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ONESHOT 71.

"Coloro che vivono d'amore vivono d'eterno."
-Emile Verhaeren


L'atmosfera era tesa ma eccitante all'interno dello stadio, si poteva percepire chiaramente l'aria della finale di Supercoppa. Tutto i tifosi stavano arrivando piano piano a riempire gli spalti e si udivano già i primi cori mentre i calciatori del Chelsea e Manchester City stavano passeggiando per il campo, prima del riscaldamento pre partita.

Mason alzò lo sguardo e sbiancò all'istante quando vide i suoi genitori andare verso Maria. Sua madre, come sentendo lo sguardo di suo figlio addosso, alzò la testa e vide Mason che la guardava. Sia lei che suo padre lo salutarono calorosamente, poi indicarono Maria e gli chiesero, con dei gesti, se fosse lei la ragazza che gli aveva rubato il cuore e lui annuì.

"Andiamo da lei." mimò sua madre con le labbra e Mason scosse immediatamente la testa. Era imbarazzato all'idea che i suoi genitori potessero fare o dire qualcosa senza che ci fosse lui. Insomma, poi avrebbe voluto presentargliela lui.

Sua madre ignorò Mason e si diressero verso Maria che stava guardando verso il campo e ancora non si era accorta della presenza dei suoi suoceri. Mason si sbatté la mano sulla faccia e decise di salire anche lui sugli spalti, in modo tale che potesse presentare Maria ai suoi genitori. Nello stesso momento arrivarono pure suo fratello, sua sorella e la piccola Summer, perciò Mason si disse che era davvero giunto il momento di farla conoscere a tutti.

Salì gli scalini velocemente e stampò un dolce bacio sulle labbra della sua fidanzata, mentre la sua famiglia arrivò accanto a loro.

"Mason, ehi." sua mamma lo salutò calorosamente e subito dopo anche gli altri, così lui ricambiò e poi prese Summer tra le braccia, la quale richiamava l'attenzione chiamando "zio, zio." Dopo pochi secondi, però, l'attenzione della piccola si spostò verso Maria e iniziò a fissarla curiosità e con un sorriso.

"Allora, lei è Maria, la mia fidanzata. Maria, loro sono i miei genitori, mio fratello e mia sorella, mentre lei è la mia principessa, Summer."

Maria arrossì leggermente e con timidezza, perché quello per lei era un passo importante e a cui dava valore. Conoscere la famiglia del ragazzo che le aveva rubato il cuore e le avevo dato la forza di amare ancora, era una cosa che la emozionava parecchio. Sperò di essere all'altezza, ma non poteva nemmeno immaginare che già dopo pochi minuti sarebbe stata amata da tutta la sua famiglia.

"Io sono Debbie, la mamma di Mason. Ma tu sei bellissima, ora capisco perché Mason parla sempre di te e racconta tantissime cose di te."

Maria la ringraziò all'istante con dolcezza, mentre Debbie continuava a guardarla con fare materno. Le era bastato quel piccolo frangente per rendersi conto che era davvero una ragazza speciale e che era la donna giusta per suo figlio. Sapeva che l'avrebbe amato incondizionatamente, glielo leggeva negli occhi quanto fosse sincera e cristallina, lei ci teneva davvero a Mason, e una mamma queste cose le sente, le percepisce chiaramente.

"Mamma dai, la metti in imbarazzo." la riprese Mason, ma con le guance leggermente arrossite a sua volta. Non era semplice mettere Mason Mount in imbarazzo, ma in quella occasione non si poteva evitare.

"Mette in imbarazzo lei o te dicendo la verità?" Il fratello si intromise e porse la mano a Maria, subito dopo suo padre, per presentarsi. "Piacere, Mason parla talmente tanto di te che mi sembra di conoscerti già da una vita."

Lei rise in modo delicato e salutò tutti, presentandosi con aria timida ma educata. Dopo ciò, posò l'attenzione su Summer che la stava ancora fissando, perciò Mason sorrise intenerito e, stringendo la manina di sua nipote, le parlò piano.

"Principessa, lei è la zia Maria, vuoi salutarla?" La piccola annuì facendo ondeggiare le codette sulla sua testa e allungo le braccia verso Maria, in modo tale che lei la prendesse in braccio. Fu accontentata immediatamente e, una volta che fu con lei, iniziò ad accarezzarle il viso in modo dolce con le sue piccole manine, mentre rideva e ripeteva "zia", poi la le diede un bacio sulla guancia, facendo quasi sciogliere Maria per la tenerezza di quella bimba.

Mason, invece, le fissava con gli occhi sognanti, insieme le reputava la cosa più bella che avesse mai visto. Nonostante fosse troppo presto, gli fece venire in mente un loro futuro figlio. Pensava che sarebbe morto per una bambina loro, che assomigliasse in tutto e per tutto a lei.

"Guarda che puoi tornare dagli altri, ci siamo noi qua." Mason spostò lo sguardo su sua madre e fece una smorfia quando si rese conto che lo stava praticamente cacciando. "Maria è in buone mani con noi, ho tante cose da raccontarle. Tu vai, su."

"Mamma, ti proibisco di raccontarle la storiella che dici sempre a tutti." La madre sapeva bene a cosa Mason si riferisse, visto che era una delle prime cose che raccontava quando parlava di Mason bambino, così annuì di fretta, come a dirgli che aveva capito e non doveva raccomandarsi oltre.

Il centrocampista del Chelsea, a quel punto, salutò Maria con un bacio sulle labbra, Summer con uno sulla testa, e poi, dopo salutati anche gli altri, si decise a scendere in campo, sperando che lì su andasse tutto bene in sua assenza.

Raggiunse Benjamin, suo compagno di squadra e migliore amico, e quest'ultimo rise vedendo Mason sbuffare e sospirare preoccupato. Era il solito melodrammatico, non era possibile che reagisse così solo perché la sua fidanzata era in compagnia della sua famiglia, anche se quella a preoccuparlo maggiormente era sua mamma.

"Dai Mase, rilassati, secondo me la amano già. E poi guarda Summer, penso abbiano già fatto amicizia. Sai bene che lei non sta in braccio a tutti, invece con Maria sta restando e continua ad accarezzarle i capelli. Penso sia innamorata di sua zia." Ben tentò di farlo calmare un po', mentre Mason annuì sorridendo.

"Lo so, ma io non ho dubbi che la ameranno, perché è la donna più fantastica del mondo, ma sono preoccupato che non venga messa in imbarazzo."

"Dai, tua mamma non le racconterà della volta in cui da piccolo sei scappato nudo per tutto il giardino solo perché avevi visto una farfalla e volervi rincorrerla." Ben glielo ricordò di proposito, perché Debbie aveva detto perfino a lui quella storia su Mason.

"Grazie per aver dato voce ai miei pensieri." Rispose sarcastico "E comunque- oddio ma le sta facendo vedere un album di foto. Ma ti sembra possibile che l'abbia portato allo stadio?"

Benjamin scoppiò a ridere senza trattenersi, poi gli diede una pacca sulla spalla e lo fece camminare in direzione degli spogliatoi in modo tale che potessero cambiarsi per iniziare da lì a breve i riscaldamenti. "L'importante è che leghino, non importa come."

"Ho capito, sarò lo zimbello a fin di bene." Mason disse quelle parole con melodramma e con fare sconsolato, cosa che fece ridere in modo ancora più divertito il suo migliore amico.

*****

La partita era finita, i premi erano stati consegnati, e il Chelsea aveva appena alzato la coppa al cielo, proprio grazie a un solo goal di Mount segnato allo scadere del secondo tempo, quando tutti erano già pronti psicologicamente ai supplementari.

Ormai erano iniziati i festeggiamenti e tutti i parenti e amici erano scesi in campo per festeggiare il successo con i calciatori.

Maria aveva legato già tantissimo con tutti. La madre di Mason l'aveva riempita di complimenti e le aveva fatto promettere che presto sarebbe andata a trovarla, e le aveva raccontato tanti aneddoti dolci e spiritosi del suo fidanzato da piccolo. Il padre di lui, invece, era stato gentile, e non era difficile capire da chi Mason avesse preso il fascino e il modo di scherzare. Anche con sua sorella e suo fratello aveva parlato tanto e loro l'avevano trattata quasi come una sorellina più piccola. Ma la cosa che più lasciava tutti a bocca aperta, era che Summer non aveva voluto lasciarla nemmeno per un secondo.

Da quando Mason l'aveva posata sulle gambe di Maria, Summer si era appiccicata a lei e non si era più voluta spostare, nemmeno per andare con sua madre o sua nonna, cosa che faceva sempre durante le partite.

Quando si avvicinarono a Mason, tutti lo abbracciarono e si complimentarono con lui, sicuramente l'uomo della serata, e lui ringraziò la sua famiglia per tutto il supporto che gli avevano dato, come ogni volta, dopodiché poso la sua attenzione su Maria e la piccola in braccio a lei.

"Bravissimo amore, sono così fiera di te." Si scambiarono un casto bacio, e Mason accarezzò appena il suo viso, perdendosi in quegli occhi che tanto amava.

"Grazie piccola, sei sempre il mio porta fortuna, ti amo."

"Ti amo tanto anche io." ed era così vero e sentito quando se lo dicevano, che si poteva quasi toccare con mano il loro amore.

La piccola Summer rise e si strinse al collo di Maria, così Mason sorrise e poi fece per prenderla in braccio, ma la bimba si oppose, volendo rimanere con sua zia. "Cosa? Mi hai già rimpiazzato? Vuoi più bene alla zia che allo zio? Ma dai..." si lamentò scherzosamente, ma in realtà gli scaldava il cuore che tutti amassero così tanto l'amore della sua vita.
Era già diventata di famiglia, e sua mamma glielo aveva sussurrato all'orecchio quando lo aveva stretto per congratularsi per la vittoria. "Mason, io amo questa ragazza, è perfetta per te." era questo che Debbie aveva detto a suo figlio, e Mason si sentiva scoppiare di felicità, quella serata era così perfetta.

"Zia..." disse Summer ridendo, quasi prendendosi gioco di suo zio che piagnucolava, stringendosi ancora di più a Maria.

Anche quest'ultima rise, rise sentendosi leggera, amata e apprezzata. In cuor suo aveva sempre sognato quella tranquillità, e finalmente aveva la pace che meritava.

"Anche io ti amo, piccola." disse Mari alla bambina, riempiendola teneramente di baci. Era certo che sarebbe stato complicato allontanare Summer da lei quella sera.

I festeggiamenti continuarono, Mason camminava per il campo con accanto la sua fidanzata, coinvolgendola e coccolando sia lei che Summer. Era tutto al posto giusto, e ben presto entrambi si resero conto che le cose stavano diventando sempre più vere e ufficiali, e che per quanta paura avessero avuto, la loro intera vita insieme era più reale che mai.

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