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Libro 3: 24) Giustizia!

La tensione nell'aria era visibile anche ad occhio nudo ed in pochi riuscivano a sopportare la pesantezza di quel luogo durante quella situazione. Sembrava quasi di ritrovarsi all'interno della "sala dello spirito e del tempo", solo con un enorme crocifisso messo al posto della clessidra gigante. Erano passate delle ore da quando avevamo iniziato a cantare ed ancora non si riusciva a vedere la fine di quel tunnel. L'unica mia sicurezza era posta nel mio tono di voce da tenore stonato e dalla salivazione ridotta ai minimi storici. Per non contare il fatto che avevo tutti gli occhi dei presenti su di me per varie ragioni... Come ben sapete, Mary mi aveva praticamente costretto a partecipare alle prove per il concerto di fine anno del coro, prolungando la permanenza a Roma di mia madre ed obbligandomi a rincontrare una persona che, sinceramente, speravo di non rivedere mai più.

«Leo... Che bello rivederti. Come stai?»

Con una ferita nel cuore che è appena stata rimarginata dal tuo doppio colpo al petto, perforando la mia armatura, la mia cotta di ferro ed anche il dente di drago che porto sempre con me a modo di collana come portafortuna. Cavolo... Sei stata una vera professionista dell'assassinio quel giorno.

«Ciao Mirtilla. Non c'è male... Si tira avanti.»

Dissi sforzando i recettori nervosi del mio volto per mandare uno stimolo elettrico per simulare un sorriso. Mi uscì fuori un sorriso più falso dei libri scritti dalle Facebook Stars contemporanee. E, per dimostrare la mia volontà a non voler continuare quel discorso per molto tempo, non chiesi nemmeno la quasi obbligatoria domanda:

«E tu invece?»

Di solito è di buon costume usare queste parole per poter fingere un minimo di interesse nei confronti di coloro che ci stanno davanti e che, a loro volta, hanno chiesto a noi come ce la stessimo passando. Invece, io non credevo in questo. Se non mi interessa cosa ha fatto qualcuno o se non mi importa di come ha passato le ultime settimane, perché mai dovrei chiederglielo? Per sembrare più educato? Forse... Ma, sinceramente me ne fregava poco di esser considerato un maleducato. A parte questa piccola parentesi, gli altri membri mi salutarono con più semplicità e con molta più naturalezza, nonostante si vedeva nel loro volti un piccolo cenno di imbarazzo. Forse avevano scoperto cosa era successo con Mirtilla, quindi preferirono andarci cauti con me. Era da un bel po' che non mi facevo vivo e stavano iniziando a pensare che avessi lasciato il coro per sempre.

«Pensavano bene...»

Disse il piccolo Wolf, esprimendo il mio vero pensiero. Sinceramente parlando, non me ne ero andato solo dal coro per via di Mirtilla, ma anche perché non seguivo lo stesso obiettivo degli altri membri. Mi spiego meglio... Gli altri componenti erano uniti dall'amicizia e dal credo religioso. Erano fermamente convinti che, cantando, dessero un contributo alla società cattolica e facessero un servizio per la chiesa. In più seguivano anche un percorso religioso basato su incontri e su riunioni trattanti varie tematiche discusse dall'organista e dalla loro guida spirituale. Sebbene apprezzassi molto quelle discussioni, spesso e volentieri trattate in maniera molto semplice, mettendole in paragone anche con le opere di Tolkien, e nonostante non simpatizzassi per la guida spirituale, ovvero mio zio Carlo, io non ero fatto per quel luogo. Ero un lupo dal manto nero in mezzo ad un gregge di pecore dalla lana candida come la neve. Il mio pensiero sulla fede era molto astratto ed era difficile da far comprendere ad un gruppo che faceva della fede uno dei suoi punti forti. Dietro quegli studenti diligenti e quei lavoratori assidui, esisteva una forte credenza dell'esistenza di Dio e della ferma sicurezza sull'esistenza di un inferno ed un paradiso dopo la morte. Dietro di me, invece, c'era un'idea parziale di un essere supremo che domina in maniera casuale l'universo, ma che ancora nessuno è riuscito a vederlo o a spiegarne la forma. Mi piace dire che credo che il mio dio abbia la forma di un succulento e gigantesco piatto di pasta, ma in realtà nemmeno i pastafariani, nella loro presa in giro, sanno dare una spiegazione a cosa credono. Io credo in qualcosa che esula dalla chiesa cattolica e dalla sacra scrittura, ovvero la bibbia. Anche in quel tomo ci sarebbe tanto da dire... Sono d'accordo per alcuni insegnamenti che ci sono al suo interno, ma sono totalmente disgustato per alcune frasi o alcuni pensieri insiti in quel tomo. In molti dicono che bisogna prendere la bibbia con le pinze e che non bisogna mai prenderla alla lettera, eppure, quando provi a portare tra di loro un pensiero diverso, tipo il matrimonio per gli omosessuali, gli uomini di chiesa si aggrappano a quel libro come se fosse uno scudo indistruttibile, quando invece è molto simile allo scudo dell'armatura del dragone dei cavalieri dello zodiaco. Bello da vedere ed utile in certe occasioni, ma che va in frantumi ogni volta che qualcuno prova a colpirlo. Altro che indistruttibile.

«Leo! Fai attenzione!»

Mary mi riportava nel mondo reale ogni volta che sbagliavo una nota o che la mia testa vagava per zone sconosciute del creato. Per fortuna, la studentessa di medicina, stava di fronte a me, così poteva tirarmi una gomitata sulla bocca dello stomaco ogni volta che uccidevo un pezzo dei "famosissimi" pezzi del cardinal Frisina. Uomo sconosciuto per me fino a poche ore prima, ma che, a quanto pareva, nel mondo della chiesa cristiana era visto come una rock star.

«Le teenagers hanno Justin Bieber, le mamme quarantenni hanno Laura Pausini, i padri annoiati hanno Vasco Rossi, loro hanno Frisina e noi Caparezza. Ognuno merita di avere la propria star.»

Il pensiero del piccolo Wolf non era malvagio dopotutto, anche se mi faceva ancora strano sentire le melodie create da quel cardinale. Parevano una vile imitazione delle canzoni Disney. Ma, forse, era meglio tenere per se codesti pensieri, anche perché il gruppo era stato appena informato della presenza di codesta "celebrità" al concerto. A quanto pareva, il nostro organista suonava anche nel coro del cardinal Frisina, quindi aveva un contatto diretto con la star del momento che faceva bagnare le suore più di Papa Francesco o degli addominali scolpiti di Gesù sul crocifisso. Questa mi è venuta un po' blasfema...

«Che cosa prendi?»

«Cosa?»

Domandai confuso alla mia coinquilina, mi ero perso di nuovo tra i miei pensieri ed ero finito in modalità "pilota automatico", quasi come nel film "Cambia la tua vita con un click".

«Che pizza prendi? C'è il cameriere che aspetta.»

Mi voltai verso il cameriere impaziente che attendeva il mio ordine e notai che ero ad un tavolo di una pizzeria circondato dai membri del coro, con mia madre in fondo, intenta a parlare con due coriste del più e del meno. Stranamente la vedevo ridere... Questo non era un buon segno.

«Direi quattro formaggi senza gorgonzola.»

«Quindi tre formaggi.»

Disse il cameriere, scatenando una piccola risata tra i presenti. Poi mi dovete spiegare come fa una battuta così vecchia e così prevedibile essere ancora così di moda...

«Di che stavamo parlando?»

Chiesi cercando di capire per quanto tempo avessi "navigato" senza concepire lo spazio ed il tempo attorno a me ed intuii che eravamo in una particolare pizzeria della Tuscolana chiamata "Pizza Cartoon", in più avevo già ordinato una Coca-Cola e mi apprestavo a berla con gusto mentre osservavo il mondo attorno a me. Gli arredi del locale erano caratterizzati per l'appunto con personaggi dei cartoni degli anni 90 e, proprio sopra di me, c'era una statua di Daffy Duck che scendeva dal lampadario.

«Deve essere mia!»

Urlò il piccolo Wolf nell'ammirare una tale opera d'arte moderna. Solo una cosa poteva essere più bella di quella all'interno di quel locale: un dipinto raffigurante Daffy Duck nei panni di Duck Dodgers nella puntata dedicata alle lanterne verdi. In poche parole... Epico!

«Del fatto che ho appena comprato casa.»

Affermò Mary, facendomi schizzare la bevanda gassata dalle narici e procurandomi bruciori nasali indescrivibili.

«Cosa?»

Domandai allibito per la pazzia commessa dalla piccola studentessa di medicina.

«I miei genitori l'hanno preteso... L'anno prossimo verrà mio fratello a Roma per studiare, anche lui, medicina e tra due anni arriverà anche l'altro mio fratello. In teoria è stata una buona mossa per poter risparmiare.»

In effetti non era un'idea tanto malvagia quella di Mary. Era meglio pagare mensilmente il mutuo di un'unica casa anziché pagare tre affitti in tre case differenti. Tra l'altro i suoi genitori erano entrambi medici, quindi problemi economici non ne aveva. Ancora rimembro quel giorno in cui mi fece vedere una foto della sua villa con piscina in Sicilia. Io ed i miei genitori, al massimo, potevamo ambire ad un ombrello con due sdraio per quattro persone in una spiaggia di Taranto. Il "Rosik" era forte in me.

«Quindi mi abbandoni anche tu dopo Linda. Mi rimane solo Andrea alla fine.»

Non riuscì a nascondere un pizzico di delusione. Ormai sia lei che Linda si erano sistemati in altri luoghi, lasciandomi da solo alla ricerca di una nuova dimora, con la rossa nella medesima situazione.

«Ma anche Andrea ha trovato casa.»

In questo preciso istante potete notare come il mio povero cervello stia per avere un ictus.

«Come? Quando? Dove? Cosa? Perché? Banana?»

Esposi le mie domande in maniera precisa e concisa, così da non mettere troppe pressioni sulla mia coinquilina per la risposta.

«Non te l'ha detto? Quasi un mese fa siamo andati a prendere un gelato ed abbiamo incontrato Daniele. Ti ricordi del mio ex? Ebbene abbiamo chiacchierato un po' e siamo rimasti con lui a fare una passeggiata. Volevamo chiamarti, ma eri concentrato sullo studio in quel periodo. Poi abbiamo scoperto che a casa di Daniele hanno una camera libera da affittare. Andrea ha colto subito l'occasione e si dovrebbe trasferire tra due o tre settimane.»

Ricevetti quelle informazioni con dolore, come se fossero frecce dirette, una dopo l'altra, sul mio petto, e, nonostante cercai di rialzarmi dopo ogni colpo, ne arrivava un'altra pronta a mettermi di nuovo in ginocchio. Parevo Boromir quando di sacrificò per salvare la vita degli hobbits.

«Non mi ha detto nulla...»

Dissi con un filo di voce e con l'anima che stava volando via dal mio corpo. Ero rimasto solo e senza alcun appiglio a cui aggrapparmi. Era spacciato.

«Forse ha preferito non dirti niente anche perché da un po' di tempo ha iniziato ad uscire con Daniele. Sai com'è... Sei pur sempre un suo ex e sarebbe imbarazzante dirti che si sta vedendo con un altro ragazzo.»

Dal cielo arrivò una spada di luce demaciana che mi tagliò di netto la testa, facendola rotolare sotto i piedi della studentessa. L'unica cosa che riuscii a sentire dopo quella decapitazione, fu una parola che, in qualche modo, mi ricordava qualcosa che odiavo dal profondo del mio cuore.

«Giustizia!»

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