Capitolo 42
Il mio viso affonda nel soffice cuscino che odora di ammorbidente e di Parker. Con gli occhi ancora chiusi, insieme alla tenue luce dell'alba che filtra dalle tende socchiuse, continuo a godere della piacevole sensazione di calore data dal piumone e dallo strato di coperte. Nel torpore, nel piacevole dormiveglia, ho come l'impressione che qualcosa sta facendo formicolare le mie labbra. Piacevoli brividi solleticano la mia pelle ricordandomi di essere per un altro giorno, ancora viva. Apro lentamente le palpebre e le dita di Parker continuano a sfiorare la mia bocca. Disegnano con precisione l'arco di cupido e poi ricominciano. Mi esce un sorriso spontaneo e come un gatto mi rannicchio nell'incavo del suo collo dopo averci depositato un bacio.
È stato così premuroso la notte scorsa. Mi ha aiutata a spogliarmi, mi ha messa a letto e mi ha abbracciata e coccolata a lungo con le sue delicate carezze fino a quando non ho chiuso gli occhi addormentandomi. Ho dormito così bene tra le sue braccia nel più totale dei silenzi. Per un momento ho paura di averlo stancato. Il suo sguardo non è poi così sereno e in parte capisco il motivo. Ha dovuto fare i conti con il mio passato, con Jake, il primo ragazzo che ha spezzato il mio cuore. Sono passati anni ma la ferita è così aperta ed esposta che ho paura non possa più rimarginarsi. Il dolore è ancora intenso, proprio come al mio risveglio dal coma quel giorno.
Alzo il capo e scostandomi da lui mi appoggio sui gomiti per guardarlo. Le sue dita continuano la loro lenta carezza sulla mia pelle.
«Non hai dormito?»
Ho la voce arrochita dal sonno e dalle urla gettate in faccia a quel bastardo che ha avuto il coraggio di pretendere un chiarimento dopo anni. Spero se ne sia andato al diavolo. Non voglio rivederlo, non ora che sto provando in tutti i modi di trovare un mio equilibrio.
«Come stai?»
Blocco il suo polso. «Hai o non hai dormito?», fisso il suo sguardo.
Sospira e divincolando la sua mano ricomincia con la carezza sul mio viso. Credo che abbia bisogno di questo contatto. Mi arrendo e se ne accorge. «No, non ho dormito. Posso sapere come stai?»
«Sto bene», sorrido in modo timido celando invece il turbinio di emozioni che continuando a trafiggere il mio cuore con una strana e intensa forza. So di essere una pessima bugiarda ma non ho proprio voglia di spiegare come mi sento. È complicato. «Perché non hai dormito?», bacio i suoi polpastrelli.
Passa una mano sul viso e stropiccia gli occhi alzandosi a metà busto. «Perché a stento sono riuscito a trattenere l'istinto di uscire e trovare quel bastardo e farlo fuori.»
«Cosa ti ha trattenuto?», domando con malizia nel tentativo di farlo rilassare.
Abbassa leggermente le spalle e punta i suoi occhi chiari e meravigliosi su di me trafiggendomi. «Tu, tu mi hai trattenuto», sospira. «Il tenerti tra le mie braccia, il tuo dormire rannicchiata sul mio petto così tranquilla mi ha fatto riflettere e capire cosa volevo di più». Le sue dita alzano il mio mento. «Volevo vederti al sicuro, con me. Non c'era altra cosa bella al mondo che sentire il tuo profumo addosso. Pelle contro pelle.»
Deglutisco mentre le sue dita si artigliano delicate sul mio viso per avvicinarlo al suo. La sua bocca reclama la mia per un bacio casto. Scivolo tra le sue braccia stringendomi a lui. «Grazie», sussurro.
Scuote la testa. «Dobbiamo parlare anche di un'altra cosa».
Inarco un sopracciglio sentendo lo stomaco contrarsi. È terribile sentirsi dire queste parole. Poso un dito sulle sue labbra. «Possiamo rimandare? Ho bisogno di fare colazione e tu di dormire.» Gli do un bacio e mi alzo dal letto prima che possa ribattere o afferrarmi.
Cammino verso la cucina scalza. Apro la dispensa e il frigo e inizio a cucinare qualcosa di sostanzioso per fare colazione.
Preparo una frittata con bacon per Parker, toast integrali con avocado, un pizzico di sale e pepe, due ciotole con yogurt frutta e cereali e poi biscotti. Preparo anche del caffè e la spremuta. L'odore del bacon si propaga in cucina come una nuvola e in breve l'ambiente si riempie di calore. Sento dei passi e poi Parker si avvicina a torso nudo per abbracciarmi da dietro. Stampa un bacio sulla mia spalla e commenta subito la colazione con un: "hmm". So che tenterà di prendere il discorso ma glielo impedirò anche a costo di impegnarmi per tutto il giorno. Prendo un pezzo di avocado e glielo avvicino alle labbra. Mangia e lecca le mie dita facendomi rabbrividire. Sento la pelle pulsare e le guance accaldarsi. Mi alzo sulle punte e schiocco un bacio sulla sua guancia. «Siediti, arriva subito la colazione».
Fa un sorriso dolce in grado di farmi ribollire il sangue e si avvicina al tavolo apparecchiato. Bussano alla porta e si affretta ad andare ad aprire.
Rigiro la frittata e la sistemo su un piatto chiedendomi chi mai potrebbe essere a quest'ora.
«È sveglia?»
La voce di Lexa arriva dall'entrata poco prima di vederla sbucare in cucina seguita da Anya. Entrambe hanno dei sacchetti in mano. Si sono svegliate presto. Si fermano a guardarmi sorprese, come se non si aspettassero la mia veloce ripresa. Credevano di trovarmi ancora a letto, sepolta dalle lenzuola e dai fazzoletti. Non voglio più dare loro motivo di preoccupazione. Per questo ora sono in piedi, anche se dentro di me è un misto di polvere e macerie. Ogni detrito si conficca dritto nel cuore e riapre maggiormente la ferita.
Mi riscuoto e le invito a sedersi. Porto tutto a tavola e poi noto che sono distratte perché stanno ammirando il fisico scultorio del mio ragazzo anzi, stanno proprio sbavando come se non avessero mai visto niente del genere in tutta la loro vita.
Schiarisco la voce richiamando l'attenzione di Parker. Lancio uno sguardo ai suoi bicipiti e al tuo torso nudo da panico e da ovaie spappolate.
Parker si riscuote in fretta. «Vado a mettere una felpa», si scusa dirigendosi in camera con un sorrisetto malizioso sulle labbra.
Le mie amiche arrossiscono sventolandosi con le mani. Rido alzando gli occhi al cielo prima di prendere posto a tavola. Dovrei essere gelosa? Lo sono. Parker è indubbiamente un gran bel ragazzo ed è il mio di ragazzo. Divido la colazione e do subito un morso al mio toast. Anya non fa complimenti, si versa del succo e prende un po' di frittata. Prima però commenta: «Come fai a resistere con lui in casa a torso nudo? Cazzo, è come un Dio Greco...»
Lexa ridacchia e addenta la frutta gustandola in attesa della mia risposta.
«Posso ammirarlo senza sbavare intendete?», la prendo in giro.
Parker torna in cucina e indossa una tuta. Mi da un bacio sulle labbra. «Vado a correre. Buona colazione ragazze», se ne va lasciandomi con un turbinio di dubbi dentro la testa. Perché mai è scappato? Voleva lasciarmi da sola con le amiche o sotto c'è dell'altro?
Mentre continuo con le domande, le mie amiche iniziano a spettegolare vivacemente. Mi aggiungo a loro per non dare troppa corda ai pensieri e per trovare una distrazione.
Dopo la colazione riordino la cucina mentre le mie amiche si sistemano comode in soggiorno. Iniziano ad andare d'accordo anche se su certi argomenti è meglio non aprire bocca. Mi piace averle in casa pronte ad aiutarmi, a sostenermi. Mi sto sentendo un vero schifo dopo quanto è successo la notte appena passata ma posso dire di essere stata davvero forte. Mi sto sforzando di mantenere la calma, di non sprofondare perché se sprofondo, non riemergo e se non riemergo in superficie, mi lascerò morire.
«Avete parlato?», domanda Lexa guardando distratta un canale di design.
Mi siedo tra loro. «No. Non c'è altro da aggiungere. È successo e adesso devo solo continuare a vivere per come ho tentato di fare nel corso degli anni. Spero solo che lui sia andato via. Non voglio ritrovarlo ad ogni angolo, non so come reagirei.» Sospiro e appoggiando le spalle sulla morbida imbottitura del divano in pelle.
«Credi che passerà sopra questa storia?»
«Conoscendolo no. Spero non faccia domande perché ora come ora non riuscirei proprio a rispondere».
Anya si sposta mettendosi comoda con dei cuscini dietro la schiena. «E riguardo a Ethan? Intendi parlare con lui?»
Spalanco gli occhi e fisso per un momento lo schermo dalla quale si susseguono le immagini di un tizio che sta trasformando una vasca in una poltrona. Mi rialzo senza rispondere e vado a prendere da bere. Ho un incendio da domare al centro del petto. Sentire il suo nome è come ricevere il colpo di grazia. Il problema è che non voglio pensare. Non voglio pensare a loro due, non voglio spiegare come mi sento, non voglio guardarli negli occhi e vedermi riflessa come una ragazza fragile, con un passato travagliato alle spalle. Non voglio vedermi riflessa nei loro sguardi come la povera ragazza da salvare, da tenere al sicuro. Voglio solo ritrovare quel perno in grado di non fare barcollare ancora il mio equilibrio perché mi sento in alto mare.
Noto che le due si stanno scambiando degli sguardi in tralice. Anche loro mi vedono come una persona fragile da abbracciare e tenere stretta. Noto come mi guardano. Non cadrò in mille pezzi, non mi farò vedere spezzata. Posso essere forte. Posso resistere alla tentazione. Torno a sedermi tra di loro e prima poso sul piccolo tavolo degli snack e delle bottiglie d'acqua.
«Ok Emma, ho capito che non vuoi parlare di mio fratello ma dovresti parlare con lui. Prima o poi vi ritroverete faccia a faccia sarete costretti a chiarire e a ridurre al minimo le ferite», apre una barretta e le dà un morso con foga.
Lexa appoggia una mano sulla mia. «Secondo me dovresti prenderti il tuo tempo e decidere con calma. Capiranno», sorride abbracciandomi. «Ti voglio bene lo sai. Ti sosterrò sempre, per ogni cosa. Non sono d'accordo quando fai finta di stare bene e non mi va a genio ma so che troverai un modo tutto tuo per liberarti dal dolore.»
Anya ci guarda come se avesse di fronte una di quelle scenette da film in cui due amiche si raccontano i loro segreti e si sostengono a vicenda noto anche una certa gelosia nel suo sguardo ma niente di preoccupante. Sa quanto le voglio bene.
«Devo ricordarti che sei stata con mio fratello?»
Sgrano gli occhi. «Cosa vorresti dire con questo?», balbetto incredula.
«Che hai fatto l'amore con lui per la prima volta. Hai aspettato e hai scelto lui. Perché non hai fatto niente del genere con quel tuo ex?»
La domanda mi coglie impreparata. Cosa sta succedendo? È uno scherzo?
Raccolgo le idee prima di rispondere alla mia amica. «Quando stavo con Jake, ogni cosa sembrava semplice. Bastava una canna, una pomiciata in piena regola, una bottiglia d'alcol e tutto il mondo perdeva di significato. Non ho fatto l'amore con lui perché avevamo deciso di non spingerci oltre perché non volevamo correre rischi. Sapevamo che da ubriachi non dovevamo eccedere con le effusioni e più volte abbiamo scampato il pericolo. Quando mi sono resa conto che con lui non andava più come speravo, ogni sogno che avevo fatto, ogni progetto, è svanito nell'esatto momento in cui mi ha messo le mani addosso.» Riprendo aria, «ho fatto l'amore con tuo fratello perché lo amo e perché ho creduto in lui. Le cose non sono andate per come speravo ma sono andata avanti. Ho fatto cose che non credevo possibili. Ho superato i miei limiti, le paure e sono arrivata a questo punto. Non posso fermarmi proprio ora che sto iniziando a costruire il mio futuro. Un futuro dalla quale sono sempre scappata per paura di fallire e di non essere all'altezza. Tuo fratello è e sarà sempre una parte fondamentale della mia vita ma ha scelto anche lui di prendere le distanze e ho scelto io di accettare questa strana convivenza con Parker. Adesso basta con queste stupide domande a trabocchetto. È la mia vita, so a cosa sto rinunciando pur di far funzionare le cose nel loro giusto ordine e so anche che me ne pentirò se non do una possibilità a me stessa», mi alzo tesa. «Amo Ethan ma amo anche Parker che a te piaccia o meno lui accanto a me. Spetta a me decidere con chi stare e con chi essere felice e tu dovresti essere felice per me o quanto meno fingere che ti importi qualcosa. So che tiferai sempre per tuo fratello ma ora come ora, non posso stare con lui...» gli occhi mi si appannano a causa delle lacrime. No, sono stata così brava e forte. Non posso crollare proprio ora.
Lexa se ne sta in un angolo perplessa e sorpresa per il mio lungo discorso mentre Anya sembra appena stata colpita da un fulmine. Abbassa lo sguardo e tiene le mani in grembo. «Mi dispiace, hai ragione. Mi sono comportata come una ragazzina. La vita è tua e hai il diritto di vivere la tua storia con chi vuoi tu e con chi merita le tue attenzioni. Non voglio giustificare mio fratello ma ha mentito e sta pagando per questo più di quanto lui meriti. Come te sta soffrendo parecchio e vederti con lui non gioca di certo a favore del suo stato mentale. Inoltre dopo ieri, le cose sono parecchio cambiate...», gesticola nervosa.
«Credi che io non lo sappia? Credi che io sia così insensibile? Sono mesi che continuo a torturarmi con questa storia. Vengo strattonata da una parte e l'altra e non ce la faccio più. Convivo con Parker mentre penso che potrei farlo con Ethan. Amo Ethan e amo Parker in modo diverso certo ma quello che provo, non riesco a distinguerlo perché mi confondono. Cosa dovrei fare? Scappare? Lasciarli ai loro giochetti? Farli massacrare di botte e scegliere il più forte?», sbuffo dal naso e mando giù un lungo sorso di acqua. Ho la gola in fiamme perché sto alzando sempre più il tono della voce. Mi sto comportando da immatura ma non riesco proprio a trattenermi quando vengo presa per insensibile e opportunista.
Anya non replica, si limita a stringersi nelle spalle. «Sappi che ti ama. È quello che conta è che farebbe di tutto per non perderti e per vederti serena e felice.»
«Lo so», sussurro a sguardo basso.
«Ok ragazze adesso basta!», Lexa si alza dal divano interrompendoci. «Usciamo da questo buco o vi giuro che do di matto!»
Mentre mi preparo per uscire con le mie amiche, trovo un messaggio di Parker sul telefono.
Parker: "Spero stia andando bene la mattinata con le tue amiche. Ci vediamo a pranzo da David. Ti amo principessa."
Arrossisco e seguo fuori le mie amiche.
L'aria invernale è freddissima. Sento che nevicherà e l'idea non mi dispiace. Adoro rimanere in casa con i miei calzini con le stampe, una cioccolata calda tra le mani, un libro aperto in grembo, il camino acceso a poca distanza e magari qualcuno in grado di sostenere una discussione tranquilla. I rami ormai secchi degli alberi creano un'intricato disegno verso il cielo grigio sulle nostre teste.
Nascondo il viso sotto il girocollo e cammino accanto alle mie amiche mentre ci avviciniamo al centro. I negozi sono tutti aperti e pieni di gente. Fine anno ormai è alle porte e le persone si affrettano con gli ultimi acquisti. Ci sono anche gli sconti. Iniziamo a girare tra i vari negozi e compro qualcosa che potrà servirmi per questo inverno.
«Sai cosa ho saputo?», sbotta di punto in bianco Lexa con il telefono tra le mani e un sorriso che non promette nulla di buono.
Siamo sedute in un piccolo pub. Tra le mani tengo la prima cioccolata calda della giornata che di cioccolata non ha un bel niente. Sembra più un bicchiere di acqua calda al gusto di cioccolata.
«Red è stato cancellato per quel servizio. Lo hanno finalmente beccato e ora rischia grosso.»
«Che coglione! Scommetto che lo hanno trovato con della coca in camerino. Si è proprio montato la testa eh?»
Anya si entusiasma. «Avete delle conoscenze interessanti!»
Ridiamo e le raccontiamo di Red. Anya non perde una parola e continua a porre le sue domande a raffica. È così curiosa, così piena di vita. Come si fa a non volerle bene? È una creatura meravigliosa.
Il locale a pranzo è pieno di gente intenta a gustarsi il pasto. Prendiamo posto al tavolo dove i ragazzi ci stanno aspettando. Parker mi saluta subito con un grosso bacio sulle labbra che apprezzo e vorrei prolungare ma la mia indole timida blocca sempre ogni cosa.
«Freddo?», strofina le mani sulle mie braccia per riscaldarmi. I miei denti battono visibilmente e annuisco stringendomi a lui. Il suo calore mi aiuta a riprendere parte delle funzionalità motorie delle dita.
«Potrei riscaldarti in altri modi ma aspetterò che sia tu a chiederlo», sorride ma in modo triste. Mi si stringe il cuore perché so a cosa sta pensando. So cosa lo fa irrigidire.
Lo abbraccio. «Potrei», strofino il naso contro il suo e bacio le sue labbra calde e morbide.
Al tavolo si aggiungono Ethan TJ e Mark. Pranziamo tranquilli tra chiacchiere e discorsi abbastanza seri in cui si creano delle fazioni. I pro al matrimonio e i contro. La mano di Parker ogni tanto accarezza la mia schiena prima di premere il mio corpo contro il suo. I suoi baci si fanno sempre più presenti e non passano di certo inosservati. Temo stia segnando il territorio. Odio questi stupidì giochi da ragazzini.
La cameriera domanda per il gelato. Temo di essermi distratta. «Fragola e nocciola come le sue amiche?», domanda di nuovo.
«Lei lo prende pistacchio e cioccolato!»
«Niente nocciola perché le sa di vecchio e niente fragola, le viene la nausea», ribattono quasi all'unisono Ethan e Parker.
La cameriera si ritira quasi spaventata dal loro tono di voce mentre al tavolo cala uno strano silenzio. E ora? Cosa succederà?
«Emma non ha risposto!»
Guardo TJ incapace di arrabbiarmi con lui. Mi ha salvata. Non ha nessuna colpa in merito alla domanda: "pro o contro il matrimonio". Il discorso è nato per caso quando Anya parlava di una sua conoscente che dovrebbe sposarsi tra meno di un mese. Non posso credere di dovere rispondere proprio ora a questa domanda, dopo che i due hanno risposto all'unisono facendo capire che conoscono i miei gusti. Schiarisco la gola a disagio. «Non credo sia il momento per pensare al matrimonio. Penso sia solo un accordo che due persone fanno per appartenersi ma non c'è bisogno. Perché per amarsi non occorre un pezzo di carta firmato come se fosse un atto di proprietà!»
«Sono d'accordo con te sai?»
«Io no», ribattono in fretta Anya e Parker. Si guardano stupiti negli occhi e si sorridono per la prima volta in modo sincero. Rimango stordita dalla strana situazione. È successo di nuovo.
La cameriera porta il gelato. Metto in bocca una cucchiaiata e rabbrividisco maggiormente. Non so di chi di loro ha avuto questa brillante idea ma non importa, c'è sempre spazio per i dolciumi peccato che le temperature non rendano giustizia. Parker se ne accorge e sistema sulle mie spalle la sua giacca.
«Emma è pro o contro i piercing e tatuaggi?», domanda curioso TJ.
«Assolutamente pro!», rispondo nuovamente all'unisono Ethan e Parker. Questa volta si guardano intensamente e l'aria si carica di una strana tensione. Vedo fulmini e saette all'orizzonte. Arrossisco. «Pro», rispondo a mia volta mostrando i miei piercing.
«Dove farai il tuo primo tatuaggio?»
«Sull'anulare, le starebbe bene. Mi sembra di averglielo sempre detto.» Ethan sorride in modo provocatorio in direzione di Parker e TJ sembra afferrare il concetto del suo gioco.
«Vedo che ne hai uno anche tu sull'anulare», Parker affronta Ethan ma commette un madornale errore.
Merda! Apro la bocca per intervenire ma lui è più veloce. «Si, l'ho fatto perché doveva essere rappresentata in qualche modo».
Le nocche di Parker sbiancano sotto la ferrea stretta del cucchiaio. Poso subito la mano sulla sua e sembra sobbalzare colto impreparato. Sorrido in modo dolce. «Anche tu hai voluto rappresentarmi», sussurro contro il suo orecchio e poi indico il bracciale che tiene sul polso accanto alla piccola croce. Avvicino il viso al suo e mi bacia. Sento le falene dentro lo stomaco. Rischiano di fare danni. Non credo sia un buon momento per risvegliarle. Non dopo avere visto lo sguardo assassino di Ethan.
Per un momento perdo il contatto con il mondo. Mi isolo e vado a sbattere contro un muro di cemento prima di riscuotermi. Sto impazzendo e se credo di riuscire a tenere a bada questi due, sono pazza. In un modo o in un altro, troveranno sempre qualcosa per scontrarsi.
«Posso portarvi il dolce?»
Tutti iniziano a fare la loro richiesta mentre io ho lo stomaco in subbuglio, contratto dall'ansia. Come posso mangiare proprio quando due delle persone a cui tengo di più tentano di farsi la guerra?
«Emma prende sempre una fetta di torta al limone ma anche la sette veli al cioccolato», risponde pronto Parker facendo un sorriso soddisfatto.
«Pensavo prediligessi quelle con la glassa al cioccolato fondente», ribatte puntiglioso Ethan.
Credo lo faccia apposta. Avrà trovato un punto debole di Parker e sta facendo leva su quello. Può essere la gelosia o semplicemente posso essere io. Mi irrigidisco quando i suoi occhi si posano per la prima volta sui miei. Sono acqua pura, incontaminata. Sono attenzione e premura. Sono intensità e luce. Limpidi e attenti, in grado di fare tremare il mondo circostante.
«I gusti cambiano», ribatte piccato Parker. Non si farà mai abbattere. Il suo orgoglio è molto forte, più di quanto possa sembrare. Resisterà e se sarà necessario lo annienterà con la stessa moneta ma solo nel momento giusto.
Mi rialzo in fretta facendo stridere la sedia sul pavimento. «Scusate». Ho bisogno di uscire dal locale ed essere investita dall'aria fredda. Ho bisogno di recuperare il respiro o finirò con il disintegrarmi interiormente perché sto malissimo.
«Emma aspetta!»
Ethan si alza. Adesso mi parla? Si è deciso a rivolgermi la parola?
Metto subito le mani avanti. «Ho bisogno di una boccata d'aria. Appena ritorno puoi dirmi quello che vuoi. Adesso non sono dell'umore!», giro sui tacchi e facendomi strada tra la gente esco dal locale. Mi ritrovo nel vicolo e mi appoggio contro il muro di mattoni. Respiro lentamente e con difficoltà. Perchè deve essere sempre tutto così difficile nella mia vita? Perchè non posso avere solo un ragazzo, una casa, una famiglia come ogni altra persona normale sulla faccia della terra? Da quanto tempo le cose continuano ad andare per il verso sbagliato?
Metto i palmi sul viso e stropiccio leggermente gli occhi. Per fortuna non ho del trucco da rovinare. Lascio uscire piccoli getti d'aria che si innalzano nel cielo in una nebbiolina di calore. Fa davvero freddo e sono senza cappotto. Inizio a tremare e a fare avanti e indietro nel vicolo. Strofino le mani sulle braccia e cerco di rilassarmi. Quando credo di potercela fare, torno dentro.
La cappa di caldo e odori vari, mi investe con forza. Trattengo un conato quando una cameriera mi passa accanto con un piatto fumante pieno di funghi. Rabbrividisco alla vista.
Quando mi siedo composta al mio posto e bevo un sorso d'acqua. I ragazzi stanno parlando dei risultati dell'ultima partita mentre Anya e Lexa alzano lo sguardo per guardarmi. Le rassicuro ma so di avere l'aspetto di un cadavere ibernato al momento.
Parker di punto in bianco si alza da tavola e mi guarda in modo dolce. Inarco un sopracciglio colta dal panico. Che diavolo succede ora? Cerca qualcosa dentro la tasca del suo cappotto e il mio stomaco si contrae. «Avrei voluto chiedertelo questa mattina ma sei scappata», sorride e gratta la tempia in imbarazzo. Parker in imbarazzo? Ok questa mi è nuova.
Metto una mano sul petto e una sulla bocca. «Non è quello che credo vero?»
Attorno cala uno strano silenzio poi si sente un rumore di vetri rotti. Sobbalzo sulla sedia accorgendomi che il tavolo e pieno di schegge di vetro. Ethan si avventa su Parker il quale non ha tempo di reagire e i due si ritrovano a terra poi si spintonano verso l'uscita aggressivi e incapaci di trattenersi.
Guardo allarmata le mie amiche ed alzandomi corro fuori. Quello che trovo è sconvolgente. Ethan su Parker intento a riempirgli il viso di colpi. Parker prova a reagire colpendolo ribalta la situazione. Non si fermano, ringhiano come due lupi pronti a contendersi la preda. Si azzannano a vicenda con forza. Metto le mani sulla testa incapace di trovare un modo per separarli senza farmi male. Dalla porta escono i ragazzi e provano invano ad allontanarli.
«Sei andato a conviverci dovevi per forza chiederglielo davanti a me? Sei un bastardo!», Ethan si divincola dalla presa di Mark afferrando la felpa sporca di sangue di Parker e mollandogli un altro colpo.
Urlo atterrita mentre Lexa prova a tirarmi indietro per non essere conivolta ma lo sono, emotivamente lo sono più di tutti.
Parker sorride malavagio e risponde con un altro colpo. «Io faccio quello che cazzo voglio e quando voglio mi hai capito? Non mi hai fatto neanche finire. Aspettavo proprio questo momento da tempo...»
Mi divincolo dalla presa di Lexa e corro subito da loro mettendomi in mezzo prima che possano continuare. Alzo i palmi per proteggere il viso e i due si fermano affannati. Ethan sputa sangue a terra mentre Parker passa la manica sul naso insanguinato. «Smettetela!», urlo incapace di trattenermi. «Che diavolo vi è preso? Siete impazziti? Vi state comportando da bambini immaturi davanti a tutti! Quello che è peggio è che vi state urlando pure contro. Sembrate due ex che non riescono ad accettare di essersi lasciati.» Scuoto la testa indignata puntando gli occhi su entrambi.
«Lui non può portarti via da me!», urla Ethan puntandogli il dito contro.
Parker mi supera aggressivo e si ritrova a pochi passi dal suo viso. Inutile il tentativo di David di fermarlo. Il mio cuore arriva in gola. «Si che posso farlo, lo sto proprio facendo!», risponde.
Ethan lo spintona. «Non puoi! E sai perchè?»
«Ethan NO!», urlano all'unisono Anya e Mark.
Ethan si ferma a pugni chiusi e lancia uno sguardo torvo alla sorella e al cognato. Li guardo stordita. Cosa significa no?
«Perchè?», domanda Parker stringendo i denti e irrigidendosi con le spalle.
Ethan sorride con i denti imbrattati di sangue. I suoi occhi sovrastano il rossore del suo viso mettendone in risalto la forma e la durezza dei lineamenti assunta. Si prepara a colpire come un combra.
«Ethan non farlo!», strilla Anya scoppiando in lacrime. «La perderai. Non farlo!»
Apro e richiudo la bocca. Passo una mano sulla tempia confusa e continuo a guardarmi attorno in cerca di risposte. TJ si avvicina mettendomi una mano sulla spalla. Barcollo e scosto la sua mano mentre torno con lo sguardo verso i due.
Ethan non sembra volersi fermare. Continua a sorridere in quel modo ambiguo e inquietante e Parker ha sempre più le spalle tese. «Rispondi!», ringhia urlando. «Perchè non posso?», scandisce ogni parola e sputa del sangue in un angolo preparandosi al colpo fatale.
«PERCHÉ LEI È MIA MOGLIE!»
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