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Pov. Carlotta

Lo avevo baciato. Questa volta ci eravamo di nuovo uniti, non era più uno sfioramento innocuo. Avevo avvertito la mia pelle andare in fiamme, il suo lento sfioramento con le labbra sul mio collo fino alla spalla. Incapace di muovermi come incatenata dai miei sentimenti prepotenti che rimbombavano nel petto.

La sua mano che s'insinuò sotto la sotto veste, accarezzandomi la natica con la mano calda e quel tocco virile. Avrei voluto sentirle in un altro posto, dove nessuno aveva mai avuto accesso. Lo volevo sentire ovunque, scottavo, trepidavo. Eravamo un'oceano da esplorare.
I suoi occhi che lampeggiavano nel buio della cucina, il suo alito caldo sulla mia pelle.

Sapevo che se non ci fosse stato nessuno mi sarei donata completamente a Joshua. Volevo che fosse lui il primo a strapparmi via l'anima. Probabilmente già si era preso il mio cuore, mentre adesso ero distesa sul letto ad ammirare un volto che avevo agognato per tanto tempo, perfetto e bellissimo. Quello che mi aveva fatto sospirare durante le lezioni ed i corridoi della scuola. Rendendomi conto che ciò di cui avevo urgenza era proprio lo stronzo che vedevo tutti i giorni della mia vita.

Mi rannicchiai lentamente quando lo vidii aprire piano gli occhi, di un verde più chiaro, puntare i miei per scivolare debolmente sulla mia figura deglutendo mentre mi sentii completamente nuda e con una mise inappropriata. Nascondeva il giusto. Forse mi sarei dovuta mettere una toga.

"Scusa. Devo essermi appisolato" si tirò su stendendo le braccia dietro, per stropicciarsi e poi fissarmi di nuovo, con un lampo strano che passò per i suoi occhi.

"Non ti devi scusare. Eri stanco sopratutto il viaggio" lo rassicurai dolcemente, finché non si stese premendo un palmo al lato del mio fianco, sul piumone.

Ci guardammo per quelli che mi sembravano un'infinità di secondi. Non riuscivo a parlare come se le parole fossero rimaste incastrate poiché non avevo parola da dire.

"Sei tremendamente bella" si abbassò di più esattamente come il tono della sua voce, per sfiorarmi le labbra che ancora sapevano di Joshua. Lo lasciai fare, accogliendo la sua lingua sempre troppo dolce in confronto a quella di Joshua che sapeva di pura passione accecante. Uno di quei baci che ti facevano vacillare e rendere debole, uno di quei baci che ti spingevano a farci l'amore tutta la notte sentendo crescere il bisogno smisurato di avere le sue mani lungo tutto il corpo.

Con un balzo si mise sdraiato su di me, pressando il peso sui palmi che mi trattenevano sotto di lui, continuando a baciarci in modo lento.
Lo sentii lasciarmi un bacio soave sulla fronte, inspirando tra i miei capelli.
Avvertii il suo membro duro, sfiorarmi il bacino mentre sgranai gli occhi arrossendo violentemente ed irrigidirmi come una soldatessa.

Se ne accorse, ridendo debolmente e rivelando la dentatura perfetta.
"Non riesco a controllarmi, se vieni a letto vestita così" ammise sincero, lanciando uno sguardo alla mia figura.

Mi sentii paralizzata. Cosa dovevo dirgli ora? Che dovevo fare?!
Decisi di ridere ed annuire.
"Scusa forse dovevo mettermi qualcosa di più..." mi morsi il labbro imbarazzata, finché scese mettendosi al mio fianco, abbracciandomi.

"Sarà meglio dormire" proclamò stringendomi a se, mentre annuii e mi diede un bacio sui capelli, spegnendo la piccola Abaut-jour che donava una luce calda e soffusa.

Mi svegliai stiracchiandomi nel letto e rigirandomi. Notando lo spazio accanto al mio vuoto. Allungai una mano con gli occhi ancora chiusi per accertarmi che non c'era e difatti era così. Era uscito probabilmente per andare in città a prendere del cibo. Mi passai una mano davanti agli occhi, che si aprirono lentamente regalandomi una vista sempre più nitida ad ogni battito di ciglia, per tornare normale.

Esalai un respiro nell'aria calda della camera che mi avvolgeva come il lenzuolo che tenevo addosso, intorno al mio corpo accaldato.
Lo scostai spostandomi, ed issandomi dal letto. Immagini della sera precedente riaffioravano nei miei ricordi donandomi battiti irregolari per mia sfortuna. Le sue mani, quelle dannate mani che mi torturavano lentamente incendiandomi completamente le viscere. Lo sentivo dentro le ossa come il freddo che ti trapassa, e ti fa rabbrividire senza poter contenerti. E per quanto ti strofini sentì ancora quel gelido brivido che non ti vuole abbandonare.

Lui era il mio brivido.

Mi toccai le labbra ed un ansimo mi sfuggì al solo ricordo.
Cercai di farmi una doccia fredda, notando la loro camera ancora chiusa ed i pensieri più atroci mi accompagnavano. Non potevo mentire. Ero gelosa marcia. Gelosa di qualcosa che non era mio ma al contempo lo era. Joshua era l'epicentro da dove scaturiva tutto. Odio e forse qualche sentimento più insito, che non ammettevo neanche a me stessa, perché la confusione padroneggiava su ogni altra cosa.

Volevo la luce e poi il buio, volevo lui e poi no. Prima di non essere sincera...Pensa che ti tradisci solo tu. Mi ricordavo le parole di una cantante italiana che ascoltai quando andai a trovare i miei nonni.
Sincerità era una parola semplice da dire ma complicata da applicare.

Quando finì tornai in camera. Lo specchio non negava l'evidente rossore che ancora si notava sulle mie guance fino al collo come se mi fosse venuta un'irritazione. Gli occhi lucidi, ed i capelli che spazzolai delicatamente. Michael mi faceva sentire bene, ma Joshua mi faceva esplodere come una bomba. Per svariati motivi. Tutto ciò era scocciante. Perché avevo accettato questo stupido viaggio?! Cosa volevo dimostrare?! Avevo già perso in partenza. Lui era più forte di me. Era una sfida a braccio di ferro, dove io allentavo la presa per la poca forza e lui mi metteva al tappeto.

Mi misi un vestito leggero giallo, notando dalla finestra che il tempo era bello e un venticello caldo mi ridestò completamente.

Scesi giù, cercando di lasciare andare il pensiero di loro due avvinghiati. Aprii il frigo prendendo il cartone del latte e mettere sul fuoco la caffettiera pressando poco il caffè.
Aspettai che salisse e nel mentre pensai di mandare un messaggio a mia madre per rassicurarla. Tornai in camera per cercare il telefono, ma non era da nessuna parte. Così tornai in salotto. L'odore del caffè si stava espandendo nell'aria, segno che era salito. Così lo spensi per ricordarmi che lo lasciai la sera prima sul divano. Stavo parlando con Amanda che mi confessava che aveva baciato di nuovo David e questa volta non l'aveva schiaffeggiato.

Sorrisi perché era così strano. Pensare che prima odi una persona e poi la vuoi come se fosse la cosa più essenziale al mondo.
Parli proprio tu Carlotta! Mi riprese in modo carino la mia irritante vocina interna, al quale feci una smorfia mentale.

Bevvi un sorso di caffè insieme ad un po' di latte Fresco e due biscotti. Aprii la porta di casa nel mentre sentii aprire quella della loro camera, e subito quella del bagno.
Sgattaiolai fuori richiudendola alle mie spalle con un cigolio debole.

Alzai gli occhi al cielo, assorbendo il profumo dei fiori per guardare una barchetta di legno. Decisi che sarebbe stato meglio prendere quella poiché il motoscafo non sapevo portarlo.

Andai verso la staccionata di legno per infilarmi nella barca, con il solito oscillare dell'acqua calmo e Pacifico, sedendomi e prendendo il remo. Erano piccoli perciò non molto difficile ma comunque non mi spostavo di chissà quanto. Ero come dire...impedita?! Senza dubbio.

Mi fermai un po' più in là, coperta dagli alberi, venendo assolta nella quiete.
Chiusi gli occhi, sentendo solo il fiume scorrere lento, uno scrosciò dolce come il brusio degli uccellini ed il fruscio del venticello che faceva smuovere animatamente le chiome degli alberi.

Finché non sentii la barca smuoversi fortemente, facendomi aprire gli occhi di scatto con un sussulto strozzato. Mi girai impaurita con il cuore in gola per guardare la causa delle mie palpitazioni elevate per trasformarsi in pura ira.

I suoi occhi azzurri strafottenti e per nulla dispiaciuti dallo spavento che mi causò portandomi una mano sul cuore.
"Sei deficiente o cosa?" Sbottai per poi rendermi conto che era dentro l'acqua, immerso fino alla vita. La maglia oscillava nell'acqua lasciandogli scoperta la V delineata dei pantaloni a vita bassa che si erano allargati.

"Buongiorno anche a te" ribatté sardonico, per aggrapparsi debolmente sulla barca salendo sopra, come se niente fosse.
Si passò la mano sul viso, tirando indietro i capelli che adesso divennero umidi per via della mano bagnata.
La maglia bianca attillata a mezze maniche, si era attaccata al suo corpo come una seconda pelle, lasciandomi morire lentamente di quella vista, come il pantalone che anche non volendo l'occhio cadde lì.

Oh mio Dio Carlotta, sei più depravata di ciò che pensavo! Potevo solo dare pienamente ragione alla mia vocina.

Scossi la testa, riportando l'attenzione su i suoi occhi mentre si mise a sedere. Le labbra increspate in un sorrisetto laterale e sfacciato.
"Fa caldo stamattina" esclamò poggiando i gomiti sulle ginocchia, aprendo leggermente le gambe con il busto chinato in avanti.
Lo sapevo che si stava facendo beffa di me. Era ovvio che il mio rossore era più che notevole.

"Uhm. Normale" borbottai infastidita, cercando di assumere un'espressione contrariata. Ovvio che ci riuscivo malissimo poiché innalzò il sopracciglio seriamente divertito e si trattenne mordendosi il labbro inferiore.

Dio dammi la forza! Pregai vana. Come poteva apparire così bello di prima mattina. Fottuti dei.

"Che ci fai qui?" Gli domandai nervosa, senza degnarlo di uno sguardo, cercando qualcosa dove posare la mia vista.

Sospirò debolmente.
"Quello che fai anche tu. Ascolto il cinguettio degli uccellini. Interessante" rivelò ironico mentre ridussi gli occhi a due fessure per guizzare su i suoi occhi sereni, che ammiccavano in modo sfacciato.

Ero ancora scossa per la sera precedente. Mentre lui sembrava aver rimosso tutto, si comportava come se niente fosse.
"Mi prendi per il culo Joshua?" Ribattei coincisa, senza far trapelare nulla dal tono in cui pronunciai la domanda.

Fece spallucce diffidente, scuotendo la testa.
"Perché dovrei? Mi sembra che ieri abbia accarezzato abbastanza il tuo culo perfetto" ammise sorridendo lascivo, innalzando il sopracciglio di nuovo, e passarsi la lingua sulle labbra infernali.

Pompieri...si c'è una ragazza che sta andando a fuoco. Il prima possibile.

Non risposi, poiché la gamba iniziò a tremare e andare in su e giù irrequieta come me stessa.
"Dobbiamo chiarire una cosa. Io e te" affermò secco e sicuro, soffermandosi sul mio sguardo perplesso.

"Che cosa?" Domandai non capendo, sentendo la voce vibrare debolmente.

Si chinò di più in avanti, e la barca oscillò di nuovo.
"Riguardo il messaggio che mi hai mandato. Ho letto tutto, compreso il video" rivelò serio, mentre sgranai gli occhi a quella rivelazione che mi spiazzò. Sentendomi trafitta e placcata completamente.

"Vorrei sapere chi cazzo ti ha dato il permesso, ti guardare il mio telefono. Chi?" Lo rimbeccai frustrata ed ispida. Più sgarbata che potessi sentendo le pareti raschiarsi da quanto alzai la tonalità.

"Nessuno, dal momento che non volevi dirmelo ho guardato da me. Pretendo spiegazioni sulle tue ultime parole" replicò con la stessa tonalità ma più gutturale, passandosi le dita tra i capelli.

Lo guardai negli occhi irosa e delusa. Sapeva tutto. Aveva capito. Volevo sparire nello stesso istante. Come aveva osato guardare. Invadere la mia privacy. Non era destino forse che dovesse leggerlo, eppure qualcuno lo aveva fatto al posto suo, ed ero sicura di chi era quella persona ma doveva arrivarci da solo, na non ora e non qui.

Scesi dalla barca, sentendo l'acqua fredda colpirmi in pieno e schizzarmi addosso, per la foga con cui scesi, iniziando a nuotare. Quando un braccio stretto intorno alla mia vita impedì la mia nuotata, portandomi dolcemente ad appoggiare le scapole sulla riva, dove dietro vi era un albero.
Il vestito si era alzato lasciando in mostra le mie gambe e le mie mutandine di pizzo verde. L'acqua arrivava fino ai miei seni, ricordandomi che non avevo il reggiseno, rivelando i capezzoli turgidi per i brividi dell'acqua fredda.

Mi bloccò con i palmi poggiati contro l'erba ed il terriccio umido dietro il confine del fiume, inchiodandomi, chinandosi con il busto verso di me.
Analizzò i miei seni, passandosi la lingua sul labbro inferiore, sospirando.
"Che volevi dire? Forse...?" Continuò attenuando la vocalità, risultando più bassa e sensuale.

I nostri petti si alzavano e si abbassavano ad un ritmo insostenibile.
"Nulla" ribattei incerta.

Sentii una sua mano stringere il mio fianco scoperto, accarezzandolo dolcemente, portandomi ad ansimare.
"Chissà perché non ti credo" disegnò con le labbra il profilo della mia mascella rigida.

"Joshua, basta. Non era nulla. Non possiamo. È uno sbaglio" la voce usciva filamentosa, leggera e delicata. Non ci credevo neanche io alle mie parole. Era il migliore sbaglio. Lo volevo ancora.

Mi baciò l'incavò del collo, portandomi a tremare ed a toccare le sue scapole, sentendo i muscoli guizzare ad ogni suo spostamento sulla mia pelle tra fredda ed accaldata. Mi tempestò di piccoli baci dolci sul collo, mentre la sua erezione spingeva sul mio ventre, facendomi inarcare la schiena ed ansimare come lui. Un suono così sensuale da farmi tremare in ogni parte.

Scese a baciarmi il collo, leccandolo con la lingua come a voler sorbire il mio sapore, ad imprimerlo.
"Lasciami sentire e lasciami capire se è uno sbaglio" sussurrò con la voce eccitata sul mio lobo. Le parole della sua prima canzone. Era per me. Ancora prima di causare lo sbaglio.

Ansimai con le labbra schiuse. Con una mano mi portò alcune ciocche indietro, mentre l'altra scivolò sotto le mie labbra che pulsavano di desiderio. Le accarezzò con l'indice facendomi gemere, e premere le unghia sulle sue scapole.
"Joshua" lo implorai quasi, con una voce che non era neanche mia.

"Cosa cazzo mi fai" sussurrò roco, mentre gli accarezza il membro attraverso i jeans, sentendo quanto fosse duro, premendolo di più contro il mio ventre, causandomi un impulso irrefrenabile nelle parti intime.
Insinuò due dita dentro la mia intimità, lasciandomi sfuggire un ansimo di puro piacere, qualcosa che non avevo mai provato, mi sentii elettrizzata, eccitata. Mi sentivo in un'altra dimensione. Le sue dita esperte roteavano dentro di me mentre tentavo di sopprimere gli ansimi spingendo i denti sul labbro inferiore, gettando la testa all'indietro. Finché non mi prese per la nuca, guardandomi negli occhi.

"Voglio che mi guardi. Voglio le tue emozioni in tutte le sfaccettature. Non so cosa mi succede quando ti sono accanto ma so di volerti in ogni modo, in ogni momento, come vuoi ma ti voglio" ammise d'un fiato mentre non riuscivo a staccarmi dai suoi occhi più intensi e profondi.

Portò l'indice sul mio clitoride, facendo una leggera pressione, prendendo possesso delle sue labbra bagnate e fresche, senza mai sbattere le ciglia. Confondevamo gli ansimi che prendeva, riversandoli nelle mie parti intime per andare sempre più preciso e veloce. Tremavo presa da spasmi, travolta da un orgasmo. La sua lingua scivolò irruente nella mia bocca. Un gemito gutturale dalle sue labbra incollate alle mia.

"Ti..." non riuscii a parlare per dirgli la fine del mio messaggio che la voce di Michael mi riallacciò alla realtà, al posto. La persona giusta e sbagliata al contempo.

Guardai Joshua sorridere sfacciato, salendo con le mani su i miei fianchi.
"Stai con me" mi supplicò quasi, baciandomi di nuovo, trovando i miei seni.
Oddio.

"No aspetta. Devo andare" mormorai sconfitta, poggiando la fronte contro la sua, aspettando che il battito diminuisse.

"Non è finita qui, Carlottina mia" ribatté dolce ma sensuale, da farmi di nuovo trepidare, finché non uscii dall'acqua, dirigendomi verso un Michael vicino alla porta sorridente.
Aveva le buste in mano e quando mi avvicinai inarcò un sopracciglio, sentendomi ancora scossa.

"Perché sei bagnata?" Domandò indicando il mio vestito zuppo, con una punta di curiosità. Forse aveva notato il mio volto?!

"Eh?" Risposi preoccupata, come se tornassi solo in quel momento sulla terra ferma, arrossendo violentemente.

"Addosso" affermò divertito, mentre gesticolai e mi diedi uno schiaffo mentale.

"La barca" mentii con la prima scusa plausibile, vedendolo annuire ed entrare in casa. Mi girai un attimo vedendo Joshua uscire dall'acqua guardandomi con desiderio, portandomi a sospirare ed entrare.

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