24
Pov. Carlotta
Era una prova?!? Una stupida prova per vedere come avrei reagito? Mi sembrava quasi impossibile che quell'odioso mi avesse svegliato nel cuore della notte solo per quello. Era vero emetteva un forte odore di alcool, chissà quanto aveva bevuto. Il suo volto arrossato come gli occhi lucidi mi facevano intendere che non era nel pieno delle sue doti da beffeggiatore.
Quando mi disse quelle parole mentre ero al muro mi sentii arrivare una fitta dritta tra le gambe che erano divenute gelatina. Mi sarei liquefatta in quell'istante. Il modo rauco e basso con il quale le disse mi procurava piacere ed avrei voluto fare ogni singola cosa che usciva dalle sue labbra, ogni gesto per sentire le sue mani roventi su di me.
Potevo anche essere intimorita ma lo desideravo, non riuscivo a cancellare le sensazioni che mi sprigionava. La sua vicinanza era come stare in bilico su un filo sottile, pericoloso ad ogni passo ma un rischio eccitante per vedere quanto alla fine saresti riuscito nell'impresa.
Ero divisa in un bivio. Da una parte l'eccitamento e il senso di abbandonarmi totalmente che mi procurava Joshua e dall'altra la dolcezza disarmante di Michael che mi faceva scalpitare. Potevo sempre e solo scegliere Michael.
Provai a riprendere sonno vana, decidendo di scavalcare quella finestra.
Aprii la sua, spingendo in su, per poi scivolare dentro. Lo trovai disteso sul letto con i vestiti ancora addosso sentendo ancora l'odore che mi assaliva e mi portava ad arricciare il naso disgustata.
Mi sedei delicatamente sul letto, per poi distendermi ed osservarlo. Dormiva pesantemente ed il respiro era affannato. Alcune ciocche biondo cenere gli ricadevano sulla fronte. Gli accarezzai lievemente la nuca con i polpastrelli. Perché mi faceva sentire così smarrita? Forse anche lui si sentiva come me, un Hansel ed una Gretel senza più trovare la strada giusta, sbagliando ogni volta.
Chiusi gli occhi, lasciandomi andare, rannicchiandomi contro di lui.
Il sole che filtrò dalla tenda mi portò a mugugnare sommessa e ad aprire gli occhi piano piano. Era seduto sulla scrivania bianca a scrivere qualcosa sopra un foglio, quindi decisi di emettere un colpo di tosse per portarlo a girarsi con la sedia blu girevole nella mia direzione. Mi guardò con il suo solito sguardo che mi portava a perdere i battiti, seguito dall'increspatura delle labbra laterale con la fossetta.
"Buongiorno" un semplice saluto dolce che detto in quel momento tra la sonnolenza e sulle sue coperte mi portava a fremere.
Mi tirai leggermente su, portandomi i capelli in alto.
"Buon...scusa se sono venuta. È che non riuscivo...a..." si alzò posando la penna sul foglio annuendo, non sapendo neanche che cosa stessi per dire.
"Non riuscivi a non pensare alle mie parole. A quanto ti ho eccitata senza sfiorarti" rivelò con il suo solito tono saccente e sbruffone, alzando le spalle.
Che cosa?! Questa era buona. Davvero bella. Me la sarei appuntata nelle cazzate di Joshua.
"A dormire. Se mi avessi fatto finire la fr..." montò sul letto, premendo l'indice sulle mie labbra, seguendo il suo gesto del dito per sgranare gli occhi contro i suoi divertiti.
"Non c'è bisogno che rigiri la frittata. È così" continuò a ribattere imperterrito sulla sua idea. Lo sapevo, mi voleva portare all'esasperazione, ma non senza controbattere a modo mio.
Aprii appena le labbra, prendendo l'indice, succhiandolo con la lingua, per rilasciarlo. Vidii una luce accendersi come un faro in mezzo all'oceano nei suoi occhi.
"Che..." lo spintonai, mettendomi a cavalcioni su di lui, abbassandomi. Avvertii la sua erezione crescere piano puntando sulla mia intimità. Dovevo restare lucida.
"Joshua hai ragione. Ho pensato tutta la notte alle tue parole. Ed è per questo che sono qui. Ho immaginato le tue mani su di me, la mia lingua che avrebbe voluto assaggiare le linee del tuo corpo scolpito, risalendo sulla tua bocca per baciarci avidamente. Avrei voluto che mi prendessi per le natiche e riempirmi, farmi gemere fino a rimanere senza riserva d'aria, ti avrei graffiato dolcemente, premendo i miei seni contro il tuo torace. Ed ora sono qui...ma tu mi sembri stranito" sussurrai le ultime parole con voce avvolgente e seducente, sfiorandogli il lobo con le labbra come era solito fare lui.
Emise un gemito gutturale, poggiando in modo avido le mani su i miei fianchi, alzandomi appena la maglietta, premendomi di più contro di lui. Il leggings che mi ero infilata lasciava sentire benissimo la sua erezione anche se era racchiusa nei jeans. Sussultai a quella pressione.
"Mi stai istigando cazzo" pronunciò forte quelle parole con voce profonda e virile, mentre fremevo mordendomi il labbro.
"A fare cosa?" Mi mossi leggermente su di lui, mentre scapparono dei gemiti involontari dalle nostre labbra distanti ma che avrebbero voluto essere una sopra all'altra.
Mi guardò intensamente, spingendo di nuovo la sua erezione contro il mio punto sensibile. Girai il viso per sopprimere l'eccitamento che stava crescendo, finché non mi fece abbassare su di lui, poggiando una mano sul mio fondoschiena che scottava leggermente.
"A prenderti sul mio letto ora, e farti godere" affermò vigoroso, buttandomi giù, per sovrastarmi.
"Hmmm" mi scappò mordendomi la lingua. Cavolo, cavolo, ero fritta e bollente di sicuro.
Incurvò le labbra in un sorriso soddisfatto.
"Lo vedo che tremi all'idea di avere il mio viso tra le tue gambe e leccarti dolcemente. Scommetto che sei così bagnata da farmi impazzire all'istante" oddio santo. Stavo diventando lava. Il cuore ormai stava correndo dolorante come quando non ne puoi più e vorresti fermarti per riprendere aria, ma non potevi e dovevi continuare. La sua voce era come una pugnalata che non faceva male ma ti faceva morire dal piacere, sempre più intensa e più bassa, tanto da spingermi a fare tutto ad arrendermi ad aprirmi a lui.
Michael, mi si formò il suo nome ed il suo volto. Il modo dolce di intrecciare le sue dita alle mia, la sua premura. Lui che non era Joshua in nulla, ma che era quello giusto per me.
In un attimo lo spintonai, sgusciando via dal letto.
"Credo che adesso siamo pari. Ci vediamo Joshua" affermai saccente e non fece in tempo a riprendersi ed alzarsi che mi affrettai verso la finestra, per raggiungere la mia e chiudermi dentro comprese le tendine che tirai. Mi accasciai al suolo portandomi le gambe vicino al petto. Inspirai ed espirai per calmarmi, finché non sentii la voce di mia madre che mi chiamava, e pensai che ero arrivata puntuale.
Sentii la vibrazione del telefono dopo pranzo leggendo il messaggio.
Da Michael
Stasera Joshua suona al locale dello zio di Madison. Ci saranno tutti e vorrei che tu benissimo con me.
Lessi attentamente il messaggio. Perché non mi aveva detto nulla Joshua?! Forse era per questo che era così concentrato sulla scrivania e la penna stretta tra le sue dita scorreva come se non avesse freno.
Troppo assolta dalle mie stupide cavolate su di lui da non chiedergli più niente. Era davvero questo che eravamo diventati? Solo due che si cercano per lanciarsi frecciatine eccitanti? Mi mancava il mio Joshua. Quello che mi rimproverava perché parlavo senza interruzioni come una radio, quello che mi prendeva in giro sul mio modo di vestire o le facce strane. Quello che mi faceva fare le cose più pazze e stupide, anche cose da poco. Quello che quando nevicava mi tirava le palle di neve addosso o mi faceva notare quando ero più piccola i miei brufoli facendo una faccia disgustata. Lui che ascoltava ed a modo suo ti consolava.
Mi scappò una lacrima lenta, che era sospesa sulla rima cigliare. Non volevo questa cosa glaciale tra me e lui. Lo rivolevo come amico. Avevamo rovinato tutto con quel bacio, era stato uno sbaglio per quello, perché lo stavo perdendo piano.
Avremmo dovuto parlare e rimettere le cose in ordine, anche se sarebbe stato difficile speravo non impossibile.
Risposi al messaggio, Joshua avrebbe avuto anche il mio supporto da amica. Non l'avrei abbandonato al suo primo debutto.
Michael
Sì certo, ci vediamo stasera.
Riposai il telefono sul comodino, facendomi una doccia veloce. Ero un po' in subbuglio per stasera, vederlo ancora dopo stamattina, ma tanto non avrei potuto sfuggirgli neanche volendo. Dannate case attaccate. Dannata me, il cuore aveva vinto sulla ragione spingendomi ad andare in camera sua per fargliela pagare e forse anche per stringerlo a me. Ma dovevo smetterla di pensarlo su quel punto di vista e capire che io e lui eravamo amici e un'amicizia così bella e complicata non poteva infrangersi per un semplice bacio.
Mi vestii con un vestito nero corto fino a metà coscia, nero, con dei tagli ai lati dei fianchi che lasciavano intravedere dei lembi di pelle, e gli stivaletti. Avevo deciso che i tacchi non facevano proprio a caso mio, e poi non ero così bassa, certo neanche una stanga ma andavo bene così.
Mi diedi una sistemata ai capelli che gridavano pietà, ed un filo di mascara e blush rosa per ravvivarti le guance anche se sarebbero diventate porpora di per sé.
Afferrai la tracolla nera con la catenella dorata infilando il necessario dentro, controllando di avere tutto, poiché molto spesso ci trovavo anche biglietti del cinema o scontrini. Diciamo che io e i bidoni non avevamo una grande confidenza e quindi gettavo tutto in borsa seppellendo reperti archeologici.
Scesi le scale, salutando i miei che si stavano preparando per uscire.
"Carlotta quando torni chiudi dai la doppia mandata anche se non saremo tornati" mi redarguì mia madre applicandosi il rossetto rosso.
"Va bene, buona serata" aprii la porta, e la sentii dire.
"Anche a te tesoro" mentre la richiusi. Guardai davanti a me la macchina di Michael, affrettandomi ad entrare e salutarlo con un bacio sulle guance ma girò il viso nell'esatto momento che mi avvicinai baciandomi in modo più passionale sulle labbra, sentendo la punta dei piedi arricciarsi debolmente e le guance iniziare già a colorirsi.
Mi scostai vedendolo innestare la marcia mente poggiai il gomito al lato del finestrino girandomi una ciocca di capelli sull'indice.
"Non sapevo della passione per Joshua di suonare" mi riprese da alcuni pensieri e dallo stomaco leggermente aggrovigliato.
"L'ho scoperto anche io da poco. È sempre stato un tipo riservato su i suoi hobby" confessai sinceramente, ricordandomi quando lo vidii alla finestra con la chitarra in mano, è quel plettro tra le dita che scorreva in armonia sulle corde.
Scherzammo un po', e molto spesso allungava la mano facendomi il solletico sul fianco scoperto, portandomi a ridere.
Finché non arrivammo al locale. Vedemmo subito Madison farci cenno di entrare, avviandoci.
Era un locale piccolo ma carino. Un palco infondo alla sala, dei tavolini tondi neri disposti al centro con le sedie in coordinato, altri tavoli disposti alla sinistra su un rialzo, ed a destra il bancone delle bevute nero con il banco di vetro dove venivano poggiati i bicchieri. Delle mensole in legno nero con tutte le bottiglie e sei lampadari Rossi anche piantane poggiate sul parquet di legno.
Ci sedemmo quasi vicino al palco, salutando Amanda che mi saltò in collo, David che come sempre alzò la testa ed altri due ragazzi che venivano a scuola con noi, giocavano anche loro nella squadra. Jeffrey e Dilan.
"Emozionati?" Chiese Madison, ringraziando con un sorriso il cameriere che le portò la bevuta poggiandola davanti a lei.
"Scherzi? È la prima volta che vedo il mio amico suonare" proruppe David tamburellando le mani sul tavolo aspettando la birra che aveva ordinato, mentre Amanda mi tirò un pizzicotto sorseggiando un liquido rossastro che profumava di fragola.
"Eh?" Accennai, togliendo la mano che mi reggeva la guancia.
"Sei assente" mi fece presente, mentre le confermai solo che avevo sonno.
Sentii Michael tirarmi verso di se, facendo scontrare la mia schiena al suo fianco, baciandomi la cute.
Finché non vedemmo un uomo alto e calvo, parlare al microfono, probabilmente era lo zio di Madison data la sua attenzione rivolta lì.
"Salve a tutti e grazie per essere qui. Stasera si esibirà un ragazzo, è il fidanzato di mia nipote. Ha un vero talento. Spero che sia di vostro gradimento. Un bell'applauso per Joshua Wilson". Scese dal palco, vedendo arrivare Joshua con la sua chitarra attaccandola alle casse, sedendosi su un panchetto. Ma ormai non prestavo più attenzione neanche ai suoi pantaloni neri e quella maglietta attillata bianca che gli stava divinamente.
Pensavo solo alle parole che aveva accennato lo zio di Madison.
"Il ragazzo di mia nipote" bene, benissimo. Erano già arrivati a quella fase, fidanzamento. Bene, davvero, congratulazioni. Guizzai lo sguardo verso Madison che batteva le mani più forte che poté, e tra poco le sarebbero diventate rosse dalla foga.
Si elevarono vari battiti così mi unii anche io per non destare sospetti, oltre tutto avrei detto che l'avrei sostenuto.
In un secondo i suoi occhi si scontrarono con i miei vedendo un sorriso gioioso apparirgli per prendere il microfono prima d'iniziare. Vedevo le sue mani iniziare a sudare e come la teneva salda all'asta che sosteneva il microfono, mentre la gamba traballava leggermente come la sua voce.
Gli mimai con il labiale un "vai Joshua" sorridendogli dolcemente, mentre si passò una mano tra i capelli come per acconsentire, iniziando a parlare.
"Salve a tutti, sono un po' emozionato però spero che vi piaccia il mio pezzo. Lo dedico ad una ragazza qui presente, non dirò il nome lei lo sa già" concluse mentre Madison batté i piedi sul pavimento eccitata. Sorseggiai il mio cocktail abbassando lo sguardo girando il liquido con la cannuccia, ma quando li rialzai lo vidii puntate verso di me. Le sue parole mi arrivarono dritte come un treno ad alta velocità che si fermava sulla stazione del mio cuore senza riuscire a scendere e dileguarmi nella folla.
Iniziò a cantare il mio stesso ritmo mentre la mia mano era ancorata a Michael. È solo un amico Joshua. Ripetevo a me stessa ormai da troppo che forse mi dovevo convincere meglio.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro