Libro 3: 22) La dolorosa verità
Sapete una cosa? Nella vita di un uomo, prima o poi, c'è quel momento riflessivo in cui non sai chi sei o cosa vorrai fare in futuro. In cui tutto attorno a te sembra malvagio ed in cui non vorresti far altro che scappare. Tutti noi abbiamo l'incontrollabile desiderio di viaggiare verso luoghi caldi o verso posti lontani per un po' di tempo, così da poter fuggire dai problemi che ci assillano tutti i giorni. Una possibile metà per questi viaggio? Direi il Messico...
«Io preparo le valigie! Tu, se vuoi, puoi rimanere qui ed affondare nelle fredde acque dell'artico mentre una Costa crociera naufraga in perfetto stile Titanic!»
Urlò nella mia testa il piccolo Wolf. Il Messico era il luogo perfetto per poter scappare da possibili gravidanze, guai finanziari, ex che scoprono tutte le foto di loro nude che tieni nel cassetto e che hai scattato mentre loro dormivano e, ultimo ma non meno importante, per le visite a "sorpresa" di mia madre... A sorpresa poi... Quella mi avvisava sempre quando veniva a Roma, ero io che perdevo la cognizione del tempo o che me ne scordavo. Quindi direi che la maggior parte della colpa è da attribuire solo a me stesso. Anche se, pistola alla tempia, potrebbe essere un bene il suo ritorno nella capitale...
«Devi cercare una nuova casa?»
Mi domandò dopo aver posato i bagagli in soggiorno e dopo averle promesso un letto vero la sera stessa, mi serviva giusto il tempo di "disinfettare" la camera di Linda e di bruciare ogni possibile prova che potesse confermare il suo stato lavorativo. Andrea e Mary erano alle mie spalle per darmi man forte e per poter sostenere tutta l'aura malefica che emanava. Anche se non lo dava a vedere, era parecchio incazzata per il fatto di non esserla andata a prendere alla stazione. Nonostante il supporto, però, si tenevano ben alla larga. Infatti stavano appollaiate sugli stipiti della porta aperta, così da poter ascoltare tutto, da poter essere considerate all'interno della stanza e da avere una rapida via di fuga in caso di necessità.
«Si... La nostra padrona di casa ci ha dato fino a settembre per poterne trovare un'altra. Solo che, a causa di esami vari e di altri impegni, non ho ancora cercato bene in zona.»
Risposi cercando di nascondere il fatto che me ne fossi completamente scordato. Mia madre fiutava le bugie meglio di un cane da tartufo, quindi dovevo cercar di trattenere ogni possibile fuga di gas menzoniero dal mio corpo.
«Perché non la cercate insieme? State insieme quasi da un anno e praticamente già dormite nello stesso letto. Non risparmiereste un bel po' di soldi in questo modo?»
In quel momento, il sangue nelle mie vene si gelò di colpo. Mia madre aveva indicato me e la mia rossa coinquilina come se nulla fosse e, per un istante, sentii l'aereo del piccolo Wolf prendere il volo in direzione di paesi più caldi e con più nachos di questo. In effetti, ogni volta che mi chiamava mia madre, mi chiedeva:
«Come sta Andrea? Va tutto bene in casa?»
Ed io le rispondevo con un sincero e velato:
«Tutto regolare. Come sempre...»
Non le avevo mai detto che ci eravamo lasciati molto tempo fa e che non eravamo più una coppia. Il mio volto di ghiaccio si volse verso le mie coinquiline, scoprendo che, con alto tradimento, la più piccola delle due se l'era data a gambe dopo aver notato il cambio di temperatura nella stanza, lasciando anche una nuvoletta di polvere in perfetto stile "cartone animato". Eravamo a luglio e c'erano nove gradi a causa di quella domanda...
«Tu quoque, Mare, amici mi!»
Mary se l'era filata con una velocità degna di Quicksilver nei film degli X-men, mentre Andrea era rimasta congelata allo stipite della porta con l'elettroencefalogramma piatto. Il suo cervello era morto e per un paio di secondi non riusciva a connettere con il mondo esterno. Gli unici miei due appoggi erano fuorigioco ed io dovevo rispondere in fretta per potermi tirare fuori da quella situazione. Anche perché non è mai saggio far aspettare una madre con un silenzio imbarazzante del genere. Parlo per esperienza personale...
«Ecco... Per la verità io ed Andrea ci siamo lasciati qualche tempo fa. È possibile che mi sia scordato di aggiornarti riguardo ciò.»
La verità, in casi come questi, è l'unica soluzione che ti permette di salvarti. Non c'era nulla da nascondere in fondo. Io ed Andrea non eravamo più una coppia, quindi non vedevo nulla di male nel dire sinceramente come stavano i fatti. Tutto il gelo che c'era nella stanza, infatti, era causato dall'enorme aura di disagio e di vergogna nel dover dire una cosa del genere ad uno dei nostri genitori. Ma, grazie alla verità, tutti possiamo uscirne puliti. Non sempre, però, bisogna usare la verità con i nostri genitori. Non potrò mai ammettere a mia madre di esser stato io ad aver scheggiato la porta con un cucchiaio quando avevo dieci anni. Era probabile che covasse un'ira repressa, per aver intagliato una grossa e profonda linea sulla porta della cucina, vecchia di parecchi anni. Non avevo alcuna intenzione di dirle una verità in grado di farla trasformare in una bomba. Non potete nemmeno immaginare quanto le bugie represse si possano trasformare in rabbia quando si trasformano in verità tremende. Rimembro ancora il periodo del terzo anno di liceo dove, a malincuore, dovetti dire in continuazione a mia madre di andare bene in inglese, quando invece non facevo che prendere quattro ad ogni interrogazione della mia professoressa che, ironia della sorte, era anche la professoressa d'inglese di mia madre del liceo. Il problema di questa professoressa, però, stava nel fatto che non dimostrava per nulla gli anni che aveva. Doveva avere sui cinquant'anni, come minimo, invece ne dimostrava trentacinque... Con molta probabilità, possedeva in casa un suo ritratto che aveva il compito di invecchiare per lei. Ma, tornando, alle bugie su quelle interrogazioni, non poterono durare a lungo, infatti gli effetti nefasti si videro alla pagella di fine anno... Dove presi il debito in inglese. Non mi ricordo se vi ho già raccontato di cosa successe dopo, ovvero del "lancio del martello di mia madre". Conoscete quello sport olimpico? Bene... Adesso sostituite lo stadio con un'abitazione al quarto piano ed il martello con la mia Playstation 2 regalata alla cresima. Ho ancora gli incubi per quel fatto e sarà per sempre uno dei peggiori traumi della mia vita. Quindi, proprio per questo motivo, conosco perfettamente quando è il tempo di dire la verità a mia madre e quando è necessario nasconderle dei piccoli segreti. Questo era il momento di dire la verità.
«Ah... Peccato. Stavate bene insieme.»
Triplice colpo al cuore con un fucile a canne mozze puntato a due centimetri dal mio e dal petto di Andrea, che forse subì maggiormente il colpo, dato che mi girai nel vedere come stava ed aveva lo sguardo vuoto e privo di vita. Sapete tutto il discorso che ho fatto sul dire la verità nel momento giusto? Bene... Mia madre non sapeva minimamente quando parlare di cose veritiere o quando tacere. Diceva sempre ciò che le passava per la testa, senza pensare alle conseguenze delle sue parole. Quella frase di "approvazione" del nostro rapporto da parte di un essere demoniaco, era il culmine del rapporto tra me ed Andrea. Il passo successivo sarebbe stato sicuramente il matrimonio in codesto modo, dato che il consenso di mia madre era più importante del consenso papale in certi casi. Ma, allora, perché non dirlo prima? Poteva cementificare il nostro rapporto parecchi mesi fa, così da darci maggiore sicurezza e da far sentire di più Andrea come un membro della famiglia. Invece no... Ci serviva sempre e solo puro terrore la mattina a colazione ed angoscia la sera.
«Mi scordo sempre che anche tu sei umana. Ma nei momenti sbagliati...»
Nonostante ciò, adesso mi ritrovavo con una piccola codarda che era fuggita in camera sua al primo segnale di pericolo, una rossa cerebralmente morta e posizionata sulla porta del salotto in posizione fetale mentre canticchiava la melodia di "Piccoli Brividi" nella sua testa, una madre pensierosa sulla prossima abitazione del figlio e su cosa doveva fare o uccidere durante quella settimana a Roma ed una coscienza in fuga con un biglietto di sola andata per il Messico.
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