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Capitolo 11

Gli uccellini cinguettano nel cielo e mi fermo ad osservarli mentre sono immersa in mezzo alla calca di studenti laureati. Tutti sorridono, si abbracciano, iniziano a scambiarsi gli auguri. C'è chi di loro ha già dei piani per il futuro, chi un lavoro nell'azienda di famiglia, chi si specializzerà e poi volerà lontano. Faccio un grosso sospiro spostandomi per non essere schiacciata dalla folla di genitori intenzionati ad abbracciare i loro figli con occhi pieni di lacrime e l'orgoglio chiaro e visibile nei loro volti. Chissà come sarebbe stato se i miei genitori fossero ancora vivi. Mi abbraccio e cerco di non guardare troppo quella madre che bacia la figlia la quale si lamenta delle molte attenzioni e premure o quel ragazzo che si allontana dal padre in imbarazzo quando questi tenta di aggiustargli la cravatta. Al suo posto forse anch'io mi irriterei ma ora come ora avrei tanto bisogno di quelle attenzioni. Purtroppo non è possibile. Mi si stringe il cuore. Per fortuna ci sono loro: i miei veri amici. Sorrido e attendo che si avvicinino. Lexa mi abbraccia e saltella esaltata. Le scappa anche qualche lacrima. Anya continua a scattare foto mentre Mark mi da una pacca sulla spalla. David arriva con una bottiglia di spumante e dei bicchieri. Stappo la bottiglia e verso da bere per tutti. Tra di loro, ci sono pure Tea e George. Non li vedevo da una settimana, da quando ho lasciato il lavoro.
«Sono orgogliosa di te tesoro!», sussurra contro il mio orecchio Lexa. Le asciugo le lacrime e nel frattempo tento di trattenere le mie. Non avrò dei genitori accanto ma sono circondata da una famiglia diversa a cui tengo. Davanti ho delle persone meravigliose a cui voglio bene più di me stessa.
Sento una voce che si schiarisce mi volto e vedo Max e Tony. I miei occhi si annebbiano per un momento mentre corro da loro lasciandomi abbracciare. Sono stati i miei genitori per un anno. A loro devo tanto. «Che bella sorpresa!», strillo come una ragazzina nel giorno di Natale. Questa è una bellissima sorpresa.
«In realtà, ce n'è un'altra!»
Non ho bisogno di altre parole per capire. Mi giro e vedo lui. Il mio cuore rischia di scoppiare. Le lacrime escono incontrollate dai miei occhi e corro tra le braccia di Ethan. Mi stringe forte sollevandomi da terra facendomi mancare il respiro. Non l'ho notato tra le persone durante la lunga cerimonia. Forse è stato meglio così perchè mi sarei preoccupata per il mio aspetto e avrei continuato a fissarlo, tanto è bello oggi con i pantaloni del completo grigio scuro e una camicia che lascia intravedere i suoi tatuaggi vistosi. Non riesco a staccarmi da lui e continuo a tenere per un paio di secondi ancora la testa contro il suo petto caldo. Prende il mio viso tra le mani e con i polpastrelli asciuga le mie lacrime. Ho voglia di toccare le sue labbra, di sentirne il sapore. Sono contenta di averlo vicino in questo giorno importante.
«Non avrai mica pensato che me lo sarei perso», sorride e gli si formano le fossette sulle guance. Sento le gambe farsi gelatina. Nonostante i disastri, le pessime giornate, continua a farmi lo stesso effetto di sempre. Solo che ora è un ragazzo diverso.
«Caccia fuori le foto!», apro il palmo.
Tutti ridono ed Ethan scuote la testa sciogliendo l'abbraccio e mostrando la macchina fotografica e le foto.
Dalla cerimonia, ci spostiamo al locale di David dove ha assunto un servizio di catering per la mia giornata speciale trasformando tutto in una sala meravigliosa. È il suo regalo di laurea. Sono lusingata da tutte queste attenzioni che mi rivolgono nonostante le mie proteste.
«È la tua giornata Emma, bevi!», Anya mi porge un bicchiere.
Sorseggio l'alcolico e continuo a guardare la porta in attesa che si apra ed entri chi sto aspettando da quando mi sono alzata all'alba ansiosa e nervosa. So che non arriverà nessuno ma continuo ad illudermi, continuo a sperarci. Anya circonda le mie spalle con un braccio attirandomi a sé. «Dovresti sorridere e non guardare la porta di continuo. Lo stai ancora aspettando? Non arriverà di certo in questo posto!»
Annuisco e stampo un sorriso falso sulle labbra. Ha ragione, non arriverà nessuno. «Lo so ma sai come sono, spero sempre che le persone cambino. Avrei dovuto aspettarmelo, insomma dopo un mese...»
Arriviamo a sera alcuni un po' sbronzi rispetto ad altri ma tutti sorridenti e scherzosi. L'atmosfera è stata riempita dall'aria di festa e dal calore della famiglia. Tea e George se ne vanno per una strana emergenza. Abbraccio la mia amica e la guardo mentre esce dalla porta accompagnata dal suo uomo.
«Tu vieni con me un momento. Devi ancora aprire un regalo!»
I miei occhi vengono bendati. Sento le mani di Ethan sulle spalle mentre mi guida fuori facendo attenzione a non farmi cadere. Sento i miei muscoli sussultare sotto il suo tocco e il fiato farsi corto a causa della sua vicinanza. Prende la mia mano e tocco una superficie liscia e fredda. Spalanco la bocca e strillo. «Non dirmi...»
I miei occhi vengono liberati e mi ritrovo davanti un'auto pazzesca con un fiocco enorme blu sopra. Una Audi sportiva nera con gli interni neri e luci blu interne. Rischio di avere un infarto. Ho preso da poco la patente, mi sono impegnata tanto per ottenerla, ho superato una grande paura. In realtà l'ho fatto più per concentrarmi su qualcosa di diverso. Strillo come una ragazzina quando Ethan mi porge le chiavi e lo abbraccio gettandomi addosso a lui.
«Sorpresa!», urlano tutti felici e ci guardano con occhi lucidi.
«Mi farete morire!», continuo a fissare il mio nuovo bolide incredula.
Ridono felici, incitandomi a salire dentro. Mi siedo a disagio e sorrido incredula toccando il volante. «Grazie, davvero!», scoppio in lacrime ed esco dall'auto. Lexa mi abbraccia comprensiva.
Saluto Max e Tony ringraziandoli per essere venuti e per il regalo. Sono felice di averli rivisti. Ho saputo che le cose tra Tony e Lucy sono andate a peggiorare quando lui ha scoperto cosa mi aveva fatto. Non avrei mai voluto che accadesse o che lui ne venisse a conoscenza ma lei si è data da sola la zappa sui piedi. Spero solo che con il tempo possano risolvere. Glielo auguro. Lui è un uomo meraviglioso.
Anche Lexa e David una volta chiuso il locale, se ne vanno dopo avermi abbracciato ed essersi congratulati ancora una volta, mentre Anya lancia uno sguardo a Mark e con una scusa tentano di andare via. «Ci vediamo all'appartamento», da una pacca al fratello e si dileguano bisbigliando.
Mordo il labbro e stringo le dita in grembo. Guardo attorno e sospiro. Ethan si accorge di quello che sto provando e mi fa cenno di fare un giro. Sale sul sedile del passeggero ma chiedo se può guidare lui. Ora come ora, non riuscirei a rimanere concentrata. Sto cercando in tutti i modi di non crollare. Guida senza meta, sbaglia qualche strada facendomi ridere. So che sta tentando di sorreggermi. Lo amo davvero per questo. Non posso ancora credere che mi abbiano regalato un'auto. È davvero confortevole ed equipaggiata dentro.
Ci fermiamo in una piccola piazzola di sosta. Ethan scende aprendo poi la mia portiera. Indugio un momento, esco dall'auto e ci sediamo su di un piccolo muretto. Appoggio le spalle contro il suo petto e lascio che mi abbracci. Chiudo gli occhi e tolgo i tacchi. «Grazie...», sussurro grata.
«Non è stato solo merito mio. Non so se ti ricordi, qualcuno ti ha fatto scegliere il colore...»
Mi volto e noto che Ethan ha gli occhi lucidi e intensi. So a chi si sta riferendo a lo abbraccio. «È riuscito a costruire il mio bolide, non posso crederci», dico ancora incredula.
«Sento costantemente la sua mancanza. Se solo...»
Tappo la sua bocca con le dita. «Non è stata colpa tua. Ethan, devi andare avanti. Devi lasciarlo andare o questo, ti annienterà lentamente. Credimi, ne so qualcosa. I miei genitori sono morti e io da piccola continuavo a chiedermi i se e i ma. Mia nonna è morta e ho continuato a farmi del male. Mi sono sempre sentita fuori posto, come se nella mia vita mancasse qualcosa ma voi, tutti voi, l'avete riempita. Freddy potrà non essere qui fisicamente ma sarà qui, nel tuo cuore e accanto a te sempre, ovunque tu andrai. Lascialo andare Ethan, lascia andare il dolore...», sussurro.
I suoi occhi lasciano uscire delle lacrime. Prima che io possa asciugargliele, le sue labbra si posano sulle mie. Mi stringe a sé in un bacio dolce, potente, misto a lacrime, al sapore del dolore e del ricordo.
«Ti amo così tanto piccola... Senza di te, non riuscirei a reggere questa situazione.»
«Freddy era... è un ragazzo meraviglioso. Cazzo, mi ha costruito un bolide. Lo ha fatto davvero quel fottuto genio!»
Ethan ride per il linguaggio che ho usato e asciuga le lacrime. «Mi ha costretto ad andare a Las Vegas per quei pezzi. Ho perso la testa in quel posto, per te. Forse sapeva già cosa provavo, lo avrà fatto apposta quel coglione!» scuote la testa. Ora è il mio turno e rido.
I nostri occhi si fissano e per un nano secondo mi sembra di tuffarmi nell'azzurro delle sue iridi. Le sue labbra si avvicinano alle mie. «Ho aspettato così tanto questo giorno e ora che ti ho qui davanti non riesco proprio a muovermi. Non voglio sbagliare perché so che in fondo sei legata anche a qualcun altro ma non posso nemmeno trattenere l'istinto che ho di baciarti e tenerti ancora un po' con me!» Sussurra sulle mie labbra.
Scoppio in lacrime. «Non è venuto... ci speravo così tanto... Non so cosa pensare. Voglio solo che questo senso di delusione, smetta di lacerarmi il petto. È vero, è passato un mese, sono stata male abbastanza però non passa, non passa perché ci spero ancora e continuo ad illudermi. E so anche che non posso pentirmi di quello che voglio fare con te perché sono libera e so di non dovermi sentire in colpa se provo questo sentimento anche per te. Sei stato come una boccata d'aria fresca dopo anni di chiusura per me e continui ad esserlo, nonostante tutto. Ti amo e in questo momento, non riesco a trattenere le lacrime e la voglia di lasciarmi andare, di non pensare a niente, di sollevarmi e sorridere. Sono un disastro, lo so. È un giorno importante per me, non posso continuare a rovinarlo».
Ethan mi stringe forte tra le sue braccia consolandomi prima che la sua bocca si impossessi della mia. «Torniamo a casa?»
«Dormi da me?»
«Non voglio disturbare Anya. Sempre che per te non è un problema avermi in casa», replica titubante.
«Mi metti a letto per davvero?», mi esce un sorriso triste.
«Si non me lo perderei per niente al mondo», avvia il motore ma lo spengo.
Ci guardiamo intensamente per alcuni istanti. Attimi in cui riesco a percepire il mio e il suo cuore battere forte e rimbombare attorno. L'aria si ferma, tutto si ferma anche il tempo. Afferra le mie braccia sistemandomi su di sé. Apre i bottoni del vestitino con urgenza scoprendo la mia schiena abbassando tutto fino alla vita. Le sue labbra iniziano a baciare dal collo in giù facendomi gemere. Mi sto godendo il momento, mi sentirò in colpa più tardi.
Lo libero dalla camicia e tocco i suoi tatuaggi. Ha un corpo più sodo e muscoloso. Sotto pelle sento il pulsare dei suoi battiti. Il suo respiro caldo sulla mia pelle è in grado di fare tremare la terra sotto i piedi. Brividi, incontrollati brividi, salgono dal basso mentre le sue dita sfiorano la mia pelle.
«Ho immaginato così tanto questo momento...», ansima. «So che mi sto comportando da stronzo ma sono egoista e ti voglio, ti voglio tutta per me...»
«Non immaginarlo, vivilo insieme a me perchè lo voglio anch'io!», mordo le sue labbra quando le sue mani sollevano il vestitino e le sue dita scostano l'intimo. Gemo facendolo eccitare e sbottono i suoi pantaloni. Stappa una bustina e mi riempie. Chiudiamo gli occhi e ci lasciamo trasportare dal momento.
È tutto così naturale, automatico, carico di amore. Ogni spinta significa: scusami, ti amo, sono qui perché ti voglio nella mia vita anche se saremo lontani. Ogni gemito è una dichiarazione d'amore. Ci fermiamo affannati, in preda agli spasmi dell'orgasmo.
Stampo un piccolo bacio a fior di labbra prima che si impossessi della mia bocca con impeto facendomi strillare quando spinge dentro con forza e incapaci di fermarci ricominciamo ad amarci.

Ci aiutiamo a vicenda a rivestirci proprio come due amanti. Forse lo siamo e la situazione mi eccita parecchio. Forse anche a lui piace ma continua a guardarmi con attenzione e  premura, come se avesse paura di vedermi crollare da un momento all'altro.
Sfioro con le dita il tatuaggio che mi rappresenta e prima di prendere posto sul sedile del passeggero domando: «Posso guidare?»
Sorride raggiante facendomi mancare il respiro e avvampare. Passo sul lato guida mentre lui si rilassa e chiude gli occhi. Mi spiega brevemente come funziona il bolide e poi mi lascia fare tranquillo e divertito. Non si lamenta della velocità, della mia guida, continua solo a guardarmi con un sorriso bellissimo sulle labbra e di tanto in tanto, sfiora la mia guancia.
Posteggio di fronte al palazzo. Chiudo la mia nuova auto e mentre indietreggio la guardo soddisfatta e ancora incredula. Ethan ha proprio fatto un gran bel lavoro. L'appartamento è come sempre fresco e silenzioso. Tolgo i tacchi e aiuto Ethan a sistemarsi sul divano letto. Gli porgo dei cuscini e una coperta mentre si spoglia davanti a me senza pudore. L'ho già visto in boxer ed è dannatamente sexy ed io sono vulnerabile in questo momento. Distolgo lo sguardo per non cedere. «Bene, se ti serve qualcosa, chiama. In cucina c'è cibo e bevande. Fa come se fossi a casa tua».
Mi incammino verso la mia camera. Sfilo il vestitino, mi strucco velocemente e mi sdraio sul letto al buio.

Passano un paio di interminabili minuti e continuo a sentirmi una stupida, continuo a non avere sonno e a farmi le paranoie. So che tutto questo è insano. So che tutto questo porterà altra sofferenza e lacrime ma so anche che tutto questo è inevitabile. Io e lui, siamo come due calamite. Ovunque andremo, torneremo vicini.
Scosto la coperta, lego i capelli ed esco dalla camera. Prendo un bicchiere d'acqua e noto che lui è sveglio e mi guarda dal soggiorno. Mi siedo accanto a lui e prima ancora che io possa aprire bocca: sono tra le sue braccia. Il posto più bello del mondo. Inspiro il suo profumo e il cuore ha uno strano sussulto. Tocco il suo petto nudo e gioco con gli intricati disegni neri sulla sua pelle chiara. È strano poterlo rifare dopo così tanto tempo.
Le sue dita salgono e scendono lungo la mia schiena sotto la maglietta larga che indosso. Il suo respiro regolare e caldo. I suoi occhi profondi chiusi. Mi mancheranno ancora. Mi mancherà tanto ma so che un giorno, potremo finalmente stare insieme. Abbiamo solo bisogno di crescere e lasciare andare il nostro passato prima di potere organizzare il nostro futuro.
«Perché non dormivi?»
«Perché averti a pochi passi e non sapere cosa fare... è difficile. Tra poche ore, ho l'aereo e mi manchi già tanto!»
Alzo il viso per guardarlo. «Tornerai?»
«Ogni volta che vorrai. Farai una chiamata e io prenderò il primo volo per raggiungerti. Promesso».
«Riusciremo mai a stare insieme?»
Fa spallucce. «Staremo insieme quando sentiremo di non avere più un conto in sospeso con la vita. Staremo insieme quando ci libereremo dal passato. Staremo insieme quando sarai pronta a lasciarti andare, a fidarti di me. E quando sarai pronta , io ti porterò via, viaggeremo per un po' poi torneremo dove vuoi tu e ci sistemeremo.»
«Davvero?»
Annuisce con un sorriso dolce e passa le dita sul mio viso prima di sciogliere il nodo sui capelli per lasciarli fluidi lungo il corpo. «Sei bellissima Emma. Terrò a mente questo giorno e tutti gli altri in cui siamo stati insieme.» Sorride in modo dolce. «Davvero. Farò tutto quello che deve essere fatto perché tu possa sentirti felice insieme a me».
«Rinunceresti al tuo lavoro per me?»
«Si!» risponde subito senza esitare. «Vivremo anche in una casa in mezzo al bosco con tanti animali se questo ti può fare sentire meglio. Per te farei di tutto. Voglio anche un bambino, si, avremo un bambino e avrà il tuo carattere!» Sorride in modo triste. Sta programmando la nostra vita o sta solo immaginando come potrebbe essere? Non importa perché le sue idee sono davvero belle e mi rincuora sapere che mi sta pensando nella sua nuova vita.
«Starai attento nel frattempo?»
«Si. Tu affronterai tutto senza lacrime nel frattempo?»
«Non posso prometterlo ma ci proverò. Davvero vivresti in una casa in legno e pietra per me?»
Ride. «Vivrei anche sotto un ponte per te.» Avvicina le labbra alle mie. Si toccano, si sfiorano. Le sue mani sui miei glutei, il mio corpo su di lui. «Staremo insieme Emma, staremo bene insieme, ne sono certo!» Sospira e stampa un bacio sulla mia tempia. Si perde un momento tra i pensieri.
Afferro il suo mento. «Vuoi davvero un bambino?» domando per distrarlo ripensando subito a quello che ho perso.
«Si anche due o un camioncino», sorride tutto fossette.
Arrossisco. «Uno all'anno?»
Ride forte annuendo. «Ci daremo da fare nella nostra casetta. Sai, con il freddo», continua a ridere.
Gli do un colpetto. «Non taglierai la legna per il nostro camino?»
«Solo se tu mi preparerai la cena e ti addormenterai tra le mie braccia mentre guardiamo insieme una serie tv o un film. Mi manca la tua cucina e i tuoi commenti a fine puntata.» Mormora con la guancia sulla mia testa dopo avere dato un bacio sui capelli.
Mi rialzo e lui mi guarda curioso. «Cosa fai?»
«Ti preparo la cena», sorrido e mi metto subito ai fornelli.
Si sistema contro il bancone e mi guarda curioso e in modo dolce. «Posso aiutarti?»
«Certo poi andrai a cambiare il pannolino al piccolo!» esclamo prima di ridere insieme a lui.
Ceniamo seduti l'uno di fronte all'altra sul bancone. Un po' come ai vecchi tempi. Ethan gusta sereno e in estasi il piatto che abbiamo preparato e sorride come un bambino il giorno del suo compleanno. Ogni tanto, fissa l'orologio e il mio stomaco si contrae. So che non mancherà molto ancora prima di vederlo salire su di un taxi e andare via. Forse mi piacerebbe fermarlo, dirgli di rinunciare a tutto e vivere con me. Purtroppo non sono egoista e non riesco a buttarmi a capofitto perché ho ancora un conto in sospeso con una persona a cui tengo tanto quanto tengo a lui. Sarà anche strano ma amo due persone. Le amo così tanto da non volerle incatenare.
Mordo la guancia e trattengo le lacrime. Scendo in fretta dal bancone e lavo i piatti in silenzio. Non sono pronta a tutto questo. Non lo sono mai stata. Gli arrivederci o gli addii mi mettono troppa tristezza.
Le sue braccia cingono la mia vita. «Andrà tutto bene», sussurra con la bocca contro il mio orecchio. Riesce sempre a sapere come mi sento e cosa penso. «Ricordi la mia promessa?»
Annuisco girandomi. Ci abbracciamo e scoppio in lacrime. «Non fare una corsa senza di me ok?», tiro su con il naso.
«Non fare bungjiamping senza di me ok?»
Mi scappa un singhiozzo e un sorriso e ci baciamo ancora affannati, tristi, convinti che questo non è un addio. Convinti che ritorneremo insieme, nonostante tutto.
«Ti amo Emma»
«Ti amo Ethan»
Mi sistema sul bancone dell'isola e stringo le cosce attorno alla sua vita. Ci stringiamo forte, come se dovessimo fonderci. Sta per sollevare la maglietta quando all'improvviso, sentiamo bussare pesantemente alla porta. Ci guardiamo senza fiato e storditi. Scivolo a terra e mi avvio alla porta sistemando la maglietta e allungandola sotto le cosce nude. Ethan passa subito davanti protettivo. La porta continua a sobbalzare e il mio cuore a battere velocemente senza freni. Stringo la mano sul suo braccio spaventata mentre lui spalanca la porta.
Rabbrividisco quando un Parker chiaramente ubriaco fatica a reggersi in piedi, barcolla sbattendo Ethan contro il muro del corridoio facendo cadere un quadro a terra. Trattengo un urlo per non svegliare il vicino. Ethan riesce a trattenere Parker contro il muro. I loro visi a poca distanza. Lo guarda in cagnesco mentre cerca di divincolarsi.
«Adesso lascio la presa. Stai immobile o ti metto KO. Ok?» Lo ammonisce serio.
Parker annuisce lanciandomi uno sguardo e notando che me ne sto in disparte, spaventata e con le lacrime agli occhi, si immobilizza. Gratta la tempia e sbottona la camicia accaldato. «Ti odio lo sai?»
«Lo so la cosa è reciproca. Se ti azzardi a farle ancora del male, ti giuro che finirà male a te.»
Parker si sistema malamente e fa un passo verso di me. Indietreggio e si immobilizza. «Emma...»
Scuoto la testa. «Non sei venuto», calde lacrime scendono rigando le mie guance in modo silenzioso. Le scrollo e girando sui tacchi torno dentro.
Li sento borbottare e litigare come due ragazzini. La situazione è imbarazzante. Amo due ragazzi e a stento riescono ad accettare la situazione. Quanto ancora passerà prima che io sia costretta a scegliere?
La porta sbatte e c'è un gran trambusto in corridoio. Sbircio e mi accorgo che Ethan sta trattenendo ancora contro il muro Parker che cerca inutilmente di reagire. «Devi stare lontano da lei! Ti avevo avvertito!»
«E io ti avevo avvertito che non lo avrei fatto. Adesso smettila di frignare e va a chiederle scusa. Io me ne sto andando.»
«Certo, hai avuto ciò che volevi no? Ora puoi andare via e lasciarla sola e triste.»
Parte un pugno. Strillo spaventata ma non riesco a muovermi.
«Non ti permetto di parlare in questo modo. Quello che se ne è andato sei tu, non io. Lei ha sempre scelto te e tu invece sei scappato solo perchè non si sente pronta per una convivenza. E' più forte di quanto pensi!»
Parker si rialza passando la mano sulla bocca piena di sangue. «Cosa le hai promesso questa volta? Te ne andrai e io dovrò raccogliere i cocci del suo cuore. Sei uno stronzo egoista del cazzo Ethan! Lei non lo merita e lo sai anche tu che ho ragione!»
Ethan lo colpisce ancora con furia. «Non una parola in più», ringhia.
Le mie gambe si muovono e corro subito a separarli. «Smettela, sono qui vi ricordo!», urlo mettendomi in mezzo a loro.
«Lei sa cosa vuole. Sa che dovrà scegliere. Sa che sto aspettando solo lei e tu, ti farai da parte perchè non te la lascerò portare via qualora scelga me. Non rinuncio a lei facilmente.»
Parker scuote la testa. «Sei un fottuto stronzo!», cerca di avventarglisi addosso.
Ethan sorride borioso. «Sei tu quello che è scappato via», gli da una pacca sulla spalla tranquillo. So che questo farà infuriare maggiormente Parker. Odia quando lo prendono in giro in questo modo.
Ethan si avvicina e mi abbraccia. «Starai attenta? Sicura che non vuoi che io rimanga?», domanda preoccupato.
«Hai il volo tra un'ora. Se non vuoi fare tardi, devi andare. Starò bene. Sta attento!» Stampo un bacio sulle sue labbra incapace di trattenermi. Mi sto comportando da stronza davanti a Parker ma in fondo ben gli sta.
«Ti amo piccola!» Scioglie l'abbraccio, recupera il borsone e si piazza davanti a Parker. «Mi raccomando», ringhia con sguardo glaciale.
Parker ricambia lo sguardo senza scomporsi. Ethan scuote la testa e se ne va corrugando la fronte.

Rimasti soli, io e Parker ci guardiamo a lungo, entrambi appoggiati alle pareti opposte. Trattengo a stento le lacrime. Gli lancio uno sguardo truce e mi incammino verso la cucina. Ho bisogno di bere e so che non se ne andrà così facilmente.
Infatti mi segue barcollando e si siede sullo sgabello rischiando di cadere. Verso in un bicchiere del bourbon e mando giù un lungo sorso. Tenta di trattenermi ma scrollo la sua mano con rabbia.
«Emma, non farlo», biascica.
«Posso fare quello che voglio! Dove sei stato? Sei venuto qui per una ragione in particolare o per farmi la predica? Sono arrabbiata con te, lo sono eccome!» Sbatto il bicchiere contro la superficie e lui trasalisce.
«Sono qui per chiederti scusa. Sono qui perchè ti amo, non posso più stare senza di te. E' passato un mese, è vero, mi sento un verme per questo. Non ho saputo affrontare i problemi e ti ho lasciata sola, rischiando di rivederti tra le sue braccia. Ho rischiato di perderti. E' stato davvero spiazzante quando avete aperto la porta.»
«Pensi ancora di avere un'altra possibilità? Sono sicura che tu sia qui solo per riportarmi nel tuo fottuto ufficio alle tue dipendenze dopo che mi hai spedita come un pacco postale da un'altra parte senza nemmeno avere tenuto conto della mia opinione! Ami tenere tutto sotto controllo. Se avessi voluto lavorare per George, avrei fatto il colloquio per lui, non credi?», urlo incapace di trattenermi e mi sposto verso il soggiorno dove sistemo il divano. Appallottolo le coperte e riordino i cuscini incamminandomi a grandi falcate in bagno. Getto le lenzuola dentro la cesta della biancheria da lavare e torno in cucina. Parker è rimasto dove lo avevo lasciato. Tiene la testa tra le mani. «Non pensavo che ti avrebbe ferito così tanto questo.»
«Si perchè non pensi mai quando si tratta di me. Non rifletti mai sul fatto che ogni azione ha una reazione. Non pensi mai alle conseguenze perchè nessuno ti ha mai urlato contro come hai fatto tu nella tua vita con le persone. Non pensi mai perchè nessuno ti ha mai detto di no. E' stato questo il mio errore, non dirti di no! Ti ho sempre lasciato fare, perchè ho sempre avuto paura di perderti e invece eccoci. Tu ubriaco e io in lacrime.» Dilato le narici e sbuffo arrabbiata. «Adesso che sei riuscito ad arrivare in ritardo per il mio grande giorno e a fare la tua entrata trionfale picchiando un altro ragazzo perchè improvvisamente ti sei ricordato di me, dovresti proprio andare via. Sono stanca e vorrei dormire e calmarmi.»
«Emma non puoi...»
«Si che posso! Questa è casa mia e posso buttarti fuori anche a calci in culo se voglio ma sono educata e stanca per continuare questa discussione inutile. Ti pregherei di andartene a casa e anche a fanculo!», incrocio le braccia e attendo che se ne vada e che capisca che sono delusa e arrabbiata. Settimane di rabbia repressa accumulata, non fanno mai bene a nessuno.
«Non parli sul serio. Io, io lo so Emma. Sei solo arrabbiata perchè per una volta sono scappato io. Sei solo arrabbiata perchè in mia assenza hai commesso l'errore di andare a letto con lui e cerchi una giustificazione. Sei solo arrabbiata perchè sai che la confusione dentro la tua testa non farà che aumentare perchè hai ceduto, sei stata fragile e tu odi sentirti in questo modo. Sei solo arrabbiata perchè ho rinunciato in fretta alla mia proposta. Ma voglio anche dirti una cosa: ti amo e continuerò a farlo. Puoi anche non credermi, puoi anche mandarmi via ma sappiamo entrambi che io sono quello dalla quale correrai perchè sono il tuo per sempre scontato.» Ringhia. «Spero ne sia valsa la pena scopare con lui mentre pensavi e piangevi per me.»
«Che lurido stronzo!», do vita ai miei pensieri ad alta voce. Mi avvicino pericolosamente a lui e lo spintono con forza facendolo barcollare dopo avergli mollato uno schiaffo sonoro. Continuo a spingerlo verso la porta tra le lacrime. «Vattene!», gli urlo contro ma questo non sembra averlo scalfito anzi, lo rende pericolosamente divertito e serio.
«E' questo che vuoi?», risponde a tono, nei suoi occhi balena qualcosa, un fremito, ma dal suo sguardo freddo non traspare nulla.
Mi stringo in un abbraccio prima di annuire senza convinzione. So di comportarmi come una bambina ma non riesco a reggere oltre il confronto. E' stato duro nei miei confronti e la cosa peggiore è che ha ragione su tutto. Ha sempre ragione su tutto.
Si rabbuia ma sa come sono fatta e nonostante sia ubriaco, sa anche che mi piace ragionare a mente lucida. Parker fa un cenno d'assenso e stringe i pugni. Il suo sguardo freddo e fisso, mi fa rabbrividire. Scatta in avanti e indietreggio sbattendo contro il muro. «Che cosa fai?», chiedo terrorizzata quando mi stringe.
«Rilassati» Mi zittisce poggiando l'indice sulle labbra. Scrollo irritata la sua mano e mi allontano di qualche passo dal suo inutile tentativo di dissuadermi. «Rilassarmi?», esclamo in tono derisorio e lo guardo come se avesse appena detto una cosa assurda e mi avesse appena schiaffeggiata. Non si accorge che sto male?
Per essere in uno stato pessimo e comatoso, la sua presa è abbastanza ferrea e i suoi riflessi continuano a sorprendermi. Inizio anche ad agitarmi perchè Parker che non parla è un Parker che ha in mente qualcosa di imprevedibile e ho già la pelle d'oca a causa del suo sguardo.
«Sta ferma», ringhia contro l'orecchio abbracciandomi. Mi dimeno ancora poi mi arrendo. Mi arrendo perchè sono stanca. Tra le sue braccia mi rendo conto di non avere più la forza per mandarlo via. Ha vinto, ha vinto ancora una volta. La sua tenacia ha vinto. Mi fermo e chiudo gli occhi.
«Così va meglio Emma. Se continuavi a dimenarti ancora, girava tutto e rischiavo di sentirmi male.» Mi spinge in camera e poi sul letto e tenendomi stretta chiude gli occhi e il suo respiro si fa subito lento.
Attendo un momento. Apro la bocca e la richiudo incapace di articolare una frase di senso compiuto. Cosa mai potrei dire?
Capisco che si è addormentato quando inizia a russare leggermente mentre i miei sensi sono ancora svegli e in allerta, pronti per il prossimo attacco a sorpresa. E' stato davvero cattivo e le sue parole continuano a rimbalzare tra le pareti della mia coscienza. Avvinghiata nel suo abbraccio, senza via di fuga, cerco di pensare ad altro.
Continuo a ripetermi: non è successo niente, non è successo niente. Cerco di controllare il respiro. Non ho detto rimani, ha deciso lui per me. Alla fine, il sonno prende il sopravvento.

Continua...

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