Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

41

Pov. Joshua

Fare l'amore con Carlotta, era inspiegabile. È stato qualcosa di erotico, passionale, magico. Un tuffo al cuore, ad ogni spinta i suoi occhi cambiavano d'intensità e sfumature e le pupille piccole e nerissime in mezzo a quel mare, lo inquinavano quasi riempiendo tutto di quel catrame nero, che si espandeva.

Mi svegliai prima di lei, accarezzandole i capelli mentre dormiva beata con le labbra schiuse e rosse come ciliegie.
La poca luce le illuminava il volto, e mi soffermai sulle sue lunghe ciglia che nascondevano quel mare che amavo. Dio ero completamente fottuto. Stavo facendo tutto quello che non avevo mai fatto, ma lei non era una qualunque lei era uno sbaglio ed era il mio sbaglio, ma non sarebbe cambiato il fatto che era mia.

Sentivo ancora il sapore del nostro sesso su quelle lenzuola di flanella ricamate con fiori azzurri, e la richiesta che mi aveva fatto mi aveva completamente mandato al manicomio, con la carta fedeltà.
Ci sarei passato spesso a forza di stare a contatto con lei.

Il pensiero che oggi saremmo partiti mi faceva sentire irrequieto, agitato. La realtà era un'altra eppure qui sembrava la realtà più vera di qualsiasi altra. Forse era fuori il mondo falso, ma prima o poi tutti ricadono in quel posto.
Su i nostri volti non c'era traccia di pentimento e non lo avremmo avuto, sentimenti puri non si cambiano.

Scesi piano le scale, attento a non emettere rumore anche se deboli li emettevo con la punta dei piedi.
Raccolsi a terra sul parquet Mr Wilson, andando di nuovo in camera.

Mi distesi sul letto che cigolò appena, facendo emettere un dolce suono dalle sue labbra piene di me, dei nostri baci famelici, scostando appena il lenzuolo scoprendo un suo capezzolo turgido. Guardai il mio membro risvegliarsi, ad una visione del suo corpo bianco e quella piccola perla rosea sulle colline del suo petto.

Allungai il pupazzo verso di lei, iniziando a tempestare il suo volto di baci che dava il mio Mr Wilson mentre io mi godevo la sua visuale. Il modo in cui arricciò il naso contrariata ed infastidita, allungando le braccia in alto, per poi stendersi supina, lasciando scoperto il fondoschiena, su cui sarei scivolato in quel pendio dolce per incontrare i suoi glutei perfetti, da prendere a morsi.

Finché non aprii le palpebre lentamente, sbattendo le ciglia più volte, ed anche appena sveglia era la bellezza semplice in persona.
"Uhm Joshua" mi richiamò con voce bassa ed assonnata che al mio orecchio arrivò estremamente eccitante, poiché il tono più basso le permetteva di essere più sexy, ed il mugugno assemblato al mio nome era il connubio perfetto per farmi perdere la ragione.

"Sono Mr Wilson, Joshua richiede un suo bacio. Glielo concede?" Scimmiottai una voce stramba e buffa, mentre aprii di nuovo gli occhi guardandomi di tralice. Mi fece un sorrisetto malizioso, alzandosi piano.

Si vieni dal tuo Joshua! Canzonava contenta la mia vocina ed anche il mio membro duro e pronto.

Le sue colline ora erano in bella vista e tentai di allungare una mano ma me la schiaffò innalzando un sopracciglio ad ali di gabbiano, guardandomi con disappunto.
"Non si fa cattivone" mi riprese, gattonando verso di me, con il suo culo in bella mostra.

Cazzo stavo scoppiando.

"Mi piaci quando vuoi prendere il controllo" mi feci beffa di lei, increspando le labbra nel modo che la faceva infuriare ed anche bagnare, ne ero sicuro. Poiché in un attimo distolse appena lo sguardo alzandolo al cielo, e stringere le ginocchia tra loro.

Era ad un palmo dal mio viso, aspettavo solo che mi montasse sopra lasciandomi beare della sua intimità stretta ed il mio pene che era pronto ad entrare.

Si fece pericolosamente vicina, gustandomi quell'attimo erotico, vedendola guizzare con le labbra sulla mia mascella, leccandola con quella lingua che sapeva fare molte cose, ancora più di quelle che credevo prima di assaggiarla e la sua bocca attorno al mio membrò sbocciò tra i miei pensieri come un fiore in primavera.
"Mr Wilson. Di al tuo amico Joshua che voglio solo baciare te" sussurrò sensuale con voce accaldata al mio orecchio per poi strappare il pupazzo dalle mie mani che sembravano burro, ributtandosi sul letto, con le coperte alzate sul suo corpo per coprirlo.

Stronza spocchiosa.

Feci uno scatto repentino, togliendole le coperte, mentre cacciò un urletto strozzato in fondo alla gola ma al tempo stesso divertito.
"Mi provochi e poi ti tiri indietro? Spocchiosa" la ripresi sfidandola, andandole vicino al viso.

"Non potrei mai Wilson" si difese con voce innocua, mentre scivolai lo sguardo sulle sue labbra e il suo sulle mia, un attimo di silenzio spezzato solo da un fruscio fuori.
Divisi la distanza, lasciandomi il permesso di prenderle le labbra e fonderle con le mia. Schiuse la bocca dandomi accesso con la lingua urgente del suo sapore zuccherato e salato al contempo, portandoci ad ansimare.

Scivolò sopra di me, continuando a baciarci mentre le mie mani vagavano sulla sua pelle profumata di susina e morbida.
Finché non si staccò, poggiando la fronte contro la mia.

"Devo fare una cosa" sentenziò raggiante, vedendola scendere dal letto piano. Cazzo era nuda completamente ed in piedi davanti a me. La sua intimità in bella vista. Si piegò per prendere una cosa dal borsone rosa, e pensai davvero che era una punizione. Non poteva piegarsi con le natiche rivolte verso di me, che cazzo.

Mi alzai scostando le lenzuola che mi erano d'intralciò prendendola per i fianchi, strusciando l'erezione tra le sue natiche.
La sentii sobbalzare ed irrigidirsi, ma spinse di più contro di me per accogliermi.
"Mi hai istigato Carlotta" le spiegai rauco, vedendola annuire con i capelli che le ciondolavano di lato, come una cascata.

"Forse volevo provocarti" ammise seducente, e potevo prevedere che si stesse mordendo le labbra nel suo modo ingenuo ma sensuale da morire.

Mi chinai sulla sua schiena, lasciandole piccoli baci, per scendere verso le sue natiche e darle un morso che la fece ansimare, finché non le aprii le gambe, succhiando la sua intimità, mentre vedevo il suo viso a testa in giù arrossarsi e trasformarsi in preda all'eccitamento.
Mi gustavo ogni centimetro, di lei, ogni spazio, leccando con avidità, affamato del suo sapore che si riversò piano verso di me, facendole tremare le gambe, scossa da spasmi.

Le cinsi la vita con il braccio, portandola nel letto.
"Se ogni volta che ti provoco mi punisci così Joshua, mi potrei abituare" si morse il labbro, Sorpresa lei stessa del suo tono, e delle sue parole. Mentre imprecai.

La guardai poggiare la mano sul mio interno coscia, fino ad avvolgere le sue esili dita intorno al mio membro più duro, iniziando a darmi piacere.
Stringeva sempre di più, e con precisione, alternando piano al veloce, concentrandosi sul mio viso, cogliendo ogni mia espressione eccitata. Mi accarezzò i testicoli, in maniera dolce, guardandomi negli occhi, finché non mi sentii travolgere dall'orgasmo, riversandomi addosso.

Scoppiò in una fragorosa risata, mentre ripresi le mie facoltà mentali, pulendomi con i fazzoletti che mi passò.
"Voltati" affermò risoluta e vivace.

Le diedi le spalle mentre si posizionò dietro di me.
La sentii tracciare con il dito la linea dove avevo il tatuaggio.
"Cosa significa?" Mi domandò, poggiando il mento sulla mia spalla con voce curiosa quanto lo sguardo cristallino, mentre mi voltai appena per incrociare i suoi occhi.

"È una J. Di Joshua" le rivelai sincero, mentre annuii tornando dietro di me. Sentii un rumore simile ad uno stappo, squillante ma sordo. Finché non avvertii una punta morbida e fresca, premere dolcemente sulla mia pelle e ricalcarla, in quello che credevo fosse un cuore.

Infatti mi voltai appena vedendola compiaciuta con un sorriso allegro sul viso.
"Ti ho fatto un cuore. Lo stesso che hai tracciato tu ieri per finta sulla mia coscia" abbassò lo sguardo, ricordandosi dal mio gesto mentre le alzai il mento vedendo i suoi occhi per lasciarle un lieve bacio sulle labbra.

"Grazie" le sussurrai, inspirando tra i suoi capelli setosi, prendendo alcune ciocche tra le mie dita, lasciandole scorrere in mezzo ad esse.
Un momento che avrei scattato con la mia macchina fotografica celebrale, e che avrei riposto nel cassetto del lato sinistro.

Ci facemmo una doccia veloce, finendo gli ultimi biscotti del sacchetto, rimanendo solo le briciole nel fondale, ed un po' di latte.
Avevamo preparato i borsoni, benché io non avessi mai tolto niente da dentro. Nessuno dei due accennava a parlare della partenza, forse faceva male, forse avevamo cose più importanti al quale pensare.

"Vieni con me" sembrava quasi un'ordine gentile, detto con un filo di voce come quel filo di vento che ora stava entrando dentro casa con la porta aperta, senza aver avuto un invito, come a menzionarci che questo calore che stiano provando svanirà, tra non molto.

La seguii vedendola calpestare l'erba con la suola dei suoi stivaletti, frusciando debolmente. Finché non arrivammo accanto ad un albero. Era quello che stava dietro di noi quando gustai il contatto delle mie dita con la sua pelle morbida e calda.
Sì voltò sorridendomi celando la stessa cosa che pesava anche dentro di me.

Si piegò, raccogliendo un ramoscello affilato e snello, iniziando ad incidere qualcosa sul tronco dell'albero ruvido.
Ci calcò sopra più volte, finché non venne bene.
Aveva tracciato una S di spocchiosa.
Mi passò il ramo con un sopracciglio innalzato mente lo afferrai mordendomi il labbro.
Ci misi forza e dopo aver ripassato varie volte fornai una O, dato che il mio cognome a quanto pare era Odioso.
Per poi tirare il braccio in dietro dandomi lo slancio, buttando il ramo nel fiume schizzando debolmente l'acqua che emise un sobbalzo, venendo trascinato via dal cullare calmo delle acque.

"Se mai capiteremo qui ancora, sappiamo che questo sarà sempre il nostro albero" mi confessò sottile. Le andai incontro, abbracciandola e riscaldando di nuovo i cuori, prima di vedere la Jeep rossa di Bart. Si era offerto gentilmente di accompagnarci fino alla carrozzeria a ritirare l'auto.

Scese dalla macchina salutandoci con la mano da prima, sventolandola fuori dal finestrino.
Aiutò Carlotta a prendere il borsone, per portarlo nel bagagliaio mentre mi sistemai il mio sulla spalla, restando qualche attimo ad osservare la casa che aveva visto incendiare e completare due anime.

Vidii Carlotta, esalare un respiro sommesso, prima di alzare i suoi occhi su i miei, ed un sorriso luminoso, richiudendo la porta alle nostre spalle.

"Siamo pronti" affermò Carlotta squillante, poiché sapevo che non amava dare a vedere spesso le sue emozioni che a me trasparivano così chiare e nitide, inconfondibili, come pagine di un libro che conosci a memoria ma lo rileggi ogni volta per verificare quanto sia stato bello.

Salimmo in auto, mentre Bart chiacchierò un po'. Era un uomo logorroico ed a modo suo brusco ma gentile, uno di quei controsensi che devi vedere da altre prospettive o con occhi più attenti.

"Credo che Hudson Valley, non abbia mai visto una coppia così innamorata come voi. I giovani d'oggi ormai hanno perso quel significato, ma voi...voi no ragazzi. Mi ricordate me e mia moglie, e siamo ancora lì più forti di prima. È stato un piacere conoscervi. Fatevi abbracciare su" rivelò quale parole dette con il cuore in mano, scendendo dalla macchina. Avvolse Carlotta in un abbraccio paterno, lisciandolo la schiena, per poi venire da me e darmi una pacca sulla spalla ed un occhiolino d'intesa, rientrando in macchina e suonò il clacson, andando via dalla nostra visuale.

Mi avviai dal carrozziere che mi salutò togliendosi il berretto blu, con la visiera rivolta all'indietro.
"Come nuova. Scusa per l'attesa" si scusò, battendo un palmo sul cofano, producendo un suono metallico.

"Grazie Robert" lo ringrazia, serrando le labbra tra loro, tintinnando le chiavi, prima di inserirle mimando il suo saluto, con le dita come se avessi avuto una pistola in mano, e sparassi con l'indice tenendo in alto il pollice.

Feci montare Carlotta, iniziando a ritornare alla normalità.

In macchina nessuno dei due parlò di Madison e Michael. Forse non sapevamo cosa dire. La vedevo ogni tanto portarsi i capelli dietro l'orecchio e riportarseli di nuovo in avanti come se volesse chiedermi qualcosa o aspettare che prendessi parola. La verità era che non volevo affrontare l'argomento ma godermi gli ultimi istanti. Avrei parlato a Madison, ma dovevo trovare le parole poiché ancora mi sentivo confuso, dentro ad un tornado, che mi faceva girare come una trottola senza trovare un punto fermo.

La vidii cantare sottovoce qualche canzone che passava per radio, mentre la guardavo con la coda dell'occhio ridendo dentro.
Tenevo saldo il volante, e l'unico suono che spazzava il silenzio era lo sfrecciare di macchine, quelle poche che passavano.

Finché non iniziai a scalpitare, ed un magone si formò in gola, sapendo che mancavano pochissimi metri da casa nostra.
"Sono stato bene" sbottai con tono alto, forse per paura che la musica potesse sovrastare la mia voce arrivando sorda e sconnessa all'udito di Carlotta, continuando il contatto visivo con la strada davanti a me. Si girò appena, poggiando i palmi sulle ginocchia che tremavano.

"Anche io" rispose melliflua, prima di puntare lo sguardo verso la sua casa.

Stava per scendere, tenendo lo sguardo basso su i tappetini della macchina, quando le avvolsi il polso con la mia mano.
"Non andrà perso ciò che è stato" le confermai per rassicurarla, e vederla annuire, nel suo azzurro splendente che iniziava a spegnersi lentamente.
"Capito Carlotta?" Le domandai quindi stringendo la presa come se non volessi vederla andare via.

Si scostò i capelli annuendo per poi centrare i suoi occhi verso di me.
"Non andrà perso, neanche volendo" ammise, vedendo sua madre uscire di casa, e probabilmente ci aveva sentiti arrivare o visto dalla tendina rossa affissa sulla finestra della cucina che dava sul giardino.

Così uscì dalla macchina, afferrando il borsone dietro e lanciarmi un'ultima occhiata dolce prima di attraversare ed entrare dalla porta mentre Anny mi salutò gentilmente con la mano, che ricambiai.

Avrei potuto scattare foto con il mio iPhone nuovo di zecca, mi hanno detto che i momenti migliori sono quelli che vivi non quelli che filmi. Ho deciso di far rimanere impresso nella mia testa quella notte bollente, ti prometto solennemente che non cancellerò niente.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro