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Capitolo 31

                  

Avvolta dalla nuvola di condensa del bagno, rifletto sulle ultime 48 ore. Ho fatto più volte l'amore con un ragazzo a cui tengo e che mi costa ammetterlo: credo di amare. Ho paura di tornare a New York e allontanarmi da lui. Ho paura di guardare in faccia la realtà. Ovvero: lui tornerà alla sua vita magari si rivedrà con la sua Tara mentre io mi atterrò alla mia lista di cose sbagliate da fare per l'estate. Questo mi distruggerà ma troverò un modo per andare avanti.
Non posso partire prevenuta, lo so, ma è una cosa che non posso tralasciare. Questi miei pensieri, non sono da escludere perchè quello che c'è con Ethan non è un qualcosa di certo. Non so nemmeno se definirla una vera storia o una stupida cotta o un momento di svago. Non so se definirla e basta.
Mentre fisso l'anello ancora al dito, che non ho tolto, vengo assalita da una miriade di dubbi. Cerco subito di riscuotermi e intanto, avvolta in uno striminzito asciugamano bianco, ma molto morbido, mi trucco meglio che posso.
L'aspetto terribile che avevo completo di: occhiaie, occhi rossi, labbra screpolate e capelli disordinati ed ingestibili, è passato grazie a questa strana avventura non programmata. Forse è questo quello che devo fare: non programmare ma lanciarmi in avventure estreme che vanno oltre il mio modo di essere. Sono troppo chiusa, troppo distante dalla realtà per potere trarre il meglio dalla vita.
«Ho scambiato di nuovo il bors...one. Cazzo, avrei dovuto bussare», Ethan si ferma sulla soglia con il mio borsone in mano e lo sguardo gli ricade sulle mie gambe.
Richiudo il mascara e lo guardo arrossendo. È anche lui in asciugamano ma al confronto io sembro quasi nuda. Mi imbarazza lo stesso nonostante lui mi abbia già vista come madre natura mi ha fatto, ma quel suo sguardo riesce a mandarmi dei piacevoli brividi lungo la spina dorsale. Il fatto che ne vorrei provare ancora fa di me una peccatrice?
Raccolgo un briciolo di sicurezza e sorrido. Gli passo il suo borsone e prendo il mio sfilandoglielo dalle mani. Prima che possa dire o fare qualcosa gli stampo un bacio sul naso e richiudo la porta.
Lo immagino alzare gli occhi al cielo, o sorridere e scuotere la testa oppure combattuto se aprire la porta e fare una delle sue battute.
Indosso il vestitino stretto nero, allaccio i cinturini dei tacchi e mi guardo allo specchio.
Ho più colore sulle guance e non mi sento poi così diversa dopo la mia prima volta. E' stato sicuramente meglio di quanto io mi aspettassi.
In molte dicono che prima o poi se ne pentono di non avere aspettato ancora oppure che si cambia e ci si sente diverse dopo un minuto, ma dal mio punto di vista, credo sia solo un modo per dire che non si può più tornare indietro una volta aperto il barattolo. Mi viene anche da ridere per quello che dalla mia mente esce fuori nel tentativo di dare una spiegazione logica a tutto. Il fatto è che non mi sento diversa, non dal punto di vista fisico ma sono diversa dal punto di vista mentale. E' come se si fosse aperto un nuovo mondo davanti fatto di passione.
Quando esco dal bagno, sistemo le nostre cose dentro i borsoni e do una sistemata anche al letto. Devo pur fare qualcosa. Per fortuna non c'è stato l'imbarazzo del sangue sul letto penso osservando le lenzuola pulite. Ho fatto subito una doccia con lui e questo non ha provocato situazioni spiacevoli. Anche se sarei rimasta inorridita nel vedere la macchia rossa sulle lenzuola e poi avere dei dubbi sui pensieri delle cameriere mentre pulivano la stanza.
«Sei una maniaca dell'ordine.»
«Non è vero!»
«Si che lo sei», mi toglie la sua maglietta dalle mani come se stesse dimostrando di dire il vero.
Mordo la guancia. «Ok forse un tantino... ma è bello avere tutto in ordine», riafferro la maglietta e la piego per darmi ragione.
Ethan sorrise e sta per ribattere quando il suo cellulare inizia a squillare. Lo seguo con gli occhi mentre sistemo il mio borsone con cura.
Il suo sorriso muore sulle labbra ed io per un attimo credo di perdere i battiti del cuore. Raddrizzo le spalle e mi avvicino a lui quando lo sento alzare il tono della voce. Mi stringe la vita come per rassicurarmi e proteggermi da un pericolo che solo lui riesce a vedere. Alla mia domanda inespressa, mima un solo nome: Drew. Rabbrividisco.
«Senti amico, non ho tempo da perdere. Sono in luna di miele e mia moglie mi aspetta. Evita di controllarmi perché sai che non mi piace!», sbuffa. «Stanne fuori! Statene tutti fuori cazzo! Si... È un avvertimento e non intendo fare marcia indietro. Ho deciso così punto e basta... no, ho chiuso!», stacca ed i suoi occhi sono impenetrabili.
«Tutto bene?», domando insicura. La voce mi esce ugualmente stridula.
Ethan non risponde. È arrabbiato. Giro il suo viso per costringerlo a guardarmi. «Cosa succede?», ho paura di una sua sfuriata in piena regola.
«Niente, non devi preoccuparti. Andiamo è l'ultima sera a Las Vegas, dobbiamo divertirci.»

L'aria è calda e come al solito c'è tanto traffico. Ceniamo in un piccolo pub. Insisto per qualcosa di meno formale e dico sinceramente che mi trovo in imbarazzo e a disagio in posti troppo lussuosi specie se a pagare è lui.
Ethan sembra un pò distante ed inizio ad avere paura.
Al casinò, mi allontano da lui mentre chiacchiera con un tipo troppo ingessato sulle auto esposte a poca distanza, per parlare con Anya e Camille al telefono. Mi aggiornano circa le voci che circolano tra i gruppi di amici su di noi e dicono che Tara sia così furiosa da contare le ore del nostro ritorno. La storia del matrimonio le diverte e so che mi punzecchieranno a vita. Questo, non è niente al confronto di ciò che mi aspetterà una volta avere rimesso piede in città. Dovrò contattare quel maledetto avvocato dei miei e farmi fornire ogni dettaglio.
Intanto Anya e Camille continuano a farmi strane domande sul viaggio ma le rassicuro e rispondo sviando l'argomento. Non so cosa stanno pensando ma so cosa immaginano e forse sono già a conoscenza di ogni cosa. Non voglio raccontare proprio tutto per telefono e prometto loro che quando tornerò a casa, usciremo e sapranno ogni dettaglio.
«Come ci si sente ad essere sposata?», strilla Mark da lontano.
So che la sua è una battuta ma io sono davvero preoccupata. Guardo l'anello al dito e mi chiedo cosa sia successo quella notte. Ho proprio un buco nero dentro la testa. Finisco per non ascoltare i loro discorsi e stacco la chiamata quando Ethan si volta per cercarmi tra la folla.
Mi avvicino a lui con cautela, come se avessi di fronte a me una bestia rara e pericolosa, senza toccarlo e cercando di valutare il suo umore. Non sembra allegro ma non ha più la ruga sulla fronte quindi abbasso subito le difese. È l'ultima notte a Las Vegas e non voglio neanche pensarci. In realtà non voglio nemmeno andare via.
La sala è molto illuminata, in pista stanno suonando anche un lento. Molte coppie stanno ballando mentre dall'altro lato della sala, la gente si diverte a scommettere o a perdere soldi.
«Balliamo?». Mi sorprende portandomi in pista.
Seguiamo la solita sequenza di passi ma avverto che è rigido. Avanti, indietro, destra, sinistra e poi di nuovo. Poggio la testa sul suo petto ed iniziamo ad oscillare semplicemente.
«Dimmi cosa c'è che non va. Mi fa ammattire vederti così», sospiro.
Ethan si ferma un momento poi mi fa fare una giravolta e mi attira forte a sè. «Sto valutando l'idea di farti rimanere qui con la forza», nella sua espressione non c'è traccia di allegria o ironia. Sta parlando proprio sul serio. Sento il vuoto sotto i piedi e mi aggrappo a lui.
«Perché?», sussurro oscillando.
«Perché ti saprei al sicuro e tutta per me», dice con sguardo freddo e stringe la presa sulla mia vita.
«Rimarresti con me?», non capisco cosa lo spinga a pensare una cosa simile e devo assolutamente sapere cosa gli stia passando per la testa. Ci deve proprio essere un motivo grosso e lui deve dirmelo.
«Ti starei con il fiato sul collo», commenta ancora guardandomi.
Non riesco a trattenermi e sorrido e questo lo fa sciogliere un po'. Sembra farlo ritornare per un momento il ragazzo spensierato delle due notti appena passate in questa città della perdizione.
«Possiamo rimanere ancora qualche giorno. Andare al mare, passeggiare annoiati tra la gente o imbronciati per tutto il tempo. Possiamo visitare qualche museo o chiesetta oppure assistere a qualche matrimonio, imbucarci a qualche festa...», non so se terrà conto della mia opinione.
«Vuoi rimanere ancora qualche giorno?», sembra quasi tranquillizzarsi.
«Se non hai di meglio da fare. Dovremmo solo comprare qualche indumento in più e divertirci trovando qualcosa da fare.»
«Va bene. Dovrò solo lavorare un pò domani e fare un paio di telefonate se non ti dispiace», mi fa fare un'altra giravolta.
«Nessun problema», avvicino le labbra alle sue e lui si abbassa per stamparmi un bacio dolce come un patto silenzioso.
«Non mi dirai cosa ti turba vero?», devo sapere.
«Ascolta Emma, devi solo fare attenzione e cercare di non ritrovarti da sola quando torneremo. Non c'è niente di cui preoccuparti ma non voglio che ti succeda qualcosa ok? Non me lo perdonerei ed impazzirei».
Annuisco mentre le sue labbra toccano le mie. Lo abbraccio forte. «Grazie», mi ritrovo a sussurrare.
«Per cosa?»
«Per avermi regalato questa vacanza e per tutto il resto», mi alzo sulle punte e lo bacio prima che possa rispondere.
Non so cosa lo abbia più turbato ma la prospettiva di rimanere ancora qualche altro giorno con lui in modo tranquillo, mi fa sentire meglio. Forse non ero pronta a partire ma una volta essere arrivata in questo posto, mi sono resa conto di non essere pronta a tornare indietro proprio perchè con Ethan sto vivendo. Sto cercando di fare nuove esperienze, di aprirmi al mondo. Questa settimana è e sarà un ottimo punto di inizio.
Passiamo la serata in un piccolo locale affollato. Mi concedo un pò di coraggio liquido per sedare la tensione e con Ethan ci divertiamo a scommettere sulle varie vincite delle persone.
Arriviamo in hotel a tarda notte. Questo non sembra turbare la gente che ci lavora probabilmente sono abituati al ritmo frenetico del luogo. Barcollo leggermente mentre entriamo in ascensore ed attendiamo di arrivare al piano della nostra suite. Ethan mi si sistema dietro e mi abbraccia mentre un'altra coppia accanto sembra imbronciata e distante.
Sento il suo fiato sul collo ed inspiro il suo profumo. Sembra tutto così normale.
Tolgo le scarpe e mi sdraio sul letto. Non mi do neanche il tempo di cambiarmi. Sono troppo stanca ed indolenzita per muovermi.
«Buona notte piccola», Ethan mi stampa un bacio sulla guancia ma sono  già troppo lontana per rispondere.

Sono con lui, non riesco a crederci. Mi sento a mio agio e viaggiamo su di un'auto diversa. Il cielo è coperto da brutte nuvole e fa stranamente freddo. Istintivamente provo ad abbracciarmi e scopro che non riesco a farlo. Allarmata mi giro ed Ethan non c'è più, non è più con me. La sua sagoma, scompare lentamente davanti ai miei occhi mentre attorno, nell'abitacolo dell'auto riversa al contrario, inizio a sentire la puzza di benzina e di gomme bruciate. Cosa ben peggiore sarà la puzza di sangue che sentirò a breve.
«Emma?»
Non riesco ad emettere un suono. La mia gola sembra fatta di carta vetrata.
«Ti prego non lasciarmi sola», piagnucolo e riesco anche ad urlarlo. Mi dimeno e riesco a muovermi ma quando me ne accorgo, non sono più dentro l'auto ed è troppo tardi per trattenere la paura.
Ethan afferra il mio viso con le sue mani calde e forti. Fissa i miei occhi per darmi la certezza che non ho più quando sogno. Fissa i miei occhi per aiutarmi a ritornare alla realtà.
«Va tutto bene», sussurra abbracciandomi in modo dolce.
Scuoto la testa e scoppio in lacrime. Non riesco proprio a trattenere i singhiozzi. «Non c'eri più»
Stringe l'abbraccio. «Era solo un brutto incubo piccola», asciuga le mie lacrime.
Mi appoggio al suo petto e scuoto la testa. So che non sa come prendermi ma non importa, non deve capire, non deve fare niente. «Non c'eri più», singhiozzo.
Le sue labbra toccano la mia testa poi le mie guance rigate di lacrime e le mie labbra. Il suo calore inizia a darmi conforto. «Sono qui», sussurra ancora e sento il suo calore e l'aumentare dei suoi battiti.
«Ti prego non lasciarmi sola», tiro su con il naso. Ho allagato il suo petto caldo e passo il palmo per asciugarlo ma la sua mano blocca i miei polsi.
«Dimmi cosa devo fare Emma, lo farò. Qualsiasi cosa per farti riprendere», i suoi occhi sinceri mi disarmano. Le sue dita ancora una volta asciugano le mie lacrime.
«Promettimi che non te ne andrai, che non mi lascerai sola.» Lo abbraccio. Ho bisogno di sentire il suo calore sulla pelle. Ho bisogno che mi faccia sentire viva. Ho bisogno di una finta promessa, di una finta rassicurazione.
Mi fa stendere e inizia a farmi delle lente carezze sul viso. I suoi occhi seguono ogni movimento. Le sue labbra si poggiano sulla mia fronte. «Promesso», sussurra, «adesso rimettiti a dormire. Non vado da nessuna parte. Veglierò su di te», mi fa un sorriso rassicurante.
Chiudo gli occhi e basta il calore del suo tocco a farmi riaddormentare.

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