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Capitolo 35

«Sicura di volerlo fare?»
Guardo Lexa inarcando un sopracciglio. Alzo la maglietta mostrandole il piercing all'ombelico e poi indico quello sul naso. «Sicura di volere il microdermal? Si, procedi!», dico al ragazzo dello studio di tatuatori e piercer che ho davanti. Lui annuisce con un grande sorriso scosta i capelli dalla mia nuca chiedendo di raccoglierli e inizia il suo lavoro. Ho deciso giorni fa di aggiornare il mio corpo. Farò due microdermal uno sulla nuca dove quando avrò il coraggio farò tatuare un fiocchetto e il lustrino sarà il ciondolo e l'altro sul polso.
Lexa continua a fissarmi allarmata ma alla fine cede alla tentazione e si fora anche lei. Strilla spaventata la prima volta ma dopo si diverte.
Le avvicino il pugno chiuso mentre il ragazzo procede con il secondo microdermal e lei posa il suo contro il mio. «Vai così ragazza!», ride divertita.
Uscite dallo studio, passeggiamo in centro per fare shopping. E' passata una settimana. Ancora non mi sembra vero, a Natale mancano solo pochi giorni. Io e Lexa abbiamo organizzato tutto e speriamo in qualche modo di divertirci. Non vedo Parker e Ethan da quel fatidico giorno. Probabilmente è stata la scelta migliore che io abbia mai fatto. Mi sento tranquilla e mi sono anche divertita in questi giorni. Ho ritrovato un po' me stessa e una certa tranquillità.
Finalmente ho trovato i regali per i miei amici e anche qualcosa per me.
«Andiamo in quel centro estetico? Massaggio e pedicure?»
Lexa si sta proprio impegnando ad aiutarmi a non pensare. È una vera amica e sa sempre come risollevarmi il morale quando tendo ad incupirmi. Quando l'ho chiama quel giorno, è subito corsa a casa e mi ha aiutata a sistemare il muro. Ho pianto per ore sulla sua spalla e quando mi sono addormentata ha chiamato David ordinandogli di comprare dei pannelli nuovi per arginare il problema e l'indomani si è presentato in casa assieme al fratello, Junior. Hanno lavorato per ore e la stanza ora sembra nuova anche perché hanno pure ridipinto le pareti. Non ho saputo come ringraziare. Sono rimasta bloccata e sorpresa dalla loro disponibilità.
«Dopo il centro estetico andiamo al cinema a vedere quel film horror?» propongo.
Lexa accetta senza battere ciglio. Odia i film dell'orrore ma dice sempre che accanto a me può superare la paura. Il film che ho scelto di vedere sembra interessante spero di non esserne delusa. Solitamente dietro i film dell'orrore c'è molto lavoro anche se i finali non sono mai come ci si aspetta.
Sdraiata a pancia in giù sul lettino del centro estetico, lascio che il ragazzo massaggi la mia schiena. Non ho mai sopportato questo genere di cose. Mi sono sempre sentita a disagio ma Lexa sta già facendo tanto per me e io in qualche modo devo pensare anche a lei. Il centro estetico è il suo modo per volersi bene. Ecco perché mi ritrovo seminuda sotto i gesti precisi e delicati di uno sconosciuto che si prende cura della mia pelle e dei miei muscoli in continua tensione.
Dopo il massaggio ci spostiamo nella sauna con un cocktail analcolico in mano. Non è di certo il periodo per mettersi in costume ma vista l'occasione e l'ambiente non si sta poi così male. Stendo le gambe e sorseggio dal mio bicchiere il liquido rosso che sa di bitter analcolico con qualcos'altro. Inizialmente sembra amaro ma ha un retrogusto dolciastro che scende lungo la gola senza fatica. Passo la lingua sulle labbra e asciugo il sudore dalla fronte. Qui dentro sto proprio soffocando mentre la mia amica sembra in paradiso. Nel suo paradiso fatto di bellezza e copertine.
Dalle casse di diffonde una canzone che entra subito in testa. Conosco il titolo e il testo. Rispecchia in parte il mio stato attuale. Canticchio distratta: "The monsters running wild inside of me. I'm faded". Muovo le dita sull'asciugamano e chiudo gli occhi. Quando li riapro Lexa mi sta guardando e sorride maliziosa lanciando uno sguardo alla nostra sinistra mentre beve con la cannuccia facendo finta di niente. Arrossisco accorgendomi che non siamo più sole. Quando sono entrati questi due? Che figura!
I due ragazzi sembrano più pompati dei culturisti. Quando aprono bocca sono costretta a trattenere le risate perché sembra che hanno inalato elio. Lexa è sconvolta e continua ad emettere un rumore inquietante nel tentativo di trattenersi. Usciamo dalla sauna immediatamente scoppiando a ridere tra le lacrime poi andiamo a cambiarci e a prepararci per la pedicure.
Faccio tingere di rosso le mie unghie dei piedi. Mi è sempre piaciuto come mi sta questo colore sulla pelle bianca.
Lexa continua a scambiarsi messaggi con David. È da questa mattina che lo stuzzica. Sorride e adoro vederla così felice insieme a lui. Dopo tutto quello che ha passato sono felice che abbia trovato quell'angolino sereno dove rifugiarsi.
Io e lei siamo diverse caratterialmente eppure siamo unite da una strana amicizia nata per puro caso in un momento difficile per entrambe. Ringrazio ancora quel giorno perché senza di lei non sarei di certo ancora in piedi. Lexa è una donna meravigliosa e se lei è felice lo sono anch'io. Abbiamo entrambe vissuto momenti bui e ci siamo sostenute a vicenda anche quando non avremmo dovuto farlo. Abbiamo battibeccato e litigato ma siamo più unite di prima. In fondo non è questo il bello di un'amicizia?
Dopo le coccole, passiamo al cinema. Il film non è niente male e mi diverto un mondo ad osservare le reazioni della gente e della mia amica. Mentre io rido divertita lei strilla spaventata prendendomi per pazza e stringendo la mia mano.
«Ok dopo questo orrore, che ne dici di andarci a cambiare e poi andare al locale con la tua macchina?»
Controllo l'orario. «Vuoi andare al locale ora? Ti manca tanto David eh?», le do una spallata e poi ci incamminiamo verso il mio appartamento. Indossiamo dei vestitini e poi usciamo nel freddo di dicembre. Guido tranquilla l'auto fino al locale dove posteggio vicino all'entrata secondaria e mentre entriamo le lancio un'occhiata. Non posso ancora credere che a distanza di anni io sappia guidare. Non ho superato la paura ma è un grosso passo avanti per me e significa molto. Smetto di perdermi nei miei monologhi mentali e seguo Lexa.
Il locale è pieno di gente che si dimena e beve. A quanto pare c'è una delle solite feste organizzate da una confraternita del college. Ci immischiamo tra la marea di studenti ubriachi e prendiamo posto in uno dei pochi tavoli liberi. David si accorge subito di noi avvicinandosi. Bacia Lexa con passione tanto da farmi distogliere lo sguardo disgustata e poi torna dietro il bancone per prendere una bottiglia di vodka e due bicchierini. «Non bevete troppo», ci strizza l'occhio e torna al suo lavoro.
Lexa riempie i bicchierini e iniziamo la nostra serata alcolica non prevista. Al terzo bicchiere mi fermo e prendo una bottiglia d'acqua, dovrò guidare e dubito che Lexa voglia smettere. Sorride e si sta divertendo come facevamo tempo fa nelle nostre uscite settimanali quando eravamo solo io e lei senza ragazzi tra i piedi. Ci immergiamo tra la folla e balliamo assieme alla calca di studenti ubriachi e pronti a provarci. Faccio finta di essere ubriaca per non bere troppo. Lexa non se ne accorge nemmeno. Mi sento lucida e voglio esserlo. Mi sto godendo la giornata per come deve essere e mi piace questo mi fa sentire viva. Un ragazzo si avvicina troppo e mi scosto leggermente infastidita facendo finta di barcollare.
Lexa si frappone muovendo i fianchi. Il ragazzo alza subito le mani prima di arrendersi. Tutti sanno che è la donna del capo e nessuno si metterebbe in mezzo. Nessuno vuole assaggiare la sua furia.
Abbraccio la mia amica quando getta le sue braccia attorno al mio collo. «Stai bene?», biascica contro il mio orecchio per farsi capire e per sovrastare la musica. Annuisco e dondolandomi da una parte all'altra ad occhi chiusi.
«Emma non voglio rovinarti la serata proprio ora ma sei così tesa perché ci sono loro?», lancia un'occhiata di sbieco all'angolo del locale. Seguo il suo sguardo immobilizzandomi. Sento uno strano freddo lungo la spina dorsale e la musica rimbomba dentro con forza facendo tremare il mio corpo. Ethan, Parker, Mark, David. Sono tutti insieme, in un angolo. Fissano la pista con sguardo letale e il mio stomaco si contrae. Mordo il labbro e distolgo lo sguardo. «Sai cosa ci vuole? Altra vodka!», la trascino al nostro tavolo stringendole la mano e verso il liquido mandandolo giù d'un fiato. Sbatto il bicchierino sul tavolo e torno in pista. Lego i capelli in una crocchia scomposta e mi muovo tra due ragazzi che si stringono al mio corpo come calamite. Lexa si fa strada tra la folla allontanando i ragazzi. «Sei impazzita?», ridacchia.
Le faccio fare una giravolta e continuiamo a ballare. Sudate torniamo al tavolo. La mia amica riempie i bicchieri e senza pensarci mando giù anche quello. I buoni propositi per la serata sono volati via come un aeroplanino di carta lanciato dall'alto. Toccherò anch'io terra schiantandomi ma non è ora quel momento, posso farcela. Rifiuto i giri successivi. In parte non se ne accorge nemmeno.
«Ok piccola adesso basta!», David prende il polso di Lexa e la ferma prima che possa andare in coma etilico. Nessuno conosce i suoi limiti quanto me. Io l'ho vista bere, bere davvero e soprattutto in momenti distruttivi della sua vita. David non sa quanto è forte. David non sa quanto riesce a resistere.
«Lasciami in pace, io e la mia amica ci stiamo divertendo!», biascica spingendolo. David spalanca gli occhi incredulo. Mi frappongo. «Ci penso io», cerco di usare un tono neutro. David stacca la presa e sbuffa. «Ragionateci su cazzo! State bevendo troppo e dovete guidare».
«Emma non ha bevuto quanto me ed è in grado di guidare. Adesso smettila di fare il padre premuroso e lasciaci divertire o ce ne andiamo. Anzi, andiamocene mi sono rotta le palle di questi rimproveri del cazzo!», afferra il mio polso e mi porta fuori dal locale. Lexa quando beve sa essere davvero spietata. Non oppongo resistenza.
«Portami dal tuo amico!»
Non ho bisogno di fare domande mi metto alla guida e dopo cinque minuti ci ritroviamo al locale di Luke. È pieno di gente. La puzza di fumo e alcol è assurda. Questa è pura follia penso subito. Saluto Luke con una mano e vado a ballare. Lexa beve un cocktail con furia e si lamenta con il tipo vicino sullo sgabello che sembra sul punto di svenire ma continua ad ascoltarla per tenersi sveglio. È proprio andata. Rido guardandola dalla pista. Due braccia si posano sulla mia vita e mi fanno voltare. Luke sorride e balla con me per un paio di minuti. «Sono nuovi?», sfiora con le dita il piercing sul polso. Annuisco muovendo i fianchi.
«Sono sexy», sorride lasciandomi con delicatezza.
Arrossisco sotto quello sguardo rovente e continuo a ballare fino a scaricarmi. Ho così tanta energia che scorre nelle vene. Ho voglia di fare una pazzia e devo tenere a freno ogni istinto. Torno dalla mia amica che continua a biascicare a quel poveretto. Quel ragazzo non sembra affatto disturbato dai modi di Lexa. Ridacchio con loro.
Ad un certo punto della serata, vengo afferrata per la vita e tirata indietro quasi con forza. Mi sento come un fiore strappato alla sua terra. «Che cazzo?», la voce mi muore in gola. Occhi profondi e chiari mi stanno fissando a poca distanza dal mio viso. «Quanto hai bevuto?»
«Tanto da spaccarti la faccia se non ti allontani e mi lasci in pace. Non sei mio padre», mi allontano a grandi falcate da lui. Questa volta mi si piazza davanti Ethan infuriato. È uno scherzo?
Mi solleva per le gambe portandomi in spalla come un sacco di patate verso l'uscita. Batto i pugni contro le sue spalle urlando adirata di mettermi subito a terra.
Quando tocco terra gli mollo uno schiaffo sonoro in faccia spingendolo. Tocca subito la guancia massaggiandola. «Sei impazzito?», ringhio spingendolo ancora con una certa furia.
Dalla porta escono Lexa e David intenti a bisticciare seguiti da Mark e Parker. Non mi curo nemmeno di loro. Voglio solo sfogarmi su qualcosa e sto per esplodere.
«Devo ricordati che sono un poliziotto e posso arrestarti?»
Rido forte come una pazza. «Sei uno sbirro del cazzo e allora? Non hai le manette dietro e nemmeno l'autorizzazione in zona. Poi arrestarmi per cosa? Per lo schiaffo che sto per ridarti?», urlo avventandomi su di lui. Blocca i miei polsi e li strattona ma riesco a divincolarmi.
«Sei ubriaca cazzo! Ti sei ubriacata e hai guidato! Sei una irresponsabile.»
«E allora? Devo ricordarti chi eri qualche mese fa? Quando correvi per soldi e fottevi la gente? Devo ricordarti cosa hai fatto per pararti il culo e la copertura? Non mi sembra che ti preoccupava più di tanto se bevevi mentre eri in servizio e ti scopavi una ragazza che usavi per la tua copertura. Quindi stai zitto!», lo spintono prendendo il telecomando dell'auto. «Vuoi che ti dimostri chi cazzo sei veramente?», sorrido in modo perfido avvicinandomi all'auto. Non so perché lo sto facendo ma sono arrabbiata con lui. Sono arrabbiata per tutto quello che sto passando.
Parker fa un passo avanti mentre Ethan tenta di tenere a freno la rabbia. Ho esagerato con le parole lo so ma ha esagerato anche lui. Se volevano fermarci perché non usare altri mezzi?
«Emma sei ubriaca non puoi provocarlo in questo modo. Sta, stiamo solo cercando di aiutarti. Lexa è ubriaca fradicia non si regge in piedi. Tu non sei da meno. Smettila e torniamo a casa. Ti riaccompagno io.»
«Esilarante! Ora lo difendi pure? Siete diventati amici? Avete fatto a botte mentre stavo male, in casa mia! Vi siede menati in casa mia distruggendo tutto quanto e lo avete tenuto nascosto per quanto? Qualche ora? Siete due fottuti stronzi del cazzo! Non avete il diritto di comandarmi! Posso fare quello che voglio e se ora prendo l'auto e vado a correre non potete fermarmi.»
«Emma fermati o ti arresto!», urla Ethan facendo un passo avanti a pugni stretti.
Rido «Provaci!». Guardo Lexa. «Facciamo vedere a questi stronzi come si ragiona dalle nostre parti? E soprattutto chi comanda?»
La mia amica annuisce e a grandi falcate sale in auto. Non ascolta nemmeno David che le urla dietro di fermarsi e non fare cazzate. Questa sera stanno superando tutti i limiti. Corro subito al posto di guida avviando il motore. Inizio a sentire uno strano formicolio dentro. «Cazzo lo sto facendo davvero!», strillo eccitata.
«Ok parti!», strilla a sua volta Lexa notando i ragazzi intenti a correre verso l'auto.
Sgommo nel parcheggio e premo sull'acceleratore. Urliamo eccitate immettendoci in autostrada. Scrollo la testa e l  lacrime che rischiano di scendere e facendo profondi respiri rallento e sto attenta alla guida. Una distrazione e siamo fottute. Non conosco ancora i limiti del mio bolide. Non conosco tutte le funzionalità ma lo sento mio. Questo è l'ultimo regalo di Freddy e questa notte, onorerò la sua memoria a modo mio.
Dallo specchietto noto un'auto sospettosamente veloce. Drizzo subito la schiena. Mi sta seguendo? Sul serio?
Bene, gli farò mangiare la polvere.
«Se non te la senti ti lascio a casa e affronto da sola tutto questo. Ho una gran voglia di fare mangiare la polvere a quegli stronzi.»
«Me la sento. Fammi vedere come hai vissuto quel periodo. Sono tua amica Emma, non ti lascio sola. Meritano questa cazzata da parte nostra. Meritano di vivere il momento con il cuore in gola. Non possono controllarci tutto il tempo.»
«Bene. Ora ti chiederò di sistemare bene la cintura e di controllare lo specchietto. Dimmi quando sono vicini.»
Lexa sembra un momento confusa e spaventata poi stringe la cintura e controlla per come le ho chiesto di fare lo specchietto. «Ok, sono vicini.»
«Tieniti forte e goditi il giro.» Premo sull'acceleratore svoltando pericolosamente a sinistra. Due auto frenano al nostro passaggio pericoloso suonando con i clacson. Lexa fa loro il gestaccio e alza le braccia urlando elettrizzata. Le gomme stridono ancora sull'asfalto quando svolto a destra prendendo una strada che ho iniziato a conoscere bene.
L'auto dei ragazzi si affianca e Lexa strilla preoccupata. «Corri cazzo! Corri!». Non conosce il vero Ethan quanto lo conosco io. In fondo si sta divertendo quanto me. Non è lui che mi preoccupa in questo momento.
Abbasso il suo finestrino mentre Ethan abbassa il suo. «Emma fermati!»
«Col cazzo!», risponde Lexa aggressiva.
Faccio un profondo respiro e premo sull'acceleratore. La macchina balza in avanti e poi prende pista. Urlo eccitata e divertita. «Grazie Freddy!!!», rido incredula e faccio una curva driftando.
Lexa si aggrappa alla maniglia spalancando gli occhi ma non apre bocca. «Dove hai imparato tutto questo?», sussurra piano e senza fiato.
«Emma fermati! Cazzo fermati!», urla dal finestrino Parker. Sono di nuovo troppo vicini.
Guardo avanti e stringendo le mani sul volante e i denti li semino.
Arriviamo nel luogo tranquillo sulla città. L'auto scivola sul dietro mentre freno spegnendo il motore. Si crea una nuvola di polvere. Tolgo le scarpe ed esco dal finestrino, salendo sul tetto dell'auto. Lexa mi imita. Alziamo le braccia verso il cielo e urliamo più forte che possiamo. Contro la notte, contro la rabbia, contro il dolore. Scoppio in lacrime e crollo sul tettuccio così come la mia amica che ride e piange allo stesso tempo guardandomi e abbracciandomi.
Asciugo le lacrime e scendo dal tettuccio scalza. David aiuta Lexa prendendola per i fianchi. Appena mette i piedi per terra per l'adrenalina e l'ubriachezza, vomita ma continua a dire che è stata l'esperienza pericolosa più bella della sua vita. Mark li aiuta porgendo loro una bottiglietta d'acqua e mi lancia uno sguardo quasi comprensivo. Non è arrabbiato con me.
Porgo le chiavi a Ethan. «Adesso puoi guidarla per lui o sequestrarla. Io l'ho fatto.» Tiro su con il naso. Prende le chiavi e mi abbraccia con impeto. Scoppio subito in lacrime. «È stato folle ma hai fatto bene. Ti sei liberata, dovevi.» Asciuga le mie lacrime con i polpastrelli. «Ci hai fatto perdere qualche anno di vita. Ma ho capito mentre correvi che cosa stava succedendo. Non ho bisogno di spiegarlo agli altri, anch'io in un certo senso mi sono liberato da quel peso grazie a te.» Accarezza il mio viso massaggiando la mia nuca. Chiudo gli occhi e appoggio la fronte sulle sue labbra. «Scusa se ho usato quei termini. Scusa se non sono stato sincero. Scusa se ti ho trattato come se fossi fragile. Scusa se non sono stato presente e ti ho dato colpe inutili e infantili. Adesso dovresti parlare da sola con lui. Io riporto a casa quei pazzi.» Si volta e guarda Mark il quale annuisce. Si capiscono ancora al volo. I suoi maledetti occhi azzurri si posano nuovamente su di me. Sono caldi, profondi, pronti ad afferrarmi e ad affogarmi. «Ti amo piccola. Stai attenta ok?»
Lo abbraccio e stringo forte. «Grazie», sussurro con un filo di voce.
Si stacca e allontanandosi sale in auto. Dopo avermi sorriso e fatto l'occhiolino, avvia il motore e se ne vanno.
Parker se ne sta con le mani dentro le tasche dei jeans. E' chiaramente stravolto dalla situazione e si avvicina a passo lento e pesante. Cerco inutilmente di nascondere il nervoso che sento dentro. Mi rende ansiosa tutta questa stupida faccenda ma prima o poi, avremmo dovuto affrontarci. Ora eccoci, faccia a faccia. Che diavolo gli dico?
Non so proprio da dove iniziare. Mi limito a guardare le punte dei piedi nudi sull'asfalto roccioso e impolverato. Credo di avere tante piccole pietre conficcate nella carne ma non fa niente, dopo quello che ho fatto, merito di soffrire quel tanto che basta come vendetta. Se credessi nel karma potrei proprio dire che mi si è appena ritorto tutto contro.
Parker si appoggia al paraurti dell'auto e rimane con le mani dentro le tasche. Le immagino chiuse a pugno, strette in una morsa dolorosa nel tentativo di reprimere la rabbia o la delusione che sente dentro. Posso anche intuire cosa sta pensando. Mi odia, mi odia per quello che ho fatto. Mi odia per la reazione che ho avuto. Mi odia perché ancora una volta sono scappata e l'ho allontanato. In questo momento, ho paura di aprire bocca e di sentire la sua risposta che con ogni probabilità sarà negativa. Tengo a freno la lingua mentre conto i minuti che continuano a passare in silenzio.
Sospira. «Sono incazzato!»
«Lo vedo», ribatto incapace di trattenermi. Non so se è ancora l'alcol che ho in corpo a dettare il tutto o la voglia di urlargli addosso, litigare. Si, voglio proprio litigare di brutto con lui. Sono mesi che continuiamo a tenere tutto dentro e a passarci sopra con un sorriso o una scopata. Non risolverò la situazione in questo modo questa volta. Chiariremo per come si deve e da persone adulte.
Sbuffa passando la mano sul viso prima di puntarmi addosso i suoi occhi accesi. «Ti sei comportata in modo infantile. Posso capire la tua rabbia iniziale ma evitarmi per una settimana e ora questo... è troppo.» Si piazza davanti a me schiacciandomi con il suo corpo caldo contro il paraurti freddo. So cosa sta facendo, non cederò, non questa volta.
«Hai fatto a pugni in casa mia. Hai anche omesso il dettaglio sorridendo e dopo mi hai anche punzecchiata e c'era lui in casa. Ora ti vedo pure andare d'accordo con lui, con lui cazzo! È da folli tutto questo.» Metto le mani tra i capelli e togliendo la coda li scompiglio e poi li rilego in una crocchia scomposta. Inizio a sentire caldo, il caldo della rabbia.
«Sei tu quella indecisa!»
La mia mano parte da sola. Lo schiaffo è sonoro. Lo spintono pure perché averlo vicino è come avere un telo rosso davanti. Mi sento pronta a caricare e a mandarlo al tappeto.
Tocca la guancia incredulo. «Sei anche una gatta aggressiva!», si riappoggia all'auto. «È vero che sei tu quella indecisa perché io so cosa voglio!»
«Se lo sai perché non te lo vai a prendere anziché perdere tempo con me?», urlo incapace di trattenermi.
«Perché quello che voglio sta proprio davanti a me», ribatte freddo. «Sei troppo impaurita per fare un passo avanti con me. Sei troppo indecisa per accettare la mia proposta che continua ad essere la stessa da mesi perché io al contrario di te, so cosa cazzo voglio! Al contrario di te so cosa mi può fare stare bene! Al contrario di te so chi voglio accanto!», alza il tono della voce facendomi rabbrividire. A volte dimentico quanto possa diventare stronzo ma nonostante questo, continuo a stuzzicarlo. Mi piace vedere i suoi occhi accesi. Mi piace percepire la sua forza oltre quello sguardo freddo e distaccato.
«Se ami lui e vuoi solo lui, perché non...», stringe i pugni in evidenza e distoglie lo sguardo. «Sai cosa mi fa davvero rabbia?», sbotta nuovamente. «Che tu sia così stronza da non provarci nemmeno! Sto parlando al vento perché so che non ti deciderai in questo modo e non proverai minimamente una nuova esperienza che potrebbe farti decidere o cambiare idea definitivamente. Sei così stronza che non meriti uno con me, ma coglione come sono, succube dei tuoi occhi, e ammaliato della tua presenza, non riesco proprio a lasciarti andare. Forse spero ancora che tu un bel giorno ti svegli e accetti me per quello che sono. Forse spero ancora che tu ti renda conto che ti amo davvero per come meriti e non ad intermittenza.» Gesticola vistosamente e il suo petto si alza e si abbassa velocemente. La vena sul collo in evidenza, gli occhi spiritati. «Non voglio continuare in questo modo Emma. Sono stanco. Si, sono stanco di tutto questo. Adesso sta a te decidere se comportarti da adulta e prendere qualche responsabilità oppure lasciarmi per davvero e gettarti tra le sue braccia.»
Apro bocca e la richiudo. Mi ha letteralmente scombussolata e sconvolta. Non riesco a capacitarmi. Con quelle parole, ha distrutto ogni equilibrio. Sono crollata come un castello di sabbia costruito troppo vicino alla riva. È arrivata anche per me quell'onda inarrestabile. Faccio un profondo respiro. Ho la gola secca e la vista appannata ma non dall'alcol. L'adrenalina e la rabbia, sono scemate dopo lo schiaffo. Adesso sento solo di avere perso il controllo e la battaglia. «Sai che ti amo. Potrò anche non dimostrarlo per come meriti ma so cosa provo. Non puoi darmi un ultimatum, è da stronzi! Questo mi indurrebbe solo a gettarmi a capofitto in qualcosa che farebbe stare male entrambi. Non capisci, non capisci che ci sto male, per voi. Sono arrabbiata con me stessa per questo e sono delusa perché ho il cuore diviso in due e continuo ad essere tirata da una parte e dall'altra. Prima o poi il mio cuore si strapperà e nel mio petto, rimarrà solo un guscio vuoto. Ho paura di perdervi.» Deglutisco e riprendo fiato.
«Hai sviato la domanda quindi ora te lo chiedo senza mezzi termini: vuoi o non vuoi stare con me?»
«Si che lo voglio!», strillo di getto.
«Allora smettila di trovare scuse e vieni a vivere con me!» Stringe i miei fianchi con impeto e punta i suoi occhi dritti nei miei. Sento il mondo tremare sotto i piedi. «Mi trasferisco da te tra poco che a te piaccia o meno. Dovrai buttarmi fuori con una buona scusa perché non me ne andrò facilmente. Non rinuncerò a te solo perché non sai decidere. Decido io per te.» Vedendo che non riesco a ribattere aggiunge: «Oggi è sabato quindi passerai fino a lunedì mattina da me.»
Sono frastornata. Ha già organizzato tutto in così poco tempo. Non ha dovuto programmare. Mi abbraccio perché sento freddo. Io e la mia amica siamo uscite con solo vestitini addosso senza pensare alle temperature. L'alcol ci riscaldava così come il locale al chiuso ma ora il freddo, mi arriva dritto alle ossa. «È una prova?», domando strofinando le braccia.
«Vedila come una prova o una sfida con te stessa o un modo per metterti in gioco o per riordinare i pensieri. Tranquilla non pretendo la cena quando arrivo dal lavoro o che tu mi faccia il bucato. Voglio solo che tu stia con me. Voglio solo che tu ci provi davvero per l'ultima volta.» Toglie il cappotto e me lo mette sulle spalle. Preme il suo corpo contro il mio. Sfiora le mie labbra con il naso poi il collo e si ferma contro l'orecchio. «Provaci!», sussurra in modo sensuale. Le sue mani si posano sul viso e poi tra i capelli.
Perché Ethan non è mai riuscito a decidere in questo modo?
Ogni fibra del mio corpo si tende. Sento le ginocchia tremare e il cuore battere forte quando la sua bocca si posa sulla mia. Il bacio è disperato, forte. Solleva i miei glutei e mi fa sedere sul paraurti. Continua a baciarmi con impeto. Mi stacco leggermente e senza fiato. «Non faremo pace con il sesso», sibilo tra le sue labbra. Non voglio risolvere tutto in questo modo.
«Posso almeno portarti a casa?»
Annuisco ancora sconvolta. Scendo dal paraurti passandogli le chiavi. Non sono in condizioni di guidare. Anche se l'alcol è scemato, sento il corpo appesantirsi. Salgo in auto appoggiando la testa contro il finestrino.
Durante il tragitto mi addormento perché quando riapro gli occhi, mi ritrovo nel posteggio sotterraneo del palazzo di Parker. Non posso ancora credere di avere accettato. Sarà davvero utile tutto questo?
Non è il momento per i sensi di colpa. Esco dall'auto e riprendo le chiavi. In ascensore mi appoggio al petto di Parker che si è un po' ammutolito.
«Vuoi mangiare qualcosa?»
«Non ho fame. Ho solo bisogno di una dormita. Prima però mi serve il bagno.»
Parker si sposta dalla porta. «Tutto tuo», sorride dirigendosi in cucina.
Il suo appartamento è più grande rispetto al mio. Vado in bagno poi sciacquo le mani e il viso. Mi abituerò a tutto questo?
Devo parlarne con qualcuno ma la mia migliore amica starà dormendo o facendo pace con il suo ragazzo mentre Anya starà discutendo con suo marito o starà dormendo tranquilla e ignara della situazione. Ciò che mi preoccupa però è la reazione di Ethan. Come reagirà quando saprà che convivo con Parker?
Mi riprometto di non pensarci troppo. Riflettere sempre sulle cose non è mai un bene.
Raggiungo Parker. Sta bevendo una bottiglia d'acqua e se ne sta pensieroso appoggiato al bancone dell'isola della cucina. Si sarà pentito della decisione presa? A cosa sta pensando? Mordo il labbro e mi siedo sullo sgabello. Tamburello con le dita sul ripiano guardandomi attorno. Sono un po' tesa. Non posso considerare questa la mia casa. Il mio appartamento è la mia casa. Questa è più un rifugio per amanti annoiati che hanno bisogno di svago durante il weekend. Calma Emma, ti stai facendo prendere dal panico.
«Ti vanno...», apre la dispensa, «dei biscotti?» prende un piatto e ne versa una manciata. Sistema il piatto nel mezzo e addenta il biscotto con la crema al centro. Ne prendo anch'io uno e mangiucchio tentando di tenere a freno i pensieri che vorticano dentro la mia testa stordendomi e la nausea.
Si piega sui gomiti e mi guarda. «Ti senti bene?»
Alzo lo sguardo. «Si», uso un sorriso per nascondere quello che sto provando. In realtà ho perso l'equilibrio. Tutto questo mi sembra avventato e folle.
«Questi li portiamo in camera vieni, sarai stanca.» Prende la mia mano portandomi nella sua camera. Le lenzuola sono grigie e i cuscini hanno l'aspetto invitante e morbido. Parker posa il piatto con i biscotti sul comodino e poi si spoglia. Rimango impalata ad osservarlo mentre si muove nel suo ambiente. Fisso i suoi muscoli ben definiti, i suoi capelli leggermente scompigliati. In boxer si aggira per la camera e dopo avere tolto quello che aveva dentro le tasche, appallottola i vestiti lanciandoli dentro una cesta vuota. Scosta la coperta rendendosi conto che non mi sono ancora mossa.
Mordo il labbro e faccio un passo avanti. «Mi aiuti con la zip?» indico il dietro del vestitino.
Si avvicina aprendo la zip. «Questi sono nuovi?», tocca i piercings. Annuisco. Si allontana sdraiandosi sul letto con le mani dietro la nuca. Non dice la sua in merito. Gliene sono grata anche perchè non credo di riuscire ad affrontare un'altra discussione in questo momento. Scoppierei in lacrime.
Indugio un momento indecisa poi sfilo il vestitino. Sistemo tutto in un angolo e torno a guardarmi attorno indecisa con le mani unite. Mi abbraccio avvicinandomi all'armadio. Passo in rassegna le felpe e trovo quella grigia. La indosso, mi arriva sotto il sedere e le maniche sono troppo grandi ma tiene calda. Mi metto a letto e sistemo la coperta su di me.
«Non mi darai neanche un bacio della buona notte?», fa scorrere le mani sui miei fianchi e stringe il suo petto contro le mie spalle. Trattengo il respiro. Mi volto e prendo il viso tra le mie mani. Sfioro le labbra con le mie e poi stampo un piccolo bacio sulla sua bocca. «Notte». Mi volto e sorrido stringendo le sue braccia attorno alla mia vita. Bacia la mia nuca e sussurra la buona notte prima di spegnere la luce. Chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal suo respiro regolare, dai battiti del suo cuore, dal silenzio della notte. Può sembrare il posto più tranquillo al mondo, forse lo è o lo sarà da oggi.

N/A:
~ Ci sono momenti in cui si è chiamati a prendere delle decisioni importanti. Di fronte all'amore non si sa mai se una scelta sia quella giusta o meno. È un po' come una scatola chiusa piene di sorprese positive o negative.
~ Parker ha preso in mano la situazione perché deciso a non perdere Emma. Cosa succederà? Emma riuscirà a dire ad Ethan il passo che sta per affrontare? Come reagirà?
Ci sono ancora tante cose da scoprire... magari il passato tornerà per tormentare Emma...
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Scusate per gli errori. Buona serata :* ~
Ps: ho adorato le vostre teorie su Emma e il suo stato interessante ahaha!!! 😘

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