3
Pov. Carlotta
Altamente detestabile. Ecco come era Joshua. In realtà avevo accettato solo per gustarmi la visuale di Michael. Dei suoi occhi verde bosco e dei suoi bicipiti da urlo. Al solo pensiero sentivo le dita dei piedi arricciarsi per il piacere.
Scossi la testa, sospirando con aria sognante, aprendo la porta di casa.
"Ciao" esclamai, persa tra i miei pensieri, togliendomi la sciarpa, poggiando il palmo sul corrimano di legno, salendo piano le scale.
Arrivando al piano di sopra, facendo una piroetta.
Quando sentii la voce di mio padre.
"Ciao principessa" elargì sorridente, venendo a darmi un bacio sulla guancia, mentre mia madre mi richiamò, mentre piegava i vestiti.
"Questa principessa non ha finito i compiti. Quindi stasera presumo che starai a studiare, mentre noi andremo da Maggie e Brian. Vero?" Aggiunse squadrandomi, con un tono che non ammetteva repliche. Ma stavolta dovevo replicare.
Giocherellai con la ciocca di capelli, vedendola fissarmi. Sapeva che quando facevo questo gesto era perché stavo per chiedere un favore.
"Veramente stasera dov..." non mi lasciò finire che agitò una mano, aprendo le ante del mio armadio per posare i vestiti.
"Niente veramente, Carlotta. Domani siamo a pranzo da Maggie e Brian e quando li fai i compiti. Oggi è sabato" rivelò con tono risoluto. Ricordandomi che giorno fosse, come se avesse appena scoperto l'America e me l'avesse voluto rivelare.
Misi le mani giunte, guardando anche mio padre.
"Mamy, ti prego" la supplicai, mentre mio padre alzò le mani in aria, come a volersi assolvere dai suoi compiti di padre.
"Vedi, vedi come sei Anthony. Te ne pulisci le mani e passo io per la mamma cattiva. Per la brontolona. Tanto te lavori, e al resto penso io" uscii spazientita dalla mia camera, avviandosi in bagno per posare gli asciugamani, lamentandosi.
"No Anny non dico questo" si difese mio padre andando verso mia madre, dandole un bacio sulla guancia. E sognavo un'amore così, prima o poi.
Finché non riprese, facendomi tornare nel presente.
"Ma è sabato sera, ha diciotto anni, è giusto che esca con...con chi esci, signorina?" Ecco, adesso il terzo grado di mio padre. Che cavolo m'inventavo, mentre mia madre annuiva, aspettando una mia risposta.
Girovagai con lo sguardo senza pensarci troppo su, per non destare sospetti.
"Con Joshua. Con chi sennò" sbuffai falsamente, mentre vidii il volto dei miei rilassarsi.
"Sta nascendo una certa affinità tra voi due" esclamò mia madre sorridente, mentre volevo scoppiare in una fragorosa risata, mordendomi il labbro per trattenermi.
"Vi ricordo, che è un fratello quasi. Ci mettete sempre appiccicati neanche gemelle siamesi" canzonai, entrando in camera, chiudendo la porta, accasciandomi contro di essa, tirando un sospiro di sollievo.
Se non altro il bello di avere sempre a giro quel rompi scatole era di avere una buona scusante per uscire dalla caserma.
Mi sedei sul letto, incrociando le gambe, prendendo il cellulare dalla tasca dei jeans, scrivendo ad Amanda.
Joshua in pratica, mi ha chiesto se potevo andare alla festa di callum con David.
Pigiai invio, vedendo le spunte blu, subito visualizzato. Non aspettava altro, lo sapevo che era in trepida attesa, saltellando sul materasso per fornirgli notizie fresche.
Amanda
E te? Mica gli hai detto di sì vero? Dai con David, che squallore.
Sorrisi alla sua affermazione, e dalla faccina sconvolta che mi aveva inviato il secondo dopo.
Gli ho detto di sì per vedere Michael. Sai che non mancherebbe mai alle feste, e magari potrei parlare con lui.
Inviai, stendendomi sul letto, ricevendo un'altra risposta.
Amanda
Sei incorreggibile. I tuoi che hanno detto? Scommetto che hai usato la scusa di Joshua.
Colpita ed affondata. Mi conosceva fin troppo bene, sapeva ormai come ero fatta. Dovevo solo avvertire Joshua e trovarmi un vestito per fare colpo, anche se David mi avrebbe gironzolato intorno.
Esatto. Xoxo
Risposi al messaggio per chiamare Joshua. Benché non ci fosse bisogno. Le nostre finestre erano praticamente divise solo da un albero gigante, dove molto spesso Joshua s'imbucava a casa mia, per scopiazzare i miei compiti. Il problema era che era intelligente, ma non si applicava.
Tirai su la finestra, vedendolo preso sul letto a gambe incrociate, a petto nudo, suonando con la chitarra qualche motivo, con lo sguardo chino su di essa e perso nel vuoto, ha fissare un punto immaginario. Mentre le sue dita tenevano in mano il piccolo plettro che scorreva sulle corde, tirandosi indietro il ciuffo biondo che gli era ricaduto in avanti.
Mi ridestai chiamandolo, non troppo forte, finché non presi uno dei sassolini che usavamo spesso per non urlare, senza farci accorgere dai nostri genitori. Chiusi un occhio, prendendo bene la mira, centrando il vetro, quando lo vidii rilasciare la chitarra, e girarsi verso di me, alzando gli occhi al cielo.
Si alzò dal letto, aprendo la sua finestra, sporgendosi un po', mentre gli feci cenno, di venire in camera mia.
Quando scosse la testa, dandomi della matta, alzai un palmo per dirgli di aspettare, scrivendo sopra un figlio.
"Peggio per David" mostrandoglielo, sentendomi pienamente soddisfatta, innalzando un sopracciglio.
Lo guardai sbuffare per poi avviarsi verso camera mia, arrampicandosi al ramo robusto, e l'essere agile aiutava alla grande, scavalcando la mia finestra.
"Che vuoi?" Irruppe senza girare intorno. Era un tipo diretto e schietto. E forse era per questo che ancora tenevo repressi i miei istinti omicidi verso di lui.
"Stasera devi suonare alla mia porta, e dire che mi accompagni te alla festa. Ed è quello che farai, dopo di che divideremo le nostre strade. Io con David come promesso e te con quella serpe" spiegai pacata, vedendolo ridere.
"Ma non se ne parla proprio. E quella serpe ha un nome, ed è la più sexy della scuola." Mi rimbeccò beffeggiatore, sfoggiando il suo sorriso impertinente e sfacciato.
"Bene. Allora presumo che non ti da fastidio se dico a tua madre che i tuoi bei voti derivano dallo scopiazzare dai miei compiti" ribattei sentendo la vittoria in pugno, girandomi di spalle, camminando per la stanza, sentendolo sospirare e sbruffare pesantemente.
"Sei una piccola ricattatrice" ricalcò, sussurrandolo sul mio orecchio, da dietro le mie spalle, sentendo l'odore di cioccolato che emanava il suo alito caldo.
Mi rigirai trovandolo ad un palmo dal mio naso, fissandoci negli occhi così simili eppure diversi.
"Ho preso dal migliore" confessai, innalzando il labbro in un sorriso insolente.
Mentre fece finta di pulirsi la spalla, come per lodarsi da solo. Che stronzo.
Finché non aprii le ante del mio armadio, mentre andai per richiuderle, parandosi difronte ai miei vestiti come uno scudo, senza lasciarmelo richiudere.
"Che cavolo fai?" Sbottai mentre rideva di gusto.
"Ti salvo da una figura di merda epocale. Mettiti..." sbuffai sedendomi sul letto. Anche se una mano da un ragazzo poteva essere utile. O meglio dire da un puttaniere come Joshua che le vedeva di tutti i colori. Rovistando tra i miei vestiti, anche con aria disgustata, alimentando in me l'arrabbiatura sopratutto perché stava frugando tra le mie cose. Tuttavia estrasse dall'ammucchiata un vestito che non ricordavo di avere.
Un mini abito, lungo fino a metà coscia con uno scollo a cuore, celeste.
"Questo. È perfetto. Non lo sei te, ma non si può avere tutto dalla vita" mi alzai, strappandogli di mano il vestito poggiandolo sul letto, mentre lo spinsi verso la finestra senza smettere di ridere per la battuta poco carina che aveva fatto. Anche se ormai c'ero abituata.
"Grazie e fanculo" elargii dolcemente, facendomi una linguaccia, attraversando il ramo con agilità, per tornare in camera sua, sfilandosi di nuovo la maglia, mostrando un tatuaggio che non mi ero accorta prima di ora, sotto la scapola destra. Una nota con una scritta giapponese. Finché non si girò, guardandomi che lo fissavo, mettendo su il suo solito sorriso che faceva tremare tutte le ragazze tranne me , rivelando due fossette.
Richiusi la finestra senza dargli adito, sentendo mia madre chiamarmi per la cena.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro