Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

37

Pov. Carlotta

Avrei potuto descriverla ed articolarla in molti modi, la sensazione prorompente che scalpitava furente nel petto, con un frastuono assordante. Ma l'unica parola o meglio nome, che mi veniva in mente era lui...Joshua.

Ci eravamo solo strusciati, con il tessuto del nostro intimo addosso, eppure era stato bellissimo. Sentire la punta del suo membro spingere contro le mie labbra pulsanti e desiderio accecante, portandomi a tremare di piacere ed a bagnarmi, e venire avvolta da un orgasmo. Il mio primo orgasmo. Era qualcosa che partiva dal ventre e ti bruciava all'interno, tutto il corpo, quasi sdoppiandoti. Come se il tuo corpo fosse lì e la tua mente fluttuava libera dentro quell'emozioni, in quel vortice di piacere assoluto, fino a scivolare di nuovo giù, abbandonandoti completamente.

Guardai Joshua appisolato, spostando delicatamente il suo braccio che mi cingeva la vita, che sembrava pesare un piombo, mentre scivolò sul letto con un tonfo sordo.

Mi diressi verso il bagno, dandomi una sistemata allo specchio. I miei occhi brillavano di luce propria ed un lieve rossore aleggiava ancora sulle mie gote struccate.
Mi pettinai i capelli scompigliati, e decisi di scendere a prendere una boccata d'aria.

Era tardo pomeriggio, e come sempre regnava la pace. Il rumore dolce del fiume che scrosciava, un venticello si era alzato più forte, ma non tanto da non restare a toccare l'erba con il palmo e gettare dei sassolini di ghiaia nel fiume, provocando uno schiocco ed un piccolo sobbalzo, mentre ero a gambe incrociate.

Sentii dei passi sull'erba. Segno che era Joshua, quindi mi voltai e lo vidii sorridermi, passandosi una mano su i capelli.
"Un incanto" proclamò, avvicinandosi mentre annuii con la testa.

"Credo che non mi stancherò mai di vedere questo posto" rivelai sinfonica, sentendo il suo braccio stringermi la vita, e le sue gambe toniche posizionarsi al lato delle mia, in modo da portare le ginocchia al petto.
Buttai la testa all'indietro, finendo delicatamente sul suo torace.

"Io intendevo che sei te un incanto" sussurrò con voce rauca, quella frase sul mio lobo, scendendo a dare baci sul mio collo, quasi a volermi assaggiare con le labbra che si aprivano come un ventaglio sulla mia pelle che scottava a quel contatto.

Mi buttò giù la spallina del vestito con il mento, proseguendo la sua scia, mentre chiusi gli occhi per imprimere quel gesto dolce ma che incendiava il mio corpo in fibrillazione.
Mi attirò di più a se, facendomi scivolare anche l'altra spallina, in modo che il vestito cedesse sulla parte superiore, dandogli libero accesso a miei seni.

Con la mano destra, percorse con i polpastrelli il mio braccio, per arrivare al mio seno, racchiudendolo nel suo palmo caldo.
Sentii un dolce fuoco rovente, l'indice sfiorò il mio capezzolo roseo più volte, facendolo indurire, mentre la mia testa rimbombava a sentire il suo cuore che galoppava forte.
"Mi puoi dire la fine del messaggio?" Mi chiese ad un tratto, portandomi a voltarmi completamente con il corpo verso di lui, alzandomi le spalline che sembrava che adesso volessero scendere.

"Non ha importanza. Insomma ora siamo qui, perchè questa domanda?!" Più che una domanda la mia era un'affermazione, e la voce tremava come il mio corpo. Perché non volevo pronunciarla, non con una situazione simile e non finché non sarei stata sicura di ciò. Non potevo farmi ulteriore male, già ero entrata in un cerchio pericoloso, ed avrei solo aggravato la situazione.

"Per me è importante saperlo invece" mi accarezzò la guancia con il pollice, come quelle parole scivolate sulla lingua.

Mi scansai a malincuore, tirandomi su, per pulirmi il vestito dai rimasugli di erba e terriccio.
"Joshua non era nulla d'importante. Ok?" Sbottai presa dal panico che attanagliava con una voce più sgarbata di ciò che volessi.

Iniziai a camminare, mentre si alzò seguendomi in silenzio.
"Hai intenzione di pedinarmi?" Proclamai senza voltarmi per non incontrare quell'azzurro in cui mi perdevo e mi disorientava. Sembravo una soldatessa, mantenevo lo sguardo dritto e non c'era neanche un punto preciso, guizzavo gli occhi dalle siepi ai tronchi d'albero, al fiume che faceva da sottofondo.

"Non è tuo questo posto" ribatté fermo, continuando la nostra camminata silenziosa, poiché non avevo voglia di rispondere.

Era sempre così. Facevamo un passo in avanti ed altri cinque indietro, ritornando al punto di partenza proprio come il Monopoli, che odiavo tanto quanto lo odiava Joshua.

Sentii una goccia scendere lenta dal cielo, piombandomi piano sulla punta del naso, che arricciai a quel contatto. Mi fermai di botto come Joshua, alzando gli occhi al cielo.
In un secondo, dopo la calma arrivava sempre la tempesta. Ero sicura che rispecchiasse il nostro animo in quel momento. Voleva dirci che anche il cielo provava le nostre emozioni combattute.

Mi voltai verso Joshua, il tempo di vedere i suoi occhi azzurri, che iniziò uno scroscio violento, picchiettando a terra con forza, ed un tintinnio prepotente sulle foglie che si abbassavano sul peso della goccia che piombava violenta sopra di esse.

Guardai Joshua afferrarmi la mano, iniziando a correre. L'acqua schiaffava furente e di traverso verso i nostri corpi. I vestiti zuppi si attaccavano addosso come una seconda pelle. Mi girai ad osservare Joshua di profilo. Il naso appena pronunciato dal quale grondava una piccola goccia che seguì il tragitto del suo setto nasale, arrivandogli giù fino a bagnare le sue labbra carnose, che portò via con la lingua che si passò sul labbro inferiore. I capelli grondanti ed attaccati alla fronte. Era una visione, era ciò che volevo e rifiutavo al tempo stesso.

Sbattei le ciglia per riaprirle il secondo dopo, notando i suoi occhi azzurri che mi scrutavano, mostrando un sorriso impertinente con la sua fossetta.
Avevo i capelli che si stavano attaccando alle spalle, ed i seni doloranti dal freddo che stavo provando.

Arrivammo davanti casa, riparandoci appena sotto il porticato, guardando le piante arrampicanti bagnarsi di quella stessa pioggia.
Mi portai le braccia ad avvolgermi le spalle come una protezione, spostandomi da un piede all'altro mentre Joshua cercava le chiavi in tasca toccandole come un ossesso.
"Ti vuoi muovere?" Sbottai stizzita, vedendolo girarsi e rivolgermi un'occhiata preoccupata non curante della mia tonalità.

"Non riesco a trovare le chiavi" rivelò, toccandosi ancora le tasche, senza nessun risultato.

"Che vuol dire che non trovi le chiavi?" Lo ripresi esasperata ed infreddolita, poiché l'acqua non grondava più su i nostri corpi, facendo sentire solo i vestiti zuppi che con il vento che soffiava anche se debole portava ad accapponare la pelle.

Si portò l'indice ed il pollice sul setto nasale, esalando un sospiro.
"Quello che ti ho appena detto. Le avrò perse nel tragitto a correre" sentenziò con voce più dura e rigida di ciò che mi aspettassi.

Annuii debolmente, guardando la porta di casa per riportare lo sguardo al di là del porticato, dove la pioggia picchiava ancora, e annegava nel fiume, con rintocchi precisi e ritmici.

"Vado a cercarle" proclamai con la sua stessa tonalità, scendendo le scaline del porticato, avviandomi sotto la pioggia dove sul terriccio umido si erano formate delle pozze mischiando terra ed acqua sporca.

Sentii una presa, strattonarmi per voltarmi contro quel petto che emanava calore e gelo al tempo stesso, facendomi sbattere il palmo della mano contro la sua maglia bagnata, che metteva in mostra gli addominali definiti.

"Dove cazzo vai con questa pioggia? Vieni con me" aggiunse risoluto, portandomi a trasalire ed a lasciarmi condurre ovunque volesse andare.

La pioggia continuava imperterrita il suo assalto, mentre tirai su con il naso ed un raffreddore sarebbe stato la ciliegina sulla torta.
Avvistai non lontano da noi, un capanno dipinto di giallo, con un tetto spiovente in legno grigio fumo.
"Ci ripareremo qui. L'ho scovato l'altro giorno camminando. Non è di nessuno è abbandonato" mi confidò più pacato ora, soffermandosi sul mio volto per capire se avevo inteso. Girovagai con gli occhi per annuire sconfitta.

Non mi diede il tempo di rispondere, che affrettò di più il suo passo e di conseguenza il mio, dato che non lasciava la presa sul mio polso esile.
Arrivammo difronte, vedendo Joshua aprire il portone scorrevole verde bottiglia, facendomi un cenno con la mano per farmi passare, e richiuderlo alle sue spalle.

Avvertii ancora nel mio udito, la pioggia fitta che picchiava con uno scroscio petulante, sul tetto.

Per poi guardare l'interno del capannone, dove scaffali di metallo facevano da scena, appoggiati alle pareti con un'infinità di attrezzi.
Una finestra scheggiata e rattoppata con dello scotch giallognolo infondo, un pavimento nero lurido con palline di polvere e foglie secche, poiché forse non spazzavano e non vi era nessuno dalla seconda guerra mondiale. Ed un materasso logoro con della gomma piuma che s'intravedeva dai buchi, ed un telo nero piegato sopra.

"Una reggia" affermò raggiante Joshua, facendosi beffa nel vedere il mio sguardo sbigottito e schifato.

Camminai, strusciando la suola degli stivaletti sul pavimento.
"Decisamente" affermai asettica, sbruffando pesantemente.

Raccolsi i capelli di lato, con la mano avvolta intorno, strizzandoli un pochino, mentre Joshua si mise comodo sul materasso sporco, incrociando le braccia dietro la testa a mo' di pascià.

Chiuse gli occhi mentre lo fissai, facendo una smorfia con le labbra e le sopracciglia innalzate.
"Questo si che è relax" aprì un occhio, squadrandomi divertito, con il suo solito modo d'increspare le labbra in un sorriso da infarto immediato.

"Mi prendi per il culo?" Domandai autoritaria, portando le braccia conserte sul petto, ticchettando i polpastrelli sull'avambraccio.

Scosse la testa, sopprimendo una risata.
"Affatto. Ma se vuoi posso prenderti seduta stante" ricalcò le ultime parole con voce roca, sentendo di nuovo quella sensazione di calore propagarsi e spingere sulla parte intima.

"Non ci tengo. Non con un deficiente come te" affermai vittoriosa, mentre si morse il labbro.

Dio Joshua, cosa cazzo sei! Scacciai via la vocina irrazionale.

"Questo deficiente, oggi pomeriggio ti piaceva, eppure tanto" inarcò un sopracciglio, rivelando la verità nuda e cruda, ispezionando il mio corpo, passandosi la mano tra i capelli.

"Ch...che...ti odio" strascicai le sillabe, divenendo porpora, affermando le ultime parole con la bocca serrata in una linea. Sapeva sempre come mettermi stesa al tappeto, ed in tutti i sensi.

"Levati i vestiti" affermò risoluto, guizzando di nuovo gli occhi su di me. Quel tono assertivo mi portava a tremare, e mi eccitava tanto quanto le sue parole.

"Cosa? No" sbottai perplessa, vedendolo alzarsi mentre arretrai, sbattendo il fondoschiena contro un vecchio comò di legno intarsiato.

"Levati. I. Vestiti" scandì bene ogni singola lettera, parandosi difronte a me con quegli occhi tempestosi ed intensi da farmi perdere il barlume della ragione, e tremai di nuovo.

Maledetto Joshua! Questa volta ero sintonizzata sullo stesso canale con la mia vocina.

"Perché dovrei?" Domandai sfacciata, usando un tono più sensuale. Volevo provocarlo? No...si cavolo, certo che volevo provocarlo.
Mi morsi il labbro, piegando la testa di lato.

Si avvicinò al mio viso, talmente vicino che l'avrei preso e baciato in modo urgente e passionale.

No, non mi abbandonare! Proclamò la mia vocina, richiedendo le mie facoltà mentali che probabilmente ballavano la samba come il mio corpo al suo solo contatto visivo, ed ogni emozione fuoriusciva prepotente, sfociava e sgorgava dai nostri occhi pieni di voglia.

Rimasi impassibile, mentre si avvicinò di più, guardandomi intensamente e profondamente anche l'anima. Era vicino alle mie labbra, mentre posò le sua sull'angolo delle mia, portandomi a tremare di piacere, scivolando piano verso il mio orecchio, con il suo alito caldo che mi distruggeva.
"Perché altrimenti ti prendi un malanno Carlottina" soffiò quelle parole divertite, mentre mi sentivo molle ma al contempo rigida.

Decisi di riprendere la situazione in mano. Era questo che amavo di Joshua. Il suo modo di stuzzicarmi. Non ne avevo mai abbastanza delle nostre sfide. Non ne avevo mai abbastanza di lui. Ero fatta di Joshua, e sarebbe stato sempre così. Anche con tutti i Michael del mondo, avrei scelto lo sbaglio.

"Spogliami" gli sussurrai bassa e sensuale, sul suo lobo, mentre gli scappò un grugnito debole simile ad un gemito.

Carlotta stai vincendo! La mia vocina esultava ma chi avrebbe esultato dopo sarebbe stato il
Mio corpo nelle mani di quell'odioso.

Pressò in un attimo, il suo corpo contro il mio in modo rude ed urgente, sentendo il suo membro duro, pigiarmi sul ventre, ed ansimai, sopprimendolo appena con le labbra serrate.
"Mi stai provocando?" Domandò rauco, alzandomi il vestito, per poggiare le mani sulla mia schiena, accarezzandola dal basso verso l'alto, mentre chiusi gli occhi sotto quel tocco del suo palmo liscio ma virile.

"Direi di sì. Ci sto riuscendo?" Domandai, innalzando un sopracciglio divertita, guardandolo mordersi il labbro e farsi più vicino alle mie labbra sentendo il suo cuore battere come il mio, ed ora la pioggia non arrivava neanche più al nostro udito, troppo presi ad ascoltare le nostre emozioni.

"Miseramente" scimmiottò la mia voce con un tono più caldo e profondo, ricordandomi di quando glielo dissi io. Mi sfiorò il labbro con il suo, facendoci esalare un ansimo, e combaciare del tutto le labbra, mentre il suo membro spingeva ancora contro di me.

Scivolò sulle mie natiche, alzandomi di peso per poggiarmi sul comò, ed anche se era sporco e polveroso non me ne fregava niente in quell'istante.
Mi aprì le gambe piazzandosi al centro, prendendomi per i fianchi in modo possessivo mentre poggiai le mani sulla sua nuca, facendo scivolare le nostre lingue bisognose di assaggiarsi.

Avevamo ancora le labbra umide ed i capelli bagnati, sentendo l'odore della pioggia sulla pelle.

Mi sollevò di nuovo, avvinghiando le mie gambe intorno al suo bacino, continuando a baciarci per poggiarmi sul materasso, posizionandosi sopra di me.

Mi staccai con le labbra gonfie, guardando i suoi occhi lucidi quanto i miei.
"Ho bisogno di te" gli riportai dolcemente la stessa frase che mi disse lui il pomeriggio.

Si morse il labbro ridendo, facendomi completamente abbandonare la razionalità se ancora esisteva un briciolo in sua presenza.
"Lo stesso bisogno che ho...anche io" riformulò la mia, baciandomi dolcemente.

L'ho lasciato volutamente così perché sono cattiva 😈😈 lo so 😈 ma anche con la febbre sono riuscita a scrivervi questa merdina di capitolo. Vi amo

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro