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Capitolo 83

Dicembre

~ Ethan's POV:

«Amore», la chiamo delicatamente.
Apre i suoi meravigliosi occhi e sorride nascondendosi tra la spalla e il mio collo. «Non puoi dormire?» mormora.
Sono eccitato per la sorpresa che finalmente potrò farle. Aspetto questo momento da un paio di giorni e non sto più nella pelle. Oggi è Natale. Ho già sistemato i regali sotto l'albero ma il mio non si trova in casa. Spero le piaccia perché mi sono davvero impegnato.
«Buon Natale!»
Ride. «Buon Natale amore!» strilla baciando il mio viso come una bambina.
È il nostro primo "vero" Natale insieme da sposati. È incredibile quanta strada abbiamo fatto insieme. La amo ogni giorno di più. Mi ha fatto una strana magia e mi sento davvero felice.
Scopro la sua pancia riempiendola di baci. Ride provando a fermarmi perché so che l'accenno di barba le provoca il solletico. Le lascio un succhiotto e lei mi da uno schiaffetto sulla nuca.
«Sei...» fa una smorfia e mi allarmo. «Au!» porta la mia mano sul punto in cui il mio piccoletto scalcia. «Ti sta già prendendo a calci papino!» dice con occhi dolci.
Mi rilasso ridendo con un braccio sul viso. Si rannicchia togliendo il mio braccio. La sua bocca passa lungo la mia gola fino ad arrivare alle mie labbra. Chiudo gli occhi mentre ci baciamo tentando di non eccitarmi anche se è impossibile.
«Mi manca fare l'amore con te», mormoro.
Arrossisce nel suo modo dolce. «Facciamo l'amore ogni giorno, prendendoci cura dei nostri piccoli», tocca i miei tatuaggi perdendosi un momento. Per lei non è facile gestire le emozioni che prova.
Emma è una di quelle persone che provano troppo e sentono il doppio. Una di quelle persone in grado di sopportare il peso del mondo senza fiatare. Emma sa essere tutto. Una moglie, una mamma affettuosa, un'amica, un'amante. Non potrei chiedere di meglio. Ecco perché mi manca. Mi manca sentire il suo fiato caldo sulla pelle dopo avere fatto l'amore. Mi manca sentirla tremare sotto il mio tocco. Forse non se ne accorge ma è davvero tutto ciò che ho e che voglio per stare bene.
Abbiamo avuto tante occasioni per coccolarci ma non abbiamo rischiato. I medici ci hanno rassicurato riguardo questo argomento ma è stato meglio così. Inoltre tra due mesi diventerò papà e sono ansioso ed emozionato perché questo bambino è il nostro piccolo futuro. Mentre Emma dorme lo immagino sempre. I suoi occhi, il mio sorriso, le fossette...
«A cosa pensi?» domanda attenta.
Mi avvicino al suo collo mordendolo. Strilla divertita. «Ancora due mesi e poi riuscirò a vedere questo piccolo fagiolino che mi sta tenendo lontano dalla sua mamma. Sei geloso eh?»
Emma ride. «Ha appena scalciato quindi si!»
Rido baciando la sua pancia. «Allora facciamo un patto, tu fai il buono almeno nei weekend e io ti porto con me alle partite!» vedo il piedino e sorrido raggiante scattando una foto. Questa devo mandarla a TJ. 
«Potrebbe essere una femmina!» Emma morde il labbro. Non vuole proprio dirmi niente.
«Se sei una femmina allora preparati perché il tuo papà qui sarà tanto geloso!»
Emma prende il mio viso per baciarmi. «Anche la mamma è tanto gelosa!» dice premendo le sue morbide labbra sulle mie. Morde quello inferiore provocandomi una forte scossa. Anche lei prova lo stesso e ci stacchiamo accaldati.
Sentiamo una vocina dal soggiorno poi vediamo comparire Davina con un sorrisetto. Mi alzo prendendola in braccio. «Che ci fai sveglia?» le faccio il solletico.
Emma si alza e poi stampandomi un bacio sulle labbra passa in cucina per preparare la colazione. Non sa però che le ho già sistemato tutto sul tavolo.
Con Davina in braccio assistiamo alla scena. Emma tappa la bocca e sorride voltandosi prima di avvicinarsi. «Quando ti sei alzato?» mi abbraccia. Davina si sporge per darle un bacio. È una bambina molto affettuosa. Più volte ha chiamato Emma mamma e lei si è emozionata. Un giorno l'ho trovata seduta sul pavimento mentre piangeva con un sorriso bellissimo sul viso.
È proprio meravigliosa.
«Io e Davina ti abbiamo fatto una sorpresa visto che tu ne fai tante a noi ogni giorno», bacio la sua tempia.
«Grazie», mormora con la guancia appoggiata al mio petto. «Vi amo!» bacia le mie labbra e Davina ride. Emma la prende in braccio riempiendola di attenzioni e amore.
Ci sediamo a tavola godendoci la colazione. Ovviamente passano solo cinque minuti tranquilli perché casa nostra viene invasa. Prima arrivano Anya, Stella e Mark. Poi i miei genitori con i nonni, poi Lexa e David e anche Parker.
Vado a vestirmi consapevole di essere a torso nudo. Emma sembra a suo agio e tranquilla. Non sa che cosa l'aspetta. Spero le piaccia il mio regalo. Le ho anche preso un piccolo pacchetto per non destare sospetti. Tutti sanno cosa sto facendo e il perché spesso sono assente in casa. Emma invece è ignara di tutto. Gli avevo promesso che l'avrei resa felice. Forse questo è il giorno giusto.
Davina sembra avere conquistato tutti. Se ne sta sempre in braccio a Parker che come ho avuto modo di vedere se la cava più che bene con i bambini. Drew è uscito dal carcere e si sta ripulendo con dei lavori. Sembra davvero una persona diversa. Quando passa a trovarci rimane ore intere a giocare con la sua bambina senza mai stancarsi. È come rinato. Inoltre ha più volte ringraziato me e Emma per quello che stiamo facendo per loro. Sa di non meritarlo. Noi lo lasciamo solo per lei per permettergli di conoscersi. Forse sbagliamo ad essere così buoni ma vogliamo davvero bene alla bambina e ogni suo sorriso per noi è una gioia perché ci fa capire che sta bene.
Sento il campanello e arrivo prima di Emma alla porta. Trovo proprio Drew in imbarazzo. Le mani dietro. «Disturbo?»
«Stavamo facendo colazione, entra!»
Saluta tutti augurando buon natale. Ormai si sono abituati alla sua presenza. Nessuno ci prende più per pazzi. Mark però è ancora titubante.
«Questo è per voi, un piccolo pensiero per ringraziarvi. Questo invece è per mia figlia», la bambina si avvicina subito a lui. «Papà!»
Lui le sorride baciando le sue guanciotte. «Ehi bellissima! Buon natale!»
Le ha regalato una graziosa bambola e la bambina sorride abbracciandola e rimanendo attacca a lui.
Ci sediamo finalmente a tavola e facciamo colazione tra chiacchiere e risate.
Vedo però Emma incupirsi un po' ed isolarsi in cucina. Decido di aspettare due minuti. Lo so che cosa le manca ma non posso tappare quel buco. Non posso riportare in vita i suoi genitori o sua nonna.
Lexa mi fa cenno di andare. Anche lei conosce bene Emma. Faccio un grosso respiro e poi la raggiungo. Tira su con il naso facendo finta di niente poi mi vede e arrossisce. Le tolgo il piatto dalle mani e la abbraccio accarezzandole la schiena.
«Sono gli ormoni! Mi emoziono per tutto... sono proprio insopportabile»
Rido. «No, sei sensibile e bellissima!» Bacio il suo naso. «Hai aperto il mio regalo?»
Le spunta un sorriso mostrando il polso con il braccialetto dove all'interno del ciondolo c'è la nostra foto. «È bellissimo! Grazie», bacia le mie labbra. «Tu hai aperto il mio?» Mi guarda ridendo.
Un giorno girando per i negozi mi sono fermato a guardare dei calzini con il logo di Batman. Erano davvero particolari. Lei ha riso così tanto perché è la regina dei calzini dei supereroi. Quindi mi ha fatto lo scherzo facendomeli trovare dentro una scatolina e in più c'erano cinque biglietti per assistere ad una corsa di auto d'epoca. Come si fa a non amarla?
«Ci andrai con i tuoi amici?»
«Si ma i calzini li indosserò solo per te e quando saremo soli davanti una ciotola extra di popcorn e un film!»
Ride. «Affare fatto!» si piega un momento. «Oggi mi prende a calci come per dire "ehi ci sono anch'io"»
Ci guardiamo e ridiamo. «Ti amo lo sai?» prendo il suo viso baciandola.
Torniamo in soggiorno dove tutti stanno aprendo i regali. Emma mi abbraccia per la vita.
Si sente un «Mamma» timido.
Emma si abbassa come meglio può arrossendo. Davanti a Drew si imbarazza perché pensa che magari a lui potrebbe dare fastidio. Drew invece sorride. Si vede che è riconoscente.
La piccola indica un regalo sotto l'albero. Emma si illumina. «È per me?» le domanda.
Davina mette il dito in bocca annuendo prima di tirarla verso l'albero.
Emma prende il pacchetto si siede sul divano con Davina in braccio e scarta il regalo. Sorride scoppiando in lacrime poi ringrazia Drew.
«Pensavo ti facesse piacere avere una foto anche con lei!» dice in imbarazzo.
«È bellissima! Grazie!» si alza e sistema la foto sopra il piccolo camino prima di riempire di baci Davina che strilla ridendo.
Mi avvicino a lui. «Grazie!»
Fa spallucce. «È il minimo. E comunque non mi dà fastidio che Davina la chiami mamma. Lo è ed è davvero meravigliosa con mia figlia!» Drew prende in braccio la bambina e poi i due iniziano a giocare.
Nella vita si cambia. Si cresce, si impara, si sbaglia e si rimedia. Nella vita si va avanti con coraggio e con impegno.
Dopo la colazione noi ragazzi ci mettiamo in soggiorno mentre le ragazze vanno in cucina.
Vedo i miei genitori di nuovo uniti. Anche se non vogliono ammetterlo, lo so che in fondo non hanno mai rinunciato al loro amore. Questo è uno dei miei pochi sogni che si sta realizzando.
«Quando darai il tuo regalo vero ad Emma?» domanda David.
«Credo questa sera o se volete andiamo tra qualche ora», gratto la tempia poi prendo in braccio Stella.
Tutti si guardano sorridendo. «Non dirci che sei agitato!» replicano Mark e Drew all'unisono.
Rido nervoso. «E se non le piace?»
Scoppia una sonora risata. «Amico, ti ha proprio fritto il cervello! Dov'è finito Ethan Evans?» domanda Mark dandomi una pacca sulla spalla e prendendo in braccio Stella.
«Quando si tratta di Emma ho sempre paura, lo sapete!» sospiro passando una mano sul viso.
«Le piacerà!» mi rassicura Parker che conosce quanto me Emma.
Annuisco chiudendo il discorso. Sono già in modalità ansia.

A pranzo si crea un gran caos. Emma si muove da una parte all'altra sempre attenta e premurosa. Ad un certo punto la obbligo a sedersi. Mi sfida pure così la tengo sulle mie gambe imprigionata. Sbuffa minacciandomi con i suoi bellissimi occhi grandi ma non prova ad alzarsi perché sa che potrei usare altre tecniche di persuasione anche se a rimetterci poi sarei proprio io.
«Non sono stanca», si lamenta mettendo il broncio.
«Devi riposarti!» le sussurro contro l'orecchio prima di morderle il lobo. Rabbrividisce e ghigno.
Si volta. «Ok, ricevuto!» dice con un risolino contagioso.
Le pizzico una guancia incapace di trattenermi e lei mi spinge minacciandomi con l'indice puntato contro il petto.
Rido e si arrabbia maggiormente così l'abbraccio baciandole il collo.
Scoppia a ridere. Quando si alza a corto di fiato si avvicina al mio orecchio. «Appena siamo soli facciamo i conti», sfiora le mie labbra.
Vado a fuoco e Mark assistendo alla scena ridacchia e mentre Emma si allontana in cucina mi dà una pacca sulla spalla. «Amico, sei finito!»
Passo una mano sul viso accaldato e sbuffo. Questa me la paga. Lo sa che mi sto trattenendo anche troppo e continua a provocarmi. Che stronza!
Ho già in mente come vendicarmi. Mi alzo mentre Mark ridacchia. Emma sta lavando i piatti e la inchiodo con delicatezza al bancone. Si immobilizza. «Che stai facendo?» balbetta.
Ghigno. «Diciamo che mi sto prendendo una piccola rivincita», sfioro il suo collo.
«Ci sono i nostri amici in casa!» mugola.
«E quindi?» continuo a provocarla.
Spalanca gli occhi e rido staccandomi. «Quindi facciamo i conti dopo», le strizzo l'occhio.
Mi fissa a bocca aperta poi scuote la testa riportando l'attenzione ai piatti. Mamma va ad aiutarla mentre mi siedo sul divano con Tommy a giocare.
Siamo circondati. Per un momento non ho nessuna preoccupazione, nessun pensiero. Vedo Emma parlare e ridere con mamma. Le sue amiche che chiacchierano, i miei amici che giocano con le bambine, papà che parla con i nonni. Tutto questo è quello che ho sempre desiderato: una famiglia unita e numerosa.
Sorrido. È proprio vero: le cose belle arrivano sempre quando non le aspettiamo. Sono in grado di rubarti il cuore e di farti sentire in pace.

~ Emma's POV:

Finisco di lavare i piatti mentre parlo con Ester. Mi ha regalato un grazioso set per il bagnetto. Ovviamente ho già sistemato tutto in camera e ho pronto il borsone per l'ospedale per le evenienze. Sono pronta a tutto.
È da questa mattina che ricevo calci. Non so se preoccuparmi. Mi avvicino a Ethan per dirglielo. Prima mi ha provocato davvero troppo. La tensione tra noi è alta. Ci siamo tenuti a debita distanza per non sbagliare e mi mancano le sue coccole anche se non mi fa mancare niente. Ma voglio sentirlo mio.
«Che succede?» massaggia la mia schiena avvicinandomi a lui.
«È da questa mattina che ricevo calci. Mi sto preoccupando», ammetto con una smorfia prendendo la sua mano e posandola sul punto in cui scalcia.
Ethan sorride poi si fa serio. «Vuoi che chiami Gordon? Ti farebbe sentire più sicura?»
Mordo il labbro prima di abbracciarlo. «Scusa ma non riesco a sentirmi sicura dopo l'ultima volta e ho paura...» balbetto come una ragazzina.
«Chiedo subito a Mark e lo contatto ok?» bacia la mia guancia e scatta subito in piedi.
Lo vedo parlare con Mark poi prendere il telefono. Mi trascina in camera. «Gordon vuole parlare con te», mi lascia sola.
Porto il telefono all'orecchio. «Piccola cosa succede?»
Ho sempre adorato il padre di Mark. «Continua a scalciare e non capisco se sta bene o sta succedendo qualcosa», ammetto.
Ride. «È normale. Magari hai mangiato qualcosa che non ha ancora digerito. Tranquillizzati e goditi il Natale ok? Se entro questa sera non passa, chiama e ti raggiungo per una visita.»
«Grazie. Buon Natale».
Vado in bagno, sciacquo il viso e rimango per un paio di minuti in camera. Lexa bussa alla porta prima di entrare. Lei sta portando tranquillamente la gravidanza e mi fa piacere.
«Che succede?»
Le faccio sentire quello che combina la peste. Ride. «Ti darà del filo da torcere!»
Sorrido. «Già...»
I miei occhi si riempiono di lacrime. Sto impazzendo. Sono gli ormoni ma sto esagerando. Lexa mi abbraccia. «Anch'io piango per la qualsiasi sai? Prima mi sono trattenuta mentre pranzavamo per non fare la patetica. Sai cosa pensavo? A quelle meravigliose tutine che mi hai regalato e a quegli oggetti che avevi nascosto per me tempo fa. È normale essere fragili in certe occasioni ma devi stare tranquilla. Non fa bene alla tua bambina!»
Per Lexa è una femmina. Non cascherò nel tranello non le darò nessuna conferma. «Lo so, sarò una mamma orribile».
Ci guardiamo e scoppiamo in lacrime. In camera entrano subito David e Ethan e vedendoci in questo stato scoppiano a ridere prima di avvicinarsi e abbracciarci.
«Cosa ti ha detto...» gli tappo la bocca con la mia. «Che devo solo rilassarmi! Ho già qualche idea...»
Sorride. «Brava piccola!»
Torniamo in soggiorno e tutti si stanno preparando per uscire. Vado a mettere anch'io qualcosa di comodo che mi tenga caldo. Fuori fa davvero freddo.
Ethan continua a sorridere in modo strano. Sembra agitato per qualcosa. Lo conosco. Continua a chiedere con lo sguardo il supporto dei suoi amici. Parker mi becca mentre lo sto studiando. «È inutile che mi guardi così, non ti dirò niente perché non vuoi ammettere che è maschio!»
Passo una mano sul viso e sbuffo. «Non cadrò nella trappola!»
Fa spallucce. «Ci ho provato! Non lamentarti poi del colore che ho scelto per le tutine», esce ghignando.
«Non puoi dire sul serio!» mi lamento seguendolo.
Ride. «Invece si! Se mio nipote è maschio indosserà qualcosa di rosa...»
Ci guardiamo complici. Lo so che sta mentendo. Sta facendo tutto questo per farmi cedere. «Sarà originale!»
Alza gli occhi al cielo. «Sei un osso duro!»
«Ho imparato dal migliore!» replico pronta.
Ridiamo.
Facciamo tutti una bella passeggiata al parco poi Ethan stringe la mia mano intrecciando le nostre dita e sorridendo ripercorriamo il sentiero alberato, i vari quartieri affollati, pieni di luci e colori fino a ritrovarci sotto casa. Mi apre la portiera. Non faccio nessuna domanda.
Avvia il motore e guida tranquillo. Accende anche lo stereo ma lo spengo perché ho intenzione di dirgliene quattro per prima.
Si prepara al mio attacco mettendosi comodo. Questo mi fa infuriare maggiormente. «Sei davvero stronzo quando ti ci metti! Provocarmi in quel modo, davanti a tutti...»
«Stavi andando a fuoco però», ghigna.
«Anche tu se non sbaglio», sussurro contro il suo orecchio.
Stringe la presa sul volante fermandosi in una piazzola di sosta. «Ok amore. Mettiamo in chiaro che uno: sono mesi che non facciamo sesso. Due: mi manca tremendamente. Tre: mi hai fatto venire voglia provocandomi. Quattro: non puoi fare tu la stronza se poi sai che parto in automatico! Ti voglio Emma. Ti voglio e sto contando i giorni. Come devo fare con te?» sbuffa.
Mi trattengo ma alla fine scoppio a ridere e lo abbraccio sistemandomi su di lui. «Anch'io ti voglio! Anche tu mi manchi! Ma, non puoi provocarmi in quel modo!» bacio sotto il suo orecchio. «Ho gli ormoni impazziti e ogni tuo bacio per me è uno tsunami sulla pelle e anche in altri posti...» ammetto arrossendo.
Ethan ride. «Siamo proprio messi bene noi due eh?» strofina il suo naso contro il mio. «Ti amo tanto, tanto, tanto...» sussurra baciando il mio collo e risalendo verso le mie labbra.
Gemo. Lo sta facendo di nuovo. Mi sta provocando. Sto andando a fuoco e non capisce quanto è frustrante doversi frenare nella mia condizione. Non capisce che sento tutto amplificato. Non capisce che ogni suo tocco per me è come un tizzone ardente sulla pelle.
Mordo le sue labbra. «Lo stai facendo di nuovo furbetto!»
«Hai iniziato tu!» mugola affannato. Tenta di ricomporsi tirando indietro il sedile e aprendo il finestrino facendo entrare l'aria fredda dentro l'abitacolo. Soffia accaldato. «Sei un focolaio!» mette le mani sul viso scrollandole frustrato.
Rido abbracciandolo. «Ce la faremo!» sussurro baciando il suo mento e sistemandomi sul sedile.
Inarca un sopracciglio aggiustando i pantaloni e la maglietta. Avvia il motore. «Ce la faremo a non impazzire, si sì!»
Accarezzo la sua nuca e allunga il collo come un gatto pronto a fare le fusa. «Emma!» cantilena stringendo la presa sul volante.
Inumidisco le labbra trattenendo una risata.
«Stai rischiando grosso!» ringhia mentre noto sul cavallo dei pantaloni una leggera sporgenza. Rido. Una risata libera, cristallina. Mi sento felice, spensierata. «Ho imparato a rischiare quando ti ho incontrato ricordi?»
Si ferma ancora. Mi afferra sempre con delicatezza. Mi siedo sulle sue gambe. Prende il mio viso poggiando la fronte contro la mia. «Mi sto eccitando da morire e non so se potrò fermarmi quindi ti prego, se hai un briciolo di amore per il mio amico qui sotto, non, rifare, quello, che, hai, appena, fatto!» sibila baciandomi con trasporto, con urgenza. Bacia con possesso le mie labbra mordendole. «Adesso ti prego piccola, non distrarmi e non torturarmi o mi vendico per come si deve!»
La sua minaccia mi provoca piacevoli brividi. Un risolino mi esce dalle labbra. Sembro ubriaca. «Ti amo!»
Ritorno comoda e tranquilla sul sedile del passeggero rimanendo in silenzio. Di tanto in tanto la sua mano si posa prima sulla mia guancia e poi sulla mia pancia.
Mi fa impazzire questo suo amore sconfinato a profondo. Mi fa impazzire questa sua attenzione. Mi fa impazzire questa sua premura. Lo amo ogni giorno di più perché non si può non amarlo. Non posso non amarlo. Lui è come una calamita per i miei sensi.
Ci fermiamo ma non vedo niente perché mi ha costretto a mettere una mascherina. Mi solleva. Sento solo il suo profumo inebriare i miei sensi. Ha l'odore di casa, di amore, di famiglia. Ha l'odore di Ethan. Il mio uomo, mio marito, la mia vita. Mi aggrappo al suo giubbotto. Quando mi rimette in piedi traballo un momento.
«Pronta?»
«Ho paura», ammetto.
Ride. «Spero ti piaccia il mio regalo».
Toglie la cuffia. Batto le palpebre prima di spalancare gli occhi. «Nooo!» strillo. Urlo di gioia saltellando.
Ethan tenta di fermarmi ma lo abbraccio baciando le sue labbra mentre scoppio in lacrime. «Tu sei pazzo! Tu sei, sei... ti amo! Ti amo!» continuo a strillare.
Ethan rilassa le spalle. «Significa che era così che la immaginavi?»
Mi volto asciugando le lacrime e tirando su con il naso mentre fisso incredula la casa dei miei sogni. Mi volto di nuovo e singhiozzo contro il suo petto. «Io, io non so come ringraziarti. Sei la mia vita! Sei una continua sorpresa. Grazie perché esisti. Grazie perché sei mio. Senza di te io sarei persa. Ti amo!» bacio le sue labbra.
Tiene una mano sulla mia pancia e l'altra sul mio viso pieno di lacrime di gioia mentre continuiamo a baciarci come due ragazzini.
Non posso crederci. Non posso credere che ha davvero costruito la nostra bellissima casa dei sogni. Non posso credere che ha fatto tutto questo per me, per vedermi felice.
«Ti piace?» sussurra affannato.
«La amo! La amo perché l'hai fatta tu. Tu, tu sei proprio...» non riesco a parlare e torno a baciarlo.
Mi ferma. «Ok, calmati o ti sentirai male», asciuga le mie lacrime. «Adesso entriamo come si deve!» mi prende in braccio. Aperta la porta rimango stupita. C'è proprio tutto. Il camino accanto alla vetrata, il divano in pelle davanti, un grande tappeto. L'albero di Natale addobbato in un angolo. Le mura in pietra alternate alle pareti colorate e il tetto in legno.
Mi volto guardandolo fisso negli occhi. In quegli occhi che riescono sempre a sorprendermi e a rubarmi un pezzo di cuore che batte a mille. Sto per sentirmi male. Si può morire di gioia?
«Stai male?» stringe il mio viso preoccupato.
Muovo la testa da una parte all'altra. «No, sei una continua sorpresa. Grazie!» avvolgo le braccia attorno la sua vita e appoggio la guancia contro il suo cuore. Batte all'unisono con il mio. Riconosco questa bellissima frequenza. Quella del nostro amore che si rafforza, aumentando sempre di più d'intensità.
«Ti avevo promesso che ti avrei dato tutto! Ti avevo promesso che avrei realizzato ogni nostro sogno. Io parlavo sul serio quando in quelle notti immaginavamo questa casa. Ho tenuto ogni dettaglio a mente per regalarti una nuova vita insieme», le sue mani tremano.
Chiudo gli occhi e alzandomi sulle punte poso le mie labbra sulle sue. «Tu sei il mio tutto! Tu sei il mio sogno diventato realtà! Tu sei la mia casa! Tu sei la mia nuova vita insieme e rifarei tutto perché non ci sono parole per descriverti. Non ci sono parole per descrivere quello che sento per te ogni giorno. Vorrei che entrassi dentro il mio cuore per farti sentire da vicino come trema da quando ci sei tu! Grazie amore! Grazie!» singhiozzo sorridendo.
«Quanto miele!»
Ci stacchiamo mentre Lexa e gli altri entrano allegri riempendo la nostra nuova casa, quella da usare per le vacanze. Il nostro rifugio per quei momenti di bisogno.
Continuo a sorridere come una stupida incredula.
Un giorno nonna mi disse: "trova la persona più importante della tua vita e perditi nel suo amore sconsiderato".
Credo di avere seguito il suo consiglio perché Ethan è la persona più importante della mia vita e credo di essermi persa già da tempo nel suo amore sconsiderato.

N/A:
~ Incontriamo le persone per puro caso. Dal caso nascono grandi amori, grandi amicizie, grandi conquiste. Dal caso nascono i per sempre, i fino alla fine...
Incontriamo le persone per puro caso. Il caso più bello della nostra vita...
Li vedete quei due?
Quei due così come sono, non sono niente. Quei due insieme invece, sono un unico pezzo. Quei due insieme sono vita e respiro.
Quei due, sono amore.
~ Buona sera! Come va? Spero tutto bene.
Sono un po' triste da una parte perché manca qualche capitolo alla fine di questa trilogia ma sono anche contenta di essere arrivata con costanza fino a questo punto grazie a voi. Voi che nonostante tutto continuate a seguirmi e a sostenermi. GRAZIE ❤️
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Lo so che può essere tutto così sdolcinato e credetemi io fatico a scrivere storie d'amore perché non sono il mio genere. Spero comunque di avervi tenuto un po' di compagnia e di avervi fatto emozionare fino a questo punto.
Se vi va lasciate un vostro commento, un voto e sempre se vi va, invitate più gente a leggere questa storia. Ovviamente sto scrivendo altre storie diverse quindi vi aspetto!!!
Vi auguro una buona serata :* ~

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