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Pov. Joshua

Quella mattina mi ero alzato con tutte le buone intenzioni di questo mondo. Avevo fatto sesso con Madison di nuovo. E per quanto ci avessi provato mi veniva solo in mente il suo viso accaldato ed eccitato, la sua pelle liscia e morbida al profumo di susina.

Ero fottuto, mi stavo rovinando con le mie stesse mani. Era la ragazza che avevo sempre visto come una sorellina minore, petulante, spocchiosa, rompi scatole ed invece ora...cazzo, era la causa della mia scarsa ragione. Quando c'era lei il resto del mondo si annientava, diventava un niente. Bastava guardare i suoi occhi per capire che era lì che sarei voluto essere e restare.

Stai diventando un cazzone melenso! La mia vocina già di prima mattina mi faceva prendere coscienza del fottuto casino in cui mi ero
Imbattuto.

"Non c'è nessuno in casa?" Domandai a Madison che si stava rivestendo, lanciandomi sguardi sul mio corpo nudo, mentre raccattai dei boxer.

"Michael e Carlotta sono usciti da quello che so" m'informò facendo spallucce, mettendosi a gambe incrociate sul letto con il tablet in mano.

"Vado a fare una corsa" proclamai sincero, infilandomi le cuffie negli orecchi vedendo un assenso con la testa da parte sua ed un bacio buttato al vento che rimandai, chiudendole la porta di camera.

Presi un sorso di latte freddo dal cartoncino nel frigo, ricordandomi della sera prima. Battei una mano sul top, per poi uscire.
Dovevo scacciare i pensieri dalla mente.
Evacuare e dissolvere nell'aria il suo sapore che era permeato sulla mia pelle come uno strato sottocutaneo.

Corsi intorno al fiume, sentendo l'aria calda accarezzarmi il viso e scompigliarmi i capelli. Poi la vidii e come sempre il pensiero di darle noia e stuzzicarla era più forte di me. Dovevo sapere del messaggio anche a costo di litigarci.
Mi tolsi le cuffie adagiandolo a terra, scalciai le scarpe ed entrai nell'acqua. Non curandomi dei vestiti che avevo addosso, ma solo con l'intento di parlarle.

Come sempre quegli intenti che formavo nella testa andavano a farsi benedire. Non riuscivo a staccarmi dalla sua dolce presenza, dal suo profumo. Ansimi che sfuggivano dalle sue labbra gonfie. Non potevo sentire quanto fosse bagnata poiché eravamo dentro l'acqua, appena distesi sul terriccio. Il suo modo di abbandonarsi a me tirando la testa all'indietro. Le punte dei suoi capelli che si bagnavano fluttuando appena nell'acqua con i raggi del sole sembravano quasi biondi. La mia voglia pulsante di possederla e riempirla completamente. Quei capezzoli turgidi che intravedevo dal vestito giallo che le si era appoggiato addosso, attaccandosi alla sua pelle perfetta.

La volevo e sapevo che lei voleva me. Era diventato innegabile. Il modo di divorarci le labbra ed assorbire le sensazioni come se fossero state un appiglio al quale aggrapparci per non cadere nel fondale.
Il modo in cui tremava sotto di me. Ero fatto di Carlotta. Ne avevo talmente abusato che era una dipendenza bella e buona. Era la mia condanna e la mia riabilitazione.

Sapevo che il suo sguardo cristallino, che divenne quasi grigio e le sue pupille dilatate sarebbero rimasti impressi nella mia mente, come il suo rossore e la sua espressione eccitata. Da renderla sexy da far male. La sua mano che stringeva il mio membro, desideroso di entrare dentro di lei. E come sempre Michael, rovinava tutto.

Mi sentii quasi patetico quando la supplicai lievemente di rimanere con me. Ma aveva scelto di seguirlo, ed io avevo scelto di rientrare in casa e giocare.

Tornai dentro, vedendo Michael e Carlotta tagliare i pomodori. Che carini! Pensai mentalmente.

Feci una finta tosse portando Michael a girarsi mentre Carlotta sospese il coltello dentro il pomodoro, come bloccata improvvisamente.
"Avete deciso di bagnarvi tutti oggi?" Chiese divertito Michael, guardando Carlotta che alzò appena il viso paonazzo verso di lui, sorridendo a stento senza voltarsi.

Regalai un sorriso a Michael. Così spudoratamente finto che mi avrebbero potuto regalare il premio Nobel.
"Qualcun altro si è bagnato?" Domandai facendo finta di nulla, poiché Carlotta si era cambiata.

"Carlotta. Era completamente bagnata" rivelò ridendo, ricordandosi forse del vestito bagnato che accarezzava le sue curve morbide.

"Ma davvero?! Carlotta è sempre stata così. Le piace bagnarsi" alludevo a ben altro con quell'affermazione portando Michael a ridere di gusto mentre Carlotta, sbatté con veemenza il coltello sulla tavolozza di legno.
Girandosi con sguardo truce verso di me, che innalzai il sopracciglio nel modo arrogante che la faceva sbuffare.

"Ti piace fare il duro Joshua? Sei caduto in acqua inciampando in un ramoscello. Dovresti stare più attento" sottolineò di tutta la frase detta con quel tono altezzoso "duro". Stava facendo un'altra allusione quella spocchiosa sexy. Sarei voluto andare lì e prenderla in collo per chiuderla in camera a chiave senza farla più uscire per tutto il giorno, beandomi del suo corpo perfetto.

"Non faccio il duro Carlottina, lo sono" Michael rise delle nostre battutine non capendo a cosa ci riferissimo e mentre era girato, indicai il mio membro, mordendomi il labbro per trattenere una risata mentre aprì le labbra allibita e sgranò gli occhi, divenendo di nuovo rossa, più dei pomodori che stava affettando.

"Qualcuno si è bagnato?" Sentii la voce di Madison al mio lato e la sua mano poggiarsi sulla mia spalla prima di prendermi per la nuca e baciarmi sotto lo sguardo deluso di Carlotta che si rigirò rilasciando un debole sospiro.

Mi toccò rendendosi conto che avevo la maglia bagnata, ritraendo la mano dal mio petto.
"Dovresti cambiarti o rischi un malanno" m'informò gentilmente, per andare a sedersi sul divano, facendo zapping con il telecomando.

"Già Joshua dovresti cambiarti. Segui il consiglio di Madison" replicò derisoria Carlotta, sfoggiando un sorriso divertito verso di me, che mi tolsi la maglietta in quel preciso istante vedendola deglutire e sbattere le ciglia più volte, come messa a dura prova.
E mi avviai su, recuperando dal borsone una maglia pulita, ed un pantalone.

"So cosa stai facendo" sentii la sua voce stizzita dietro le mi spalle, mentre m'infilai la maglia, e mi tolsi i pantaloni.
Sapevo che la stavo mettendo in soggezione anche adesso, così mi girai per confermare che fosse così.

"E cosa starei facendo? Sentiamo" replicai andandole vicino, mentre arretrò fino al muro, portando le mani in avanti ma le presi i polsi, abbassandoglieli in maniera irruente. Gli occhi splendevano, e la voglia di lei non era stata saziata dal mio corpo.

"St...stai cercando di..." tentò di dire con voce smorzata, serrando le gambe coperte da un pantaloncino, che le stava a pennello, evidenziando le sue natiche sode. Sentii la voglia di sbatterla sul letto e posizionarmi dietro di lei.

"Di...continua ti prego. Sono tutto orecchie" ricalcai seriamente divertito dalla sua postura rigida e dai suoi affanni.

"Distrarmi" esordì cacciando quella parole fuori a fatica, ma decisa. Alzò lo sguardo lussurioso verso di me, mordendosi delicatamente il labbro.

Le andai più vicino, pressando il mio corpo sul suo che sussultò, strusciando la mia erezione contro il suo ventre.
"Ci sto riuscendo?" Le sussurrai rauco, baciandole il collo che inclinò, afferrandomi per la nuca ed accarezzarmi dolcemente.

La sentii lasciarmi dei dolci baci sul collo, soffiando sul mio lobo con le labbra.
"Miseramente" proruppe, staccandosi dalla mia presa e prima di poterla fermare poggiò il palmo sul corrimano di legno lucidi, lanciandomi uno sguardo di sfida e desiderio, scendendo giù.

Il pomeriggio lo passammo in tranquillità, giocando a monopoli ma la tensione tra me e Carlotta la riuscivo a percepire. Molto spesso non riusciva a tenere lo sguardo incollato a me. Sopratutto quando Madison mi si avvinghiava addosso.

"Ho sentito che da queste parti c'è un piccolo luna park. Che ne dite?" Lanciai il dado nell'esatto momento che Michael ci propose il luna park.

Guardai Carlotta corrucciare le labbra, mentre una Madison era euforica.
"Ho bisogno anche io di uscire, o diventerò pazza" esclamò comprando un'hotel verde di plastica.

"A te va bene Carly?" Le domandò gracile Michael, sollevandole il mento per guardarla negli occhi.

"Sì...certo" affermò tranquilla, ricevendo un bacio da lui che mi portò a stringere la mano sulla mia pedina.

Quando finimmo di giocare ci preparammo per la sera.
E mentre aspettavo che Madison fosse pronta, andai giù nel porticato della casa.
Accesi una sigaretta, aspirandola piano, messaggiando con David.
Certo non mi aspettavo che si fosse baciato con Amanda, ma anche alla mia confessione rimase sbalordito, me lo confermavano le faccine che mi mandava e dieci domande a raffica che scrivevano la solita frase "Cosa? Cosa? Cosa?". Ero già perplesso io che non era di aiuto, specialmente l'ansia che mi procurava. Così riposai il cellulare in tasca, vedendo aprirsi la porta ed uscire Carlotta e Michael.
E dopo un po' scese anche Madison, per avviarci al luna park con la macchina di Michael.

Il tragitto fu abbastanza silenzioso, e non potevo vedere il volto di Carlotta. Come sempre il silenzio lo interrompeva la radio e la voce di Madison che cantava a squarciagola, portandomi a puntellare un gomito sul finestrino e l'indice ed il medio sulla tempia. Come annoiato e frustrato.

Far godere Carlotta era stata la cosa più eccitante che avessi mai visto, ma poi mi rimettevo in discussione.

Michael parcheggiò in un vialetto, sentendo le ruote sotto la macchina far scricchiolare la ghiaia.
Scendemmo, vedendo le luci dettate sopratutto dalla ruota panoramica e dalle tante bancarelle di cibo che riempivano l'entrata.

"Che ne dici Carlotta se i maschi, provano a vincere ad una di noi due il pupazzo gigante a forma di coniglio, buttando a terra tutte le lattine?" Le chiese Madison entusiasta. E dentro di me potevo solo pensare che era davvero una sfida tra me e Michael.

"Ci sto" sbottai senza aspettare l'assenso di Carlotta, che si mise a braccia conserte, e ad ammirare tutti i pupazzi che vi erano affissi.

Il proprietario ci diede due fucili, e ci spiegò come funzionasse. Chi riusciva a buttare più lattine giù entro un tot. Di tempo vinceva.

Iniziammo, vedendo Michael mirare e colpire. Sembrava una vera e propria sfida, un duello. Solo che per il mio caro Michael non c'era. Aveva già perso in partenza e neanche lo sapeva. Caricai di nuovo, e colpii più preciso che potei, senza essere distratto anche se Madison che batteva le mani standomi con il fiato sul collo, mi metteva pressione. Ma finalmente quando sentimmo scadere il tempo, mi resi conto che avevo vinto con mia grande soddisfazione.

"Grande amico" affermò poco convincente, dandomi una pacca sulla spalla.

"Bravo Joshua" batté le mani briosa, prendendo il coniglio gigante, che le porse il venditore.

"È stato bravo il tuo ragazzo" la informò gentilmente mentre fece spallucce, annuendo. Mi voltai verso Carlotta, che distolse lo sguardo facendo finta di guardare altrove, in un punto non definito.

"Scusa se non te l'ho vinto?" Le cinse le spalle con il braccio Michael, dandole un bacio sulla guancia. E potevo solo stare fermo al mio posto e vedere una Madison più che felice.

"Tranquillo. I pupazzi non mi piacciono" proclamò pacata e soffice, rassicurandolo su ciò che non era vero.

Mi rendevo sempre più conto che Michael non era quello giusto per lei. Era un principe ma lei non era la sua principessa, era la mia. Per quanto potessi essere stupido e giocare continuamente, sapevo che nessuno la conosceva come la conoscevo io.
Mi ricordai in quell'istante che quando aveva dodici anni, sua madre le buttò via il suo pupazzo preferito. Mr Bibo. Era un porco spino con il naso a forma di cuore che s'illuminava. E mi ricordavo che lo teneva sempre sul letto e lo portava dietro con se ad ogni vacanza. E quando Annalisa lo buttò via per sbaglio, pianse per una settimana. Dopo di ché fu sostituito da Reddy, regalo di sua nonna da Firenze. Era un orsetto con le orecchie, le zampe ed il papillon rosso e tutto il resto bianco.

"Volete fare la casa degli orrori?" Domandai sardonico, poiché lo adoravo.

Michael e Madison si rifiutarono, mentre mi feci beffa di Carlotta, ricordandomi che quando avevamo sei anni e i nostri genitori ci fecero fare la casa dei mostri, l'unico suono che si sentiva e probabilmente poteva spaventare la gente erano le sue urla sguaiate.
"Carlottina hai paura?" Mi feci beffa di lei, avvicinandomi alla sua figura, mentre mi guardò di tralice.

Si schiarì la voce, strusciando appena la punta degli stivaletti sull'asfalto.
"Per nulla" affermò convinta, piegando la testa di lato ed innalzando un sopracciglio.

Risi dentro di me, sentendomi compiaciuto.
"Bene. Allora andiamo" la rimbeccai tranquillo vedendola mordersi il labbro provata, squadrando la casa da fuori dove vi erano disegnati dei mostri, ed un orso gigante, che muoveva le braccia meccaniche e faceva rumori assordanti.

Mi seguii senza proferire parola, dando il biglietto al controllore della giostra, che ci chiuse dentro la carrozzina, fermati da un'asta di ferro. Notai Carlotta poggiare le mani sull'asta fredda, che tremavano, stringendo le dita lì sopra come un' appiglio.

Si girò per fare un sorriso in direzione di Michael che le buttò un bacio, mentre iniziammo a muoverci.
"Oddio. Cioè...Joshua ti ammazzo" digrignò i denti, venendo avvolti dal buio davanti a noi ed un piccolo fascio di luce da fuori, quando scomparve entrando dentro del tutto.

Tentai di trattenere una risata, poiché la sua gamba tremava al contatto con la mia sembrando che avesse una vibrazione.
"Non puoi ammazzarmi se prima non ti ammazzano l..." non riuscii a finire che in quell'esatto momento apparve lo scheletro in avanti, al ché Carlotta emise un riletto strozzato e spaventato, buttando le braccia intorno al mio collo.

"Sei uno stronzo" proclamò tirando su con il naso, tentando di togliere le braccia. Sentivo il suo respiro vicino, ed i mostri che prima le facevano paura come le voci tetre di sottofondo erano solo un ricordo. Riuscivamo a vedere la luce che illuminava i nostri occhi al contatto, come fili elettrici che fanno scintille.

"Sei una spocchiosa" affermai, stringendole il fondoschiena con il palmo, attirandola verso di me. Non potevo notare se si mordeva le labbra ma ne ero quasi sicuro, riuscivo a percepire i nostri cuori e i nostri nasi che si sfiorarono, prima di avventarmi sulle sue labbra, lasciandomi cullare dal suo sapore.

"Sei uno stupido" ribatté contro le mie labbra, portandomi a sorridere e a mordergli il labbro inferiore sentendo sfuggirle un ansimo dolce, che mi fece scivolare la lingua dentro di lei.

"Sei un'altezzosa" replicai ricevendo un piccolo morso da lei che si staccò, poggiando la testa sul mio petto, finché non intravedemmo la luce e ci staccammo, sapendo che era finita la corsa.

"Aspettate un secondo vi raggiungo, subito" l'informai, alzando la mano mentre acconsentirono, avviandosi verso la macchina.

Mi ero accorto che fosse simile quello, mentre camminavamo, e vedevo i bambini giocare intorno al lancio del cerchio sul cigno.

"Salve" salutai una donna con i capelli corvini a caschetto, e due orecchini lunghi dorati.
Salii sull'appalto in metallo, vedendola girarsi e rivolgermi un sorriso cordiale.

"Vuole provare il gioco? Può vincere un iPhone, mini tablet, IWatch." Si fermò vedendo che continuavo a scuotere la testa ed anche una certa fretta, mentre mi assicuravo che non venisse Madison o peggio Carlotta a richiamarmi, spostandomi da un piede all'altro.

"No. Mi dia quel pupazzo, la prego. Le dò cinquanta dollari" la guardai quasi supplicandola. E mi resi conto di quanto ero patetico, e completamente fottuto.

"È per una ragazza eh? Tieni è tuo" elargì con sguardo di chi aveva già capito, e di chi non sa farsi gli affari propri. Rifiutò gentilmente i soldi che gli offrii.

"Grazie. Arrivederci" la salutai sorridendole, mettendo il pupazzo dentro alla busta, vedendola riformulare il saluto con la mano, avviandomi in macchina.

Tornammo a casa, mentre Madison era in camera, mi avviai nel bagno, dove mi trovai difronte una Carlotta con lo spazzolino in mano.
"Arrivi sempre quando ci sono io" mi fece notare l'ovvio mentre mi avvicinai piano, sfiorandole l'orecchio con il labbro al quale rabbrividì con quel contatto.

"Peccato che non sei nuda" la ripresi, increspando le labbra in un sorrisetto laterale e sfacciato.

Sbruffò appena, ma la vidii sorridere dallo specchio, finché non si girò schizzandomi con le mani, l'acqua dal rubinetto, che produsse un gocciolio fastidioso.
Andai più vicino, pressando il mio corpo contro il suo, vedendola socchiudere gli occhi quando le sfiorai i fianchi con le mani, ed il contatto della sua pelle contro il lavabo freddo, poiché aveva un top corto, che mi faceva impazzire completamente. cominciai a farle il solletico, dove tentava di sopprimere le urla. Finché una tosse non mi riscosse.

Mi staccai in fretta da Carlotta, vedendola sbiancare.
"Non vieni a letto Joshua? Non ne ho avuto abbastanza stamattina" aggiunse ammiccando con voce sensuale, poggiando la mano sullo stipite, rivestito in legno.

Mi ridestai, vedendo Carlotta posare lo spazzolino senza degnarmi di uno sguardo mentre uscii.

"Notte Carlotta" affermò dolcemente Madison, mentre lei alzò la testa stirando un sorriso falso e cucito, abbandonando i miei occhi.

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