~ Over You ~
•ATTENZIONE•
Capitolo non adatto ai deboli di cuore.
In più sono presenti scene molto esplicite. (Se non volete leggerle non lo fate!) Vi consiglio la lettura moderata.
~ Emma's POV:
È tutto pronto, tutto programmato, tutto addobbato a festa. Gli invitati sono già seduti e in attesa dell'arrivo della sposa.
Siamo qui, in questa piccola e meravigliosa spiaggia. Il sole è quasi arrivato sulla linea dell'orizzonte. Un matrimonio al tramonto, molto romantico e intimo.
Guardo ancora il mio abito color Tiffany e liscio delle pieghe invisibili. Mi fa sentire una piccola dea del mare. Controllo che il trucco non sbavi a causa del caldo e rimango in attesa dietro il paravento.
«Oh mio Dio! Sei bellissima!», strilla Lucy.
Sorrido sistemandole nuovamente il fiore tra capelli mentre prova ad osservare da vicino il mio abito. L'ho aiutata a vestirsi poi sono corsa a destra e a manca per prepararmi in tempo rischiando di fare tardi.
Lucy mi guarda come se avesse di fronte chissà quale bellezza. Lei è bellissima e tra poco sposerà Tony. Chi lo avrebbe mai detto? Ricordo ancora i suoi primi giorni al locale, ne è passato di tempo. Cerco di trattenere le lacrime quando ci sistemiamo in fila per potere arrivare alla navata.
«Emma, devo dirti una cosa e so che ci resterai male o ti farà soffrire ma...»
«Lucy non oggi! E' il tuo giorno, ne parliamo quando sarai sposata!» Le sorrido in modo dolce e lei annuisce mordendosi la lingua. Non so cosa debba dirmi ma può aspettare.
Il padre mi abbraccia facendomi i suoi complimenti poi prende a braccetto Lucy e la tiene stretta come se fosse il suo bene più prezioso. La guarda con orgoglio e con emozione. Le mie labbra tremano. Non avrò mai una gioia simile nella vita. Chissà come sarebbe stato se papà fosse ancora qui. Mi stampo un sorriso sulle labbra e inizio a camminare lentamente con il mazzo di fiori tra le mani verso la navata. Al mio seguito, le due sorelle di Tony anche loro molto belle ed emozionate.
Tutti si alzano e sento un groppo alla gola che tengo a bada mentre la bambina davanti a me cosparge di petali il tappeto e ci avviciniamo alla navata passo dopo passo.
Con la coda dell'occhio, noto Lexa che mi saluta con la mano e un gran sorriso bianco. La sua carnagione spicca sotto il vestitino rosa. Anya mi rivolge uno dei suoi sguardi dolci. Poi c'è lui: Parker, più bello che mai nel suo smoking nero con la cravatta che gli ho regalato per il suo compleanno dello stesso colore del mio abito. Inizio a fantasticare e lo immagino il giorno del suo matrimonio e arrossisco. Sarebbe bello anche in tuta penso mentre mi sistemo al lato dell'altare e aiuto Lucy a sistemarsi davanti a Tony chiaramente agitato ed emozionato. Il padre di Lucy la bacia, da una pacca sulla spalla al futuro genero e poi va a sedersi davanti, accanto ai famigliari di Tony.
Trattengo le lacrime durante le promesse e cerco di dominare l'emozione quando c'è lo scambio degli anelli. Provo una fitta al cuore nel vedere due cerchietti d'oro ma distolgo lo sguardo e fisso i fiori che continuo a tenere in mano con una certa forza. Quando sento degli applausi, alzo lo sguardo e una lacrima, sfugge al mio controllo. Mi sono estraniata da tutto per chissà quanti minuti. Il mio cuore ha uno strano sussulto quando in fondo alla navata vedo due occhi azzurri familiari puntati addosso. Sento la terra tremare per un nano secondo ma si riassesta quando Parker mi si para davanti e le sue dita catturano delicatamente la lacrima e il suo sorriso riscalda subito il mio cuore. Lo abbraccio senza rifletterci un momento e gli stampo un bacio sulle labbra per rassicurarlo e per ritornare con i piedi per terra. Ho ancora il cuore a mille ma posso farcela continuo a ripetere come una preghiera a me stessa. Non sapevo che sarebbe stato presente.
Lexa e David ci raggiungono e insieme ci avviamo verso il ristorante dopo avere scattato qualche foto in spiaggia. Una località balneare vicina. Gli addobbi sono finemente curati nel dettaglio ed è tutto molto bello. Temo ci sia lo zampino di Anya qui. La mia attenzione viene catturata dalle tante lanterne sistemate sugli alberi all'entrata. Il ristorante è proprio sulla spiaggia e molti degli invitati, tolgono le scarpe per sentire la sabbia sotto i piedi. Io credo proprio che lo farò più tardi.
Mi avvicino ai novelli sposi e auguro loro ogni bene con un abbraccio.
«Emma devo ringraziarti, per tutto. Hai fatto proprio tanto per me e devo davvero dirti questa cosa prima che possa ferirti maggiormente», inizia Lucy saettando a destra e a manca con gli occhi.
Prima che possa continuare, mi volto verso il nostro tavolo e il mio mondo cade a pezzi. La mia testa, disegna un no lento e indietreggio quasi senza fiato.
«Mi dispiace, avrei dovuto dirlo prima. Mio padre era così contento di sapere che voi vi sareste seduti a tavola con lui...» non sembra affatto dispiaciuta.
«Non fa niente. Va tutto bene, davvero!» Le stringo le mani e sorrido come lei falsamente.
Raggiungo il tavolo con il cuore pesante e ignorando le due persone presenti, prendo posto accanto a Parker e Lexa.
Il padre di Lucy, ha già iniziato a chiacchierare con loro riguardo alcune nuove questioni burocratiche. Inizio a sentirmi un pesce fuor d'acqua e continuo a guardarmi attorno per non dovere posare lo sguardo su chi ho di fronte.
«Emma, mi accompagni?»
Lucy richiede la mia attenzione con un sorriso forzato. Annuisco alzandomi come un automa e la seguo verso il bagno. Lexa e Anya ci seguono mentre Tara rimane seduta.
«Mi sento davvero in colpa», chiede aiuto con la zip dell'abito. Deve cambiarlo per indossarne un altro bianco molto più semplice ed elegante. Le do una mano in totale silenzio e poi torno rigida al tavolo lasciandole in bagno. Mi sento in un certo senso tradita. Non posso farne una questione di stato ma sento proprio come se avessero appena creato una voragine dentro il mio cuore.
I miei occhi saettano sul pancione di Tara la quale mi rivolge uno dei suoi sguardi perfidi. Sento montare le lacrime agli occhi. Per fortuna Camille passa sulla sedia accanto alla mia distraendomi. Oggi come ogni altro giorno, è bellissima.
«È davvero bello», indica Parker che nel frattempo sta discutendo con David e il padre di Lucy con una sicurezza disarmante. Ha indossato i panni del ricco avvocato di città con un passato sconosciuto e difficile alle spalle.
«Come hai fatto a conquistarlo?». È sempre così curiosa, così dolce e gentile.
Arrossisco sotto il suo sguardo. «In realtà, lui ha conquistato me. Ed è il mio capo!»
«Cosa?», strilla tappando subito la bocca e ricevendo gli sguardi di tutti al tavolo. «Cosa?», balbetta ancora incredula è divertita ma a bassa voce.
«Hai capito! È il mio capo, lavoro con lui e si se te lo stai chiedendo ci vado a letto!», mormoro.
Questa volta arrossisce lei. «È bravo?»
«A letto?», sono consapevole di essere rossa come un peperone.
«No a casa, certo che ti sto chiedendo se è bravo a letto. Quel fusto da copertina deve esserlo, per forza. Quindi?»
Ridacchio forte e tappo la bocca. Parker si volta e mi fissa imbambolato. Ricambio lo sguardo e poi guardo nuovamente Camille. «Quindi si, sa il fatto suo...», tocco le guance in fiamme e schiarisco la voce.
«Vivete insieme?»
«Non ancora.»
«Oddio!», alza nuovamente la voce e questa volta tutti si interrompono compreso Seth che la guarda dubbioso. «Scusate ma io e Emma abbiamo tanto da raccontarci e mi sto gasando nel sapere certi dettagli della sua nuova vita», risponde entusiasta.
Affondo sulla sedia chiaramente in imbarazzo. Cosa le è successo? Prima non era così diretta e spudorata.
«Si ma abbassa la voce tesoro», la ammonisce Seth guardandomi.
I miei occhi si costringono a non saettare verso la persona che ho di fronte. Non voglio guardarlo, non voglio riprovare la strana sensazione provata poco prima all'altare.
«Ti ha chiesto di sposarlo?». È sempre più curiosa.
Lexa arriva e la fa spostare salvandomi dall'interrogatorio. «Tutto bene?», domanda contro l'orecchio.
«Alla grande», rispondo sarcastica più sorrido mostrando i denti e mi richiudo in uno strano silenzio.
Le pietanze sono abbondati e infinite. Inizio ad avere la nausea nonostante non abbia toccato cibo per tutta la cena.
La mano di Parker si posa sulla mia guancia strizzandola. Impallidisco inizialmente poi do una scossa a me stessa riprendendomi e gli stampo un bacio sulla guancia sotto lo sguardo attendo dei presenti al tavolo.
Quando iniziano i primi lenti, Parker mi trascina in pista. Ondeggiamo tranquilli abbracciati e ci scambiamo qualche piccolo bacio di tanto in tanto. «Sei bellissima», sussurra contro il mio orecchio.
Mi emoziona sempre guardarlo negli occhi e avere la consapevolezza di essere amata per davvero. «Sai, quando ti ho visto oggi ti ho immaginato vestito da sposo», arrossisco riflettendo su quanto sia stupido un pensiero simile.
Alza il mio mento per farsi guardare. «Come ero?»
«Sei proprio uno stronzetto narcisista. Comunque nella mia immaginazione, eri bellissimo nel tuo smoking nero, papillon e camicia bianca mentre aspettavi qualcuno all'altare...»
«Potrei aspettare te così no?», ghigna.
«Potresti...», cerco di sorridere ma non ci riesco. Mi aspetterebbe? Sarebbe emozionato come lo era Tony oggi? Vorrò mai sposarmi?
«Non accetteresti di sposarmi?», si incupisce un momento.
Il suo sguardo glaciale e distante mi fa rabbrividire. «Prima dovrei accettare un fidanzamento poi magari potremmo pensare al matrimonio. Niente di affollato e pomposo è ovvio...»
Ritrova il sorriso facendomi fare una giravolta e attirandomi a sé. Sfioro le sue labbra e batto le palpebre lentamente e senza fiato. «Abbiamo vinto la scommessa?»
Annuisce sulle mie labbra mentre le sue mani stringono la mia vita facendomi sentire la ragazza più desiderata e amata del mondo. «Abbiamo evitato del clamoroso sesso in ufficio e una dichiarazione romantica davanti a tutti i dipendenti», sorride divertito.
«Ma tu non hai intenzione di rinunciare a del sesso in ufficio vero?», le nostre labbra sono vicinissime e vengo attraversata da strane scariche lungo la spina dorsale.
«No, non ne ho nessuna intenzione principessa».
Torniamo al tavolo mentre tutti chiacchierano animatamente. Sistemo la cravatta a Parker il quale si avvicina al mio orecchio. «Potrei prenderti ora...»
Lo spingo ridacchiando. «Non lo faresti», lo provoco. Non appena noto il suo sguardo lo freno ridacchiando mettendo la mano contro il suo petto.
Lexa coglie l'occasione domandando se sono migliorata nel ballo e lui ridendo ammette che non gli ho pestato i piedi neanche una volta. Alla conversazione, si unisce Anya che ricorda della nostra serata alcolica al Devil's Club suscitando la curiosità generale. Per fortuna la conversazione cambia prima che io possa imbarazzarmi ulteriormente.
Ancora una volta mi isolo mentre Lexa stringe la mia mano sotto il tavolo per non farmi perdere del tutto. Sto cercando di essere forte, di non lasciare vincere certe emozioni e di non guardare davanti a me, verso il ragazzo che ha distrutto ogni cosa. Sento i suoi occhi, quello sguardo ardente addosso.
«Amore, mi riempiresti il bicchiere? Tua figlia ha sete», la voce di Tara arriva dritta al cuore come una pugnalata. Una bambina? La guardo incapace di trattenermi mentre prende la mano di lui posandola sul pancione. Ethan le sorride in modo dolce. Il mio cuore si spezza lentamente e mi sento mancare. Questo è troppo...
Lexa mi guarda subito allarmata mentre inizio a tremare.
«Ti senti bene tesoro?», domanda il padre di Lucy facendo girare tutti nella mia direzione. Sto ancora fissando la mano di Tara su quella di Ethan sul pancione e i miei occhi si stanno riempiendo di lacrime. Schiarisco la voce, tiro indietro la sedia rumorosamente. «Si, ho solo, ho solo bisogno...», non finisco nemmeno la frase, mi incammino verso il bagno chiudendomi dentro e scoppiando in lacrime mentre ripenso a quei primi tre mesi tremendi passati a Vancouver quando non avevo la certezza di niente ed ero incinta e completamente sola. Sento la nausea salire e scendere, provo a controllarla. Quando sento la porta cigolare, asciugo subito le lacrime e mi ricompongo.
«Emma sono io», Lexa bussa alla porta.
«Sto bene, arrivo subito. Ho solo avuto un...», non continuo. Cosa ho avuto? Un crollo nervoso? Un attacco di panico e gelosia? Non so nemmeno io cosa ho avuto. Con la mia amica però non devo mentire perché lei sa e non ha bisogno di spiegazioni. Lei c'era nonostante fossi ancora una completa sconosciuta. C'era quando ero sola nel mio dolore. Lexa è stata per me la lucciola in mezzo all'oscurità.
Apro la porta e lei mi stringe subito in un abbraccio forte e carico di amore e comprensione. Le voglio un bene immenso.
Sciacquo il viso e prelevo dei fazzoletti per tamponare sotto gli occhi con la speranza che il resto del trucco non coli.
«Parker mi ha chiesto di venire a controllare. Sarebbe venuto lui ma non mi sembrava il caso. Emma, sei stata coraggiosa e non puoi continuare a soffrire così. Lo sai tu, lo so io...»
So a cosa si sta riferendo, il problema è che non so cosa rispondere. Sembra che la mia lingua si sia impigliata dentro la bocca. Vorrei solo andare via e continuare a piangere fino a quando non sarò nel mio piccolo appartamento, al sicuro.
«Sai che non posso farlo», poggio le braccia sul mobiletto e cerco di regolare il respiro. Il petto continua a farmi male e rivedo quella scena davanti come un replay continuo.
«Non pensi sia giusto che lui sappia?»
«No! E' passato tutto. Perchè farlo? Sta bene con lei ed è felice, per la sua bambina...» Scoppio di nuovo in lacrime. Dopo mesi ho avuto la conferma che cercavo. Allora perché sto così male? Perchè non riesco a smettere di rivedere quella scena ed esserne gelosa?
Sarà un papà affettuoso e premuroso. Sarà un papà presente per la sua bambina e anche per lei, Tara, anche se non lo merita.
Lexa prova ad abbracciarmi ma la fermo alzando la mano. «Devo calmarmi. Non posso rischiare in questo modo. Non voglio che Parker mi veda così. Non lo merita dopo tutto quello che ha fatto per me. Mi ama capisci? Ed io sto male per quello che invece ho visto!» Cammino come un animale in gabbia tenendo le dita premute sul naso, per un paio di minuti continuo così mentre Lexa si sistema contro la porta del primo bagno e incrocia le braccia.
«Credi che prima o poi non scoprirà cosa hai dovuto passare da sola? Credi che non abbia già fatto delle domande a sua sorella?»
«Anya non sa niente e non deve sapere. Questa storia, non può uscire assolutamente allo scoperto perché molte persone, potrebbero stare male...», rispondo affannata e agitata.
«Perché? Cosa pensi che possa fare?»
«Se si scoprisse che ero incinta, potrebbe succedere di tutto! Non posso permettermi altri errori, ne ho già commessi abbastanza. Devo solo fare finta di niente e non fissare troppo il pancione di Tara senza ripensare a quei tre mesi. Posso farcela a non pensare a quello che io non ho avuto. Posso farcela...»
«È vero?»
Ci voltiamo di scatto. Impallidisco maggiormente alla vista di Lucy alla porta e tappo la bocca per trattenere un singhiozzo mentre le lacrime sgorgano. Lucy ci fissa stordita e in attesa di risposte. Indietreggio mentre sbatte la porta e si avvicina a me a grandi passi. «Eri incinta e non lo hai detto a nessuno?»
Il mio petto inizia a fare più male di prima. Faccio fatica a respirare e ad aprire bocca. Cosa dico? «Lucy, quello che hai sentito, non...»
«So cosa ho sentito Emma! Eri o non eri incinta?», strilla.
Guardo Lexa la quale mi fa cenno di dirglielo fiduciosa come sempre. Tentenno un momento.vLe lacrime scendono sul mio viso e spiego a Lucy cosa è successo in quei tre mesi. Scoppia inevitabilmente a piangere incolpandosi e strillando. «Avresti dovuto dirmi cosa ti stava succedendo! Mi sono sempre data delle colpe per la tua improvvisa freddezza quando ti parlavo di loro. Avrei dovuto capire... Avresti dovuto rimanere qui e dirgli tutto! Avresti dovuto affrontare tutto con lui Emma...», singhiozza e tappa la bocca con la mano. «Hai passato tutto questo da sola...», scuote la testa chiaramente sconvolta.
«No. Come avrei potuto? Non potevo dargli altre preoccupazioni. Ho ancora dentro la testa il tono della sua voce quando quella stronza glielo ha detto. Non potevo tornare da un momento all'altro e illuderlo perché sarebbe stato scorretto. Non avrei potuto...», singhiozzo e trattengo il fiato. «Non potevo Lucy, non potevo! Non sarebbe stato corretto nei suoi confronti. Non avremmo potuto fare nessun progetto perchè non era certo. L'ho perso, l'ho perso senza capire perché proprio a me...»
Lexa mi abbraccia immediatamente e Lucy capisce che sto malissimo per questa storia e si ferma un momento con la mano sulla bocca. «Lui avrebbe scelto te, lo sai...»
«E io non volevo! Come avrei potuto strappare un padre ad una bambina ancora dentro la pancia della madre? Come potevo chiedergli di scegliere? Non mi avrebbe creduto se fossi tornata con un pancione. Me ne sono andata e ho passato tre mesi nel dolore senza dovere dire loro niente ma poi tutto è finito e mi sono rimessa in piedi! Ho dovuto farlo!»
Lucy scuote la testa. «Emma lui deve sapere! Anya lo sa?»
«Lei non deve saperlo! Nessuno deve! Non posso distruggere la loro vita ora che è tutto passato e stanno bene! Ti prego Lucy...»
«Chi deve sapere cosa?», Anya ci fissa con un sorriso dolce che le muore subito sulla bocca nel notare le nostre espressioni.
«Niente che Parker è il mio capo», sbotto asciugando le lacrime.
Lexa fissa Lucy torva per ammonirla e avvisarla di non provare ad aprire bocca. Sa essere convincente. Dio, che situazione estenuante.
Anya sembra turbata. «Allora perché piangi?»
«Le ha chiesto di andare a convivere e si è emozionata così tanto che non ha saputo trattenere il panico e stavamo giusto provando a farla ragionare non è vero Lucy?», Lexa parla quasi ringhiando e Lucy abbassa le spalle annuendo.
Anya spalanca gli occhi poi sorride senza entusiasmo. «Ma è una bella notizia!», mi getta le braccia al collo stringendomi a sé.
«Già...», mormoro mordendo le guance e trattenendo ulteriori lacrime per le menzogne.
Ci ricomponiamo tutte e usciamo dal bagno. Rimango un po' in disparte mentre torniamo al nostro tavolo e Lucy raggiunge Tony chiaramente in pensiero. Spero non apra bocca o scoppierà l'inferno.
«Tutto bene?», Parker scruta il mio sguardo mentre mi siedo accanto a lui e annuisco ad occhi bassi.
«Abbiamo solo fatto quattro chiacchiere in bagno, sai come siamo...», Lexa tenta di salvare la situazione mentre sento addosso due occhi azzurri puntati come lame infuocate.
Spilucco il resto del cibo e rimango in silenzio mentre tutti parlano e sorridono. Basta davvero poco ed esplodo. Forse è proprio questo che si aspettano tutti da me in questo momento. Riesco a scorgerlo dalle loro occhiate in tralice ma si sbagliano perché sono più forte di quanto pensano e questa sera, me ne andrò a testa alta da questa festa.
Parker mi invita a ballare e lo seguo in pista sollevata di dovere lasciare anche se per poco il tavolo. Lo abbraccio e chiudo gli occhi mentre il suo viso si abbassa. «Hai pianto e sei stata male per quello che penso?»
Annuisco e stringo la presa sulle sue spalle. Non so mantenere un segreto con lui. A dire il vero sono una frana totale nel dire le bugie e poi mi sento tremendamente in colpa ma con Parker è difficile nascondere qualcosa.
«Ora stai un po' meglio?»
Annuisco ancora e trattengo le lacrime nascondendo il viso sulla sua giacca che profuma di lui: il familiare sentore dell'amore. Solleva il mio viso con entrambe le mani affinché io possa guardarlo negli occhi. «Sei una pessima bugiarda», mormora sulle mie labbra.
«Lo so...», ricambio il bacio quasi disperata. Ho bisogno che mi calmi, che faccia la sua solita magia e mi rimetta a posto perché sono in tanti piccoli pezzi e solo lui sa come fare. «Mi dispiace...», sussurro.
Scuote la testa sorridendo nel suo modo dolce e autoritario di sempre. «Ti ordino di non piangere più da questo momento. Diventi brutta», ridacchia e questo ruba anche me una risata anche se triste.
«Non sono brutta quando piango», metto il finto broncio.
Scoppiamo a ridere. «Un po' si. Sai che non sopporto vederti così triste. Devo prendere qualcuno a calci nel sedere?», si fa serio.
Mordo il labbro e sorrido. «No, sto già meglio grazie a te!»
Mi fa fare una giravolta e poi un'altra. «Intende farmi girare la testa, signore?»
Le sue mani artigliano la mia vita. «Credo proprio di sì!», poggia le labbra sulla mia fronte.
Chiudo gli occhi e inspiro lentamente. «Hai un profumo così buono, mi calma...», sussurro.
«E io che pensavo ti facesse eccitare», trattiene una risata.
«Anche...», lo guardo maliziosa.
In breve, il mio pessimo umore è passato in secondo piano grazie a questo ragazzo meraviglioso che mi ritrovo di fronte. Alzo il viso ritrovando le sue labbra sulle mie. Non mi ritraggo. La sua lingua si fa strada dentro la mia bocca e in breve mi ritrovo affannata e piacevolmente eccitata.
«Ho bisogno di toglierti questo vestito Emma», ringhia sulle mie labbra.
Rabbrividisco e sorrido avvampando a causa del suo sguardo. Sento pulsare tutto il corpo e inizio a sentirmi stordita ed ebbra.
«Prendo da bere, qualcosa di fresco possibilmente»
Lo aspetto in piedi accanto alla piccola fontana. Inizia a fare freschetto e mi abbraccio dondolando in attesa.
Di punto in bianco, noto una figura che si avvicina in modo pericoloso. Mi guardo attorno smarrita e sgomenta. Mille situazioni iniziano a mulinare dentro la mia testa. Devo fuggire? Da che parte? È troppo vicino e dopo due passi, me lo ritrovo davanti. Provo a fare finta di niente, evito il suo sguardo ma quando sollevo un po' la testa vengo disarmata dai suoi occhi azzurri. Riabbasso la testa cercando di non provare nulla e a disagio cerco Parker tra la folla. Ora più che mai ho bisogno di lui accanto.
«Ciao Emma»
Il suono della sua voce rischia di farmi cadere in picchiata come un instabile carta messa dritta su di una superficie scivolosa.
Non lo fisso, il mio cuore rischia di scoppiarmi nel petto, una sensazione dolorosa, forse troppo. Tutt'a un tratto mi sento davvero persa senza Parker. Non so se rispondere, non so cosa dire. Perché mi fa questo effetto? Perché si è avvicinato?
«Come stai?», domanda fissando le lanterne appese agli alberi circostanti e barcollando leggermente.
Capisco che è ubriaco. La cosa mi innervosisce. «Tutto qua?», sbotto alzando la voce e guardandolo dritto negli occhi per la prima volta. «Tutto qua quello che vuoi sapere?», scuoto la testa. «Sto alla grande grazie per averlo chiesto!». Giro sui tacchi con le lacrime agli occhi pronta ad allontanarmi. La sua mano si artiglia sul mio braccio bloccando la mia fuga. Mi sento come se una scossa da un milione di volt avesse attraversato il mio corpo da capo a piedi. Batto le palpebre frastornata e scrollo la sua mano infastidita.
Il suo viso, non lascia trasparire nulla. Come sempre, mi ritrovo davanti quel muro che un tempo, sono riuscita a distruggere ma che ora, ha fondamenta più solide.
«Sto provando a fare conversazione con te», ringhia, «è difficile...», si guarda attorno massaggiandosi una tempia.
«Chi ti dice che io voglia parlare con te? Se non l'ho fatto in tutti questi mesi, ci sarà un motivo no?», urlo.
Si rabbuia, inizio a sentirmi in colpa ma solo perché ho detto la verità. Non posso perdere i progressi fatti dopo i sacrifici. Devo andarmene e in fretta.
«So cosa ti ho fatto ma...»
«Ma cosa? Pensavi che sarebbe bastato un "ciao Emma" e un "come stai?" per farmi sciogliere e fare finta di niente? Mi hai preso per stupida?», alzo gli occhi al cielo e sbuffo.
«Tutto bene? Sono stato intrattenuto dal padre di Lucy», Parker mi raggiunge superando Ethan e prendendo il mio viso tra le mani.
«Si», sussurro turbata e con le lacrime agli occhi.
Si volta verso Ethan e gli lancia uno dei suoi sguardi pieni di astio. Mi faccio piccola piccola e ho paura che possa scoppiare una lite da un momento all'altro. Conosco il temperamento di Parker e in parte conosco anche Ethan e so che basterà un niente per farli reagire in modo spropositato.
«Cosa succede?», domanda invece tenendo fisso lo sguardo su Ethan il quale rigido ricambia l'occhiata in modo sfrontato. Assume quell'espressione da vero stronzo.
«Le stavo solo chiedendo come sta», risponde tranquillo e con un ghigno.
«E io stavo per andare via», ribatto rancorosa.
«Hai capito? Significa che non vuole parlarti. Non avresti dovuto trattenerla!», ringhia Parker incapace di trattenere l'istinto.
«Stanne fuori!», ribatte Ethan con i suoi occhi puntati sui miei.
Rabbrividisco e distolto lo sguardo notando che Lexa e David ci stanno raggiungendo allarmati seguiti da Mark e Anya. I miei battiti aumentano spropositatamente.
«No che non ne sto fuori cazzo! Lei è la mia fidanzata e se non vuole parlare con te devi farti da parte e lasciarla in pace!»
«Non mi interessa la tua opinione, non l'ho chiesta! Lei sa parlare e sa come difendersi da sola!» Ethan si avvicina pericolosamente a Parker ma lui rimane impassibile e pronto a proteggermi.
«Ti pregherei di tornare dalla tua ragazza, ho visto che è anche in stato interessante, ha bisogno di attenzioni no? E ti chiedo di non importunare la mia fidanzata, siamo ad un matrimonio!»
Ethan sposta lo sguardo da me su Parker e lo spinge leggermente. «Tu, non mi dai nessun ordine!», continua a provocarlo spingendolo.
Indietreggio allarmata. Vedo partire un colpo ma chiudo gli occhi per istinto e quando li riapro, Parker tiene fermo il pugno di Ethan con una strana forza aggressiva.
«Se ti rivedo anche solo vicino a lei, ti prendo a calci nel culo! Hai capito?», Parker lo affronta a testa alta e spinge Ethan chiaramente incredulo per la forza dimostrata da Parker che ha lo sguardo freddo, quello che usa sia per minacciare che per fottere qualcuno.
Mark si frappone tra i due allontanando l'amico prima che possa colpire ancora Parker. Ethan è chiaramente ubriaco e su di giri e so che è molto forte, noto il suo sguardo truce e la mascella contratta. David trattiene invece Parker che ha la vena del collo in bella mostra. Fanno paura.
«È questo quello che vuoi Emma? Sul serio? Nessun chiarimento? Me lo devi! lo sai tu e lo sanno tutti...», Ethan alza il tono della voce chiaramente frustrato e nei suoi occhi, balena un fremito mentre Mark tenta di allontanarlo da me.
Annuisco con convinzione senza aprire bocca. Alzo il viso e incrocio il suo sguardo. «Io non ti devo niente Ethan! Hai distrutto tutto con le tue stesse mani. Non ho niente da dirti!», stringo il braccio a Parker. «Andiamocene», la voce mi trema ma rimango dritta e decisa.
Il viso di Ethan si trasforma in una smorfia e ringhia adirato prima di spingere Mark e allontanarsi a grandi passi. Mark si scusa così come Anya e si allontanano mortificati per raggiungerlo.
Saluto i novelli sposi con un abbraccio e poi ci incamminiamo verso la spiaggia.
Il silenzio è assordante e anche imbarazzante ma non avrebbe senso parlare. Lexa sa già tutto, Parker sa già tutto. David sembra un po' scosso ma è abituato alle risse e sa di certo come affrontarle visto che dirige un locale.
«Guardate il lato positivo, Emma poteva graffiarlo come una gatta selvaggia o cavargli gli occhi ma non l'ha fatto!»
Guardiamo Lexa per un momento poi scoppiamo a ridere. La abbraccio e le sussurro che le voglio bene. I due poi si allontanano con la scusa di una festa in un locale e mi ritrovo da sola con un Parker silenzioso e pensieroso.
Prendo la sua mano e controllo che non sia rotta o ammaccata. Faccio lo stesso con il suo viso ma scosta la mia mano come infastidito dal mio tocco, infila le mani dentro le tasche dello smoking e va avanti senza meta. Rimango un momento indecisa se seguirlo o meno poi tolgo le scarpe e gli corro dietro lasciando delle piccole impronte sulla sabbia ormai fredda.
Il cielo è limpido e pieno di stelle. La spiaggia piena di focolai accesi. Ci allontaniamo sempre più, diretti verso una zona appartata. Non so cosa dire o fare, mi sento confusa ma sono qui con lui e so che non appena si calmerà, riusciremo a comunicare. Lo facciamo sempre. Il bello della nostra storia è proprio questo: riusciamo a trovare un punto di unione laddove c'è stata una piccola rottura.
Decido di avvicinarmi a riva. Quando si accorge che mi sono fermata si avvicina a me lentamente. Sollevo l'abito e i miei piedi si bagnano con l'arrivo di una piccola onda. L'acqua fredda manda una scossa piacevole su tutto il mio corpo. Mi risveglio e mi volto in tempo trovando le labbra di Parker sulle mie.
Il bacio si fa sempre più intenso, passionale. «Torniamo a casa?», domanda fissando la mia bocca e indietreggiando per non bagnarsi le scarpe.
«Rimaniamo ancora un po' qui, è così tranquillo...», mi volto, alzo il viso verso il cielo e chiudo gli occhi. Sento le sue labbra sulla mia spalla. Mi esce un mugolio e sento il suo respiro farsi scostante e i suoi battiti aumentare.
Lo abbraccio mentre cammina indietro verso il tronco sistemato a terra. «Sei arrabbiato con me?», domando insicura.
«Sarebbe più facile prenderti se lo fossi ma no, non lo sono. Sono solo arrabbiato con me stesso, per non avere reagito al suo pugno. Avrei dovuto ricambiare con qualche extra, per proteggerti», ringhia.
Poggio il palmo sul suo petto scosso. Sotto pelle sento i suoi battiti accelerati. Gli getto le braccia al collo e stringendomi a lui lo attiro in un bacio lento, dolce, eloquente. Succhio le sue labbra facendolo gemere.
Si siede sulla sabbia e appoggia la schiena contro il tronco. A poca distanza un fuoco acceso riscalda piacevolmente la nostra pelle. Mi sistemo a cavalcioni su di lui mentre continuiamo a baciarci e a stringerci come se dovessimo fonderci da un momento all'altro.
Sento la sua eccitazione crescente sotto i pantaloni e ansimo quando le sue mani toccano le mie cosce sotto l'abito che si è disteso sulla sabbia come una coperta su di noi. Chiudo gli occhi e allungo la schiena quando le sue dita toccano i punti più sensibili.
Senza fiato, posa la sua fronte sulla mia. «Ti voglio così tanto...», la sua mano tocca il mio intimo. «L'appartamento è vicino...», spinge le dita contro il tessuto. Gemo. «No, qui...», i miei pensieri sono sconnessi. So cosa voglio ma non riesco a parlare, sono troppo eccitata è ancora scossa.
«Vuoi che ti prenda qui? Ti farà male, non lo facciamo da un mese...», morde la mia pelle e preme ancora con le dita.
Sento freddo e toglie la giacca sistemandola sulle mie spalle nonostante le mie proteste. Tra poco non ne avrò più bisogno vorrei dire ma sono rincretinita dai suoi gesti, dal suo sguardo, dalla voglia che ho di sentirlo mio.
Sbottono i suoi pantaloni senza problemi e li abbasso con il suo aiuto assieme ai boxer. Apre una bustina e allargo le gambe su di lui sistemando l'abito. Prima che possa parlare, tengo fermo il suo viso e lo bacio. «Prendimi, fa l'amore con me, qui...»
Mi cala su di lui e mi esce uno strillo. Ansimo sulle sue labbra mentre spinge il mio corpo contro il suo ad un ritmo controllato, lento. Gemo forte e mi spingo su di lui mentre stringe la mano tra i miei capelli prima di staccarsi.
«Cosa vuoi Emma?», domanda affannato. I suoi occhi luccicano e le sue labbra fremono.
«Non fermarti»
Sulle sue labbra aleggia un ghigno eccitante. Sto perdendo il controllo.
«Cosa, vuoi?»
«Uhmmm. Voglio te, dentro di me, fai l'amore con me, ti prego...»
Spinge con forza dentro tappando la mia bocca con la mano mentre continua a spingere eccitato e carico. «Cazzo Emma, rifallo!»
Sento un dolore piacevole e la voglia cresce dentro facendomi esplodere in un orgasmo potente mentre anche lui arriva al limite. Poggio la fronte sulla sua spalla e rimango ferma, in pace.
«Forse dovremmo fare altre scommesse se il sesso sarà sempre così...»
Apro la bocca ma esce un altro gemito perché lui si muove sotto di me. Le sue pupille si dilatano. «Ti voglio ancora, credi sia sbagliato?», mi solleva e sento subito la mancanza, mugolo aggrappandomi a lui.
«Mi vuoi ancora?», sorrido maliziosa facendolo gemere. Annuisce gettando la protezione e aprendone un'altra.
Mi riempie di nuovo con più forza e tappa la mia bocca prima che io strilli. «Shhh...»
Scuoto la testa e muovo il bacino.
«Rifallo!»
Getto la testa indietro lasciandomi attraversare dalla crescente fiamma che sale dal profondo.
«Questo vestito è ingombrante!», morde la mia spalla mentre spinge i miei glutei contro di sé con più forza. Sbottono la sua camicia e tocco il suo petto, la sua pelle liscia e profumata, le cicatrici.
«Se ci beccano...», sussurra prima di mordere le labbra e rilassarsi contro il tronco.
Voglio tutto questo così tanto, è sbagliato?
Lascia uscire un seno e succhia il capezzolo. Non vedo più niente. Batto le palpebre affannata. Sento le guance in fiamme mentre mi guarda con ardore. «Ti amo...»
Merda, sono fottuta! Lo amo davvero! E ora?
«Emma ti prego vieni, sto morendo...», ringhia stringendo il mio viso.
Sento un calore fortissimo travolgermi in modo violento, più del solito. Parker non si ferma continua ancora e ancora facendone arrivare un altro più intenso.
Mi lascia libera di gemere fissandomi estasiato e godendo degli spasmi. Viene dopo tremando e mordendo la mia spalla. «Ohhh cazzo!», continua in estasi.
«Ahhh», non riesco più a controllarmi, a capire niente. «Rimani ancora un po'...», ho la voce roca e stridula. Devo calmarmi.
Mi bacia mordendo le mie labbra e muove ancora il bacino. Ho un altro orgasmo sotto i suoi occhi ardenti e mi scappa qualche lacrima.
Mi solleva per togliere la protezione e apre la bocca lasciando uscire un mugolio. Aggiusta il mio intimo e scivola con la schiena sulla sabbia. Sono su di lui, mi sento una gelatina. Ho i muscoli indolenziti e sono piacevolmente rilassata. Sembriamo due ubriachi.
Alzo il viso e sorrido mordendo il labbro mentre le sue dita scostano una ciocca dietro il mio orecchio e mi stampa un bacio sulle labbra.
«Era perché non lo facevamo da un mese o per altro?», cerca di riprendere fiato.
«Credo sia perché ti amo...», sussurro.
Mi ritrovo sotto il suo peso. Il vestito alzato sulle cosce, le sue mani strette su di esse e il suo corpo in mezzo. Inspiro eccitata.
«Ho bisogno di spogliarti, di fare ancora l'amore con te Emma... Ti voglio!», spinge ansimando.
Mi sistemo seduta in modo tale da averlo davanti. «Dillo di nuovo...», porto la sua mano dentro l'intimo e gemo.
«Che voglio spogliarti? Che ti voglio?», spinge dentro le dita. «O che voglio scoparti?», porta le dita sulle labbra.
Ansimo e stringo le cosce sulla sua vita. «Andiamo a casa!»
Si rialza e mi aiuta a rimettermi in piedi. Barcollo leggermente sentendo le gambe molli e la mente sgombra. Dio, quanto è sexy!
Arriviamo a casa e per fortuna, non c'è nessuno. Lo afferro per la cravatta. «Mi farai uno spogliarello sexy?», domando come una bambina maliziosa trascinandolo verso il letto.
«Solo se ti toccherai!», ghigna.
Avvampo, sento proprio il mio corpo in fiamme. «Mi insegnerai a farlo?»
«Ad una condizione: lo farai solo con me!», stringe i miei glutei sopra il tessuto dell'abito. Annuisco sopra le sue labbra mentre gemo.
Sfila l'abito e alla vista dell'intimo sexy, deglutisce visibilmente accaldato e passa la lingua sulle labbra.
«Toccami!», indietreggio verso il letto mentre lui mi segue come un animale pronto ad attaccare. Prendo le sue mani e le lascio scorrere dal collo verso il seno poi giù sotto l'ombelico. La sua mano si infila dentro l'intimo e le sue dita premono dentro facendomi urlare. Sorride soddisfatto e si ferma lasciando una striscia dritta della mia essenza sul mio corpo prima che la sua lingua la ridisegni. Sto per perdere il controllo. Chi è questo ragazzo? Che ne ha fatto di Parker?
Apro le cosce e tiro la sua cravatta.
«Ti farò uno spogliarello che non dimenticherai tanto facilmente!» dice lasciandomi insoddisfatta e raggiungendo il centro della stanza proprio davanti al letto.
«Scendi con le mani su tutto il tuo corpo come hai fatto prima con me»
Lascio scorrere i palmi sul mio corpo. Il suo sguardo ardente segue ogni mio gesto mentre sbottona lentamente la camicia e continua a darmi ordini.
Mi esce un sospiro affannato. Lancia sulla sedia la camicia lasciando la cravatta sul suo fisico perfetto.
Gemo e inarco la schiena mentre si libera dei pantaloni in modo provocante e si avvicina al letto mentre sfioro la mia pelle, sembra uno squalo, lo sguardo fisso sulla mia bocca. Inizia a baciare la mia caviglia e sale lungo la gamba. Mi fermo affannata e sconnessa.
«Continua piccola, non abbiamo finito!», prosegue con l'altra gamba. Allargo le cosce e chiudo gli occhi.
«Guardami!», sibila sulle mie labbra. Slaccia il mio reggiseno e inizia a tormentare il mio seno.
«Parker...», non ce la faccio più sento di essere al limite.
«Non è il momento piccola...», sfila le mie mutandine. Gemo e le gambe mi tremano.
«Non senza di me!»
Scuoto la testa e con una mano stringo il lenzuolo. Cerco di trattenermi più che posso. Mi sta torturando e mi piace da impazzire.
Oddio non ce la faccio più, è troppo per me. Toglie la mia mano impedendomi di raggiungere l'orgasmo e passa la sua su di me.
Protesto incapace di trattenermi oltre. «Parker...», non so bene cosa voglio dire.
Sulle sue labbra aleggia un sorriso eccitante. Spalanco la bocca. Le mie cosce si irrigidiscono. Se ne accorge e si fa strada dentro me senza protezione. Lo sento in modo diverso e si muove a fondo con forza e decisione.
Mugolo e graffio le sue spalle per trattenere ancora il piacere dentro prima che esploda. «Oh Parker!»
Ghigna. «Ti piace? Vieni per me!»
Arrivo al limite mentre continua a spingere e gemere. Sento la sua essenza sulla mia pancia.
«Oh Dio!», mormora senza fiato ricadendo sul materasso.
Porto sulle labbra la sua essenza e i suoi occhi si spalancano per la provocazione. La sua bocca trova la mia con forza.
N/A:
~ Chi dice che siamo destinati ad una sola persona? Chi dice che il nostro amore sarà un principe azzurro nella versione cattiva e oscura? Ci sono anime che si appartengono ancor prima di conoscersi veramente...
• Quando ho letto questa frase, ho pensato subito a questo capitolo:
"Per me non esiste l'arte di sfiorare, o lo tocchi l'amore o lo lasci andare." -Massimo Bisotti.
Spero vi sia piaciuto. La canzone è di Daughtry (vi consiglio di ascoltarla). Per il resto potete lasciare i vostri commenti, le vostre teorie e tutto quello che volete!!! (Non mi dilungo con i miei monologhi in questo capitolo perché è già abbastanza lungo di suo). Scusate per gli errori!!!
Buona serata!!!! ❤️ ~
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