per tutti, così come il dolore che perseguita chi resta.
Non ho riflettuto sulle conseguenze, sulle implicazioni, sul fatto che non reggerei fisicamente il viaggio, e che Noele mi farà pagare questa bravata per il resto dei miei giorni.
Non ho pensato affatto.
Ho agito con quell'istinto che non viene mai meno in competizione, ma che tace durante la mia quotidianità, dato che, grazie alla mia condizione, so perfettamente di non poter mai fare nulla che possa nuocere o mettermi in qualche modo in pericolo.
Eppure...
Eppure mi sono lasciato guidare dall'istinto, dal cuore o da chissà chi, pur di vederla sorridere e carica di quella grinta da tigre con cui mi mette al tappeto ogni maledetta volta che apre la sua boccaccia insolente.
Come ho concepito l'idea più assurda e dispendiosa del mondo, solo per evitare di assistere ancora al suo dolore, proprio non lo so.
Probabilmente, per darle l'opportunità di dire addio; un gesto che non sono riuscito a compiere con Arata e che, stupidamente, mi trattiene in un limbo di negazione. Non voglio ammettere con me stesso che è morto e, soprattutto, non voglio pronunciare ad alta voce il suo nome associato alla parola "addio" per non perderlo per sempre.
Inoltre, devo anche considerare il fattore degli ormoni, perché credo che anche quelli abbiano influito sulle mie sinapsi.
Le femmine ci rincoglionisco! È un dato di fatto.
Devono avere qualcosa, tipo i feromoni, che ci mandano in tilt e che ci farebbero fare qualsiasi cosa per renderle felici.
Infatti, mentre siamo in aereo diretti verso Londra, dopo aver scialacquato tutto il mio patrimonio, mi sento il ragazzo più fortunato del mondo.
Non mi importa se dovremo passare un'infinità di ore in una lattina volante, se il Coach e mia sorella, quando lo scopriranno (perché è solo questione di tempo), mi metteranno in punizione a vita, se dovrò pulire latrine per il resto della mia esistenza per ripagare il debito dell'università che avrei dovuto coprire in parte con questi risparmi, e se perderò l'occasione delle Olimpiadi a causa della mia bravata, dimostrando a Nohea che non sono pronto e abbastanza maturo; perché cavolo, per lei, ogni pazzia vale la pena.
Non sono ferrato in materia, eppure, quella di stamattina, con la Hostess, mi è sembrata una scenata di gelosia.
Come se qualcuna potesse essere più bella di lei che le asfalta tutte!
Il modo in cui ha stretto la mia mano, come a rimarcare un territorio che però non è nemmeno suo, visto che noi due non siamo altro che comparse in questa fiaba, mi ha colmato il cuore di stupide speranze e torbide paure tanto che il petto è scosso da aneliti graffianti.
Forse è per questo suo lato nascosto, che chiederle un supporto emotivo, ripetendo il suo stesso gesto, quando i ricordi e i sensi di colpa mi hanno azzannato la giugulare, mi è venuto tanto facile.
Non so.
Cosa provo davvero per questa ragazza?
Perché qualcosa c'è ed è reale quanto la sensazione di vuoto che mi stritola lo stomaco e mi ruba i battiti.
Ma è tutto così astratto, confuso e nebuloso.
O semplicemente non hai le palle per ammettere che ti sei invaghito di lei e che hai preso una di quelle botte da colpo di fulmine, che ti mettono ko.
Cosa mi porti a pensare?
Ti stai facendo tutto un film in testa come una ragazzina alla sua prima cotta.
Sicuro? Rifletti. Cosa sono questi battiti sconnessi?
È da tanto che non sento una connessione con qualcuno e che non mi sento giudicato.
E lei è diversa da chiunque altro nell'universo.
È ardente fuoco vivo, ma anche calma e delicata rugiada che, goccia dopo goccia, scivola sui tralci appassiti del mio cuore, facendolo rianimare di vita e germogliare di sensazioni primordiali.
Forse è per questo che ho abbassato le mie difese inespugnabili.
Perché lei, riesce a battere sui giusti tasti, come una pianista esperta che incanta con la sua eterea melodia.
E non guasta nemmeno che fisicamente sia da capogiro.
Anche se sono consapevole del lato distruttivo che avrà in me, la sua trappola ben congegnata sottoforma di sorrisi, occhi magnetici, moine e unicorni di arcobaleni, si è insinuata a fondo dentro di me, come il cavallo di Troia che ha oltrepassato i cancelli con la pancia piena di soldati greci, in attesa di annientarmi.
Ma si può disintegrare di più ciò che è già distrutto?
Non sono in grado di gestire e contrastare l'effetto che ula'ula ha su di me.
Dentro di me.
Nella mia testa.
Sul mio corpo.
Nel petto.
Il cuore.
Ha qualcosa che non va.
Da un po'.
La sua testa si appoggia sul mio avambraccio per poi scivolare sul mio petto. I capelli ricadono come una grandinata di petali di rose rosse, sul suo volto e sulla mia felpa. Dorme beata, tenera e serena, come una bambina, e io la osservo come se fosse la favola più bella, sperando che questo sogno a occhi aperti non finisca mai con l'arrivo dell'alba. Averla a un passo dal mio cuore, sentire il suo respiro che mi solletica la pelle del polso, all'altezza della mia impetuosa onda, come una dolce brezza marina, mentre, assuefatto dalla sua bellezza, la accarezzo come se fosse una fatina con le ali spezzate, rende tutto il resto inutile e superfluo.
Dio è bella da far male.
Spengo il film e mi crogiolo nel suo profumo di campi di vaniglia, sole e Hawaii, ascoltando "Sweet Creature" di Harry Styles sul mio iPad.
Se esiste davvero una dolce creatura, lei lo è sicuramente, motivo per cui non dovrei essere qui.
Non con lei che cerca di riportarmi a casa quando la mia mente si assenta e vola via oltre i confini dell'immaginazione e si perde nei più bui e dolorosi tormenti.
Non quando un suo sorriso speculare inghiotte evanescente ogni nuvola oscura e lava via tutte le lacrime di pioggia col suo arcobaleno.
Perché ha voluto che proprio io la accompagnassi?
Perché non riesco a evitare di essere un coglione patetico che sorride e fa di tutto per ingraziarsela?
Non riesco a controllare il mio corpo, i miei desideri e quello che brucia all'altezza del petto, come paglia su cui hanno gettato una tanica di benzina.
Mi sento come se ula'ula si fosse tatuata a fondo nella mia anima.
Il problema è che non sapevo di averne una.
O almeno non più.
Lei è sbagliata nei modi più inimmaginabili.
Ma io lo sono di più, soprattutto per lei.
Eppure, nonostante il pericolo costante e gli svariati tentativi di tenerla lontana, mi ha fottuto il cervello facendomi imbarcare per Londra, per dire addio alla Regina Elisabetta e a essere franchi, della monarchia inglese, non me n'è mai fregato niente, prima d'ora.
Lei è l'unica che mi sta facendo fare i conti con la mia parte irrazionale, e odio quello che mi scatena nel profondo.
Ho la netta sensazione di non avere più il controllo della mia intera vita, come se la ragione non contasse più niente e il mio cuore fallato avesse preso le redini del mio destino.
Il mio cuore non ha mai dettato legge e non ha mai voluto niente che non fosse il surf.
Non sono il tipo da fare gesti eclatanti e nemmeno da innamorarsi.
Se non è mai successo, ci sarà un motivo, no?
Allora cosa mi sta succedendo?
Cosa ci faccio qui, con il cuore in gola e la testa leggera come se mi fossi ubriacato di lei?
Ma soprattutto, quando cavolo è successo?
Da certe sbornie, non ne esci integro.
E io sono già troppo spezzato.
Eppure...
Ho dilapidato i risparmi solo perché non ho tollerato di vederla piangere. Quel dolore si è impossessato di me così a fondo, che ho giurato a me stesso di non permettere mai a nessuno di ferirla e che farò di tutto per non vederla mai più triste e in lacrime.
Ma con me non può che essere altrimenti. Quindi sono il primo che deve starle alla larga.
Rinunciare a Leighton, dopo queste ore passate con lei, in cui sto imparando a conoscerla e ad apprezzarla, è devastante ma necessario.
Dopo Londra, chiuderò definitivamente con questa parentesi fiabesca che mi sta condizionando e che ha aperto una voragine di emozioni illogiche e insostenibili.
In più, se sono fortunato, sarò in punizione fino alla laurea!
Io non sono il principe azzurro e lei non è una donzella in pericolo da salvare.
Piuttosto, io sono una scoria di uranio, velenosa e radioattiva, e lei un fiore raro, delicato ma con il cuore di una guerriera e un'anima che divampa.
Siamo incompatibili come un palloncino e una pianta di cardo mariano.
Ma nonostante tutto, siamo qui.
Seduti uno accanto all'altra, come se questo viaggio portasse oltre a una semplice destinazione.
Chiamalo destino, se vuoi, anche se forse è solo un bell'errore.
Ma come per tutti gli errori, è necessario non perseverare nello sbaglio.
Ma come posso non ricadere nell'errore chiamato Nerea Leighton?
Come posso dormire o anche solo riposare, se il mio cuore è intento a scardinare le costole per fuggire via dalla desolazione in cui è sempre avvolto, per donarsi completamente a lei?
Mi sento febbricitante, sfinito e sul punto di sprofondare nell'oblio per accompagnare i suoi sogni. Il suo respiro è una sferzata di aria bollente che mi ustiona la pelle, eppure, sento tutti i brividi del mondo percorrermi l'epidermide e ogni sensazione amplificata come se fossi strafatto.
Lei mi piace. Dio, se mi piace! Lo negherò fino all'ultimo respiro, perché non posso essermi ridotto così per una ragazza.
Non sono mai stato più patetico!
Inutile dire che non ho chiuso occhio, ma ho finto di aver riposato magnificamente quando in realtà non ho dormito affatto. Tuttavia, nonostante la stanchezza e la debolezza fisica, la sua presenza non mi ha fatto sprofondare in incubi angoscianti e in attacchi di panico ingestibili. Forse è una coincidenza, o semplicemente questo viaggio mi serviva per staccare la spina e concentrarmi su me stesso e su ciò di cui ho bisogno.
Mentre mi specchio nei suoi occhi pieni di genuina bellezza, riesco a vedere Kai e non un mostro. Il suo sorriso è una supernova che esplode nel mio petto.
Con quel vestitino da crocerossina, nero bordato di bianco con il colletto da scolaretta, è bella da farmi impazzire e da tormentare i miei pensieri di desideri poco casti.
Il suo profumo...
Il suo profumo mi manda completamente in tilt.
Vorrei affondare le mani nei suoi capelli setosi, accarezzare la sua pelle d'avorio, abbeverarmi dalle sue labbra e saziare questa fame che si propaga dal centro del petto fino al bacino.
E se non sento niente da tanto, lei mi fa esplodere di quel tutto sopito da troppo, in un solo fottuto sorriso.
Se dovevo privarmi di ogni emozione in attesa di Leighton, allora non ho sprecato nemmeno un istante.
Lei è qui, adesso.
B A C I A L A!
È come se un pezzo di me fosse finalmente tornato a casa dopo una lunga assenza. Sento un'esplosione di sensazioni che non avevo mai provato prima, che mi travolge come un'onda in tempesta. Non posso ignorare questa attrazione travolgente, né posso fingere di non sentire la sua forte presenza accanto a me. Forse è il destino che ci ha riuniti in questo momento, o forse è solo fortuna. Ma non voglio sprecare nemmeno un istante di questo weekend a sentirmi triste.
Non voglio rovinare tutto con uno stupido bacio. Leighton merita il meglio da me.
Percorriamo velocemente il trafficato aeroporto, dirigendoci verso l'uscita dove ci attende un signore distinto, con il tipico fascino da gentiluomo inglese da film, che scopro essere l'autista dei suoi nonni. Le origini nobili di Leighton mi lasciano basito al punto da rimanere in un silenzio imbarazzato.
Come ci si comporta con una duchessa?
Ora mi è chiaro perché i miei modi sgarbati, maleducati e bruschi, l'hanno sempre irritata.
Guardo la vita scorrere fuori dal finestrino, di nuovo perso nelle trame intricate della mia mente.
Londra, una promessa infranta, come le note di una melodia spezzata.
Londra e la sua storia.
Londra fatta di volti e di persone tristi che mi fanno sentire meno solo.
Londra e la sua spudorata bellezza.
Londra che ha nei riflessi del Tamigi, il cielo racchiuso nei suoi occhi.
Londra coi suoi papaveri rossi che brillano alla luce del sole e avvolgono il suo viso angelico.
Londra che mi ha rubato il cuore con la poesia del suo nome.
Londra che mi ha stremato.
Resisto alla fatica solo per LEI.
Tanto che le mento, dandole la mia bottiglietta di acqua, perché non è assolutamente vero che ho ancora un po' di acqua per me nello zaino.
La città è un mausoleo di fiori, pensieri e peluche strappalacrime e si è trasformata nel raduno dei pellegrini che desiderano porgere i propri omaggi al feretro.
Motivo per cui anche io sono qui.
O meglio... Io sono qui solo per lei.
Perché, sia così importante per Leighton, stare minimo cinque ore in coda, per porgere i suoi omaggi, mai superiori ai due secondi a persona, alla bara della Regina Elisabetta II, proprio non lo capisco; so solo che, non potevo mandarla qui da sola.
Non dopo che, appresa la notizia, è scoppiata in lacrime e si è persa nel mio abbraccio invece di respingermi.
Qualcosa, in me, è scattato senza controllo.
Ho vacillato e l'idea di questo stupido viaggio, ha prevaricato sulla razionalità.
Perciò... eccomi qui.
Ovunque, siamo circondati da persone che piangono e si disperano, nello stesso modo naturale e spontaneo, che genererebbe la perdita di una persona cara e di famiglia.
Ed è esattamente così che si capisce quanto, una deliziosa nonnina con la corona in testa, sia entrata nei cuori dei suoi sudditi.
L'intera nazione è in lutto, le attività chiuse, per rispetto e per commemorare il grande regno dell'estinta e l'amore e la devozione che nutrivano i suoi sudditi per lei.
I visitatori raggiungono Londra, da ogni dove.
Ci sono pazzi che hanno attraversato il globo, pur di darle l'ultimo saluto, arrivando perfino dalle Hawaii e quei matti, siamo noi due.
Ore interminabili, di strazio e di nodo alla gola e al cuore, che mi riportano a galla i miei lutti e che mi fanno tentennare.
Ma improvvisamente, le sue dita, che si incatenano nelle mie, spazzano via tutto e si inghiottono le mie paure più recondite.
Nei suoi occhi avvolgenti, seppur madidi di lacrime, ritrovo la pace. Non so chi, tra di noi, stia facendo davvero forza all'altro, so solo che, quando sono con lei, dal mio cuore, sparisce ogni tristezza, pure a una veglia funebre, per lasciare posto a piacevole sgomento.
Oggi vinco tutto.
Domani torno a essere intrappolato in quell'oscuro e opprimente labirinto di morte, che ora è la mia vita.
Quando le sue mani si sciolgono dalle mie e il gelo scende verso il mio petto, per prendere un biscotto che le viene offerto da una signora, guardo il monitor del cellulare che avevo abbandonato sul fondo del mio zaino.
Un'infinità di chiamate senza risposta.
Noele.
Logan.
Nohea.
Beccato!
Per quanto ancora posso ignorare le loro chiamate?
In volo avevo il cellulare spento, ma adesso che scuse ho?
Nessuna. Dovrei seriamente pensare al mio testamento!
E se fosse successo qualcosa di grave?
La mia famiglia mi crede agli allenamenti di surf, quindi non sarà una questione di vita o di morte, piuttosto l'ennesimo tentativo di controllarmi.
Dopo il mio sfortunato incidente giù dalla scarpata, non fanno altro che assillarmi.
Beh, puoi biasimarli?
Il Coach.
No.
Sono nei guai.
Quell'ansia crescente di disfatta che si è palesata e matura come un fungo velenoso dalla prima udienza del processo, si ripresenta letale e devastante.
Non voglio finire in galera e nemmeno vivere in punizione per l'eternità.
Come attratti dal mio umore nero e dal mio cuore rotto, ritornano sporgendosi le mie ansie e le mie paure.
Non ne posso più di tutti questi demoni che affollano la mia testa e che si spengono magicamente, anche se per pochi istanti, coi suoi occhi.
Sto perdendo il contatto con la realtà.
Perché i suoi occhi sono specchi di infinito come il cielo. Sono il Paradiso e io, che sono il re dei demoni, non ho nemmeno il diritto di osservarli da lontano e di desiderarli smarrirsi nei miei.
Sì ma ora che hai una chiamata persa anche del Coach, significa che ti hanno beccato.
Cosa posso mai dire per giustificarmi?
Non capirebbero mai, perché fatico io stesso a stare dietro al flusso dei miei pensieri, delle sensazioni e dei miei sentimenti.
Ma inutile rimandare l'inevitabile.
Almeno si meritano di sapere se sono ancora vivo.
《Dove diavolo sei?》
《Agli allenamenti di surf a Banzai Pipeline, come ogni weekend.》
《Ma davvero?》mi chiede fin troppo polemica.
《Certo, Noele. Dove altro potrei essere?》
《Dimmelo tu, visto che Nick mi ha appena detto che non ci sei e ti sei inventato una seduta dal terapeuta perché ti sentivi sopraffatto e depresso e quindi era preoccupato per te. E non mi raccontare scuse, signorino. So che fai scena muta ogni maledetta volta e non ti decidi ad aprirti e a parlare dei tuoi problemi e di quello che ti frulla in quella testolina malata. Tu, che a quanto pare, non accetti mai l'aiuto di nessuno, mi devi spiegare perché hai mentito al tuo coach su una questione importante come la tua salute mentale.》
《Ehm...》
《Kai, giuro che questa volta sei nei guai. In guai seri e così grandi che non ne hai idea. Dove diavolo sei?》
《A Londra.》
《Spiritoso!》
《No. Sono davvero a Londra.》
《A LONDRA?》
Mia sorella urla come una forsennata pazza isterica da ricovero.
Okay. Non l'ha presa tanto bene!
Ma il coach poteva farsi i cazzi suoi per una volta. Ho fatto leva sul suo animo nobile per fargli credere che ero disturbato e, invece di darmi il beneficio del dubbio, si è preoccupato e ha fatto la spia con Logan e Noele.
《Ma perché? Con chi? Con quali soldi? Come hai fatto a viaggiare senza essere accompagnato?》
《Vuoi darti una calmata? Ho quasi diciassette anni e non mi serve un accompagnatore. Inoltre, solo fino ai quattordici anni di età serve il modulo di consenso dei tutori legali o dei genitori per espatriare. E questo non è il caso. Ho usato i miei risparmi, quelli della campagna pubblicitaria dei prodotti proteici che uscirà a breve.》
《Quei soldi servivano per il College. Ne avevamo parlato e avevamo deciso di destinarli al fondo università. Erano almeno quindicimila dollari.》
《Tu avevi deciso così, ma io ho deciso di spenderli in questo viaggio. I miei soldi, comunque, li spendo come voglio.》
《Mi sta venendo un ictus. I tuoi soldi, li devi risparmiare e non spendere a cazzo. A cosa servo io se fai sempre di testa tua? Come faccio a insegnarti il valore del denaro se lo sperperi senza motivo? In più, perché sei scappato senza dirmelo?》
《Perché non mi avresti permesso di partire.》
《Ovviamente no e per ottime ragioni. Hai la scuola, gli allenamenti, le gare e... Se ti accadesse qualcosa mentre sei via? Ci hai pensato? Ricordi che sei malato?》
《Sei così prevedibile. Sai solo dirmi no. Ogni fottuta volta. Per ogni fottuta richiesta. E di solito lo accetto, anche se non sono un pezzo di cristallo che si rompe, ma in questo caso ho dovuto agire. Ho fatto una promessa e quindi...》
《Una promessa? Ma di cosa stai parlando?》
《È una storia lunga. Comunque, mi avete insegnato a onorare la parola data, perciò ora non lamentarti se ho fatto il galantuomo.》
《Aspetta. Aspetta. Aspetta. C'entra una ragazza in questa pazzia da irresponsabile?》
《Ehm...》
《Maledizione, Kai. Ma che ti dice il cervello? Gli ormoni ti hanno annebbiato la mente? Di solito non sei così impulsivo e stupido. Da quando fai cazzate per correre dietro a una ragazza per stupirla? Sono veramente basita e delusa dal tuo comportamento.》
Come se sapessi di che cosa parli. Non sei un maschio adolescente, non sei me che non riesce a controllare le emozioni, le sensazioni e gli ormoni a suo piacimento. Semplicemente a volte sono davvero così sopraffatto da quei sentimenti strani e indesiderati, che esplodono tutti insieme come una bomba atomica e senza il mio controllo, da non capirci un emerito niente.
Sarà biologia.
Sarà la giovane età.
Sarà una condanna.
Non lo so.
Quello di cui sono certo, è che alle ragazze, quando sono eccitate, non viene un'erezione indesiderata nel momento meno opportuno e forse riescono a interpretare meglio quello che provano e a dargli un nome.
Io non lo so.
Qualsiasi cosa, quando si parla di Nerea, è nuova.
Perfino il mio cuore, di solito atrofizzato, sembra appena trapiantato e pullula di vita come se si fosse rianimato.
Ma non è nemmeno questo il punto perché io non voglio stupire Nerea e quando ho deciso di accompagnarla ero fin troppo lucido.
Così lucido che dovrei preoccuparmi da solo.
Così consapevole da sentire ogni morso di brividi traditori.
Sento la voce di mio cognato in sottofondo.
《Ha fatto un gesto galante per far colpo su quella ragazza? E bravo il mio ragazzino!》
《Ma che bravo, Logan. Tuo cognato è un idiota. Non serviva portare a Londra una ragazza per finire nelle sue mutande.》
《Eih! Guarda che non ho bisogno di lezioni di abbordaggio e sesso da te e comunque sei fuori strada. Io e lei non andiamo a letto insieme e siamo qui per un lutto.》
《Un lutto? Ma chi è morto?》
Se le dico che è la regina, sicuramente sclera.
《Senti, ti spiegherò tutto al mio ritorno. D'accordo? Ora devo proprio andare.》
《Kai Lokelani, non azzardarti a mettere giù o giuro che...》
OPS!
Dev'essere caduta la linea.
Il telefono continua a riempirsi di messaggi e telefonate.
Logan.
Nohea.
Nicholas.
Mi sono scavato la fossa da solo!
"Sono molto fiero di te, ragazzino. Nemmeno io, che sono un eterno romantico, mi sarei sognato di mollare tutto per portare a Londra la rossa! Cercherò di far ragionare tua sorella. Ci vediamo presto Romeo. PS. Non dimenticare le medicine."
Non so se sorridere o imprecare contro Logan. Come fa ogni volta a leggermi dentro?
Velocemente digito anche un messaggio per Nohea che mi chiede in un audio piuttosto teso e preoccupato, dove sono.
"Ciao fratellone! Tra poco lo saprai da nostra sorella, ma ti anticipo la sua scenata isterica. Sono a Londra. Non ho fatto una pazzia per una ragazza. Posso spiegarti tutto non appena rientro. Non giungere a conclusioni strane per colpa di Noele. Lei tende a esagerare. Ho il telefono quasi scarico, quindi se non ti rispondo è per questo motivo."
E cosa mai dovrei spiegare? Non so come giustificare le mie azioni a me stesso, figurarsi davanti all'inquisizione della mia famiglia!
Ora scrivo anche a Nick e poi rimando il confronto al mio rientro a casa.
"Mi dispiace, Coach. Non ti ho totalmente mentito. Avevo davvero bisogno di staccare la spina! Spero tu possa comprendere."
Vedo che sta scrivendo. I puntini in sospensione rimangono lì per un po', lasciando che il mio cuore mi schizzi in gola dall'ansia, e poi scompaiono. Con loro anche le mie speranze del suo perdono. Il cuore sprofonda negli abissi e lui non è più in linea.
L'ho deluso profondamente e so che non sarà facile riconquistare la sua fiducia.
Il suo giudizio è quello che temo di più e che mi farà più male perché Nick è l'unico che sa quanto amo il surf, e se ho disertato, significa che ho perso il mio entusiasmo ed è come se avessi infranto anche i suoi sogni e le sue aspettative. Ma io voglio ancora andare alle Olimpiadi. Mi impegnerò a costo di morirci in acqua, per raggiungere il nostro obiettivo.
Al mio ritorno, si scatenerà la terza guerra mondiale, ma non me ne frega niente.
Vederla sorridere è il regalo più bello che la vita potesse farmi in questo periodo in cui mi sento morto fino al midollo.
Se per un attimo di chiarore, in una vita di tribolazioni e rinunce, devo subire le ire di tutti i santi del paradiso e dei demoni dell'inferno, della mia famiglia e del mio allenatore, allora accomodatevi pure.
Affronto ogni giorno sfide peggiori, per spaventarmi delle conseguenze di una decisione presa col cuore.
E Leighton, vale ogni condanna.
Riprendo col mio monologo interiore su Londra.
Doveva essere una meta di gioia, per festeggiare il diploma e una vita di amicizia, invece è la città del lutto.
Il mio.
Il suo.
Quello di un'intera nazione.
Eppure, Londra, con il suo clima mutevole fatto di lacrime di cielo e freddo d'estate, come San Francisco, è di un'affascinante bellezza e una mistica irruenza.
La città sembra avvolta da quel dolore che conosco fin troppo bene e da quelle sensazioni spiacevoli che non riesci a scollarti di dosso e che ti rendono impotente.
Il pallore del cielo viene inglobato dai nuvoloni neri, tanto che sembra che il cielo notturno si sia srotolato sopra di noi come un vasto mantello damascato puntellato di lentiggini dorate.
Londra è bella da farmi mancare la terra sotto i piedi perché ogni dettaglio riflette un frammento della sua anima e non si può negare quanto questa città, nonostante tutto, sia romantica.
Non posso fare a meno di guardarla.
Sono qui e non so nemmeno perché.
Il cuore tamburella irrequieto come una scarica di tuoni in un temporale estivo.
Nei suoi occhi, tutto sembrava dissolversi: il ruggito del Tamigi, il fruscio delle foglie, il borbottio del vento, i piagnistei, persino il battito del mio cuore assordante, nel silenzio che si è improvvisamente creato per permettermi di assaporare ogni sfumatura di quel viso angelico spezzato da un dolore incontenibile.
Di nuovo.
Quel dolore non mi lascia indifferente. Si insinua nelle profondità della mia anima, lacerandola ancora di più. Vederla triste e con gli occhi umettati di lacrime, fa fottutamente male.
Quando ci troviamo davanti alla salma, Nerea crolla nel suo dolore e io riassaporo quella sensazione logorante che mi fa annaspare. Il mio cuore si frantuma ancora una volta per lei e ho solo voglia di abbracciarla finché il suo dolore non viene assorbito per sempre dalle mie braccia.
Scusa, Regina, se mi sento un egoista insensibile, se lei è la mia unica priorità, se il cuore è scosso ma anche leggero di fronte alla tua bara, come se un peso fosse stato rimosso con una gru e se, invece di essere triste, come al solito, mi sento quasi sollevato e felice. La tua morte è una tragedia che ha turbato l'anima pura e delicata di Nerea. In assoluto, la fanciulla migliore su cui abbia posato i miei occhi indegni. Soffro nel vederla così triste e angosciata; tuttavia, questo viaggio di lutto ha riportato in vita il mio cuore e quel Kai che pensavo di aver perso per sempre. Mi sento vivo come mai prima d'ora. Anche se il dolore è sempre forte, dentro di me, le emozioni che questa creatura angelica mi suscita sono ancora più forti. Mi ci voglio aggrappare ancora per un po', prima che il mio lieto fine sfumi via con questa fiaba mai scritta e dai contorni stinti.
Grazie, regina Elisabetta, per avermi portato al tuo cospetto e per avermi obbligato a fare i conti con tutti quei sentimenti sopiti e rimossi dandomi Lei, come compagna di avventura.
Non so chi sta aiutando chi, ma non vorrei essere in nessun altro posto, senza di lei. Nemmeno sulla mia tavola.
Spero che, riabbracciando il tuo Filippo, tu possa ritrovare l'armonia, la gioia e la serenità perdute, le stesse belle sensazioni che sento io attraversarmi l'epidermide e torturarmi e annodarmi lo stomaco. Nonostante questo triste momento in cui dovrei essere distrutto, mi sento come se mi fossi ricongiunto a qualcosa di speciale. Forse ho ritrovato me stesso o forse, se mi sento così, è solo grazie a Lei, che è piombata nella mia vita come una sferzata di aria fresca in un giorno qualunque di pioggia dopo gli allenamenti di surf.
In qualche modo, si è presa un pezzo di me e non sembra intenzionata a restituirmelo.
Dover soggiornare una notte dai nonni di Nerea mi mette un'ansia addosso che non so spiegare. Il giudizio altrui, ultimamente, non fa che confermarmi quanto sono sbagliato, rotto e diverso. Se solo non fossi un povero patetico disgraziato, se avessi la forza fisica per fare di più, se trovassi un'anima pia che mi assumesse per un lavoretto, avrei potuto permettermi una stanza d'albergo o un bed and breakfast. Col senno di poi, andava bene anche un ostello sfigato e sporco. Tutto pur di non conoscere i suoi potenti, ricchi e nobili nonni e di essere messo sul rogo l'ennesima volta.
Lo so da solo che non sono un bravo ragazzo e che devo starle alla larga. Non fanno che ricordarmelo quotidianamente praticamente tutti.
Lo so che sono una mela marcia.
Lo so fin troppo bene, visto che mi faccio schifo da solo.
Lo so.
Ma è difficile rinunciare all'ossigeno dopo aver imparato a respirare di nuovo senza respirazione assistita.
Le sue labbra morbide e di fragola, le sento ancora sulla mia guancia, come un marchio a fuoco e un brivido di panico che mi fa formicolare l'epidermide.
Un po' più a destra e avrebbero incontrato le mie.
Giuro che sarei morto all'istante.
Un desiderio pericoloso di assaggiarla germoglia e cresce infestante dentro di me come una necessità di sopravvivenza.
Per fortuna mi ha colto di sorpresa, altrimenti penso che non l'avrei mai lasciata andare.
Avrei affondato le mani nei suoi capelli, le avrei inclinato appena un po' il viso per raggiungerla meglio e l'avrei fatta arrossire per me prima di baciarla come se non ci fosse un domani.
Voglio ancora baciarla.
Ma baciarla davvero.
Baciarla, baciarla, baciarla, fino a seppellire tutto il resto con i suoi baci.
Toglierle il respiro e sentire i suoi gemiti nei miei.
Voglio cancellare la mia esistenza tra le sue labbra.
Dimenticare il mio nome, la malattia, il processo, le percosse.
Tutto.
Vorrei concentrarmi solo su di lei, per quell'attimo di eterno che non ho.
Non ho mai bramato un bacio e attenzioni da nessuna e ora, invece...
Povero coglione!
Ho sempre criticato e deriso chi si sentiva così per una ragazza e ora, mi ritrovo ad essere solo l'ennesimo patetico essere di sesso maschile, che si annulla per una fighetta.
Eppure...
Con lei, mi sento come se fossi sempre ubriaco, pazzo da legare, febbricitante ed eccitato di vita.
Non mi sentivo così da mesi ormai.
Per niente e per nessuno.
Quell'innocente bacio sulla guancia, ancora mi scalda il cuore e mi scombussola le interiora.
Il formicolio e il senso di vuoto che nutro, per lei, non ha niente a che fare con l'opprimente desolazione che mi artigliava quotidianamente, è qualcosa di bizzarro e fastidiosamente gradevole; una percezione completamente nuova di me stesso.
Leighton, mi trasporta verso nuovi orizzonti emotivi e sensoriali, che non pensavo mi avrebbero mai nemmeno carezzato.
Tuttavia, quella consapevolezza della mia condizione di capolinea, che mi agguanta alla gola e non mi abbandona mai, è ritornata prepotente e predominante a farsi strada nel mio petto.
Non ho più tempo.
Ho assolutamente bisogno di sperimentare almeno una volta le sfumature dell'innamoramento prima della dipartita.
Non so.
Mi sento sempre più perso e vicino al mio mesto finale.
Morte o galera, non fa differenza. Forse entrambe mi attendono per l'epilogo.
Mi ero ripromesso di non farmi ingannare dai labirinti della mia mente, di assaporare ogni minuto di libertà che solo lei mi fa esplodere nel petto e di lasciare la tristezza a casa, ma la verità è che il dolore non ti abbandona mai, nemmeno quando cerchi di nasconderlo in profondità.
Basta un suono, un colore, un profumo o uno stato d'animo per farlo risorgere, come una fenice dalle sue ceneri, ancora più potente e letale.
Come un'aquila, affonda gli artigli nella tua carne e come Cerbero che divora le anime, come la terra divora i morti, trangugia la tua essenza lasciando desolazione e rimpianti.
Brucia l'anima fino a consumarla, come quel triangolo di pelle baciato dalle sue labbra.
Fa male ma è fottutamente bello.
Mentre guido questa scatoletta rossa, col volante dalla parte sbagliata, grattando le marce e seguendo il lato sbagliato della strada, mi sento un condannato a morte verso il patibolo.
Nemmeno la sua voce gioiosa riesce a farmi uscire dal mio vortice di insicurezze. Lei parla dei suoi ricordi d'infanzia.
Della campagna inglese.
Di menta selvatica, muschio e profumo di pioggia.
Di ricordi felici e nostalgici.
Io ho perso anche quelli.
E già erano pochi.
Il mio tormento mi squarcia il petto col profumo dei campi umidi inglesi e le distese di vaniglia alle Hawaii.
Col profumo di Nerea e delle mie lacrime sopite.
Coi colori del crepuscolo e i fili ramati dei suoi capelli.
Con la sensualità delle sue labbra e il peso della morte che mi porto appresso. Sua nonna deve essere una donna speciale.
Io, la mia, non la ricordo nemmeno.
Lentamente cancellerò anche LORO, come ho fatto con la nonna, sostituiti da flebo di veleno e ricordi di malattia, da incubi a occhi aperti, processo, prigione e dalla mia vita che sfugge al mio controllo.
Non sarà uno stupido scarabocchio inciso sulla pelle, che mi ha causato perfino un'infezione a causa del surf, a farmeli ricordare in dettaglio e a riportarli da me.
No.
Tutto svanisce.
Pezzo dopo pezzo.
Lasciando solo vuoto.
È la vita.
Mi devo rassegnare all'inevitabile.
Qual'era la sfumatura degli occhi di nonna Leilani?
Era racchiusa nel suo sorriso la bellezza celeste del suo nome?
Che effetto mi facevano le sue carezze?
Come si inarcavano le labbra quando era felice o nervosa?
Come osservava il mare all'orizzonte e a cosa pensava quando si perdeva in quella meraviglia?
Non lo so.
Ho dimenticato una parte importante di me e del mio pacchetto genetico.
Succederà ancora.
Si dissolveranno lentamente i loro profumi, sostituiti da quelli nuovi.
Mi perderò i dettagli distintivi come nei, cicatrici, lentiggini o rughe d'espressione dei loro visi, che ora noto e cerco disperatamente nei volti degli altri.
Mi dimenticherò le loro voci e i loro sorrisi.
Dimenticherò, ma ricorderò le sensazioni che ho provato e mi mancheranno da impazzire.
Nulla di più.
E sarà un addio che non sono pronto a dire.
Sarà un cratere che non si riempirà mai.
Sarà l'ennesima volta che perdo qualcosa di bello.
Sarà la mia fine.
Perché non sopporto che il trascorrere del tempo cancelli proprio mia madre e il mio migliore amico.
Non potevi portare anche me con te, stupida morte?
Anche se Lei mi fa venire voglia di ricominciare a vivere, io voglio sempre morire.
"Ora, svoltare a sinistra."
Il navigatore mi risveglia dal mio stato di catatonia agli stimoli esterni.
Le mani tremano spasmodiche e la gola mi brucia di bile.
Sono arrabbiato e triste in egual misura.
Spezzato al punto da non sapere perché.
Metto la freccia e percorro un lungo vialetto pieno di sassolini e ghiaia bianca.
Il rumore sotto gli pneumatici mi ricorda quello delle spiagge di ciottoli.
Può mancarmi casa se non ho più un posto da chiamare casa?
Indubbiamente.
Honolulu e le Hawaii sono molto di più di semplici luoghi geografici per me.
Sono frammenti della mia identità, radicati nel profondo della mia anima.
La brezza salata che danza tra le palme di Waikiki è come un abbraccio familiare, un'ancora che mi lega alle mie radici. Mi manca il suono delle onde infrangersi delicatamente sulla riva, un'armonia che risuona nel mio cuore e mi riporta a casa, al calore della famiglia e agli abbracci dei miei cari.
Ho fatto un casino. Ho messo tutto in discussione.
Per qualcosa che non accadrà mai. Per qualcuna che non posso desiderare e avere. Mi manca la sensazione di libertà che provo quando faccio surf, il senso di conquista e onnipotenza che mi riempie mentre guardo il mondo dall'alto della mia tavola e non sono il solito sfigato di sempre deriso, ignorato, bullizzato e calpestato. Mi manca l'oceano vasto e profondo che circonda queste isole. Mi manca la sua immensità, il senso di meraviglia e di connessione con l'universo che mi regala ogni volta che mi immergo nelle sue acque cristalline. Mi mancano le risate con gli amici sulle spiagge dorate al tramonto, i momenti di contemplazione sotto le stelle scintillanti. Mi manca avere amici.
Leighton canticchia allegra Bam Bam di Camila Cabello e Ed Sheeran.
Sembra una sirenetta ammaliatrice e incantatrice e io il marinaio sfigato che sta andando alla deriva ipnotizzato dalla sua voce letale e dai miei tormenti. In questo momento, vorrei solo rintanarmi in un buco e spegnermi.
Sono sfinito.
"Siete arrivati a destinazione."
La sua mano si posa con entusiasmo sulla mia, mentre cerco di inserire il freno a mano.
Quel contatto innocente, mi provoca un dolore sensoriale devastante.
I suoi occhi brillano come quando sono dipinti di lacrime, ma sono radiosi di una felicità che non le vedevo da prima della partenza.
Mi perdo in quella distesa di campi di Agapanto, brezza marina, riflessi di arcobaleno in un caleidoscopio e cielo sconfinato e mi sento svenire.
Il sorriso è radioso come una stella nascente e irradia la notte che scende sgretolando il suo manto buio.
Fisicamente sono a pezzi, è vero, ma è anche lei a farmi sentire un cristallo frantumato.
Ula'ula, ignora l'effetto che ha sul resto del mondo con un solo sorriso o un occhiata fugace.
Che ha su di me.
Da questo viaggio, non ne uscirò sano di mente!
La dimora si staglia come un castello, davanti a noi.
Sfarzoso.
Esagerato.
Bellissimo.
Le ombre degli alberi secolari sembrano danzare sul laghetto d'argento.
Le fontane confabulano rimestando l'acqua cristallina.
Le cicale sembrano suonare arpe fatate.
La brezza umida e fresca, mi fa sussultare, portando con sé una nevicata di petali rosa, blu e viola.
Il profumo di rugiada, anche se è sera, mi sembra di sentirlo delicato ma intenso, con punte di muschio e menta selvatica, esattamente come l'ha descritto lei.
Mi sembra di essere in una fiaba, dove lei è la principessa e io il personaggio cattivo che la metterà in pericolo e le spezzerà il cuore.
Cosa diavolo ci faccio qui?
Il mio posto non so qual è, ma non può essere qui e non può essere accanto a LEI.
Non bado allo sfarzo nauseante, all'oro che luccica come diamanti dai mobili e dai rosoni, ai mobili pregiati e antichi, ai dipinti sul soffitto come nella Cappella Sistina o a qualsiasi altro dettaglio da mausoleo o museo, che mi fa sentire sempre più fuori luogo mentre entro rincorrendo Leighton, che sembra aver inserito il turbo, perché l'unico oggetto del mio interesse è, senza ombra di dubbio, lei.
Il vestitino bon ton svolazza sulla pelle nuda delle gambe e sembra accarezzarne la soffice seta fino ai punti proibiti.
Dio, vorrei passarci le mani e incidere la sensazione come se fosse un vinile pregiato.
Nerea è bella da mandarmi in manicomio.
I boccoli le ricadono come fili di porpora sulle spalle, come onde sinuose.
Vorrei immaginarmi a surfare con le mani in quel paradiso profumato di cocco e vaniglia, ma invece mi viene il mal di mare.
La testa vortica. La nausea raggiunge la trachea.
Mi si spegne il cervello subito dopo i convenevoli obbligatori.
Sono terrorizzato dal signor William Percy. Vagamente i tratti mi ricordano quelli dell'attore Colin Andrew Firth, ma il suo viso è molto molto più austero e ricoperto di rughe. Mi guarda con occhi glaciali, di un azzurro tendente al grigio spettrale, intento a maledirmi mentalmente per aver guardato un secondo di troppo la sua adorata nipotina.
Sfido chiunque a non volerla come unico oggetto di desiderio!
Sembra in grado di leggere i miei pensieri e di cogliere i miei desideri più sconci.
Il cuore è in fibrillazione e penso sia sul punto di abbandonarmi.
La signora Amelia Percy è una donna sofisticata e bellissima, nonostante l'età. Riconosco alcuni tratti inconfondibili ereditati da Nerea, primo tra tutti la folta, vaporosa e stupenda chioma rossa dorata, che la nonna trattiene in uno chignon elegante. Indossa un completo giacca e gonna a tubino scozzese, e gioielli vistosi. Nonostante tutto, però, non sembra ostentare la sua ricchezza. Mi saluta in modo piuttosto goffo, cercando di essere cordiale e ospitale, ma non troppo fredda da cliché inglese che si aspetta un americano come me.
In verità non ho opinioni sulle altre culture e non sono il tipo che punta il dito e muore dalla voglia di confermare ogni diceria sentita dire sugli inglesi.
Quello che so con certezza ed è palpabile, è che loro non mi vogliono qui, almeno quanto io non desidero esserci.
Biascico un ringraziamento sforzato, cercando di essere grato, quando invece non vorrei far altro che girare i tacchi e scappare più veloce di Road Runner inseguito dal Coyote.
Posso dormire in auto?
Almeno, il telefono mi è morto e non posso ricaricarlo a causa delle prese elettriche differenti e non devo sorbirmi la lavata di capo di ogni membro della mia famiglia. Coach compreso.
Devo seriamente pensare di scappare in Siberia!
Il vocione pacato ma severo del nonno di Nerea, mi fa scattare sugli attenti.
In che senso vuole parlare con me?
Ma adesso adesso?
O Santo Cielo! Le gambe sembrano un budino sciolto.
Lo seguo verso il suo studio, barcollando un po' come un Chaplin impanicato e ubriaco.
E forse un po' ebbro lo sono davvero.
Di Leighton.
Ma non è solo questo. Sto letteralmente cedendo e la mia forza sta scemando troppo velocemente.
Ho davvero dato tutto oggi e ora sono al limite delle mie possibilità.
La scrivania, su cui sono appoggiati tantissimi documenti, è in legno tendente al rosso e la poltrona in pelle marrone. Davanti, come se fosse un ufficio, ci sono altre sedie di pelle marrone, che sembrano consunte, ma in verità sono antichizzate, e un divanetto rosso bordato di intarsiature oro.
Colore che sto imparando a odiare con tutto me stesso!
La stanza è illuminata da un lampadario di cristallo con pendenti e gocce. Le tende di velluto rosso sono chiuse, ciò nonostante, la luce della luna, sembra penetrarle creando un delicato cono bianco.
Il nonno di Ula'ula si avvicina al bancone dei liquori simile a quello dei bar, con tanto di sgabelli.
Io mi faccio piccolo piccolo, per quanto possibile per uno della mia altezza, in un angolo dalla parte opposta.
Magari ora mi lancia una bottiglia di pregiato liquore sulla testa e poi mi sotterra nel suo immenso giardino!
《Ne gradisci un sorso, Kai?》domanda con un cipiglio inquisitorio, facendo muovere il liquido ambrato nel bicchiere di cristallo, annusando l'aroma e centellinando con una disarmante calma il contenuto mentre io ho i nervi a fior di pelle.
Se vuole farmi innervosire, ci sta riuscendo!
Gradirei eccome! Mi scolerei tutta la bottiglia solo per lo stress che ho, ma non abboccherò a questo trucchetto.
《Grazie signor Percy, ma sono minorenne, astemio e un atleta responsabile. Non bevo mai alcolici o super alcolici.》
《Ottima risposta, ma puoi sempre mentire》sospira.
《Potrei, è vero, ma non l'ho fatto. Inoltre, per motivi legati alla mia salute e che non ho intenzione di spiegarle, non posso bere nemmeno se lo volessi.》
《Acqua?》
Magari! Ho la gola secca e impastata da ore ormai.
Annuisco e lui mi porge un bicchiere.
《Dai, siediti. Facciamo due chiacchiere.》
《Preferisco stare in piedi.》
In caso di fuga tattica, sarei più veloce!
《D'accordo. Quindi?》
《Mi dica lei, signore, di che cosa vuole discutere con me.》
《Sei il tipo di persona che non gira intorno alle questioni e che passa subito al sodo. Mi piace. Cosa ci fai qui con mia nipote? Il vero motivo che si nasconde dietro questo viaggio?》
Bella domanda!
Da domani me la faranno in molti.
Non so.
Ho cercato di dare un senso alle mie azioni anche io ma...
《Nessun piano nascosto, signore. Glielo assicuro. Volevo permettere a Nerea di porgere l'ultimo saluto alla regina e lei mi ha pregato di accompagnarla. Tutto qui.》
《Con voi ragazzi, non è mai tutto qui. Mettiamo le carte in tavola, giovanotto. Cosa provi per la mia unica nipote? E non mentirmi! Non te lo consiglio.》
《Vostra nipote è bellissima. Di quel tipo di bellezza trascendentale che ti abbaglia dagli occhi fino all'anima e non mi lascia certamente indifferente. Nerea mi piace in un modo che non so nemmeno spiegare. Lo confermo. Tuttavia, non vado bene per lei perché non vado bene neppure per me stesso. Non so cosa mi abbia spinto a venire qui. Forse il suo dolore. Quello lo conosco fin troppo bene, pertanto volevo privarla di tutta quella mestizia che le torturava il cuore, per alleggerirla di quel fardello e farlo mio. Non ho paura di perire schiacciato dal tormento, giacché mi ha già annientato. Il mostro che ho dentro si è sbranato il mio cuore e ha affondato gli artigli nella mia anima. Non ho nulla da offrire. Nulla da dare. Solo problemi. Solo...》 sofferenza e morte.
Barcollo instabile come se il pavimento fosse diventato un nido di rovi e vetri rotti su cui sto camminando scalzo e febbricitante. I brividi strisciano lungo la spina dorsale e si espandono con velocità sotto forma di pelle d'oca. La testa vortica come spirali di cenere e i pensieri si accavallano e perdono di lucidità.
《Ti senti bene?》 domanda il nonno di Nerea. Il suo sguardo burbero da interrogatorio si è addolcito. È seriamente preoccupato, quindi deduco di non avere una bella cera.
Odio quando mi guardano così. Con quella compassione che non merito e che non ho chiesto a nessuno.
I suoi occhi di zaffiro nella nebbia, sembrano tremolanti ed esitanti, attraversati dal senso di colpa e dall'orrore.
Ma non è colpa sua. Sono io a essere sempre più in declino.
La mia oscura passeggera non c'è, ma c'è.
Non può che essere così.
Latente, non significa sparita per sempre!
Odio farmi vedere debole, ma onestamente, non mi reggo in piedi.
La mano colta da un tremore lascia scivolare il bicchiere a terra. Un tonfo di cocci e di schegge trasparenti risuona nel silenzio che si è venuto a creare. A fatica appoggio le mani allo schienale della sedia antica borchiata e mi sorreggo.
Ho freddo. Ho fame. Ho ancora sete. Ho voglia di spegnermi.
《Ragazzo?》
《Sono desolato.》
《Era solo un bicchiere del quattordicesimo secolo!》quasi sorride divertito.
Sento gli occhi pesanti come zavorre. Il mio corpo lotta per stare vigile, ma allo stremo, farfuglio farneticando.
《Io... ho bisogno solo di una doccia calda e di sdraiarmi. Credo di avere la pressione bassa.》
《Kai, prima di congedarci, sappi che Nerea è la mia unica nipote, pertanto la sua felicità è la mia unica priorità.》
《Lo capisco perfettamente, signore.》
《Allora rendila felice o giuro che ti pentirai amaramente di aver posato i tuoi occhi su di lei.》
《Non è come pensa. Nerea ed io non siamo nemmeno amici e non ho speranze romantiche perché siamo incompatibili. In questo viaggio è la prima volta che abbiamo avuto delle conversazioni normali, senza sbraitarci contro e sbranarci.》
《So come vanno queste cose e all'amore non si comanda! Falla soffrire in qualsiasi modo, ragazzotto, e ti verrò a cercare. Intesi?》
《Intesi, ma...》
《Niente ma, ragazzino.》
《Lei, signore, la deve tenere lontano da me. Ad ogni costo! Io non sono abbastanza forte per...》 rinunciare a lei.
Ora vedo ben quattro signor Percy e gli occhi si strabuzzano all'insù.
Sento di poter collassare da un momento all'altro.
《Cosa nascondi? Seriamente. Te lo chiedo per il bene di Nerea.》
Non so perché ho sputato il rospo.
So solo che è liberatorio, ogni tanto, dire la mia verità.
《Sono malato. O almeno lo ero, ma probabilmente, c'è di nuovo qualcosa che non va in me》 sussurro esasperato.
《Posso... congedarmi o preferisce assistere al mio imbarazzante svenimento?》
《Vai pure. Ti faccio accompagnare nella tua stanza. Per piacere, riprenditi e presentati a cena. Mia moglie ha cucinato personalmente tutte le pietanze e ci tiene molto a fare una bella impressione.》
《Le prometto che ci sarò.》
《Un'ultima cosa, vedi di dormire in camera tua, questa notte.》
Annuisco convinto.
Senza ombra di dubbio. Ho assolutamente bisogno di dormire.
Ma ci riuscirò?
Come sono ancora in piedi, nonostante tutto, non lo so.
Resisto.
Per lei.
Ancora.
Finché posso.
Finalmente l'acqua calda della doccia massaggia il mio corpo dolorante e livido.
Ma non sento un vero e proprio beneficio.
Sto svanendo sotto il peso della stanchezza e della febbre.
Riempio un bicchiere di acqua di rubinetto e assumo delle pastiglie di paracetamolo come se fossero caramelle.
Con la febbre non mi faranno imbarcare sul volo di ritorno quindi devo continuare a prenderlo o il rischio che Noele piomberà qui, attraversando il mondo, pur di uccidermi con le sue stesse mani per la mia bravata, è piuttosto probabile.
Arrotolo un asciugano intorno alla vita e friziono i capelli.
Con la mano cancello l'alone opaco di vapore sullo specchio, per guardarmi.
Chi sei tu?
Lo spettro di me, si riflette e si specchia non ricoscendosi, nell'enorme specchio barocco intarsiato.
Occhiaie ben definite, contornano gli occhi stanchi come ombretto color glicine su un panda preso a cazzotti, i capelli ricadono disordinati sulla pelle che dovrebbe essere abbronzata ma sembra pallida e tendente al grigio "sopraggiunge la morte."
Le costole sono sempre più evidenti e si diramano come un albero spoglio in autunno su un manto scarno e sul tronco della vita sempre più stretto, generando fasce muscolari e addominali ancora abbastanza ben definiti da muscoli allenati che sembrano lo sbocciare di foglie in primavera.
Proprio schifo non faccio, ma sono stato molto più bello e proporzionato.
Nuove macchie viola spuntano come violette del pensiero sulla mia pelle martoriata, come se fosse un prato in primavera.
Segni neri di dita sul bicipite destro sembrano le impronte piene di fuliggine lasciate dallo spazzacamino dopo la pulizia della canna fumaria.
Una pedata rossa di capillari rotti sulla pancia piatta mi ricorda l'ennesimo calcio ricevuto per amore della giustizia contro il mostro dormiente che è in me.
I tagli di carta tra le pieghe delle dita, che con l'acqua fanno più male di cento schiaffi, hanno preso a sanguinare.
Tampono le ferite e mi mordo l'interno della guancia.
Sopporto.
Solo per lei.
Anche se vorrei accasciarmi a piangere.
Non ce la faccio più.
Non so con quale forza, ma mi vesto. Indosso finalmente biancheria pulita, una camicia bianca e un pantalone nero.
Devo ammettere che non ho molta fantasia quando si tratta di shopping.
Se un capo mi sta bene, lo compro in serie!
Scendo le scale, dopo essermi smarrito tra i corridoi del piano superiore, e vengo intercettato dai nonni di Nerea.
La tensione di prima sembra sparita.
La signora Percy mi guarda sorridente, come se fossi un cioccolatino da scartare, e mi riempie di domande, come a testare la mia idoneità a frequentare la nipote.
Ho come l'impressione che stia già organizzando il battesimo del nostro primogenito!
Il signor Percy ha quell'alone di indulgenza che hanno tutti quando hai mezzo piede nella fossa e mi tratta con pacata e ricercata gentilezza.
Mi ha perfino accennato un sorriso.
Cazzo!
Il suo sorriso ha qualcosa che mi ricorda il sorriso più bello dell'intero universo, tanto che le labbra di Leighton si fanno strada sotto la mia epidermide e mi bruciano nel petto.
Appena la vedo scendere le scale, le pareti attorno a noi svaniscono e siamo circondati da campi di margherite.
Non so dire quanto sono disturbato, ma non importa!
Il suono dei suoi tacchi sembra battere all'unisono col mio povero cuore.
Lei è una Dea di una bellezza che mi fa venire uno svariato numeri di capogiri.
Rimango incantato. Paralizzato.
Con le parole che sfumano via, completamente assoggettato al suo fascino.
Se fossimo soli...
Non avresti il coraggio comunque di baciarla!
Dovresti seriamente pensare di chiudere la bocca perché stai sbavando e sei piuttosto ridicolo, tuttavia, ula'ula è davvero bella come una fatina dei boschi.
Ci accomodiamo nella sala da pranzo, un salone con un tavolo da dozzine di commensali finemente apparecchiato con pregiate stoviglie su una tovaglia candida con bordi in oro.
Nerea siede di fronte a me.
Elegante.
Solare.
Stupenda, nella sua semplicità angelica, da far invidia a tutte le creature più belle mai concepite.
La cena tuttavia è un incubo.
Lenta.
Tesa a volte, visto che non ho argomenti con cui intavolare conversazioni, nonostante sia piuttosto bravo ad attaccare bottone e mi reputo anche piuttosto preparato in tantissimi argomenti differenti.
Imbarazzante.
Totalmente sbagliata per il mio stile di alimentazione.
Resisto.
Per lei.
Ma quanto ancora deve andare avanti questa tortura?
Sto perdendo energie.
Le sento abbandonarmi.
Ogni boccone è un conato trattenuto.
Ogni boccone è nutrimento per la mia oscura passeggera.
Ogni boccone equivale a morte prematura.
Ogni volta che apro la bocca, vorrei nutrirmi e morire di lei.
Mangio davvero troppo poco, ultimamente.
Non mi reggo più in piedi.
Quando ci auguriamo la buonanotte, raggiungo a stento la mia camera e mi lascio estinguere sulla moquette bianca, risucchiato dalle solite tenebre.
Io non
posso sfuggire
alla notte
che mi tormenta, nonostante
mi arrampichi disperatamente
su per i gradini del firmamento
per toccare la luce,
tuttavia, Leighton mi fa raggiungere le stelle.
E non mi serve
più guardare in su aspirando alla luce,
quando è lei
a farmi volare
in alto e a far
brillare il mio
cuore di stelle.
~Kai Lokelani ~
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