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~ The Power Of Love ~

ATTENZIONE
In questo capitolo sono presenti scene esplicite. (Se non volete leggere non lo fate!!!)

~ Emma's POV:

Preparo la colazione in silenzio facendo attenzione a non svegliare il ragazzo che da tre giorni dorme sul divano e mi evita. Ho pianto abbastanza da avere a vita delle borse tremende sotto gli occhi.
Alla fine credo di essermi arresa facendo quello che ho sempre saputo fare meglio: rimettere in piedi i cocci di me stessa e andare avanti.
L'aria attorno è stata abbastanza opprimente in questi giorni. Ho lavorato e sono uscita per aiutare Anya con gli ultimi preparativi per il matrimonio. Lexa e David hanno trovato parecchie distrazioni in quanto a Parker: è di pessimo umore e ingestibile. Sembra essere tornato lo stronzo autoritario del colloquio. Sembra anche che non voglia più avere a che fare con me visto che quando sono in camera non entra nemmeno per prendere le sue cose e aspetta che io vada da qualche parte per lavorare. Questo mi destabilizza ma ho ancora qualche possibilità visto che non è ancora andato via. Significherà qualcosa no?
Sto solo cercando di fare sbollire la sua rabbia e la delusione dopo di che proverò a fare qualcosa. Non voglio perderlo e non voglio assolutamente arrendermi.
Inforno i brownies e apparecchio la tavola. La colazione è l'unico momento in cui siamo tutti insieme o meglio, lo sono loro. Preparo il caffè e quando l'aroma riempie la cucina lo verso dentro le tazze. Lexa e David arrivano sorridenti. Prendono subito posto a tavola ma nessuno dei due parla. Poso la colazione a tavola e mi incammino verso la stanza. Da giorni non riesco a tenere niente dentro lo stomaco e non riesco a dormire. Tutto mi nausea e sento proprio le viscere contorcersi quando tento di ingerire qualcosa di solido. Vado avanti a via di bibite energetiche. Mi ammazzeranno. Stroncata da un infarto, che ironia.
Lexa bussa alla porta prima di entrare e sedersi sul letto. Ho tolto le coperte per cambiarle ma è rimasto vuoto, come il mio cuore in questi giorni.
«Dove andate oggi?», domando vestendomi.
«Oggi rimaniamo qui. Tu dove vai?»
Mi stringo nelle spalle. «Da qualche parte. Ti va di accompagnarmi?»
Annuisce e corre a prepararsi e ad avvisare David.
L'aria è piena di profumi asfissianti fuori. Ormai l'estate inizia a farsi sentire e New York diventa caotica. Per fortuna indosso dei pantaloncini e una canottiera. Il mio outfit casual preferito. Non mi vesto così da secoli. Lexa si lamenta perché ha i tacchi, mi prende in giro per l'altezza ma non me la prendo, so che lo fa per farmi sorridere. Si ferma in un negozio e per la prima volta compra delle ballerine indossandole. 
Prendiamo un gelato e ci sediamo al parco. Ci sono parecchie persone ma riusciamo a trovare un posto libero su di una panchina all'ombra.
«Continuerete ad ignorarvi?», domanda tentando di non fare colare il cono.
Conficco più volte il cucchiaino sul gelato come se stessi accoltellando me stessa e faccio una smorfia. «Non lo so. Non so che fare».
«Andiamo Emma, lo conosci, sembrate sposati eppure al primo litigio vi ignorate come due bambini capricciosi. Uno dei due deve fare qualcosa ma siete troppo orgogliosi per non rovinare la meravigliosa storia che avete costruito»
Sospiro. «È peggio di quanto mi aspettassi Lexa. Conosco i suoi atteggiamenti e si è chiuso, è tornato il capo freddo e distante che tutti hanno conosciuto prima di me. Questo significa solo una cosa...», trattengo gli argini che rischiano di creparsi e fare fuoriuscire le lacrime che tengo intrappolate da tre giorni.
«Non potete! Non ho mai visto nessuno stare così bene come voi due! Non avete mai litigato veramente e vi amate come si dovrebbe amare normalmente una persona: senza complicazioni! Non puoi lasciarlo andare via! Non puoi permettere che la vostra storia finisca per un banale litigio a causa di uno stronzo!»
Ovviamente Lexa tifa per Parker e per la mia felicità perchè mi ha visto crescere nei sei mesi della mia nuova vita. So che sta solo cercando di dissuadermi ma sono sempre più convinta che tutto questo, si fermerà solo con la nostra rottura. Voglio davvero che finisca? Voglio davvero vederlo solo come il capo autoritario?
Lexa si accorge che mi sto perdendo e facendomi alzare mi porta a fare shopping. Sa che non mi piace ma in un certo senso, mi distrae da certi brutti pensieri e mi diverto pure. Con lei tutto sembra divertente e buffo. Scattiamo anche delle foto ricordo. Riempiamo carrelli di roba da provare e poi compriamo un paio di indumenti e accessori necessari e utili. Riesco anche a trovare qualche libro nuovo e il mio umore si rialza di una tacca.

«David, siamo al locale», Lexa si guarda attorno. «Si, abbiamo intenzione di distruggerci d'alcol e fare sesso con il primo che capita e poi tornare a casa senza ricordi», ride versandosi il secondo bicchiere della serata. «No, non devi! Serata tra amiche!», stacca e manda giù.
Luke non fa obiezioni visto che abbiamo pagato per l'intera bottiglia. Mi prepara però uno strano cocktail che mi annienta al quarto sorso. La testa inizia a girare e sento i pensieri sconnessi e la capacità di parlare del tutto assente. Ridiamo senza un motivo preciso e scherziamo mentre in sala c'è una festa.
«Dico sul serio Emma, torniamo a casa e tu fai qualcosa per lui! Non potete lasciarvi!»
Ho la vista appannata e mi sento svenire. Ho bisogno di acqua. Faccio cenno a Luke il quale mi porta subito una bottiglietta. Anche se è preoccupato, non lo dice apertamente. «Cosa dovrei fare? Urlargli contro che è uno stronzo insicuro? Cosa risolverei? L'indomani sarebbe peggio! In ufficio mi sommergerà di lavoro o peggio, mi licenzierà con una scusa banalissima tipo: non mi hai portato il caffè giusto, sei licenziata!», lo scimmiotto.
Lexa ride abbracciandomi. «Subito dopo però potresti abbracciarlo o baciarlo, funziona sempre»
«Si, nei film!», metto il viso tra le mani e sbuffo. Non so cosa fare. Questa situazione mi distrugge. Forse Lexa ha ragione, devo prendere il toro per le corna e affrontarlo una volta e per tutte. Devo fare qualcosa, per noi. Devo reagire o la va o la spacca.
«C'è David!», lo saluto con la mano.
E' arrivato dopo circa un'ora. Si è trattenuto abbastanza. Mi viene da ridere. Lexa sputa quasi tutta l'acqua e si dà una sistemata inutilmente. Ridacchio e lei mi da una pedata sotto il tavolo.
David ci raggiunge velocemente e ci fissa turbato e forse anche un po' arrabbiato prosegue l'esame sul tavolo pieno di bottiglie e bicchierini. Domanda a Luke cosa abbiamo bevuto e poi con sguardo severo ci trascina in auto senza aprire bocca. Sono tutti così autoritari?
Lexa gli stampa un bacio sulla guancia per rabbonirlo mentre io mi sento sottosopra. La mia amica sembra riuscire nell'impresa.
Arrivo in tempo in casa e in bagno prima di buttare fuori tutto quanto. Ovvero: alcol puro, niente cibo. Tossisco con la mano sul petto e sciacquo il viso segnato dal mascara sbavato. Lavo i denti e stordita mi metto a letto. Penso di rimettere le lenzuola ma perchè farlo?
Dopo chissà quanto tempo, sento la porta principale richiudersi e le voci di Lexa e David perdersi in corridoio. Se ne sono andati da qualche parte. Quei due stanno legando davvero tanto. Per definirsi solo "amici" sono proprio coinvolti.
Sto di nuovo male e ancora una volta mi ritrovo in bagno incapace di vomitare qualcosa. Per lo sforzo mi fa male l'addome e per riprendermi faccio una doccia e torno a letto. So che dovrei bere del succo e prendere qualcosa da mangiare come la cioccolata per controllare i postumi ma non ne ho le forza. Mi sento sola e non riesco a dormire e quando lo faccio, ho un brutto incubo. Non mi capitava da tempo ed è terribile.
Atterrita, mi trascino fuori dalla stanza, nel buio cammino verso il soggiorno. Sul divano, c'è una figura stesa supina. Non so se stia dormendo o riposando gli occhi, so solo che ho bisogno di lui. A passo delicato mi avvicino e mi rannicchio su di lui con la paura di essere rifiutata o buttata a terra. Lo sento sussultare, il suo petto si alza e si abbassa velocemente, i suoi battiti aumentano, poi mi avvolge con le sue forti braccia e il suo respiro mi culla verso un sonno più tranquillo.
Quando dicevo che è la mia isola tranquilla, non scherzavo.

Uno strattone mi risveglia. Sono su di lui e la stanza è piena di luce. Una luce che ferisce i miei occhi costringendomi a nasconderli con la mano.
«Non volevo svegliarti», passa una mano sul viso e stacca il telefono che continua a ronzare.
Da quanto è sveglio? Da quanto mi osserva? Ha dormito? Ho parlato nel sonno disturbandolo?
Arrossisco e quando mi guardo bene attorno mi accorgo di avere una coperta sopra e una sotto e siamo in camera, sul materasso vuoto. Quando mi ha portato qui?
Torno a rannicchiarmi su di lui sperando di non essere rifiutata chiudendo di nuovo gli occhi. La sua mano si posa sulla mia schiena e la accarezza lentamente. I battiti del suo cuore sono normali e seguo il ritmo con le dita vicino al mio viso e al suo petto. Inspiro il suo profumo e mi riaddormento subito. Mi è mancato davvero tanto.

«Si Tea, mandami tutto per e-mail, qui ho il fascicolo da leggere. Ok! Ok!»
Stringo la coperta attorno, sento freddo e credo di avere dormito troppo. Ho recuperato i tre giorni insonni con una sola dormita: accanto a lui.
Sento il suo fiato sulla pelle nuda e rabbrividisco inspirando. Scosta una spallina del reggiseno con delicatezza e i capelli di lato nonostante siano legati e le sue labbra toccano la mia spalla lentamente, risalendo verso il collo poi dietro, sulla nuca. Sgancia il reggiseno e lascia che io lo tolga. Mordo le labbra e ad occhi chiusi lascio che continui cercando di trattenere i mugolii che salgono dalla mia gola.
Una mano si impossessa di un seno e l'altra scende. Le sue mani fredde bruciano la mia pelle al loro passaggio e lascio sfuggire il respiro che cerco di trattenere inutilmente. Un calore improvviso divampa tra le mie cosce quando la sua mano si intrufola sotto l'intimo provocandomi brividi incontrollati, affanno e piacere.
E' ancora arrabbiato, lo capisco dai gesti bruschi ma vuole me, vuole ancora me ed io voglio lui, nella mia vita. Continua a baciare sotto l'orecchio e dietro la nuca provocandomi un gemito seguito dalla pressione delle sue dita.
Il suo telefono emette il segnale di chiamata, stacca la mano dal seno e lo afferra per rispondere ma si mantiene stretto al mio corpo.
«Parker», risponde autoritario, ascolta e annuisce come se lo stessero guardando.
Tappo la bocca mordendo la lingua quando preme con più forza e stringo leggermente le gambe per fargli capire che sto per cedere ma non smette anzi aumenta la pressione premendo le sue labbra sulla mia spalla.
«Ok», stacca.
Tengo gli occhi chiusi mentre sento la sua mano di nuovo sul mio seno. Lascio sfuggire un gemito alto e i suoi denti tirano leggermente la pelle sul collo prima di lasciare un segno rosso.
Le mie gambe iniziano a tremare e sento il corpo tendersi, pronto all'ondata di fuoco che sta per arrivare e propagarsi da capo a piedi senza remore. Non posso fare altro che andare dietro ai suoi gesti ed esplodere quando le sue labbra toccano la mia nuca e le sue dita un punto preciso e sensibile.
Affannata cerco di riprendere il controllo del mio corpo e di mettere a fuoco. La sua mano si allontana. Rimango senza fiato e lascio uscire ancora aria dai polmoni. Mi volto per guardarlo ma i suoi occhi sono puntati sulle mie labbra. Mi afferra per il mento e le sue dita toccano l'arco di cupido, il labbro inferiore e continuano a delineare i contorni con forza.
Apro leggermente la bocca affannata e lo guardo mentre tiene le sue labbra tra i denti, mentre i suoi occhi continuano a fare l'amore con me, con le mie labbra con gesti attenti e decisi. La sua mano si posa sulla mia vita trascinandomi contro il suo petto. Mi sento mancare per l'intensità del suo sguardo.
Avvicina il suo viso al mio continuando a fissare le mie labbra. Tengo le mani ferme, non so se posso toccarlo e fremo dalla voglia di afferrare i suoi capelli e farlo gemere sulla mia bocca.
Il pollice tormenta il mio labbro inferiore e deglutisce visibilmente. Istintivamente passo la lingua per inumidirle. Ho la gola secca e mi sento come un naufrago in cerca d'acqua pulita e di aria fresca.
Le sue dita si fermano per permettermi di deglutire anche se a fatica poi scatta. Me lo ritrovo su di me, la sua mano solleva le mie cosce contro la sua vita e la sua bocca si impossessa della mia.
Le mie mani scattano tra i suoi capelli tiro verso me e lui geme e morde le mie labbra con una forza piacevole, possessiva. Si spinge su di me affannato mentre sfila con una certa urgenza il mio intimo e si fa strada dentro me premendo la mano sulla mia bocca e le sue labbra contro la mia gola.
Mi manca il fiato e gemo mentre continua con movimenti bruschi e urgenti. Sento ogni spinta con intensità. Sono sconnessa ed eccitata. Ho il cervello in tilt e il mio corpo agisce in automatico, senza controllo.
Affannata stringo il suo viso mentre poggia la sua fronte contro la mia. Mi bacia in modo violento e perdo ogni contatto con la realtà, sotto il suo sguardo infuocato.

Si rialza quasi subito dal letto dirigendosi in bagno. Sento il getto della doccia azionarsi e nonostante io abbia la voglia matta di stare ancora un pò con lui, mi accontento del piccolo attimo che abbiamo appena vissuto in sitonia. Ho visto nei suoi occhi tutto ciò che c'era da vedere: passione, possesso, amore. Ho visto: dolcezza, rimpianto, rabbia. Un mix devastante. I miei sensi sono tutti tesi e ancora un pò sconnessi.
Quando ha finito,esce dalla doccia avvolto da un asciugamano. Ha i capelli bagnati e il viso teso. Mi rialzo stringendo il lenzuolo, devo proprio fare pipì. Prima di richiudermi la porta del bagno dietro ed essere avvolta dalla cappa di vapore che ha lasciato, lo sento parlare con qualcuno al telefono. Sembra stia discutendo di un qualche affare.
La doccia aiuta i miei muscoli a rilassarsi. Esco dal bagno in accappatoio e con un turbante tra i capelli. Parker se ne sta davanti al portatile. Non lo disturbo, mi sistemo sul bordo del letto con il mio beauty e spalmo la crema sulle braccia e sul collo. Sono talmente concentrata sulle gambe da non accorgermi della figura che si sta sistemando dietro. Mi trascina contro il suo petto, prende una piccola dose di crema, abbassa l'accappatoio e inizia a massaggiare le mie spalle.
Ricordo ancora quando lo ha fatto per la prima volta. E' stato seducente, piacevole ed eccitante. Ora che la situazione tra me e lui è davvero strana e in bilico, la cosa è peggiore. Ho la pelle molto sensibile e sono in allerta. Non riesco a capire tutto questo strano modo che abbiamo di fare pace ma se riusciremo a mettere il rancore da parte, ne varrà la pena.
Preme sulle spalle con i polpastrelli, inarco la schiena godendomi il massaggio senza pensieri. Quando le sue labbra si posano sulla mia spalla, mi esce un respiro affannato seguito da un mugolio e mordo la guancia per trattenermi. Vorrei dirgli di continuare, di portarmi nuovamente verso l'oblio ma trattengo l'istinto e mi salva il suo telefono che squilla un paio di volte.
Parker molla la presa nervoso e torna al suo lavoro infilando le cuffie e parlando davanti al computer mentre scrive attento qualcosa fissando lo schermo.
Vado a vestirmi e poi in cucina per preparare qualcosa da mettere sotto i denti.
Trovo Lexa a tavola. Sorseggia del caffè mentre è intenta a leggere una delle sue riviste preferite. Indossa una vestaglia molto sexy, un pò meno per il colore acceso certo ma a lei sta più che bene.
«Ben risvegliata», sorride svoltando pagina.
«'giorno»
Con la coda dell'occhio, noto che è mezzogiorno. Prendo una padella e friggo delle uova con del bacon. Mi occupo pure dell'insalata. Non le mangerò ma a Parker e agli altri farà piacere mettere sotto i denti qualcosa che non sia pollo e patatine o hamburger. Abbiamo fatto la spesa apposta per variare ma nessuno sembra interessato a cucinare. Per me preparo delle crocchette di patate e uno spiedino di verdure grigliate. Mi concentro su quello che sto facendo ma con la coda dell'occhio noto che Lexa mi sta fissando con il suo sguardo a infrarossi anzi, visto che siamo nell'era tecnoligica, sta usando altri mezzi per scrutarmi e ricevere informazioni senza che io parli.
«Avete fatto pace?»
Mi stringo nelle spalle. «Non lo so. E' silenzioso ed è come se stesse cercando di non ferirsi più di quanto già non lo sia!»
Divido le porzioni di cibo e sistemo due piatti su di un vassoio per portare il pranzo in camera. «David? Ti ha dato del filo da torcere eh?»
Il suo sguardo illumina annuendo. «Spero tu non abbia sentito...», scuote la testa e si sventola con la mano accaldata. «Credi sia sbagliato volerne ancora dopo avere avuto la prima dose giornaliera?»
Si sta riferendo al sesso o all'amore in generale? Inarco un sopracciglio e raccolgo le idee mentre apparecchio la tavola per distrarmi. «Credo sia un circolo vizioso, una dose potente, in grado di annientare ogni barriera e difesa. Lexa, ti conosco abbastanza e vedo come vi guardate. Red non lo guardavi in quel modo e David non ha mai guardato nessuna come guarda te. Se pensi che sia quello giusto, non allontanarlo!»
Riflette un momento alle mie parole. «E se va male? Se mi farà soffrire? Se mi tradirà?», gesticola nervosa.
«Non avrai rimpianti. Dovresti provare a vivere il momento senza fare programmi. Si vive meglio...», sospiro.
«Grazie», mi abbraccia. «Ho sentito cosa è successo prima, tranquilla ero solo venuta in cucina per prendere questo e un bicchiere d'acqua. Dalla nostra stanza non si sente niente», ridacchia.
Arrossisco. «Eh meno male». Metto il viso tra le mani. «Non riesco a capire. E' silenzioso e poi di punto in bianco mi afferra e succede così, spontaneamente... sono confusa!»
La mia amica morde il labbro facendomi cenno di sedermi. «C'è qualcosa che devi vedere. Non so come reagirai ma tranquilla, risolveremo!»
Aggrotto la fronte e mi siedo accanto a lei rigidamente mentre apre la rivista porgendomela.
Spalanco gli occhi e la bocca incredula. In prima pagina, ci siamo io e Parker. Tra le strade di New York, mentre ci baciamo e nel giorno del matrimonio. «Io lo ammazzo a quel fotografo! Chi mai avrebbe venduto queste foto per soldi?» La risposta sembra più che ovvia ma non oso pensare a Lucy come una traditrice e approfittatrice.
Leggo turbata l'articolo che parla di me e Parker come due vip, come due persone da seguire e fotografare. Leggo tutte e tre le pagine piene di parole che si confondono ai miei occhi per la rabbia che sto provando dentro. Parlano come se mi conoscessero, come se conoscessero quello che provo veramente.
«Non credo che Lucy abbia fatto una cosa del genere Emma. Forse il fotografo che vi ha seguiti e lo stesso che era al matrimonio e ha fatto il suo lavoro indisturbato» afferma turbata e poco convinta.
Sbuffo. «Come ha potuto mettere le nostre foto personali in questa rivista? Come ha potuto senza permesso?»
«Non ne ho idea. Mi sembrava giusto fartelo vedere. Non preoccuparti, non hanno parlato di altro per fortuna». Si riferisce alla lite scoppiata prima della fine della serata. Oddio e se ci avesse seguiti anche in spiaggia? Sbianco e Lexa si preoccupa capendo subito su cosa sto riflettendo.
«E se inizia a ricattarmi? Posso prendere queste pagine? Magari se faccio delle ricerche posso risolvere e parlare con questi tizi...», balbetto confusa.
Lexa annuisce. Strappo le pagine prendo il vassoio e mi dirigo in camera. Trovo Parker al telefono. Sistemo il suo piatto sul comodino e distratta mi sposto verso la piccola scrivania. Getto a terra i vestiti e con sguardo fisso sulle pagine mangio e rileggo l'articolo. Quando finisco, mi sdraio a pancia in giù sul letto, accendo il portatile e faccio delle ricerche sul fotografo e la casa editrice della rivista. Trovo i numeri di telefono e il nome del direttore. Appunto tutto e poi continuo a fissare i fogli con l'articolo sparsi sul letto.
Parker ne afferra uno ma non sono veloce e non riesco a strapparglielo dalle mani. I suoi occhi si rabbuiano e intravedo delle saette.
Le sue spalle si irrigidiscono così come i muscoli del torace. La sua mandibola si contrae. Scatta verso i vestiti, infila una maglietta e un paio di jeans puliti, allaccia le scarpe. Afferra i fogli e il mio polso costringendomi ad alzarmi e a cercare di non cadere. Prendo al volo la borsetta e il cellulare e in breve tempo siamo fuori, sotto il sole cocente dell'ora di pranzo.
Parker cammina a passo spedito, sembra sappia già dove andare. Minaccia un disastro. Conosco lo sguardo e ne uscirà vittorioso in un modo o in un altro.
La sua presa sulla mia mano è ferrea e digrigna leggemente i denti. Non riesco a vedere i suoi occhi perchè sono coperti dagli occhiali da sole ma percepisco la tensione e la rabbia che sta provando.
Dimentico che un tempo viveva in questa città e la conosce abbastanza da sapere girare senza una mappa tra le mani. Io i primi tempi mi sentivo come una turista poi in parte mi sono adattata.
Ci ritroviamo di fronte all'ufficio giornalistico della rivista. Forse è solo la prima sede visto che Lexa legge volentieri questi giornalini di gossip e li trova ovunque.
Parker entra con sguardo fisso e minaccioso. Ho paura che inizi una strage a colpi di parole e urla.
Gli interni sono essenziali. Una serie di banconi dai colori vivaci, piante ad ogni angolo, quadri moderni, scrivanie vicine e dipendenti intenti a scrivere al computer, a parlare tra loro, a osservare delle foto eccitati per il gossip.
Mentre ci avviciniamo verso una delle scrivanie, molti occhi si puntano addosso e noto che qualcuno sta anche trattenendo il fiato. Sanno già chi siamo?
Non so quali siano le intenzioni di Parker ma so che presto qualcuno di loro sarà nei guai.
Una ragazza saluta con un sorriso tutto denti. E' eccitata di parlare con il ragazzo che ha fornito loro il materiale per fare soldi.
«Evitiamo chiacchiere inutili, devo parlare con il vostro direttore, immediatamente!», ringhia lui irato.
La ragazza spalanca gli occhi e per poco non indietreggia cadendo allarmata sul pavimento, tanta è la freddezza del tono di Parker. Molti fanno silenzio e in breve l'ufficio diventa come una città fantasma. Parecchie ragazze spariscono correndo verso l'uscita e altre invece fanno finta di lavorare. Che cosa significa? Cosa sta succedendo? Parker conosce queste persone?
«Si, si signore», la poveretta ci indica una porta e si avvia per avvisare ma Parker la supera a passo spedito e si fionda li dentro senza aspettare. Mi appresto a seguirlo, mortificata per il suo comportamento. La ragazza sparisce dalla circolazione con il viso in fiamme.
«Parker Johansson», esordisce l'uomo al telefono dietro l'enorme scrivania bianca.
Parker sbatte l'articolo proprio su questa e si siede sulla sedia incrociando le mani dopo avere tolto gli occhiali da sole con furia. Incenerisce con lo sguardo l'uomo che ghigna attentendo una sua mossa.
«Per quello sai che non posso più fare niente», risponde alla domanda inespressa con un tono pacato.
«Io si e credo proprio che in pochi minuti questo posto finirà sull'astrico!»
Mi siedo a disagio accanto a questo ragazzo furioso. Non so perchè sono mortificata. In fondo mi hanno fotografata e venduta come merce di qualità per soldi. Quanto ci ha guadagnato quello stronzo? Lucy lo sa?
Stringo i pugni sulle ginocchia e mi godo lo spettacolo di Parker intento a distruggere il direttore di questo posto.
«Vecchi rancori? La tua rinuncia alla carriera sportiva è stata sulle testate per mesi! Mi hai fatto guadagnare un sacco di soldi. Non pensavo sarebbe stato un problema intervistare anche la tua ex visto quanta pubblicità ti stavano già facendo!» Brandon, così c'è scritto sulla targhetta, si siede comodo sulla sedia e continua a guardami con un lampo divertito negli occhi.
«Questa volta è la fine! Conosco molti dei tuoi dipendenti e so come trovare dei cavilli per chiudere i battenti...», ghigna in risposta Parker.
«Cosa vuoi?», Rupert sospira.
«Voglio che la smettiate! La mia vita privata non è di dominio pubblico. Non ho acconsentito alla pubblicazione di tutte queste fandonie in questi anni e non acconsento ora! Quindi mio caro vecchio amico, se non vuoi finire dietro le sbarre e sull'astrico per avere violato la mia privacy e quella della mia fidanzata in un momento intimo e di felicità, ti consiglio di tenere a bada i tuoi vili e fedeli servi e di chiedere il permesso prima di pubblicare anche la più piccola delle foto o delle teorie sulla mia vita!»
«Non posso fare niente per quello che è già stato pubblicato», risponde improvvisamente a disagio Brandon diventando rosso in viso e lanciando sguardi ovunque tranne che di fronte a lui.
«Puoi licenziare qualche dipendente per iniziare o devo pensarci io?», ringhia Parker.
Brandon arrossisce maggiormente. Somiglia ad un pomodoro troppo maturo. «Non posso, loro sono i migliori e arrecherebbe un danno a questo posto! Chiedetevi chi ha avuto l'idea di chiamare quel ragazzo per le foto e soprattutto chiedetevi se ha avuto il permesso e quanto ha guadagnato!»
Trasalisco pensando a Lucy. Mi ha venduta? Stringo così tanto i pugni che sento le unghie conficcarsi nella carne e lasciare dei solchi profondi.
«Parker, sei dappertutto, una foto in più che cosa cambia? Non sei fidanzato con questa bellissima ragazza? Mi sembra anche di averla già vista in alcuni scatti particolari, uno in più non credo sia un problema»
«Non ti permetterò di infangare ancora una volta la mia persona e quella della persona che amo! Cosa vuoi per smetterla?»
Spalanco gli occhi. Parker non scende mai a patti, Parker distrugge, elimina tutti con un sola parola. Sono stordita e chiaramente sbigottita da questo improvviso cambiamento di rotta.
«Vuoi davvero che io smetta di piazzarti in prima pagina?», domanda toccando l'accento di barba pensieroso.
«Voglio che i tuoi vili servi la smettano di seguirci. Ti sembra che io non me ne sia accorto? Sono entrati nel negozio e hanno ascoltato ogni mia conversazione! Questa è una mancanza di rispetto e invasione della privacy. Io direi che sia il caso di accordarsi in modo diverso altrimenti...», fa cenno al posto.
Ecco tornare il grande uomo d'affari. Quando è così aggressivo e divertito, mi mette una certa ansia.
Brandon arrossisce ancora una volta. «Dimmi cosa...», balbetta accendendosi un sigaro.
«Volete le vostre stupide interviste?»
Annuisce. «Anche le sue», mi indica.
«In questo momento stai parlando con me, lei deciderà da sola!», risponde pacato Parker che sembra abbia ritrovato l'equilibrio mentale. Prima ho avuto paura che potesse iniziare a gettare benzina dappertutto per poi accendere un cerino e distruggere questo posto.
«Vorrei guadagnarci qualcosa anch'io», ghigna proseguendo.
Brandon sembra che abbia appena ingoiato un limone. «Cosa?», balbetta tossendo.
«Hai capito. Io mi faccio intervistare tutte le volte che sono disponibile, voi pubblicate i vostri maledetti articoli e parte dei guadagni li dividerete con me. Non vorrai che tua sorella venga a sapere che hai pedinato tuo nipote, vero zio?», elimina una pellicina invisibile sul dito e passa la lingua sulle labbra charamente divertito.
Spalanco gli occhi e la bocca. Ho sentito bene? Quest'uomo è suo zio? Che cazzo sta succedendo?
Inizio a sentirmi frastornata. Davanti a me iniziano a rimettersi al loro posto tutti i cocci. Le foto, il fotografo, Parker che sa dove andare, Parker che parla tranquillamente a quest'uomo, la segretaria che non appena lo vede balbetta e sparisce, Lucy che parla e balbetta.
Parker deve essere cresciuto in mezzo a queste persone offrendo loro un lavoro e mentre loro si arricchivano parlando di lui, della sua carriera promettente, del suo incidente, del suo fallimento, della sua ripresa, lui soffriva e incassava. Suo zio, non ha un po' di rispetto?
Brandon mi guarda. Mi accorgo di essermi alzata. «Lei è una grandissima testa di cazzo!», urlo con una rabbia pericolosa.
Parker ride rilassato sulla sedia annuendo. «Oh lo è eccome. Si è arricchito per anni parlando delle mie sventure e delle mie conquiste...»
Suo zio lo fissa incredulo e a disagio. «Ci concederai delle interviste se pagheremo una parte e ti lasceremo in pace quando sei con la tua fidanzata?»
Parker accetta tranquillo e anche divertito per avere vinto ancora una volta una battaglia. Lo zio mi guarda in attesa.
Cosa faccio? Accetto? Devo davvero scendere a patti con questa persona per avere un pò di privacy? Chi mi dice che smetteranno di pedinarmi? Chi mi dice che qualcun altro non sarà ingaggiato a Vancouver?
«Chi mi dice che lei sia sincero?», incrocio le braccia.
«E' proprio un peperino eh?», sorride a Parker il quale annuisce con orgoglio. «Capisco tutto adesso», mi lancia ancora uno sguardo. 
Arrossisco. Adesso familiarizzano? Che stronzi! Sbuffo, giro sui tacchi e mi incammino verso l'uscita irritata.
Un ragazzino mi chiede una foto. Mi fermo perchè sono gentile e dopo vari scatti, mi scuso inventando che ho fretta e mi incammino verso casa.

Mi sento presa in giro, furiosa. Ho bisogno di sapere che Lucy non abbia niente a che fare con tutta questa storia.
Racconto tutto a Lexa la quale inizia a fare più domande di me. Devo assolutamente parlare con Lucy ma ora come ora, sono troppo arrabbiata per farlo e sbaglierei o esagererei con le parole. Devo trovare un modo per calmarmi. Non immaginavo che potesse arrivare a tanto, credevo fosse mia amica. Cosa è cambiato? Se aveva bisogno di soldi perché non li ha chiesti?
Le parlerò quando ci vedremo al matrimonio di Anya. Si, mi basteranno cinque minuti da sola con lei e avrò le mie risposte. Devo solo aspettare due giorni.
Continuo a ripetermi di stare calma mentre Lexa mi segue con lo sguardo. È riuscita a mettere dentro la mia testa più dubbi che mai.
Sento che sto perdendo il controllo di tutto, della mia vita al completo. Tutto sfugge dalle mie mani come sabbia. «E se avesse riferito...», sbianco.
«Dio, spero di no! Se avesse fatto anche questa cosa... No, non posso crederci, non lo farebbe, è tua amica!»
Faccio una smorfia. «Non so più chi siano queste persone. Da una parte mi sorridono mentre dall'altra mi pugnalano alle spalle. Non so più di chi fidarmi!», cerco di ricacciare le lacrime dentro.
«Forse è per questo che si sentiva in colpa per il matrimonio. Quando voleva parlarti di una cosa importante e poi ti ha piazzato il tuo ex al tavolo con suo padre»
«Oddio!», indietreggio con la mano sulla bocca. «Non può essere...», scuoto la testa. «Non può davvero premeditare tutto questo», balbetto incredula.
«L'importante è che non esca fuori più niente senza il vostro consenso. Parker ha risolto per quello che mi hai detto. A proposito: hai davvero chiamato suo zio, testa di cazzo?»
Arrossisco violentemente. «Non ne avevo idea! Oddio che vergogna! La giornata potrebbe andare peggio?», sprofondo sul divano con le mani sul viso.
Lexa scoppia a ridere e mi da affettuose pacche sulle spalle. «Guarda il lato positivo: non possono dire che non hai carattere!», si rialza e va a recuperare la borsetta. «David mi aspetta al parco. Gli piace proprio stare lì e lavorare a distanza»
«Piaceva anche a me quel posto...», mormoro mentre sentiamo la porta spalancarsi.
Lexa sparisce in fretta. Parker apre il frigo e sbatte una bottiglietta d'acqua sul bancone prima di richiudere in modo secco lo sportello. Tracanna l'acqua come se non bevesse da giorni e poi mi punta addosso i suoi occhi. Mi sento messa a nudo ma non distolgo lo sguardo. Spero riesca a parlarmi ma non lo fa perché dopo avere afferrato un'altra bottiglietta, si richiude in camera.
Sprofondo sul divano e nello sconforto. Non so più che cosa fare e come comportarmi di fronte a questo tipo di atteggiamento. Non mi guarda più con furia o distacco ma non apre bocca se non di fronte ad altre persone definendomi ancora la sua fidanzata e tra l'altro, non lo sono.

Ho così tanto a cui pensare: il matrimonio di Anya, il tradimento di Lucy, la laurea. In tutto questo casino, mi chiedo se troverò almeno un po' di pace, non chiedo altro. È così difficile fare finta di niente e trovare delle distrazioni perché una volta a letto tutti i pensieri tornano a sommergermi. Non riesco proprio a capire dove ho sbagliato. Ho fatto tutto ciò che credevo e ritenevo necessario per andare avanti. Ho rinunciato ad una vita per averne un'altra diversa. È questo l'errore?
Faccio zapping in tivù. Non riesco a concentrarmi su qualcosa di concreto. Tutto è confuso. Fisso lo schermo senza vedere realmente. Sospiro sonoramente continuando a cambiare canale. Il telefono di punto in bianco vibra segnalando una notifica.

Anya: "Tutto bene?"

Emma: "Chiedilo a Lucy!"

Anya: "Cosa ha combinato?"

Spero non sappia niente perché se è coinvolta non so come potrei reagire.

Emma: "Mi ha venduta per soldi!"

Anya mi chiama al telefono e rimaniamo a parlare per un paio di minuti. Le spiego in poche parole cosa è successo. Lei mi assicura che per il suo matrimonio le foto le farà suo padre. Inoltre sembra sconcertata dal comportamento di Lucy e si dichiara dalla mia parte ma confusa come sono non credo di potermi fidare.
Dopo la chiamata preparo la cena. Non ho fame ma ho bisogno di una distrazione perché so che continuerò a farmi le paranoie e continui filmini mentali da oscar.
Cucino sulla piccola griglia due filetti di manzo. Con del pane bianco faccio delle piccole girelle ripiene e riempio due coppette di macedonia.
Busso alla porta per abitudine e quando non sento risposta quasi ci rimango male. Entro cercando di non rovesciare niente per terra e poggio il vassoio sul comodino libero.
La luce è accesa e Parker sta scrivendo qualcosa con foga al computer. Indossa gli occhiali ed è molto sexy. Non li porta sempre però mi piace quando lo vedo così, gli danno l'aria del lettore attraente. Forse ha mal di testa, non voglio disturbarlo.
Alza gli occhi verso i piatti fumanti, chiude il portatile e me ne porge subito uno.
Non parla ma agisce, non è male come inizio. Magari deve ancora far sbollire la rabbia, spero in fretta perché mi manca il potermi confrontare con lui anche per le cose più stupide e il potermi confidare.
Non ho fame e continuo a tagliare pezzetti di carne senza metterne in bocca una forchettata. Alla fine ho un piatto pieno di tritato. Lo sistemo disgustata sul vassoio e bevo un po' d'acqua mentre Parker mangia la macedonia e scambia messaggi con qualcuno. Quando finisce, porto il vassoio in cucina mettendomi a pulire. Non manca molto alla nostra partenza e non voglio fare brutte figure con il proprietario facendogli trovare la casa sottosopra.
Torno in camera recuperando tutti i vestiti sporchi. Li lavo e li infilo dentro l'asciugatrice. Questo appartamento per essere piccolo ha tutto quello che serve per vivere tranquilli. La definirei una casetta di marzapane.
Tolgo di mezzo tutto quello che vedo in disordine. Ripiego le lenzuola e sistemo le valigie. Se mi fermo sono fottuta.
Sto ripiegando le sue camicie sul letto quando si siede sul bordo e mi attira tra le sue gambe. Non oppongo resistenza quando mi abbraccia per la vita. Non so cosa fare, non so cosa dire o se parlare rischiando di rovinare il momento.
Si alza lentamente sfilando la mia maglietta poi torna a sedersi e prosegue con i pantaloncini che allontano con il piede. Sono imbambolata di fronte ai suoi occhi, al suo viso tranquillo. Le sue mani salgono verso il seno mentre le sue labbra lasciano baci sulla mia pancia. L'aria esce tutta dai miei polmoni e mi sento avvampare quando mi attira su di sé e mi ritrovo a cavalcioni su di lui che continua a stringermi e a baciarmi il petto, la gola, le clavicole. Le sue mani stringono la mia schiena con forza mentre la sua bocca si impossessa della mia. Ansimo e le mie mani dal suo petto si spostano sulla sua nuca, tiro i capelli e geme mordendo subito le mie labbra.
Sgancia il reggiseno abbassando le spalline lentamente e lasciando dei baci sulla spalla e poi sul seno. La sua lingua passa dalla spalla fino a sotto l'orecchio. Lascio uscire l'aria che ho trattenuto e il suo respiro si spezza. Mi spinge contro il materasso. Strillo quando le sue dita premono con forza. Fissa i miei occhi con la fronte contro la mia e continua mentre la mano libera tormenta il mio seno.
Con un braccio avvolgo le sue spalle mentre con la mano tocco il suo viso. Accarezzo lo zigomo e riesce a mordermi ancora mentre continua a premere forte e senza sosta. Stringo le cosce attorno alla sua vita e si ferma facendomi mugolare. Stacca le mie mani e incrocia le nostre dita portandole sopra la mia testa. Le sue labbra scendono lungo la gola. Mi dimeno ma è troppo forte. Soffia sulla mia pelle sensibile, sulla mia pancia e poi risale tormentando la mia pelle con succhiotti lievi e forti.
Non riesco più a sopportare questo silenzio interrotto dai nostri respiri affannati. Non riesco più a reggere, sto per avere un crollo nervoso. Lo blocco poggiando il palmo sul suo petto. Sotto pelle percepisco il suo battito accelerato. I suoi occhi si posano sui miei circospetti.
«Parlami!», mi esce un tono rauco, affannato, disperato. Non sembra neanche la mia voce.
Parker sembra non avere sentito. Passa le dita sulle mie labbra provocandomi intensi brividi. Chiudo gli occhi e la sua bocca si impossessa nuovamente della mia. La sua lingua tocca la mia, i suoi denti tirano la pelle e succhia facendomi gemere. Abbassa i suoi boxer e apre una bustina poi ci ripensa e la getta di lato facendosi strada dentro me quasi con urgenza. Emetto un gridolino e stringo le dita sulle sue spalle mentre continua a baciarmi insistente. Mi scappa una lacrima e si ferma passando il polpastrello con delicatezza per asciugarla. Con la fronte sulla mia, ricomincia a spingere ma con più delicatezza. Ansimo sulle sue labbra lasciandomi sfuggire qualche gemito acuto.
«Ti amo!», ringhia a bassa voce facendo vibrare ogni fibra del mio corpo.
Lo attiro a me in un bacio passionale costringendolo quasi a stringere il suo corpo contro il mio sempre più. Come se stessimo per fonderci davvero.
Ansima e si trattiene per permettermi di raggiungere il punto di non ritorno. Sento una strana leggerezza come se fossi senza peso. Esce da me e viene nascondendo il viso tra il collo e la mia spalla, emettendo un gemito gutturale. Sento il suo petto scosso e il respiro caldo sulla pelle e vorrei rimanere così sempre.
Alza la testa e stampa piccoli baci sulla mia guancia. Le sue sono arrossate e la fronte è leggermente sudata. Ha un profumo così buono. Lo abbraccio sentendo qualcosa di appiccicoso sulla pancia. Non me ne curo e continuo a stringerlo tra le braccia.
Non parliamo ancora ma quando si ama una persona non contano le parole, contano i gesti, gli sguardi, la passione. Si alza per prendere dei fazzoletti e mi ripulisce con meticolosa cura. Stampa qualche altro bacio sulla pancia e tenendo stretto il viso avvicina le sue labbra alle mie.
Rimaniamo per un momento così, immobili, persi nel guardarci. Sfioro i contorni del suo viso, afferra la mano e la bacia delicatamente.
«Ti amo», mormora ancora una volta contro l'orecchio. Capisco che è il suo modo di farsi perdonare. Inspiro e mi crogiolo nel suono delle parole più belle pronunciate dalla sua bocca.
«Dillo ancora», tocco le sue labbra. Sono leggermente screpolate sotto i polpastrelli.
«Ti amo», mi attira su di sé.
Sorrido dopo giorni di tristezza e mi accoccolo tra le sue braccia che mi avvolgono calorosamente. «Mi sei mancato», biascico chiudendo gli occhi.
«Scusami piccola...»
«Abbiamo sbagliato entrambi»
«Io ti ho allontanata, ho sbagliato maggiormente rischiando di perderti», sospira.
So che è difficile da credere ma non avrei mai accettato un suo allontanamento. Non ho mai smesso di credere in quel piccolo noi che abbiamo creato. Mi sono innamorata ancora una volta e di una persona diversa e le sto dando tutta me stessa. Fa paura ma penso ne valga la pena.
«Non mi avresti perso perché ti amo...», lo guardo e le sue dita portano una ciocca di capelli dietro il mio orecchio.
Sospira stringendomi in un abbraccio dolce. Intravedo sulle sue labbra un sorriso e mi rilasso. È questo che mi piace di noi.
Chi dice che due persone simili non possono stare insieme, si sbaglia. Penso che tra me e Parker, ci sia una sorta di empatia unica, indivisibile, speciale. Penso che tra me e lui, ci sia un amore diverso dal solito. L'ho trovato in un momento di perdizione mentre lui rinchiuso nel suo inferno personale ha trovato me. Non ho mai creduto veramente nel destino ma forse questa volta, ha avuto la sua parte.

N/A:
~ Ci sono legami che sfidano il tempo, la chimica, le leggi della fisica, il mondo intero. Ci sono legami destinati ad essere. Ci sono legami nati per puro caso. Legami che con il tempo si solidificano. Legami che si spezzano inesorabilmente. In tutto questo il destino non ha mai la sua parte ma noi si!
~ Credete nel destino? Parker ed Emma sono destinati a stare insieme? Parker cederà ancora alla gelosia? Capirà che non c'è nulla da fare di fronte a due persone inarrestabili?
Spero di avervi tenuto un po' di compagnia con questo capitolo. Vi ringrazio costantemente per il sostegno perchè questa storia, senza di voi non esisterebbe! GRAZIE ❤️
Scusate per gli errori o "orrori" e se sono stata prolissa in questo capitolo.
Se vi va aiutatemi a fare crescere anche l'altra storia: OGNI TRACCIA CHE HO DI TE ❤️ Buona serata :* ~

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