~ Elastic Heart ~
• Emma's POV:
Ecco come mi sento:
- Indolenzita
- Fragile
- Spaventata
- Delusa
- Sola
La lista potrebbe essere più lunga ma non ne ho le forze per continuare a stilarla.
Cerco di alzarmi dal divano ma la mia testa ancora una volta protesta e continua dopo due giorni a farmi male. Ho un leggero trauma cranico da tenere sotto controllo. Non ho vomitato o altro quindi la situazione sembra apparentemente nella norma.
Prendo una tazza e verso una manciata di cereali. Apro lo yogurt e lo verso sui cereali a fatica visto che ho il polso fasciato. Mando giù lentamente la colazione o il pranzo non so dire con esattezza che ora sia visto che non riesco ad aprire bene gli occhi e ad alzare la testa perché gira subito come una trottola. Torno sul divano e mi rannicchio in una posizione comoda.
Oltre al trauma cranico, ho una costola rotta, il polso fasciato, il labbro tumefatto e sul sopracciglio hanno messo due punti.
Quella stronza ha proprio sfogato su di me la sua rabbia e le sue frustrazioni. Per fortuna mi sono difesa bene all'aggressione: così l'hanno definita i poliziotti. Ho esposto subito denuncia o meglio, il mio vicino l'ha fatto al posto mio con Lexa. Da quanto mi hanno riferito, le ho rotto il naso, chiuso un occhio è rotto due denti di davanti oltre alle labbra. In poche parole: ho rovinato il suo viso rifatto e credo di esserne soddisfatta.
Non essendo andata a lavoro senza avvisare, Tea ha chiamato ma le ha risposto Lexa al posto mio dicendole che sono caduta e starò a casa a riposo per qualche altro giorno ancora.
Stiamo usando questa scusa con le persone che chiedono di me. Non credo di volere rischiare e mettere di mezzo il nome dell'ufficio. Forse lei meriterebbe di peggio ma dovrà pagare profumatamente i danni che mi ha provocato. Soprattutto perché mi ha seguita fino a casa e quindi ha premeditato l'aggressione.
«Sono tornata!», la porta si richiude. Sento il rumore dei passi e dei tacchi di Lexa mentre si avvicina. La testa fa un male cane ad ogni rumore. «Ho portato il pranzo», mi sorride.
«Grazie, non saprei come fare senza di te!», la abbraccio delicatamente e mi rialzo dal divano per preparare la tavola.
Pranziamo chiacchierando del più e del meno. Non potrò aiutarla con il prossimo servizio visto lo stato in cui mi ritrovo ma vuole cambiare le date per permettermi di esserci. "Niente che con il trucco non si possa coprire", dice spesso. Vorrei proprio crederle. Il trucco può coprire le crepe che continuano a formarsi nel cuore?
«Ha chiamato ancora?»
Annuisco. «Ho spento il telefono. Non credo di volerlo vedere in questo stato. Qualche stronzo ha visto uscire quella pazza in manette dal palazzo e lo ha riferito al giornale locale. È in testa al gossip del giorno con tanto di foto. Non mancherà molto, farà due più due a meno che già non sia sul piede di guerra.» Sospiro al pensiero di Parker furioso.
«Pensi che verrà oggi?», manda giù il boccone di riso.
«Non lo so, credo sia impegnato fino a tardi», allontano il piatto. Non ho molta fame e Lexa mi ammonisce.
«Tornerò dopo il servizio. Porto la cena, questa sera pizza», mi stampa un bacio sulla tempia ed esce dal mio appartamento con la sua andatura da modella.
Metto a posto la cucina, lavo i piatti e cerco di studiare. Faccio una doccia e provo a non fissarmi troppo allo specchio. Sono sempre pallida e i lividi sono molto evidenti sulla mia pelle. Avrò mai un vero momento di pace nella mia vita?
Dopo la doccia, mi accomodo sul divano e accendo la tivù. Sul notiziario noto che il fatto è trapelato eccome.
"Da fonti attendibili si dice che abbia premeditato l'aggressione seguendola fino a casa... Si dice abbia avuto un attacco di gelosia..."
«Merda!», aumento il volume per sentire meglio il discorso mettendomi comoda sul divano.
"La vittima, l'assistente dell'ambito avvocato di Vancouver, il signor Parker Johansson, è rimasta ferita e scossa ma ha denunciato la donna che ora dovrà pagare i danni morali e fisici e sulle spalle si ritroverà un reato grave che con ogni probabilità farà vacillare la sua carriera..."
I giornalisti iniziano a discutere augurandomi una buona guarigione e poi parlano della possibile relazione tra la pazza e Parker. Parlano di me come se mi conoscessero. Mostrano pure le foto del mio servizio fotografico esprimendo i loro giudizi in merito. Tutta questa storia, sta diventando un caso mediatico abbastanza pesante da sostenere. Come si permettono?
Spengo la tivù e frustrata ritorno con la testa sui libri anche se ogni pensiero è rivolto a quanto è successo.
Lexa arriva intorno alle sette e mezzo con dei cartoni di pizza fumanti. Il mio stomaco ringrazia anticipatamente brontolando. «Si sono appostati sotto casa quegli stronzi. Hanno cercato di intervistarmi. Sanno che siamo amiche. Mi hanno chiesto della vostra relazione...»
«Guarda il lato positivo», le dico indicando lo schermo di nuovo acceso, «siamo di nuovo in tivù». Mi esce un sorriso triste e Lexa mi abbraccia per confortarmi.
«Hai un aspetto migliore», so che è sincera ma le apparenze ingannano vorrei risponderle. Mi sento abbastanza giù di morale perché le cose quando iniziano ad andare bene, finiscono per complicarsi e degenerare nella mia vita.
Il telefono vibra. «Emma?», Lucy sembra abbastanza preoccupata o se non lo è, finge bene. Ormai non so più se fidarmi di lei dopo il colpo basso che mi ha inflitto quel giorno al locale.
«Ehi, tutto bene?»
«No, è successa una cosa...»
Il mio cuore inizia a battere all'impazzata. Mando giù il boccone di pizza a stento. «Cosa? Spero nulla di grave.» Lexa domanda con lo sguardo con chi parlo e le mimo: Lucy. Alza gli occhi al cielo.
«Ecco, ieri è venuta Anya, non aveva una bella cera. Ha litigato pesantemente con... con suo fratello e con Mark.»
Trattengo il respiro. «Lucy sai che non sono fatti che mi riguardano. Ho già i miei problemi da risolvere.» Il tono mi esce abbastanza brusco.
«Lo so ma stava davvero male. Mark è venuto a cercarla ma non riusciva a trovarla. Sai per caso dove potrebbe essere?»
Mi sento mancare. Per un attimo perdo la cognizione del tempo e dello spazio e inizio a tremare. Lexa si allarma e gira il tavolo per raggiungermi mentre scoppio in lacrime. La mia amica ha dato di matto e io non sono lì con lei per poterla confortare. Perché tutto questo? Cosa ho fatto di male?
«Lucy, sono Lexa, Emma ha avuto un piccolo incidente due giorni fa ed è ancora scossa quindi non credo sia il momento di turbarla ulteriormente. Sono sicura che qualunque cosa stia succedendo li si risolverà.»
Mentre piango inizio a ricordare un posto, l'unico in cui Anya potrebbe rifugiarsi quando sta davvero male. Ci andavamo spesso dopo le lezioni o nei momenti di noia e di libertà. Quando tutto andava per come doveva. «Dille di cercare alla mostra dei quadri grotteschi, Mark capirà.» Lexa fa da tramite e stacca la chiamata.
«Non posso continuare così», sospiro. «Stavo iniziando a stare davvero bene e ora guarda come mi ritrovo», singhiozzo indicandomi.
Lexa propone di guardare un film nuovo e ci sistemiamo sul divano. Cerca di risollevarmi il morale con un film allegro e divertente e non i soliti thriller che a lei non piacciano. Quando rido le si illumina lo sguardo. Le devo molto, più della mia amicizia e riconoscenza. E' stata davvero una grande fortuna conoscerla. Lexa sa come farsi volere bene.
Credo di essermi appisolata quando sento la voce di Lexa forte e proveniente dall'entrata. Usa quel tono quando sta per perdere la pazienza.
«Sta male e si è appena addormentata. La tua amica le ha provocato seri danni in più riceve chiamate da New York ed è davvero distrutta!», sta dicendo in tono diretto. Posso immaginarla mentre gesticola e fissa quel qualcuno con i suoi occhi scuri.
«Posso almeno vederla? Sono due giorni che non mi risponde e non viene al lavoro. Ho cercato di sistemare tutto prima di venire qui. Per favore...»
Parker è qui? Non era impegnato in una riunione lunga ed estenuante? Mi sembra di averglielo appuntato nell'agenda qualche giorno fa.
«Non credo voglia vederti», risponde Lexa un pò nervosa.
«Lexa ti prego...»
Immagino il viso di Parker mentre parla con la mia amica. Cosa dovrei fare? Alzarmi e parlargli sulla soglia? Dovrei togliere dall'impiccio Lexa?
Faccio un pò fatica ma riesco ad alzarmi e a raggiungere la porta dove Lexa tenta di mandare via Parker. Poggio una mano sulla sua spalla e lei silenziosamente domanda se ne sono sicura. Annuisco e quando va a sedersi sul divano, socchiudo la porta ma non ho il coraggio di alzare il viso verso il ragazzo con la quale stavo cercando di costruire un qualcosa di positivo.
«Emma...»
Gli occhi mi si riempiono di lacrime. «Non dovresti essere qui. I giornalisti potrebbero...»
Le sue dita alzano il mio viso con delicatezza. «Non me ne importa un accidenti dei giornalisti. Che scrivano pure quello che vogliono. Voglio solo assicurarmi che tu stia meglio e voglio... starti vicino. Ti prego, permettimi di rimanere.» I suoi occhi sono sinceri, attenti, tristi. Non l'ho mai visto ridotto in questo stato. La sua barba è più ispida, ha le occhiaie ed è strano vederlo con addosso una maglietta nera aderente e un paio di jeans stretti strappati su un ginocchio. Sa essere elegante con qualsiasi cosa addosso.
«Per favore Emma... lascia che mi prenda cura di te.» Passa le dita sulla mia guancia in una carezza delicata e lenta. «Sai che non me ne andrò facilmente, ho portato un borsone, mi accamperò qui in corridoio se sarà necessario», usa un tono autoritario e deciso.
«Dammi, dammi un momento...» Richiudo la porta e Lexa inarca un sopracciglio guardandomi a distanza dal divano. Le sue labbra si piegano subito in un sorriso rassicurante. «Fallo entrare cretina!»
Ecco perchè le voglio bene, perchè sa esattamente cosa provo e come mi sento. Sa esattamente cosa voglio.
Faccio un profondo respiro e riapro la porta. Parker alza gli occhi incontrando i miei. Gli porgo la mano, lui la stringe ma anzichè seguirmi mi attira tra le sue braccia sempre con delicatezza. «Non la passerà liscia per quello che ti ha fatto», mormora con il viso tra i miei capelli. Sento il suo cuore battere velocemente. «Mi sono sentito in colpa e frastornato. In ufficio mi hanno tempestato di domande a cui non sapevo dare una risposta. Ho chiuso l'ufficio per tutta la settimana, non voglio lavorare sapendoti in casa, ferita e delusa. Mi dispiace...»
Scuoto la testa e sciolgo l'abbraccio. Entriamo in casa mentre Lexa parla al telefono. «Red vuole passare per portare qualcosa da mangiare», dice nascondendo la cornetta con la mano.
«Va bene», approfitto perchè così si vedranno fuori dal locale e magari si decideranno a conoscersi meglio quei due.
Parker sistema il borsone nella mia stanza senza domandare il permesso. So che ha già organizzato tutto, lo conosco abbastanza e poi non ho le forze per ribattere, per litigare ancora con lui.
Red arriva con dei sacchetti pieni di cibo. Pollo, patatine, salse varie, macedonia, insalata, c'è pure il dolce. L'odore ravviva l'ambiente. Ci sistemiamo davanti alla tivù e chiacchieriamo tranquillamente mentre gustiamo tutti questi piatti appetitosi.
Red esprime la propria sul caso che mi ha visto coinvolta e spera proprio che quella stronza bastarda paghi profumatamente. Parker che è nel settore, conferma. I due, sembrano andare molto d'accordo. Anche Lexa nota questo dettaglio e me lo sussurra mentre siamo in cucina per lavare i piatti. «Dormite qui?», le domando per non rimanere da sola in casa con Parker.
«Si ma il tuo capo mi ha chiesto di prendersi cura di te in mia assenza ed io... ho accettato l'offerta.» Ridacchia quando la spintono e mi stampa un bacio affettuoso sulla tempia.
Il telefono vibra sulle note di Sia. E' un numero. Aggrotto la fronte e rispondo. «Pronto?»
«Emma, sono Mark...», ha la voce affannata.
Deglutisco e cerco di apparire serena nonostante mi sembra di essere appena stata colpita da una potente frustata. «Cosa, cosa succede?»
«Non riesco più a controllarla. Sta dando di nuovo di matto. Non te lo chiederei ma ti prego, falla ragionare. Sono sicuro che ci riuscirai.»
«Credi che io possa convincerla a sposarsi?»
Lexa si volta e si rabbuia. So che le da fastidio. So che vuole solo il mio bene. Lei sa cosa ho dovuto passare quei primi mesi qui da sola.
«Non te lo chiederei se non ne fossi sicuro. Tiene molto a te e ha litigato con Ethan, ha litigato con i suoi, con suo padre, con me. E' proprio fuori controllo, io, io non so più cosa fare. Ti prego Emma...»
Sentire quel nome mi destabilizza perché ricordo quel momento. Ricordo il momento in cui l'ho rivisto. Mordo il labbro e mi appoggio al bancone cercando di recuperare il respiro. «E' li con te?», abbasso le spalle abbattuta. Sono davvero stanca. Chiudiamo questa faccenda una volta e per tutte.
«Si, nell'altra stanza. Senti, lo so che ci odi tutti e ne hai tutte le ragioni ma non te lo chiederei se non ne fossi sicuro. Non te lo chiederei se non sapessi quanto lei abbia bisogno di te...»
Gli occhi mi si rimepiono di lacrime. Mark mi è sempre piaciuto per questo suo lato dolce. L'ho sempre visto come un fratello maggiore proprio perché non mi ha mai giudicata o allontanata da loro. «Passamela...», la voce trema e si spezza. Segue un momento di silenzio. Un momento in cui il mio cuore rischia di scoppiare.
«Emma?»
Singhiozzo. «Ascoltami Anya. Ascoltami con attenzione. Ti stai comportando da vera ragazzina viziata. Sappiamo che non lo sei! Devi smetterla di dare di matto e trattare male chiunque. Mark rimane al tuo fianco perchè ti ama veramente ma se al suo posto ci fosse stato qualcun altro? Credi che sarebbe rimasto a sopportare i tuoi stupidi capricci? Adesso alzati, asciuga quelle cazzo di lacrime e chiedigli scusa, per tutto! Mark non merita tutto questo! Mark non merita di soffrire dopo quello che ha fatto per te! Mark merita di essere felice e di avere accanto sua moglie, la ragazza che le ha fatto battere il cuore sin dal primo istante in quel giorno grigio di ottobre! Chiedi scusa anche a tuo fratello...», prendo aria, sto parlando velocemente mentre sento i singhiozzi sommessi della mia amica. «Hai una grandissima fortuna proprio davanti a te e stai sprecando il tuo prezioso tempo per cosa? Per sfogare la tua rabbia? Sei davvero così stupida? Io non credo. So che farai la cosa giusta terminata questa chiamata ed è una ed è logica: sposalo!», scrollo le lacrime e poggio il pugno sul bancone dell'isola.
«Dimmi che ci sarai e accetterò...», singhiozza.
«Questo è un ricatto Anya. Sai benissimo che non voglio rivederlo! Sai benissimo che mi farebbe stare male nonostante io qui stia tentando di ricominciare. Sai benissimo che non riuscirei a...», scivolo lentamente e scoppio in lacrime. «Io vi ho odiato. Vi ho odiato perchè non me lo avete detto. Sei la mia amica, avresti dovuto. Sono scappata perchè il dolore era troppo forte e non riuscivo a gestirlo. Non avrei potuto accettarlo! Non posso accettarlo tuttora! Ho fatto di tutto per togliermelo dalla testa e ora tu mi stai chiedendo di riaprire anche se per un giorno una vecchia e profonda ferita...»
«Lo so che ci odi, lo so che ti ho tradita, lo so che avrei dovuto parlarti di cosa stava per succedere ma sono stata codarda. Non ti sto chiedendo di venire per lui ma per me. Ti prego...»
Sospiro e asciugo ancora una volta le lacrime. «Ti sposerai senza ripensamenti?»
«Si»
«A Giugno per come avevi stabilito quando ci siamo riviste?»
«Si»
«Accetterò solo se poi dopo tutto questo, non mi costringerai più a tornare in quel cazzo di posto! Accetterò solo se mi lascerete vivere tranquillamente senza più nominarlo, senza più rivangare il passato. Accetterò se accetterete la mia nuova vita. Anya... io ora sono felice...»
«Si...», sussurra.
«Voglio che tu lo dica a Mark ora!», cerco di non piangere.
Anya chiama Mark e glielo dice sicura e tra le lacrime. «Grazie Emma», risponde lui da lontano.
«Ti voglio bene Emma. Ti manderò l'invito. Grazie...», sussurra.
Stacco la chiamata prima che continui a parlare, mi rialzo e mi dirigo in camera. Sbatto la porta e mi rannicchio sul letto scoppiando in lacrime. Ho solo bisogno di scaricare tutto quanto con il viso sul cuscino. Non so a cosa mi porterà tutto questo. Non so cosa succederà. Non so cosa proverò o cosa sentirò. So solo che voglio tornare a respirare e per farlo, devo solo affrontare questi due matrimoni dopo di che lascerò tutto alle mie spalle.
Mark, mi manda un lungo messaggio di ringraziamenti. Mi aspetta al matrimonio per un lungo abbraccio e un vagone di scuse. Sappiamo tutti che questo non servirà a riparare il buco che ho sul cuore. Non rispondo, non ne ho voglia. Ho già fatto abbastanza e non lo meritano.
La porta cigola e sento la mano delicata di Lexa sui capelli. «Stai bene?»
«Tra poco, sono solo un pò scossa...», mormoro con il viso sul cuscino.
«Ti accompagneremo»
Alzo il viso per guardarla e lei mi sta sorridendo. «Non ti lasceremo sola con quella gente. Tu sei la nostra scoiattolina. Andremo in quattro se sarà necessario e ci divertiremo a sbattere in faccia a queste persone quanto stiamo bene.»
La abbraccio e la ringrazio per l'appoggio. So che non sta affatto scherzando e sapere che in qualche modo non sarò sola in quel posto, mi rassicura. Avvertirò Anya e Lucy e inizierò a sistemare il vestito che tengo dentro la scatola nell'armadio. Proverò a realizzarne uno anche per il matrimonio in spiaggia di Lucy perchè sono già in ritardo con la tabella di marcia.
«Siamo di la se vi serve qualcosa», sussurra prima di lasciare il posto a Parker.
Lui siede subito sul letto. Carezza la mia schiena con delicatezza. Da una parte ho una voglia matta di picchiarlo mentre dall'altra, sento solo il bisogno di un abbraccio lungo, silenzioso e carico di parole non dette e sentimenti a lungo tenuti repressi.
Scelgo la seconda opzione. In realtà sembra che lui mi abbia letto nel pensiero perchè mi spinge contro il suo petto e bacia la mia testa con una tenerezza disarmante.
Abbatto per un momento tutte le mie barriere e gli permetto di amarmi per come merito.
N/A:
~ Ehi come va? Come avete passato questo ferragosto? Io ho mangiato tanto ma non ho fatto niente di particolare. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Perdonate come sempre per gli "orrori". Abbiamo visto che Emma prova davvero qualcosa di forte verso il nostro avvocato. Secondo voi, Parker riuscirà davvero a rendere felice Emma? Cosa succederà quando lei e i suoi amici andranno a New York per i matrimoni? A voi le teorie...
Vi ringrazio come sempre per l'appoggio, i messaggi privati e il vostro affetto. Siete speciali ❤️. La canzone di oggi è quella di Sia vi consiglio di ascoltarla e di leggere il testo tradotto per capire il motivo della mia scelta. (Sempre se vi va); buona serata!!! ~
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro