Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

39

Pov. Carlotta

Un fascio di luce mi abbagliò, illuminandomi il viso assonnato e rilassato al contempo. La prima volta che mi svegliavo serenamente e non con istinti omicidi verso qualche essere umano. Le immagini di me e Joshua si ripercorrevano e rincorrevano nella mia testa.

I suoi baci, il suo modo di leccarmi la mia intimità, di amare il mio corpo e il mio imbarazzo cancellato del tutto, vedendolo gemere con il mio tocco, ed i nostri cuori.
Le parole che non dicevamo le dimostravano. Perché un gesto valeva molto di più, le parole venivano spazzate via come un refolo di vento.

La sua mano era ancora intorno alla mia vita, così mi accoccolai ancora di più a lui, che emise un mugugno roco e subito dopo spinse il suo membro tra le mie natiche, portandomi a sussultare al contatto con la sua cappella che scivolava tra la spaccatura morbida. Un istinto primitivo mi fece spingere le natiche verso di lui, qualcosa di animalesco. Seguivo solo le mie emozioni ed il fatto che fossi completamente ed irrimediabilmente invaghita di Joshua. Lo stavo dicendo sul serio?! Si...ero cotta come una pera, come uno spezzatino.

"Buongiorno Carlottina mia" lo sentii alitarmi sul collo, con voce assonnata e sensuale.

"Buongiorno Joshua odioso" lo ripresi beffarda, mentre mi attirò di più contro di lui.

Finché non mi girai, per guardare i suoi occhi lucenti di prima mattina, quasi un ghiaccio.
Alzai una mano, accarezzandogli la guancia mentre chiuse gli occhi.
Avvinghiai la gamba intorno al suo bacino, mossa da una forza di gravità maggiore.
Avvertii il suo membro pigiare sulla mia intimità, ma non la ritrassi, non mi voltai per andarmene. Volevo restare lì e giocare in modo provocatorio e sensuale con lui, sentendolo sempre più duro. Ed il fatto che stessi ansimando, ed un Big-Bang stava avvenendo dentro di me, aggrovigliandomi, mi faceva intuire che lo volevo davvero. Pulsavo di quel desiderio, sentivo una danza di libellule e farfalle volare libere dentro di me.

Si morse il labbro, increspando le labbra in un sorriso sfacciato.
"Carlotta se fai così mi fai impazzire" rivelò rauco e profondo, portandomi a tremare ma a mantenere lo sguardo provocatorio, passandomi l'indice sul labbro in modo innocente, vedendolo seguire il mio gesto.

"Così come? Non sto facendo niente" mi difesi, muovendomi per far scontrare di nuovo la mia fessura con la sua cappella liscia.

Lo guardai chiudere gli occhi esalando un respiro pesante e passarsi la lingua sul labbro.
Finché non mi prese la natica, sovrastandomi con il suo corpo.
Si avvicinò al mio viso, talmente tanto da sfiorarci le punte dei nasi ed i suoi occhi rimanevano dentro i miei come un colore unico.
"Mi stai provocando. Mi stai portando a scoparti in meno di un secondo ed a farti urlare il mio nome" rivelò serio, e sentire il mio corpo accendersi come piccoli led che ad ogni passo s'illuminavano sprigionando una luce accecante.

Chiusi gli occhi, mentre i suoi palmi roventi scorrevano sul mio corpo ancora nudo, soffermandosi sui seni, torturandoli debolmente.
"Ho voglia" sussurrai presa da spasmi, rendendomi subito conto di ciò che la mia bocca aveva lasciato andare al vento, senza pensare.
Spalancai gli occhi vedendo i suoi diventare più scuri ed increduli.

"Cosa hai detto?" Domandò come se avesse paura di aver sentito male, ed istigandomi a ridirlo.

Abbassai appena lo sguardo, vedendo il suo membro eretto, sul mio basso ventre, e ciò non mi aiutava a pensare.
"Che ho...ho voglia" balbettai incerta, mentre si chinò sulle mie labbra, prendendone possesso. Scivolò la lingua dentro la mia bocca, danzando con la mia in modo sensuale. Mi accarezzò i capelli e premette una mano sulla mia guancia mentre allacciai le mani intorno al suo collo, scorrendo sulla nuca ed ansimando, quando il suo torace sfiorò i miei capezzoli, emise un gemito rauco e chiuso, sopprimendolo con i miei baci.

La pioggia era cessata, ed il sole penetrava dalle fessure.
"Sarà meglio andare a cercare le chiavi" confessò, staccandosi contro voglia da me, come io dal suo contatto caldo. Forse ero stata azzardata a pronunciare quelle parole, ma sentivo qualcosa dentro di me, un calore che mi portava a desiderare Joshua ed a concedermi a lui.

Raccattai i vestiti, infilandomeli sotto il suo sguardo lascivo, tirandomi su le spalline del vestito e rivolgergli un sorriso.
Mentre deglutii guardando lui, che alzò le sopracciglia con fare sfacciato ed impertinente.

Quando sentimmo il rumore del portone, strascicare acuto contro l'altra porta di ferro, ci girammo con occhi sbarrati.
Il portone aperto fece filtrare la luce potente del giorno e rivelare un uomo dai capelli brizzolati con una camicia a quadri Rossi e verdi ed un jeans slavato. Non doveva avere meno di sessant'anni.

Mi morsi l'interno guancia in difficoltà, mentre Joshua imprecò silenziosamente, passandosi una mano tra i capelli più chiari con la luce del sole.
Avrei voluto lanciargli un'occhiataccia fulminea ma ero troppo intenta a sentirmi rossa dalla vergogna.

"Ci scusi...noi credevamo che..." iniziai a dire impacciata, impastando le vocali, ma il signore formò un sorriso quasi come un solco sul viso infossato con la barba incolta.

"Cercavate un riparo dalla pioggia. Non siete i primi che mi fanno queste sorprese nel mio capannone. Non preoccupatevi. Qui la pioggia quando viene picchia forte, e molto spesso con il vento forte estirpa anche alberi" rivelò calorosamente, vedendo gli occhi gentili e nocciola di quell'uomo.

"Non è arrabbiato con noi?" Domandò Joshua stranito, nel vederlo così rilassato, guardando subito dopo me che feci spallucce.

Entrò dentro, prendendo un rastrello appoggiato allo scaffale, per eliminare le foglie cadute, e rami secchi dal giardino.
"Ragazzo mio le cose per arrabbiarsi sono ben altre. Nel tragitto ho trovato un mazzo di chiavi. È vostro?" Tirò fuori dalla tasca dei jeans, mostrandocele, ed erano proprio le chiavi della casa.

"Si. Le abbiamo perse ieri" confessò Joshua avviandosi verso il signore per riprenderle.

"Siccome siete una bella coppia, oggi a pranzo sarete miei ospiti. La mia casa non dista molto da qui e mia moglie Margaret sarà contenta di vedere una ventata fresca di gioventù" ci propose quasi ridendo come se si fosse ricordato di qualcosa ma al tempo stesso un tono sommesso. Un ricordo bello ma triste al tempo stesso.

Sembrava così gentile, e buono. Joshua sembrava provato nell'accettare l'invito o meno, grattandosi debolmente la nuca.
"Saremo felice di venire" parlai io al suo posto, andando di fianco a Joshua prendendogli il braccio con il mio.

"Vero amore?" Domandai beffarda, mentre si girò elargendo un sorriso che mi faceva ancora stringere le gambe, per i ricordi.

"Se rende felice a te amore, rende felice anche me" commentò cristallino, mentre il signore sorrise sonoramente.

"Che bella la gioventù, ed i primi amori" sembrava che parlasse più con se stesso che con noi, girandosi per raschiare il suolo.

Mi morsi il labbro in difficoltà, poiché sentivo lo sguardo di Joshua addosso a me.
"Perché hai accettato?" Mi richiamò al presente, bisbigliandolo a bassa voce per non farsi sentire.

"Per il semplice fatto che credevi che fosse abbandonato questo capannone, con il rischio di farci trovare nudi" lo ripresi saccente ed infastidita, mentre scosse la testa divertito, avvicinandosi al mio viso che andava in iperventilazione quando mi era accanto.

"E se sua moglie ci volesse cucinare come nella fiaba di Hansel e Gretel?" Proruppe con sguardo preoccupato, sapendo che mi stava prendendo in giro.

Mi ricordavo quando eravamo piccoli, e c'infilavamo sotto le coperte con la torcia accesa e se la puntava sul viso, raccontandomi storie che mi terrorizzavano, leggendo Piccoli Brividi.
Ed ogni volta stringevo a me il mio fedele peluche, sperando che mi proteggesse dai mostri.

Gli tirai una gomitata sul braccio, mentre soppresse una risata derisoria.

Ci avviammo a casa di Bart, era il nome del signore, salendo sulla sua jeep rossa. Era appena a dieci minuti di macchina, ed arrivammo in fretta mentre ero sul sedile posteriore. Guardai la villetta. Aveva un piccolo giardino curato con fiori e piante di ogni tipo a costeggiare l'entrata del vialetto in pietra.
Un dondolo era posto sotto il porticato tinteggiato di blu, e delle tendine ricamate bianche sulle finestre, ad oscurare la vista al di là.

Ci aprì gentilmente la porta, chiamando sua moglie che gli rispose con un semplice "si" come a dire -lo so che sei te.

Joshua mi guardò sfoggiando un sorriso sornione, che ricambiai.
"Venite ragazzi" ci fece entrare dentro casa, venendo investiti da un buon odore di arrosto facendo affilare i miei sensi, ed un formicolio sulla lingua.

"Sarà sicuramente meglio dei tuoi spaghetti all'inchiostro" rivelò sprezzante, facendomi presente lo scherzo che gli feci. Dovevo ammettere che ero stata brava.

"Decisamente meglio della tua pizza di sicuro" lo ripresi facendogli una smorfia di disappunto.

"Ti ricordo che l'hai divorata" sussurrò al mio orecchio, lasciandomi un lieve bacio che mi fece rabbrividire, staccandoci subito, per veder apparire la signora Margaret che si stava pulendo le mani ad una pezza blu di stoffa.

"Siamo in compagnia? Non lo sapevo, non badate a quel cialtrone di Bart. Come vi chiamate?" Ci rivolse un sorriso raggiante molto più di quello di suo marito, e due occhi piccoli verdi, ingranditi da delle lenti a fondo di bicchiere sulla montatura gialla degli occhiali.
Aveva i capelli corti fin sopra le spalle Castani chiari che alla luce del giorno viravano sul rossiccio. Era di statura bassa e magra.

"Io sono Joshua lei è Carlotta. Ci scusi per l'irruzione in casa" Joshua ci presentò intimidito, poiché eravamo degli sconosciuti mentre la signora spiegò una mano in avanti come per ammonire il nostro evidente imbarazzo.

Ci sedemmo a tavola, raccontandole del perché eravamo ad Hudson Valley e dell'imprevisto, mentre lei e suo marito risero.
"Questo arrosto è ottimo signora" proferì Joshua che lo stava divorando come se non vedesse cibo da una vita, e del resto anche io.

Ci fece un sorriso, portando la sua mano verso quella del marito.
"Era il preferito di mia figlia" rivelò tristemente, mentre un velo le ricoprì gli occhi, notando il marito stringere di più la presa sulla mano di Margaret con le vene in rilievo data l'età.

Si dovevano amare molto, e sicuramente la perdita della figlia aveva lasciato un vuoto ad entrambi, così decidemmo di restare in silenzio senza chiedere nulla. Ma accennando solo un "mi dispiace" con tono apprensivo da parte nostra, mentre sentii la mano di Joshua poggiarsi sopra la mia coscia, disegnando con l'indice un cuore immaginario.
Guizzai lo sguardo verso di lui, che teneva gli occhi verso il signor Bart che raccontava vari aneddoti di vita passata, sembrando davvero interessato. Lo guardai affascinata, mentre la signora Margaret mi riprese dai miei pensieri, chiamandomi.

Mi scusami alzandomi dal tavolo, poggiando il tovagliolo sulla tovaglia, dirigendomi da Margaret.
Mi mostrò una foto di sua nipote, con occhi lucidi ed emozionati. Era una bambina bellissima. Dei capelli riccioli Rossi e due occhioni Nocciola come il signor Bart.

"Ti voglio dare una cosa mia cara" disse dolcemente con quella vocina tenera che aveva, infondendomi un senso di protezione. I miei nonni non li vedevo quasi mai poiché erano in Italia, e quindi stare con questa signora mi faceva sembrare di essere un po' con loro. Anche se dovevo ammetterlo che i miei nonni materni erano decisamente strambi.

La guardai intenta a frugare dentro ad un portagioielli di legno lucido, finché non lo trovò esalando un sospiro di soddisfazione.
"È una pietra che trovai vicino alla casa dove alloggiate voi. Dicano che porti fortuna. Vorrei che la tenessi tu" mi aprì il palmo della mano poggiandomi la piccola pietra azzurra quasi trasparente, richiudendola nel mio palmo in un pugno.

Alzai lo sguardo verso di lei, ringraziandola con un abbraccio, mentre Bart ci riaccompagnò gentilmente a casa, salutandolo.

"Che tipi" commentò Joshua, una volta arrivati a casa.

"Io li trovavo teneri" lo rimbeccai, prendendo un sorso d'acqua dalla bottiglia in frigo.

Lo vidii fare il giro del divano dove era seduto, venendo verso di me.
"Vado a prendere una cosa" m'informò dandomi un dolce bacio a stampo, lasciandomi sospirare con aria sognante.
Ero decisamente persa.

Guardai fuori dalla vetrata, poggiando un palmo contro di essa, mentre la chioma degli alberi emetteva un dolce fruscio debole, muovendosi come in una danza.
Finché attraverso il vetro non Vidii il volto di Joshua materializzarsi dietro di me, portando a girarmi.

Mi passai la lingua sul labbro inferiore, quando da dietro la schiena tirò fuori un pupazzo, che ricordava il mio. Guardai lui e poi il pupazzo, come se i miei occhi stessero giocando una partita di Ping-pong.
Mi sentii attraversare il cuore, da un'emozione indefinita, poiché con Joshua non sapevo mai realmente che emozioni fossero, portandomi ogni volta a sorprendermi e destabilizzarmi.
Erano una sorpresa continua, che mi faceva fremere e tremare di dolcezza, passione, rabbia. Tutto in un cerchio.

"Non è Mr Bibo, ma..." non lo lasciai finire, che gli corsi incontro allacciando le mie braccia sul suo collo, facendo cadere per terra il pupazzo con un rimbalzo morbido.

Sorrise sul mio collo, mentre chiusi gli occhi per quel contatto, del suo respiro caldo sulla mia pelle.
"È bellissimo" mi scostai, puntando i miei occhi nei suoi mentre mi accarezzò una guancia, scrutandomi come non aveva mai fatto fino ad ora.

Mi prese per i fianchi, scendendo giù verso le mie natiche, alzandomi di peso, facendo avvinghiare le mie gambe intorno al suo bacino, combaciando piano le sue labbra sulle mia. Portai le mani sulle sue guance, ricambiando il bacio che da dolce divenne lava incandescente. Il suo tocco era come una rianimazione, in ogni fibra, tessevo la consistenza delle sue mani, dentro la mente,

Salimmo le scale, con me in collo, senza smettere di baciarci mentre mi sentii adagiare sul letto, in modo delicato, ed il materasso sprofondò sotto al nostro peso.
Si scostò un attimo dal mio corpo, guardandomi intensamente con una profondità accecante in quel bagliore azzurro.
"Non voglio fare niente che tu non voglia, forse non sono quello adatto, tu sei ancora..." portai l'indice sulle sue labbra, che mi provocò come una scossa, eravamo elettrici, poiché facevamo scintille dentro al corpo.

"Sei stato il mio primo tutto, lo sarai fino in fondo, anche se ho paura" rivelai sincera con una voce che non mi apparteneva tremando di eccitazione e nervosismo.

Si piegò di nuovo su di me, strusciando il naso contro il mio, esalando un sospiro con gli occhi chiusi come i miei, per riaprirli piano specchiandoci l'uno nell'altro, come uno specchio d'acqua che forma un vortice che ti risucchia all'interno, verso l'ignoto che attira. 
"Ci sono io con te" affermò rauco e dolce al tempo stesso, prendendo le mie mani, portandomele più su, sul materasso, facendo scivolare le sue dita con le mia che s'incastrarono perfettamente, anche se forse eravamo imperfetti, mai nostri cuori in quel momento non potevano essere più in simbiosi di così.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro