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Capitolo 1

Questa è un'opera di fantasia. Ogni riferimento a personaggi o luoghi reali è completamente fittizio. Nomi, personaggi, luoghi e vicende, sono il frutto dell'immaginazione dell'autore. Qualunque somiglianza con fatti luoghi o persone reali, viventi o defunte, è del tutto casuale.

È vietato copiare

*******

Ore 19:00.
Così segna la sveglia sul comodino. Dovrei fare una pausa. Mi sono gettata a capofitto nello studio. Per ore ho letto alcune ricerche e controllato su internet vecchi casi giudiziari con le loro relative sentenze. Per ore sono andata alla ricerca di nuovi corsi interessanti da seguire. Non manca molto alle vacanze estive eppure non voglio smettere perché se lo faccio, mi sentirò di nuovo vuota e senza un compito nella vita. Insomma, sono una di quelle persone che vanno avanti grazie a delle liste. Dei post-it appesi al muro per ricordare cosa fare durante la giornata o dei bigliettini sparsi per tutto l'appartamento come promemoria. Non sono ancora diventata una macchina ma preferisco non avere altre sorprese nella vita.
La nuova casa, non è male. Ampia, confortevole, piena di luce e per fortuna: silenziosa. La mia coinquilina, Anya, è una ragazza solare, per nulla invadente e molto amichevole. Non ci conosciamo da molto ma è stata gentile a condividere il suo appartamento con me ad un prezzo stracciatissimo e con così poco preavviso visto il periodo. Non voleva farmi pagare una cifra esorbitante, non voleva rubare soldi ad una ragazza sola e con un lavoretto misero. Nonostante la vista ed il posto in cui ci troviamo e su insistenza mia per non sentirmi ospite, abbiamo pattuito un prezzo ragionevole e alla fine sono riuscita a trasferirmi in meno di una settimana. Ormai vivo in questo appartamento da due settimane e devo ammettere che non mi trovo così male per come avevo previsto all'inizio. La verità è che non sono mai riuscirta a sentirmi realmente a casa. Non credo sia possibile ma l'ambiente, mi piace.
Il posto in cui stavo prima, un monolocale ristretto, era abitato da due coinquiline sballate e troppo rumorose per i miei canoni di vita e per le mie semplici abitudini. In più, dovevo sorbirmi i loro "compagni" a pranzo o a cena e i loro continui festini a base di birra ed erba. Non che non mi fossi divertita in alcune e rare serate in cui ho partecipato ma semplicemente non eravamo spiriti affini e non potevo continuare ad abitare in quel posto. Loro erano amiche da tanto tempo ed io continuavo a sentirmi l'eterna rompiscatole che si lamentava  costantemente della musica troppo alta o dei piatti sporchi sul lavello. Per non parlare del bagno da pulire o senza la carta igienica, del soggiorno sottosopra, del corridoio pieno di vestiti sporchi.
Sono una persona estremamente ordinata e soffro di una sorta di disturbo ossessivo compulsivo e di stress post traumatico a causa di alcuni eventi che hanno segnato in negativo la mia esistenza quindi non avrei retto comunque in quel posto.

Giro con la sedia guardandomi attorno soddisfatta per l'ottimo lavoro svolto in questa nuova camera. Ho dipinto due pareti nere dove ho sistemato un grande letto bianco, due comodini ai lati e l'armadio dentro la parete e due pareti bianche in cui ho sistemato il resto dei mobili e le poche cose che ho della mia infanzia e vecchia vita che custodisco gelosamente.
Ciò che mi piace maggiormente di questa stanza però è l'ampia vetrata che dà la vista a mezza New York. Di notte quando non riesco a dormire, mi siedo proprio lì di fronte e nel silenzio ammiro la città che non dorme mai. È come vivere in un sogno.
Richiudo il quaderno di appunti e spengo l'iMac. Mi stiracchio sentendo i muscoli indolenziti tendersi e stropiccio gli occhi che iniziano a bruciare. Ho proprio perso la cognizione del tempo oggi.
Anya bussa alla porta annunciandosi prima di fare capolino con un sorriso dolce. E' una ragazza alta, capelli a caschetto neri e due occhi verdi e grandi pazzeschi. Ha il fisico di una star del cinema ed il look, beh, è un misto tra il rock ed emo. Accanto a lei mi sento quasi fuori luogo perchè appaio una persona anonima, priva di personalità.
«Ceniamo e dopo usciamo. Ti va?»
«Certo!»
Nel corso degli anni mi sono imposta delle regole. Devo sbloccarmi, fare amicizia e principalmente divertirmi quando non devo lavorare, perchè al mio arrivo in città ho trovato un lavoro in un locale e faccio la barista. Servo anche i tavoli nel pomeriggio o in base ai turni che mi spettano. La paga è modesta ma va più che bene e mi permette di studiare, pagare l'affitto e divertirmi quando voglio o mi obbligo ad essere irresponsabile per una sera come ogni altra ragazza normale.
Anya ha l'aria di una che sa sempre come divertirsi. Mentre ceniamo a base di ali di pollo e patatine fritte, ho modo di notare che sembra in uno stato di perenne eccitazione. Studia musica e arte e canta spesso nei locali con il suo gruppo formato da tre persone. Economicamente sta bene anzi, più che bene. Anche se lei dice di volerlo fare per inserire tutto nel curriculum e fare carriera. Non vuole niente in regalo dai suoi genitori e questo mi piace molto di lei perchè è una tipa tosta. Non la conosco ancora bene ma andiamo parecchio d'accordo e forse è questo quello che conta. Lei non fa tante domande rispettando i miei confini e in cambio io le permetto di fare rimanere in casa il suo ragazzo, Mark.
Non ha di certo bisogno del mio consenso ma quando mi ha chiesto il "permesso" e se fosse un problema vederlo una o due volte a settimana in casa, ho subito scosso la testa rassicurandola. In fondo questa è casa sua principalmente ed io sono come un fantasmino. Non mi vedranno di certo gironzolare per casa o curiosare. Tra l'altro in questo appartamento al settimo piano, di stanze ce ne sono in abbondanza e alcune stanze sono anche insonorizzate.
«Ok metti qualcosa di comodo e scollato. Degli shorts andranno bene visto il caldo». Se ne sta seduta sul mio letto dondolando le gambe scoperte. Indossa una minigonna nera di pelle e una canottiera bianca. Anelli alle dita e tre collane al collo. Trucco eccentrico con una riga di eyeliner perfetta sugli occhi e sorriso affettuoso.
«Dove andiamo?» domando curiosa mentre cerco qualcosa da indossare.
Questa ragazza come ho avuto modo di vedere, sa essere imprevedibile. Lo so perchè siamo già uscite un paio di volte ma mai come ora credo di averla vista così eccitata e in trepidazione.
«Lo vedrai, su vestiti non voglio fare tardi», batte le mani richiamandomi all'attenti e sorride raggiante.
Opto per dei pantaloncini e una canottiera nera stretta. Evito di guardare allo specchio alcune cicatrici e procedo con il trucco che consiste in una dose abbondante di mascara e rossetto nude sulle labbra. Il massimo che riesco a tollerare sulla pelle con questo caldo. Infilo le mie adorate sneackers nere, sistemo meglio la cavigliera ed esco dal bagno mentre lego i miei lunghi capelli in uno chignon scomposto.
«Perfetta! Possiamo andare!» mi prende a braccetto ed usciamo di casa.

Non so dove mi sta portando. Non conosco benissimo New York ma abbiamo superato Brooklyn e ci stiamo avvicinando in una zona apparentemente deserta. Guardo con sospetto Anya mentre guida attentamente sfrecciando  per le strade piene di luci con il suo bolide costoso, una Audi sportiva rossa fiammante. Non ho il coraggio di domandarle ancora una volta dove mi sta portando. Di punto in bianco, in mezzo al nulla, mette la freccia a destra e percorriamo una strada non asfaltata, piena di ciottoli, alzando un gran polverone alle nostre spalle. Sghignazza notando la mia espressione preoccupata ed allarmata ma non parla mentre dallo stereo veniamo circondate dalle voci urlanti di un gruppo rock di cui non conosco le canzoni. Sterza velocemente ed istintivamente porto la mano verso il bracciolo dello sportello per tenermi in equilibrio.
Una delle mie paure sono proprio le auto. Non ho la patente e ci salgo raramente o in casi estremamente urgenti. Non ho saputo rifiutare quando Anya mi ha invitata. Lei non sa cosa mi porta ad avere paura ma forse è meglio così perchè in caso contrario mi guarderebbe con compassione e si sentirebbe in colpa per avermi trascinata nel suo mondo fatto di divertimento ed allegria.
Sterza ancora una volta a sinistra facendo sbandare l'auto posteriormente e frena poco prima di arrivare in un parcheggio incredibilmente affollato di vetture di diverso colore e forma e di gente eccitata. Esco dall'auto traballante e prendo aria boccheggiando. L'ho trattenuta per gran parte del viaggio insieme alla nausea. Per fortuna non ho vomitato. Drizzo le spalle e mi volto verso Anya che si sta aggiustando il rossetto rosso allo specchio. E' sempre in ordine ed impeccabile. Non ha un capello fuori posto.
«Andiamo, Mark ci aspetta!»
Mi trascina oltre il parcheggio superando parecchia gente. Sono abituata a starmene ore e ore in vari posti ad osservare le persone ma in questo momento Anya ha ben altri obbiettivi e io mi sento un pesce fuor d'acqua. Superiamo una ringhiera e poi un recinto con la scritta: "NON ENTRARE! Solo addetti alla sicurezza" e ci ritroviamo in un ampio spazio. Una sorta di pista di atterraggio per elicotteri o aerei, non saprei dire con esattezza. So solo che è enorme e io mi sto sentendo tremendamente piccola. Spalanco la bocca e gli occhi mentre Anya mi sorride incitandomi a seguirla.
La gente affolla il posto pieno di brusio. Mi ritrovo a superarla fino ad arrivare al centro del cerchio dove disposte una accanto all'altra, ci sono sei auto bellissime, dai vetri oscurati e dai motori rombanti. Una rossa, una arancione, una bianca, una verde acido, una gialla, una nera. La musica proveniente da uno stereo, sovrasta ogni rumore, il resto: birra e sigarette a fiumi.
Rabbrividisco. Non è di certo il posto in cui vorrei trovarmi ogni giorno. Una gara clandestina nel bel mezzo del nulla. Questa non era di certo nella lista delle cose da fare. Istintivamente mi abbraccio mentre vengo attraversata da un freddo improvviso che sento solo io e mi blocco quando Anya corre verso una delle auto. Lo sportello si spalanca ed esce Mark che la solleva e la bacia. Anya si stacca e poi mi indica facendomi segno con la mano e un sorriso di avvicinarmi a loro. Cammino lentamente e a disagio tra le auto guardandomi attorno spaesata. Ho paura che qualcuno si accorga di me. Mi domando cosa avrà in mente la mia coinquilina. Ho un attimo di esitazione e paura ma continuo a camminare fino a raggiungerla.
«Questa sera Mark gareggia quindi siamo qui per fare il tifo per lui», spiega.
Saluto Mark impacciata quando mi stringe in uno dei suoi soliti abbracci calorosi. Non sono una persona abituata a questo genere di effusioni in pubblico o a mostrare affetto. Da piccola mi rimproveravano sempre per questo. Mi stacco subito e sorrido priva di entusiasmo. Deglutisco e guardo Anya un pò smarrita. «Non gareggeremo con lui vero?»
Anya scoppia a ridere scuotendo la testa. «No, noi ci uniamo alla folla. E quando hanno finito, inizia la festa. Tranquilla dopo vedrai. Ci divertiremo!» Cerca di rassicurarmi con lo sguardo ma non ci riesce. Saluta di nuovo Mark e ci incamminiamo come tutti verso le ringhiere. Lancio uno sguardo verso le auto mentre le superiamo. Quella nera non è niente male. Sembra la Batmobile solo un pò meno ingombrante. Ma sarà veloce?

Un uomo sulla trentina, alto, con il ventre prominente ed un ragazzo accanto dal viso angelico, si posizionano davanti alle auto con un megafono. «Buona sera a tutti!»
La gente inizia ad urlare "Bron, Bron, Bron!" deduco sia il suo nome. Bron intima il silenzio e tutti si acquietano. L'aria attorno è carica di non so cosa. Forse è eccitazione o adrenalina o competizione. A me sembra elettricità pura. Mancano solo i tuoni. Le macchine rombano un paio di volte e i fanali si accendono tutti creando una strana coreografia. Rimango sbalordita e a bocca aperta. Anya mette un braccio attorno alle mie spalle e strilla eccitata indicando Mark. Lui non credo possa vederci. A parte i vetri oscurati, dovrebbe rimanere concentrato sulla strada, spero. Quando Bron spiega cosa sta per succedere, la gente inizia ad urlare mentre il ragazzo alza alcune mazzette di denaro prima di avvicinarsi con un cappello verso il pubblico.
«Eric porgerà a sei fortunate di voi, il suo cappello. Metteteci dentro qualcosa di vostro. I nostri partecipanti, pescheranno a caso i vostri oggetti come portafortuna. Se siete fortunate, condivideranno con voi il bottino o vi inviteranno da qualche parte a bere...» Bron fa un gesto come per dire: non importa cosa.
Eric si avvicina proprio a noi. Anya sfila subito il suo anello mettendolo dentro il cappello con un sorriso malizioso e sensuale. Eric però non se la fila di striscio, mi fissa e sorride in modo dolce. Imbarazzata dalla strana attenzione, sfilo il mio braccialetto con i lustrini neri e glielo porgo. La gente ci osservava attentamente. Come se essere scelti, significasse davvero qualcosa di importante.
I partecipanti non escono dalle auto, aprono i finestrini e pescano i nostri oggetti probabilmente a caso o in base al loro valore. Anya è sicura che Mark abbia riconosciuto il suo anello e in caso di vincita, spera di essere portata a cena. Io al contrario voglio solo tornare a casa tutta intera.
Bron spiega ancora cosa dovranno fare i partecipanti e la folla esulta. I motori rombano in segno di approvazione. Rimango ancora una volta attratta dalla strana atmosfera attorno. Mi sento proprio come nei film quando partono certe scene a rallentatore. Il mio cuore inizia a palpitare sovrastando ogni altro rumore attorno.
Questi sono matti ed io sono atterrita mi dico. Mi sento proprio a disagio.
«Allora, hai il mio numero. Se ti perdi o succede qualcosa chiama e soprattutto: fa attenzione Emma ok?» Anya mi fissa intensamente. Annuisco subito ma sono troppo agitata per parlare o fare domande e torno con lo sguardo verso le auto.
Una ragazza con una bandiera a scacchi tra le mani, si sistema al centro, tra le auto, in un piccolo spazio. Indossa un costume striminzito e shorts di jeans stretti. Bron ed Eric sembrano essere spariti. Poi però li intravedo tra la folla.
"3,2,1...." la bandiera si abbassa con la ragazza e le auto sfrecciano in avanti.
Trattengo un urlo per lo stupore. Mi volto ed Anya non è più al mio fianco perchè la gente si sta accalcando davanti per vedere meglio. Mi faccio strada sgomitando per potere vedere agitandomi più del solito. Odio la folla e odio il posto così sconosciuto, ma dove altro potevo andare di sabato sera?
L'auto nera è in netto vantaggio sulle altre. Quasi all'ultimo giro sembra un missile a quanto è veloce. Non riesco a vedere le ruote che girano tra un po'. Mi pare di essere nel film Fast and Fourious. Solo che non capisco ancora cosa si prova. La gente inizia ad esultare, ad applaudire a darsi pacche sulle spalle. Quando tutto sembra così allegro e tranquillo, scoppia improvvisamente il caos.

Sirene, lampeggianti e gente che inizia a correre a destra e a manca urlando o imprecando. Due tipi che vedo correre mentre ringhiano scuotendo la testa e agitando le mani, parlano di una soffiata. Mi blocco in mezzo alla folla spaventata e spaesata. Adesso che cosa faccio?
Mi abbraccio e cerco inutilmente Anya tra la calca di gente intenta a scappare. Non riesco proprio a vederla da nessuna parte. Non posso crederci! Non a me, continuo a ripetere mentre corro verso la recinzione. Le sirene però sembrano troppo vicine e non so nemmeno la strada. Mi beccheranno e finirò in gattabuia per una, due, chissà quante notti per avere partecipato ad una stupida gara clandestina. Alcuni ragazzi urlano correndo in diverse direzioni quasi eccitati, le auto iniziano ad avviarsi e a sfrecciare mentre la polizia le rincorre a sirene spiegate.
Ho il cuore in gola e tremo. Continuo a guardarmi attorno spaesata. Sento un rombo alle mie spalle. L'auto nera frena con uno stridio assordante di gomme proprio accanto a me e la portiera si spalanca. Non so chi vi sia al suo interno ma l'istinto mi dice di non perdere tempo, di entrare e salvare il culo. Mi fiondo dentro chiudendo gli occhi affannata. Cerco di mantenere il panico crescente e di non dare di matto per quello che sto facendo.
L'auto romba ancora e vengo schiacciata contro il sedile quando il conducente preme sull'acceleratore. Non ho il coraggio di guardare la strada o il tizio che mi sta salvando dalla galera. Non ho il coraggio di aprire gli occhi o mettere la cintura o di muovere anche un solo muscolo. Sono bloccata dalla paura.
«Metti la cintura!»
Un voce calda, rauca e sensuale, mi riscuote facendo scoppiare la bolla in cui mi sto rifugiando per non mettermi ad urlare. Colta alla sprovvista, spalanco gli occhi e giro il volto di scatto. Un terribile errore il mio. Mi manca il fiato. Un ragazzo, moro, dal viso meravigliosamente concentrato sulla strada, un dilatatore all'orecchio e un tatuaggio che si intravede sotto la canottiera nera dal collo verso il basso. Apparentemente alto, solido e tremendamente sexy, da mozzare il fiato, mi sta rivolgendo la parola. Alle mie orecchie arriva quasi distante e distorta mentre il mio cervello tenta di scongelarsi.
«La cintura!» ringhia ancora con un tono pacato e caldo ma con una nota di rimprovero sotto.
Mi sblocco e per un nano secondo riacquisto la ragione, le capacità mentali e i tempi di reazione. Con mani tremanti riesco ad inserire la cintura. Stringo la mano sul bracciolo ed inizio a contare mentalmente per controllare il panico. "1,2 ... 10,11... 30" perdo il conto quando sento le sirene sempre più vicine e vedo i lampeggianti illuminare attorno come una luce stroboscopica. Mi volto indietro e ho la piena certezza di quello che sta succedendo. Il cuore mi arriva in gola.
Il ragazzo con una velocità impressionante, accende un monitor posto sul cruscotto al di sopra di quello che credo sia uno stereo facendo parte una chiamata. «Ti stanno alle costole amico. Seminali!» dice qualcuno ma non sembra poi così tanto preoccupato anzi temo proprio che sta ridendo.
«Aprite, non sono solo!» ringhia in risposta il ragazzo alla guida svoltando all'improvviso e derapando in modo pericoloso. Lascio uscire uno strano verso stridulo e tappo la bocca con la mano appiattendomi sul sedile dalla vergogna e dalla paura. Mi verrà un infarto, morirò giovane. Avevo ancora tanto da fare. Tipo visitare la torre Eiffel, andare a Londra, a Roma, anche in Burundi se necessario e terminare gli studi, laurearmi e trovare un lavoro stabile.
La macchina salta in avanti per la velocità e poi dopo un'altra assurda derapata, frena sgommando e scivolando lateralmente lungo una salita a chiocciola di un qualche strano magazzino o posteggio abusivo poi scendiamo pericolosamente verso il basso avvolto nel buio. Trattengo altre urla che nel frattempo salgono dalla gola. Il mio stomaco si contrae. Sto per vomitare, lo sento. Cerco di tenere a mente che: uno sono con uno sconosciuto, due mi trovo su una vettura pericolosa ed i sedili profumano di nuovo, tre non posso vomitare le ali di pollo e le patatine della cena perché farei la figura della ragazzetta. L'auto frena quasi di botto emettendo un ruggito prima che il motore si spenga mentre tante luci attorno si accendono rivelando uno strano ufficio.
Il ragazzo esce dall'auto e quando un gruppo di persone spuntano da una porta, iniziano a chiacchierare animatamente prima di indicarmi. Il mio cuore perde un battito.
Merda! Dove sono finita? Mi faranno a pezzetti perchè ho scoperto il loro nascondiglio segreto? Credono che io sia una spia?
Mi guardo attorno per distrarmi. L'auto è davvero bella al suo interno. Piena di strani pulsanti e luci. Mi viene una strana voglia di premerli uno ad uno per vedere cosa succede. So che è una cattiva idea. Amo il nero, è il mio colore. Mi sento come all'interno della Batmobile poi noto qualcosa richiamare la mia attenzione. Si trova legato allo specchietto retrovisore. Un momento, quello è il mio braccialetto? Oddio! Ha pescato proprio lui il mio portafortuna? E se fosse uno stalker? Un serial Killer? Se ora mi porta in un posto isolato e mi fa a pezzetti chi rivendicherà il mio corpo? La vocina dentro la mia testa sorride beffarda perchè la risposta è semplice: nessuno. Ok Emma, non divagare troppo, sei ancora in pericolo mi rimprovero mentalmente anche perché non ho idea di dove ci troviamo per scappare. Se scappo dove mi nascondo? Questo magazzino o ufficio sembra immenso e loro sono in troppi.
Il ragazzo torna verso l'auto, apre lo sportello e mi fissa penetrandomi con i suoi occhi meravigliosi. «Andiamo!», mi porge la mano ma la rifiuto e tremante lo seguo mentre i tizi ci guardano con strani sorrisi. Decido di ignorarli e lo seguo.
Posso osservarlo meglio ora che gli sto camminando accanto sotto la luce dei neon sulle nostre teste. Indossa una canottiera bianca e non nera, jeans neri stretti e scarpe da ginnastica. I suoi capelli sono neri, di un nero pazzesco. E' davvero alto e atletico. Al suo fianco appaio come una bambina in precario equilibrio.
Aziona il telecomando e davanti a noi si apre una saracinesca dove c'è un'altra auto. Un Suv nero. Sei fissato con questo colore? Mi verrebbe da chiedere ma taccio.
Lasciamo li la Batmobile? Che peccato, stavo iniziando a farci amicizia in più volevo riprendere il braccialetto.
Mi apre lo sportello da perfetto gentiluomo poi si mette al volante del Suv ed usciamo dal magazzino o ufficio.
Ho i nervi a fior di pelle ed il panico cresce ad ogni km superato. Questa volta però, non guida come prima. Ma dove mi sta portando?
Mi appiattisco sul sedile e ancora una volta cerco di tenere a freno la nausea.
Ci fermiamo nel parcheggio di un supermarket aperto 24 ore su 24. Scende dal Suv ed entra a passo spedito incurante degli sguardi delle persone presenti.
Mi affretto ad uscire dall'auto. Sento caldo, poi freddo poi di nuovo caldo. Corro verso un cespuglio e vomito. Per fortuna non mi sporco i vestiti. Finalmente svuotata mi siedo su un muretto cercando di riprendere fiato e di ricompormi. Mi sento proprio uno schifo e posso immaginare il mio aspetto in questo preciso momento.
Quando il ragazzo torna, posa le buste a poca distanza e si avvicina con una bottiglietta piena di succo. «Bevi, ti sentirai meglio».
Arrossisco violentemente. Merda, ha visto la mia performance del vomito? Si può essere così terribilmente imbarazzanti?
«Grazie» sussurro ad occhi bassi. Non posso guardarlo ancora perchè i suoi occhi mi accecherebbero come due fari. Sono troppo profondi, ho paura che possano scavare una voragine risucchiandomi dentro.
Apro tremando la bottiglia e mando giù un pò di succo di frutta. Rimetto la bottiglia sul muretto ed inizio a camminare avanti e indietro per un paio di minuti. Devo assolutamente calmarmi. Sono ancora viva mi dico. Mentre lo osservo di sbieco, noto che sta prendendo la bottiglietta prima di bere. Non si spaventa che io abbia qualche malattia e possa contagiarlo?
Dal sacchetto estrae due pacchetti di patatine. Highlander, le adoro. Me ne lancia uno che prendo al volo con straordinaria agilità. E questa cosa? Istinto di sopravvivenza e voglia di non apparire completamente imbranata mi dice la vocina con orgoglio.
«Non sapevo che gusto preferissi...»
Fisso il pacchetto di patatine al gusto campagnola. Sono le mie preferite. «Vanno bene queste, grazie», cerco di non balbettare mentre torno a sedermi sul muretto.
«Se non ci fossi stato io, che cosa avresti fatto?» domanda serio sgranocchiando le sue al pomodoro. Non riesco a capire se sta ridendo o meno di me. In questo momento preferisco non fissarlo troppo. In più, non voglio saperlo.
Sospiro. «Probabilmente sarei dentro una cella, seduta su una brandina logora, piena di malattie, terrorizzata e soprattutto colpevole.» Da quando sono così spigliata?
Fisso imbarazzata le scritte sul pacchetto e cerco di non arrossire sotto il suo sguardo rovente. Sento le mie orecchie andare a fuoco.
«Eri da sola?» si ferma per un momento.
«No», spalanco gli occhi alzandomi di scatto ricordandomi improvvisamente di Anya. Estraggo il cellulare e controllo velocemente il registro. 3 chiamate perse. «Oh merda!» strillo. Chiamo subito Anya la quale risponde al secondo squillo preoccupata. Per fortuna lei sta bene e non è detenuta in carcere come mi aspettavo. «Sto bene, sto bene!» la rassicuro immediatamente e per la terza volta.
«Emma dove sei?» strilla. Allontano leggermente la cornetta.
«Non lo so, ma sono viva» scoppio a ridere senza motivo.
«Con chi sei? Veniamo a prenderti, sono con Mark»
«Oh, in realtà non ne ho idea, comunque no tranquilla non disturbarti. Posso cavarmela». Guardo il ragazzo che mi sta fissando. Pensa che io sia pazza, ne sono più che sicura. «Penso che mi farò riaccompagnare a breve o prenderò un taxi», aggiungo distratta. Vedo che aggrotta la fronte facendo una smorfia.
Anya sospira. «Ok ma fa attenzione. Cazzo, ti ho messo in pericolo!»
«No, tranquilla a dopo.» Abbasso le spalle lasciando uscire un sospiro poi metto le mani sul viso.
«Tutto bene? Qualche problema? Il tuo ragazzo è in galera?», domanda con un sorrisetto perfido sulle labbra.
Scuoto subito la testa. «Era la mia coinquilina. Mi ha portata lei a questa gara. Era preoccupata tutto qua», chissà perchè sto conversando con un perfetto sconosciuto nel bel mezzo del nulla dopo avere vomitato e fatto la figura della ragazzina impanicata ed imbranata. Mi starà prendendo in giro mentalmente e domani racconterà questa storia ai suoi amici.
«Non ti piacciono le gare?»
Scuoto la testa. «Non sono il genere di cose che generalmente faccio.»
Annuisce come per dire "lo vedo" e rimane in silenzio per un momento.
«Come ti sei fatta quella?» rompe il silenzio indicando la cicatrice sul ginocchio.
Raggelo e per fortuna è notte e non può vedere la mia faccia cambiare da rossa e bianco lenzuolo inamidato. «Un incidente...» sussurro passando in riflesso le dita sulla cicatrice lunga un paio di centimetri. Ricordo ancora la sensazione di dolore, i punti di sutura ma soprattutto, riesco a sentire il metallo al suo interno. Ogni volta che mi fermo e ci ripenso, mi rendo conto di quanto io abbia rischiato. Stavo per morire. Ho proprio visto la morte con gli occhi quel giorno. Da lì, molte cose sono cambiate, in peggio.
«Sei caduta?»
Perchè queste domande? Chi è? E' forse un poliziotto? Sono una sconosciuta non potrebbe semplicemente volere essere ringraziato e basta?
«Non proprio. Non mi piace parlarne», mi affretto a rispondere più brusca di quanto pensassi.
Si rialza andando a gettare i pacchetti vuoti e la bottiglia dentro un cestino. Si muove bene ed è educato e rispetta anche l'ambiente. Mi becca a contemplarlo. Recupero immediatamente un pò di colore.
«Dovrai dirmi dove vivi a meno che tu non voglia prendere davvero un taxi a quest'ora nel bel mezzo del nulla ed io non te lo lascerei fare.» Mi fissa con le mani dentro le tasche dei jeans mentre scosta con la scarpa un sasso immaginario.
Dio, quanto è bello!
Salgo in auto dopo avergli detto l'indirizzo e metto la cintura prima che possa parlare. Gli offro una gomma, una Brooklyn bianca. E' il minimo che io possa fare. La scarta in modo scaltro mentre cambia marcia immettendosi in auto.
Non ha l'aria di uno che fuma o fa uso di sostanze. I tatuaggi sono davvero belli ma non posso continuare a fissarlo troppo, sospetterebbe qualcosa. «Dove hai imparato a guidare in quel modo?» domando curiosa.
«Passione credo», si stringe nelle spalle poi sorride. Il più bel sorriso mai visto. «E una buona dose di Fast and Fourious ed altri film e libri.» Aggiunge forse accorgendosi della mia espressione.
Rimango in silenzio per alcuni isolati mentre le luci si confondono e lentamente ci avviciniamo all'appartamento. All'improvviso vengo attraversata da una strana sensazione. Non ho voglia di tornare a casa. Ho paura ancora delle auto ma non voglio staccarmi da questo pezzetto di stranezza vissuto senza post-it e senza regole. Vorrei dirgli di svoltare e fare un altro giro ma non so nemmeno il suo nome. Oddio che maleducata, non mi sono neanche presentata.
L'auto si ferma e il tizio mi guarda in attesa che io scenda. «Sei arrivata incolume», sorride di nuovo in quel modo dolce ma nei suoi occhi passa un guizzo.
Mi schiarisco la voce. «Si, grazie per avermi salvata e per le patatine.» Apro lo sportello ma vorrei che mi fermasse, non lo fa.
Mi volto a guardarlo ancora una volta e sembra assorto. «Sono Emma comunque, nel trambusto non mi sono presentata.» Sorrido uscendo dall'auto.
«Ethan», dice porgendomi la mano. La fisso per un nano secondo poi la stringo.
Vengo attraversata da una strana scossa elettrica. Come se avessi appena toccato dei fili scoperti e milioni di volt stessero attraversando il mio corpo. Sensazione mai provata prima e molto piacevole sulla pelle. Ethan, ha una stretta sicura e le mani morbide e calde. Ritraggo la mano salutando come una stupida con un sorriso da ebete sulle labbra, prima di correre all'entrata dell'appartamento dove mi piego inspirando. Wow, che cosa è successo? Tutto grazie ad Anya. Non sono sicura di volere accettare ancora qualche altro invito senza prima avere saputo dove, quando e perchè.
Entro in casa stranamente rilassata. Le luci del soggiorno sono accese. Trovo Anya seduta sul divano tra le braccia di Mark. Quando mi vede salta giù precipitandosi da me. Mi prende per le braccia scrutando il mio viso e controllando se sono tutta intera tastando le braccia, le gambe, le guance. Le scosto le mani infastidita dal contatto. «Sono tutta intera.» Le sorrido. «Bella gara Mark!»
Mark alza la birra alla mia salute o forse alla sua con un gran sorriso.
«Con chi sei tornata? Mi dispiace così tanto, ti ho proprio persa di vista.»
«Un tipo mi ha dato un passaggio e prima si è assicurato che non morissi di infarto e di fame dopo essere stati rincorsi dalla polizia.» Riempio un bicchiere di acqua mandandolo giù tutto d'un fiato. Non mi ero ancora accorta di essere assetata e stanca. Non credo ancora possibile che il mio corpo sia riuscito a reggere dopo tutta l'adrenalina, il pericolo, la scossa e la paura che ho provato.
«Ti ha riportata intera, è stato davvero gentile.» Anya torna da Mark.
Li saluto e vado a rintanarmi nella mia stanza. Faccio una doccia e poi mi lancio sul letto sprofondando con il viso sul morbido cuscino.
Non rifarò mai più una cosa simile. Mai più.

Ecco a voi il cast ⭐️

Ethan ❤️

Anya ❤️

Mark ❤️

Scott ❤️

Drew ❤️

N/A:
~ Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Mi scuso per gli eventuali errori, non sono una scrittrice e cercherò di migliorare. Seguitemi se vi va e aggiungete questa storia ai vostri elenchi di lettura, per scoprire il nuovo capitolo!!! Lasciate un commento per esprimere il vostro parere "costruttivo" e un voto per aiutarmi a far crescere questa storia. :*
Se vi va passate a leggere:
~ OGNI TRACCIA CHE HO DI TE 🖤
~ COME CIELO D'INVERNO 🖤
~ TROVA IL CORAGGIO DI AMARMI 🖤
~ RIFIORISCO TRA I MIEI RESTI 🖤
~ FORBIDDEN 🖤

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