32
Pov. Joshua
Eravamo lì solo da mezza giornata e già prevedevo fiamme incandescenti capaci di far bruciare tutta Hudson Valley.
Il suo stare sempre attaccata a Michael come se fosse stata il guscio di una cozza e lui era il mollusco all'interno.
Quel pomeriggio erano andati a fare un giro in motoscafo, e stavo rodendo dentro. Avevo iniziato a fare il solletico a Madison procurandole risate di pancia, ma quando tentò di fare ben altro mi tirai indietro in quel momento poiché sentii il rimbombo del motoscafo e non ci sarebbe stata battaglia se lei era uscita.
"Mi stai respingendo Joshua?" Mi disse risentita e visibilmente offesa. Issandosi dal letto per portare le braccia conserte parandosi difronte a me.
Mi passai una mano frustrato tra i capelli non sapendo bene che cosa risponderle.
"No ma adesso non mi sembra il caso. Siamo appena arrivati. Abbiamo tutta la sera" le spiegai sfoggiandole un sorriso lascivo per non farle perdere le staffe.
Mi avvicinai a lei ma si ritrasse ancora offesa, portandomi a sbuffare pesantemente.
"D'accordo. Vado a farmi un giro se non ti dispiace" proclamò caustica, uscendo dalla stanza sentendo il tonfo della porta sbattuta.
Esalai un respiro rilasciato nell'aria della stanza divenuta pesante. Mi avvicinai alla finestra scostando di poco la tenda azzurra vedendo Carlotta e Michael baciarsi dolcemente sul motoscafo, cullati dal fiume. Il modo in cui la toccava mi mandava su di giri. Ci sarei dovuto essere io al suo posto.
Che cazzo dici Joshua! Mi riprese la mia vocina facendomi ricacciare indietro certi pensieri melensi. Volevo il suo corpo non volevo i baci dolci. O forse volevo entrambi ma ancora non lo sapevo.
Le avrei voluto elencare tutti i modi in cui la vedevo. Già perché lei aveva molti sorrisi. Me li ero studiati solo osservandola in silenzio.
Il sorriso tirato e forzato quando cercava di nascondere qualcosa fingendo che tutto andasse bene, mentendo anche con lo sguardo più scuro e cupo.
Il sorriso dolce che infondeva allegria e benessere quando qualcosa la portava a ridere d'ilarità venuta dal cuore.
Il sorriso imbarazzato quando si trovava in una situazione che la intimidiva facendole colorare le guance di un rosso acceso e farle divenire gli occhi lucidi e più chiari intorno alla pupilla ed attorcigliarsi la ciocca di capelli tra l'indice ed il medio.
Il sorriso di sfida quando era in competizione o credeva di avere la vittoria in pugno sentendosi fiera di se stessa.
Ed il sorriso debole seguito da un lieve mordersi sul labbro inferiore abbassando lo sguardo per non svelare quello scintillio di desiderio e lussuria che passava in quegli occhi cangianti.
Ed ora vedendola non sapevo bene che sorriso era. Io conoscevo quelli quando era in mia presenza ma non conoscevo gli altri.
Quando la colsi dentro la doccia, le sue parole che le morivano in gola come se la trachea si fosse ristretta, i miei occhi che non riuscivano a staccarsi da quella perfezione. Dio era nuda e bagnata. Intravedevo dalla tendina trasparente i suoi capezzoli rosei e turgidi. Se non ci fosse stato nessuno mi sarei spogliato e avrei fatto l'amore in quell'esatto momento per placare il bisogno del mio membro che spingeva attraverso il tessuto grezzo del jeans, tanto da farmi male. Stavo diventando un caso clinico, accresceva il mio bipolarismo quanto la voglia di lei.
Ero sul letto aspettando il mio turno per andare a farmi una doccia gelida che mi facesse dimenticare il suo corpo, quando la porta si aprì rivelando una Madison più calma.
"Sei tornata" affermai l'ovvio mentre annuì leggermente, mettendosi difronte a me.
"Avevi ragione riguardo ad oggi pomeriggio. Scusami" si scusò con voce flebile e sommessa per chinarsi, prendendomi il volto tra le mani guardandomi negli occhi. L'attirai a me intrecciando le mie dita tra le sue ciocche bionde facendo combaciare le nostre labbra in un bacio lento, finché non ci staccammo.
Una volta lavato, scendemmo giù guardando rientrare Michael con dei cartoni di pizza in mano fumanti, e l'odore diffondersi nell'aria.
"Sono andato in città a prendere qualcosa da mangiare" ammise poggiando i cartoni sul tavolo di legno rovere, mentre ci mettemmo a sedere.
Carlotta evitava il mio sguardo per l'accaduto in doccia, aprendo in silenzio la sua pizza.
"Ti ho preso la capricciosa" la informò dolcemente Michael, scoccandole un bacio sulla guancia mentre lei annuii debolmente.
Evidente che non sapesse che odiava i carciofi e le olive nere. Ed in quel frangente capii che sapevo molte più cose di lei che di me stesso.
"Non ci fu pizza più azzeccata" ruppi il silenzio che si era formato poiché erano tutti presi a mangiare, senza far caso alla mia battuta o meglio frecciatina rivolta a Carlotta che non alzò lo sguardo, sbuffando per addentare la pizza.
"Che programmi avete per stasera?" Ci domandò Michael, prendendo un sorso di birra dalla lattina.
Aprii bocca per parlare ma Madison mi precedette.
"Pensavamo di restare qui io e Joshua. Ma voi potete uscire se volete" mi guardò ammiccante, sbattendo le ciglia più volte quasi come una sorta di tic.
Era ovvio che non era ciò che volevo dire poiché il mio sguardo tramutò in quell'istante ma mi grattai la nuca combattuto, alzando le spalle.
"Non la finisci Carly?" Le domandò Michael indicando la pizza che Carlotta lasciò nel cartone nel preciso istante in qui Madison fece quella rivelazione. Dissentii con la testa cedendola con un sorriso mencio a Michael che l'accettò volentieri.
"Te la senti di uscire?" Si avvicinò con il viso a Carlotta mentre strinsi forte la mia lattina gelata, tanto che pensai che mi potesse scoppiare in mano da un momento all'altro.
"In realtà sono stanca. Il giro in motoscafo mi ha distrutto" aggiunse gracile, poggiando la guancia sulla mano stretta a pugno, ed il gomito puntellato sul tavolo.
"Tranquilla" scosse la testa rivolgendole un sorriso caldo, sfiorando la punta del naso con il suo portandola a sorridere dolcemente.
Era evidente che stava vincendo, era ovvio che mi desse fastidio le attenzioni che rivolgeva a lui mentre io mi sentivo trasparente.
Madison mi prese la mano facendomi alzare e spostare l'attenzione su di lei.
"Noi andiamo su" incurvò le labbra in un sorriso che lasciava intendere il perché, mentre mi voltai appena verso Carlotta che si alzò senza degnarmi di uno sguardo, iniziando a piegare i cartoni per buttarli nella pattumiera, salendo con Madison.
"Fate i bravi" ci derise Michael sfoggiando un sorriso sornione strizzandomi l'occhio mentre Madison urlò un
"Non credo" con fin troppa enfasi.
Non ribattei poiché avevo bisogno di rilassarmi e non fare caso a Carlotta. Arrivammo in camera, chiudendo la porta con un tonfo mentre la iniziai a spogliare sfilandole la maglia da sopra la testa mentre scosse i capelli biondi, rivelando un reggiseno di pizzo nero a balconcino.
La trascinai sul letto distendendola, sganciandole i pantaloni attillati e sfilandoli senza gentilezza.
Mi misi sopra di lei strusciando la mia erezione dai boxer contro le sue mutandine sfilandole un minuto dopo per riempirla con due dita vedendola ansimare a bassa voce.
"Joshua" soffiò il mio nome con voce eccitata sapendo quello che voleva dirmi.
Mi alzai prendendo la scatola di preservativi dal borsone, per infilarlo uno e tornare da lei che si morse il labbro trepidante.
Le allargai le gambe, sprofondando in lei tappandole le labbra con la mano per farle sopprimere gli ansimi, concentrandomi solo su il suo corpo ed evadere da altri pensieri che per fortuna si dissolsero nell'aria. Intrecciò le gambe al mio bacino, tenendosi alle mie spalle.
Il letto cigolò un po', e sentii come se fosse stato lontano al mio udito il tonfo della porta dell'altra camera chiusa.
Riportai di nuovo l'attenzione su Madison che si dimenava sotto di me, spingendo più forte tanto da portarla a tremare e liberarci quasi insieme.
Mi alzai dal letto, sfilando il preservativo e girandomi per farle un sorriso che ricambiò, alzandosi a sedere sulle coperte di lino.
"Ti ho visto più voglioso" proruppe fiera, tirandosi con i denti il labbro inferiore per rilasciarlo.
Mi rimisi i pantaloni, annuendo ed aggiustandomi il ciuffo biondo cenere.
"È così infatti" le andai incontro prendendole il mento tra il pollice e l'indice lasciandole un bacio a stampo sulle labbra.
"Vado a prendere da bere" la informai, mentre scoprì il letto infilandosi sotto ed aggiustandosi il cuscino.
"Provo a riposarmi. Sono stremata" aggiunse beffarda, mentre risi di gusto aprendo la porta e richiudendola alle mie spalle in modo delicato.
Notai la porta della loro camera ancora chiusa, e spinto da una forza maggiore le mie gambe fecero da sole senza dare ascolto alla ragione e tendere l'orecchio.
Non avvertii alcun suono provenire dalla stanza, mentre ne avvertii uno giù nel salotto.
Scesi le scale piano ed in punta di piedi poiché ero scalzo. Quando intravidi una figura in penombra ed avvicinandomi la riconobbi. Era Carlotta. Aveva il plaid appoggiato sulle gambe incrociate mentre guardava Roger Rabbit. Un film quasi più vecchio di mio nonno.
Cercai di non disturbarla vedendola portarsi una mano alla bocca per reprimere una risata. Una di quelle sguaiate che emetteva quando qualcosa la faceva ridere sul serio, e la testa dondolare in avanti, con i capelli raccolti nel suo solito chignon scomposto.
Mi avviai in cucina, aprendo piano il frigo per cercare qualcosa da bere e da mettere sotto i denti, afferrando un succo alla pesca ed un budino al cioccolato. Quando lo richiusi piano e mi girai la trovai ad un passo da me con le braccia incrociate, lo sguardo torvo e solo una sottoveste rosa con delle bretelle sottili a contornare la scena più perfetta di tutta la mia vita.
"Che ci fai qui?" Mi domandò seria e cupa, come se non lo sapesse. Ma che cazzo?! Non si poteva neanche scendere a mangiare.
"Ben tornata principessa, sulla terra ferma" mi beffeggiai infilando la cannuccia nel cartone del succo, prendendone un sorso emettendo subito una boccata schioccando la lingua, appoggiandola al palato superiore rilasciandola producendo un suono secco e breve come il tappo di una bottiglia stappata.
Innalzò un sopracciglio delineato ad ali di gabbiano, riducendo gli occhi a due fessure.
"Sei stato veloce" mi provocò saccente, rigirandosi con un sorrisetto vittorioso, quando poggiai il succo vicino al lavabo, prendendola per il fianco, facendola sbattere contro il top della cucina, ed emise un sussulto debole con le labbra dischiuse.
"Mi stai provocando Carlotta" digrignai i denti frustrato per vederla lì così, con quella sottoveste che le stava troppo corta, fottendomi completamente e sapendo di non poterla avere.
Rise divertita, scuotendo la testa.
"Ho solo affermato l'ovvio" mi rimbeccò con la stessa tonalità di prima, senza svelare timidezza, o probabilmente in quel momento era troppo presa da altre emozioni più forti.
"Dovresti preoccuparti per il tuo principe" sorrisi soddisfatto di aver replicato toccando il tasto dolente ma vidii che non si scompose.
"Sta dormendo" abbassò lo sguardo alzando le spalle, mentre mi feci più vicino e poggiai entrambe le mani per incastrarla con il mio corpo ed i nostri occhi che ora si fissavano intensamente accelerando i battiti del cuore poiché la vedevo in agitazione e la dilatazione delle sue pupille me lo confermavano.
Azzardai ad andarle più vicino al viso ma non si mosse, anche se deglutii rendendomi compiaciuto. Finché non scivolai con la bocca contro il suo lobo rabbrividendo entrambi.
"Peccato. Se ti avessi avuta nella mia camera non credo che mi sarei messo a dormire" rivelai seducente sentendo il suo profumo assalirmi e riempirmi le narici, mandandomi in escandescenze. Una dolce droga che avrei abusato sempre.
"E cosa avresti fatto?" Tremò un po' con la voce ponendomi una domanda che poteva essere solo accompagnata da un fottuto gesto.
Scivolai con la mano sul suo fianco, stringendola a me mentre socchiuse gli occhi.
Sospirai pesantemente non riuscendo a trattenermi, scivolando con le labbra sulla sua pelle morbida, senza mai fermarmi, arrivando sulla spalla per darle un dolce bacio, mentre s'irrigidì e le sfuggì un dolce ansimo.
Si voltò a metà con il viso mentre incontrai i suoi occhi più scuri e vivi di desiderio come il mio.
"Josh..." non la feci terminare che appoggiai le labbra sulle sue disidratate quasi quanto le mia. Come se quel bacio fosse stata l'ultima goccia d'acqua in mezzo al deserto arido.
Ansimò dentro la mia bocca, portandomi ad alzarle la sottoveste, accarezzandole una natica con il cuore in gola. Scivolai con la lingua incontrando la sua dolce confondendo il sapore della pesca con il suo.
Le palpitazioni acceleravano, come le nostre emozioni. Portò le mani sulle mie spalle, fin sopra alla nuca, ed i nostri ansimi erano il suono più bello da sentire, le sue labbra morbide con le mia, puro fuoco che scottava. La pelle liscia e soda delle sue natiche mi stava facendo impazzire, volevo sprofondare in lei.
Finché la voce di Madison dal piano di sopra non mi ridestò, portando Carlotta a scansarmi.
"Io...non lo so. Mi dispiace" balbettò con il volto rosso ed in pieno eccitamento, salendo in fretta le scale e il rumore della porta che si richiuse. Ora lo sapevo, non era più uno sbaglio era un'urgenza che ci avrebbe portato alla follia.
Mi stavo per avviare alle scale, quando gettai l'occhio sul divano vedendo il cellulare di Carlotta. Non avrei dovuto, nessuno mi dava il diritto. Ma volevo scoprire quel messaggio che diceva di avermi inviato, e che mi assillava.
Mi scomodai sul divano mettendo il muto alla televisione, percorrendo i messaggi fino a trovare il mio contatto.
Mi aveva addirittura nominato JOSHUA ODIOSO. Era ovvio che era pazza di me. Sorrisi mentalmente con ancora il suo sapore sulle labbra che avvertii quando mi passai la lingua sul labbro inferiore. Fottuta Carlotta. Mi accasciai sul poggiatesta soffice, ma prima di leggere il papiro che mi aveva scritto, cliccai sul video.
-Ciao Joshua, io ed Igor ti salutiamo...Saluta...si così bravissimo. È il bambino che hanno adottato Paul e Gavin. Guarda dove siamo.
Igor alzò la mano toccandole la punta del naso che lei storse portandola ad avere il suo sorriso luminoso.
Spostò la telecamera mostrandomi il fiume verde smeraldo, vedendo dei motoscafi spruzzare il colore. Mi ricordai ancora quando le dissi attraverso una foto che era una magia e lei come tutte le cose ci credeva. Era una magia lei stessa, la mia più grande magia.
-Era una magia eh?. Riportò il cellulare verso di lei inarcando il sopracciglio, anche se vedevo che i suoi occhi erano spenti, finché non chiuse il video distogliendo lo sguardo dall'obbiettivo.
Scorsi per iniziare a leggere il messaggio. Quelle parole. Le mancavo. Stupido a non essere andato, ad essermi perso quello spettacolo con lei mentre ero a fare sesso con Madison.
Non mi spiegavo come non mi era arrivato il messaggio. Forse non avevo linea a sufficienza ma non credevo era per quel motivo.
Finché non lessi con attenzione le ultime parole che mi spezzarono e mi scombussolarono il cuore.
"Ti voglio bene Joshua. Sul serio...forse...niente. Ci vediamo spero."
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Le luci sono spente ma il buio mi difende, da ciò che sto provando nel quale non ho un comando.
Il più bel libro che abbia letto erano stati i tuoi occhi in quel momento. Quante sensazioni nascondevi, quante parole non riveli. Potrei arrivare da te, potrei provare per te.
Una risposta non c'è come non sempre vi è un perché.
Ma non mi inganni non mi sfuggi, non troverai dei sotterfugi. Ovunque vai ti seguirò sono la tua ombra ti veglierò. Ma non parlare lascia stare, da qui vorrei riprovare, per confermare cos'è...per ribadire che c'è...qualcosa che mi lega a te.
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