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Pov. Joshua
Non pensavo che stare con Carlotta potesse essere anche divertente. Certo per me rimaneva una secchiona. Ma era entrata dentro lo spogliatoio con la mia felpa addosso, compromettendo tutto, e la paura di essere scoperta.
Notavo come le tremava il mento, e ciò che doveva dirmi, doveva essere importante, almeno per lei.
Quello che aveva fatto Chantal era stato un gesto meschino.
Quella mattina alla luce di quella scena, che non avevo visto, ma mi era stata riportata. Andai a parlarle. Ero furioso. Che cosa le era saltato in mente.
Mi avviai nel giardino della scuola, vedendo le ragazze fare le prove del balletto per la partita che si sarebbe tenuta tra un mese. Si muovevano agitando i pon pon blu in aria, alzando le gambe coperte solo da una minigonna a pieghe blu con la bordatura bianca, ed un micro top del medesimo colore.
M'infilai le mani in tasca, camminando sull'erba bagnata. Chantal mi rivolse un sorriso che puntualmente Madison notò, montando un segno di disappunto sul volto truccato.
"Ciao Joshua. Vuoi unirti a noi?" Chiese seducente e beffarda, abbassandosi per posare i pon pon sull'erba. Mi venne in contro, mentre avanzai per poi stringere la mia mano attorno al suo polso.
Rimase sbalordita, aprendo le labbra. Quando rise scuotendo i capelli biondo miele che le erano ricaduti in avanti.
"Cavolo Joshua, non sapevo ti piacessero le maniere violente" sussurrò con il suo tono ricco di malizia come il suo sguardo divertito, sporgendosi verso di me. Abbassò le ciglia per vedere la mia mano che teneva saldo il suo polso, risalendo lungo i miei occhi. Un sorriso sarcastico le incurvò le labbra rosee.
"Che intenzione avevi? Ti rendi conto del tuo gesto di pessimo gusto?" La ripresi truce, stringendo ancora la presa, ma sembrava non importarle, elargendo una smorfia.
"Era per ridere, e come vedi ci siamo riusciti. Ti prendi premure per una che non sarà mai come noi. Ti frequenti con Madison ho saputo...beh peccato sai..." si accostò al mio orecchio, bisbigliando sensualmente, mentre percorse con la mano libera il mio petto.
"Perché io...avrei potuto...darti di più" aggiunse leccandomi il lobo come se fosse un gesto naturale ed eccitante.
La spintonai debolmente, poiché era una donna.
"Stammi lontana" l'avvertii rude, mentre strinse le gambe mugugnando.
"Mi piacciono i ragazzi violenti. Prima o poi ti avrò" si girò ritornando dalle ragazze, mentre Madison mi venne in contro.
"Sapevi tutto?" Le chiesi, iniziando ad incamminarmi mentre mi supplicava di fermarmi.
"No, Joshua non è come pensi" tentò vana di cercare una spiegazione al pasticcio.
"Ti ho detto se sapevi tutto" inchiodai sul posto, guardandola gelido ed il pentimento si espandeva sul suo volto ovale.
Prese un respiro, guardando verso un punto non definito e si portò una ciocca dietro l'orecchio.
"Si, lo sapevo. Ma non credevo l'avrebbe fatto sul serio...io, mi dispiace Joshua credimi. Io non sono come lei è Guenda...mi credi?" Si avvicinò di più sentendo il fruscio dell'erba, e le sue parole sembravano sincere, come i suoi occhi lucidi.
Annuii, portando una mano sulla sua guancia fresca mentre socchiude gli occhi come a volersi beare di quel gesto.
"Ok. Devo andare, ci vediamo" le lasciai un bacio sull'angolo delle labbra, staccandomi piano.
Ciò che mi preoccupava ora era quello che voleva dirmi Carlotta.
Ero nella mia stanza, perso come sempre tra i miei pensieri, strimpellando la chitarra. Cercavo ripetutamente di scrivere una canzone, ma non ci riuscivo mai. Mi fermavo a pensare e cercavo un'ispirazione che non veniva, scrivendo qualche bozza su un foglio, e posai la penna sul piumone.
Quando il rumore della finestra mi ridestò. Guizzai gli occhi sobbalzando, per scoprire che era Carlotta.
Scavalcò con poca agilità e grazia la finestra, rischiando d'inciampare, mentre soppressi a malapena un risolino divertito.
"Eva Kant non avrebbe saputo scavalcare meglio" la beffeggiai, innalzando un sopracciglio, mi passai una mano tra i capelli adagiando la chitarra sul letto.
Chiuse la finestra, voltandosi con disappunto ed increspando le labbra,
"Esilarante Joshua" mi rimbeccò acida, fiondandosi sul letto.
Notavo come si torturasse le mani, agitata e in conflitto con se stessa se fare o non fare ciò che doveva chiedermi.
Pensai di alleviare la tensione, riprendendo la chitarra tra le braccia, ed il plettro scorrere sulle corde flessibili ma tese, proprio come era lei in quel preciso istante.
"Vuoi sentire un pezzo? Lo sto scrivendo e non è niente di che ma..." rifece il gesto di quella mattina, ma stavolta mi bloccò con l'indice ed il medio premuto leggermente sulle mie labbra che s'incurvarono in un sorriso sfacciato.
Sbuffò divertita, spiegando la mano e acconsentendo.
Si portò le gambe al petto, poggiando la testa sulle braccia stese sulle ginocchia.
Cacciai fuori un sospiro, prendendo il ritmo e tenendo il foglio sotto gli occhi.
"Non vorrei che tu pensassi che sia un gioco, tu mi cerchi ed io ti trovo.
Quanto tempo è passato, ti avevo davanti ma non ti notavo. Sei cresciuta senza che me ne rendessi conto, mi è crollato il mondo addosso.
Unirei le due metà all'istante, non sei una come tante, te ne freghi delle altre sei speciale, essenziale...
Per un cuore che batte forte ho bisogno di questo mille volte, se sia giusto o sbagliato non lo dire, lasciamelo scoprire, lasciamelo sentire..."
Finì di cantare, sentendomi imbarazzato. Era la prima volta che cantavo difronte a qualcuno.
"Cazzo, fa schifo sul serio" ammisi ridendo debolmente, e scossi la testa.
Carlotta non rispose, al che alzai gli occhi incontrando i suoi così dolci e velati di un'emozione indecifrabile.
"Che te ne pare?" Mi grattai la nuca. Questa ragazza era capace anche di mettermi in soggezione. Cazzo!
"È...è davvero bella Joshua, moltissimo" aggiunse, alzando il viso per portarsi una ciocca dietro l'orecchio contornato da un diamantino azzurro come i suoi occhi luminosi.
Ci fissavamo ed eravamo sullo stesso letto. Non era una posizione favorevole, le gambe si sfiorarono involontariamente, quindi mi alzai con un balzo come se avessi avuto una scarica elettrica troppo potente.
"Beh...parla. Sei venuta qui per parlare, sentiamo. Dimmi." Gettai a raffica fuori quelle parole. Patetico! Ecco cosa ero.
La Vidii ridere di cuore, annuendo per tornare seria.
"Non è semplice da dire. Mio Dio non so come iniziare" rivelò socchiudendo gli occhi, per riaprirli puntandoli contro i miei.
"Devi aiutarmi ad essere più disinvolta. Voglio che m'impari a sedurre e ad essere sexy" mi propose vedendo come strusciava il palmo sudato su i jeans.
Cazzo! Imprecai mentalmente. Non poteva dire sul serio.
Sgranai gli occhi a quella proposta strana, troppo. Tossii violentemente, mentre aspettava una risposta sentendosi stupida.
"No scusa, non dovevo chiedertelo, no lasc..." la raggiunsi sul letto, premendo le mani sul piumone incastrandola, le fissai il modo in cui si morse il labbro in subbuglio. Non sapendo che già con quel gesto sentivo qualcosa di strano. No! Joshua non puoi provare qualcosa!
Mi ridestai, allontanandomi il giusto.
"In che senso?" Provai a schiarirmi la voce, senza fargli notare che ero palesemente intimidito.
Si alzò venendomi vicina, ma non troppo da creare situazioni imbarazzanti. Nonostante ci conoscessimo da tutta una vita non eravamo più dei bambini e lo sapevo bene, mentre lei era sempre così innocente e non aveva malizia.
"Devi insegnarmi l'arte di Seduzione. Non sono capace, non riesco neanche ad interagire con un ragazzo" rilasciò un sospiro arreso, vagando con lo sguardo perso verso la stanza.
Alzai gli occhi al cielo, soppesando le sue parole, Indeciso sul da farsi.
"Mi stai chiedendo di aiutarti ad essere seducente e a provare..." non terminai la frase poiché annuì con veemenza.
"Ti sto chiedendo una cosa indecente lo so. Dio mi sento stupida" abbassò lo sguardo, alzandosi ed abbassandosi su i talloni, come se stesse ballando sul posto.
Mi avvicinai titubante, prendendola per le spalle.
"Sei convinta? Devi guardarmi e dirmi se sei convinta di ciò che vuoi. Non voglio imbarazzi tra noi. Dovrai essere sciolta ed ogni cosa che ti chiederò la dovrai rispettare alla regola. Pensi di potermi dire di sì?" Le domandai indugiando su i suoi occhi. Era perfino incredibile per me, al limite del surreale.
Si passò la lingua sul labbro inferiore, annuendo.
"Si" la parola più semplice ma la più difficile di tutte. Con quel si, si stava affidando a me.
"Perché lo vuoi? Voglio dire, sei carina, simpatica..." iniziai ma non terminai, perché prese parola.
"Impacciata, imbranata, e quando un ragazzo mi parla faccio scena muta. E se contiamo che ho baciato solo un ragazzo...beh...in teoria" sospirò amaramente, spostandosi i capelli di lato.
"Solo uno? Cristo Carly" sbottai sorpreso, scuotendo la testa.
Mi guardò imbarazzata.
"Conta se avevo dieci anni?" Domandò con le guance tinte di rosa, sedendosi di nuovo sul letto.
Oddio! Peggio di ciò che pensavo.
"Sai almeno qualcosa? Cioè..." non sapevo come continuare, ero io quello teso ora, e il suo dissentire mi fece capire che non sapeva niente di niente.
"Domani dopo scuola, vieni da me. Inizieremo dalle basi. Hai detto niente timidezza, ti fidi?" La fissai in quegli occhi preoccupati.
Incrociò le caviglie ondeggiandole, riportando l'attenzione su di me.
"Mi fido" affermò, prima di alzarsi e venire verso di me per abbracciarmi. Rimasi paralizzato a quel contatto strano. Sentii il suo petto premere contro il mio, e cazzo, non sarebbe stato semplice, sopratutto perché mi frequentavo con Madison.
La vidii andare verso la finestra, alzando il vetro.
"Ah Joshua" mi girai con il volto verso di lei, che sorrise.
"Dimmi"
"Grazie" rivelò serrando le labbra. Chiuse la finestra, mentre rilasciai un sospiro rimasto troppo tempo celato.
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