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23


Pov.Joshua

Avevamo vinto la partita, e solo di quello potevo essere contento, poiché per tutto il tempo quella spocchiosa incitava ed elogiava come un Dio sceso in terra...Michael. Ed anche se avevo il supporto di Madison che si sgolava per qualche ragione il mio sguardo ogni tanto sviava verso Carlotta.

Ero fottutamente eccitato quando le feci sbattere la schiena contro al muro, ed i suoi respiri ed ansimi che cercava di mascherare non passavano inosservati, il mio corpo reagiva di conseguenza. La mente diceva "basta, Madison è tua, bellissima, sexy" ma il corpo chiedeva altro. Mi supplicava di prenderla e riempirmi di lei. Forse era solo per avere la soddisfazione di provare il suo corpo, di farle avere la prima volta con me, sentendo quanto fosse stretta e quanto i suoi occhi avrebbero preso un colore più profondo mischiandolo al mio, a quanto si sarebbe bagnata ed il suo sapore celestiale sulle labbra. Avrei voluto percorrere con la lingua quella pelle diafana, che sotto i raggi della luna era ancora più perfetta, come se la baciasse, perché sentiva che era parte di quel cielo che la faceva risplendere.

Ci eravamo congratulati tutti dentro lo spogliatoio, scherzando e facendo battute idiote come eravamo soliti fare. Il coach si congratulò con noi, su quanto fossimo stati diligenti a seguire il suo schema.
Mi feci una doccia veloce, aprendo l'armadietto per posare la divisa e cambiarmi con un pantalone nero a cavallo basso, una maglietta aderente grigia bucherellata e le all stars, che non mi abbandonavano quasi mai. Andai al piccolo specchio appannato vicino ai lavandini, dandomi una sistemata al ciuffo con un po' di gel che avevo spalmato sul palmo della mano, ed uscii.

La scena che si parò alla mia sinistra mi fece stringere i pugni tanto da farmi male alle nocche che ero sicuro fossero diventate sempre più bianche perdendo il loro colorito normale. La stava baciando, con dolcezza, accarezzandole la schiena in modo lento e possessivo, e lei ricambiava quel bacio con delicatezza come se volesse sentire il suo sapore in ogni minima sfaccettatura, ogni singolo sapore che aveva.
Per un momento mi passò dalla testa di buttare il borsone per terra, staccarla dal loro bacio e portarla via con me per darle una lezione. Ma decisi che era giusto così. Avevamo chiuso forse anche il patto, e non me ne fregava un cazzo, poteva farselo anche per quel che m'importava Carlotta era solo una secchiona altezzosa. Ero geloso di qualcosa che non era e non poteva essere mio. Eravamo diversi in tutto, non avevamo niente che ci legasse a parte i nostri genitori eravamo due persone completamente opposte, il cielo e la terra e due poli opposti non s'incontrano mai, si rispecchiano l'uno nell'altro si ammirano da lontano ma non si fondono. Era meglio rimanere concentrato su ciò che avevo.

Quando uscii vidii Madison saltarmi in collo euforica, riempiendomi di baci il viso, mentre le presi il volto tra le mani tirandole indietro le ciocche bionde mosse, baciandola.
"Siete stati fenomenali, sei stato fenomenale" aggiunse mentre c'incamminavamo verso la moto.

Mi girai facendole un sorriso.
"Tu dici? Merito tuo e delle tue grida da pazza ossessa" la ripresi beffardo, mentre mi tirò una debole spinta ridendo. Era questo il bello di Madison, sapeva far rilassare e per un attimo staccare la spina da ciò che mi assillava la mente.

Montammo, porgendole il casco per avvinghiare le sue braccia sulla mia vita, mentre l riaccompagnai a casa, salutandola con un bacio. Si girò un paio di volte mentre camminava per il via letto ghiaioso di casa, salutandomi con la mano, e ripartii.

Avevamo deciso con i ragazzi di andare a fare una bevuta, ed era questo che mi ci voleva. Domani ci sarebbe stato anche il concerto e forse era meglio alleviare la tensione. Dovevo ancora preparare bene la canzone ma ogni volta che provavo a premere la punta della penna sul foglio le parole che pensavano risuonavano stonate con la melodia che avevo in testa, ero azzerato con l'ispirazione, la cercavo e la volevo cogliere in ogni piccola cosa ma non trovavo nulla che si accordasse con me.

Lasciai la moto ed il casco nel baule, avviandomi dentro dove i ragazzi erano già seduti al tavolo di legno sulle sedie ed altri sulla panca anch'essa di legno. Guardai l'arredamento tipico del pub. Pareti ricoperte da stecche di legno di faggio, faretti applicati sul soffitto scuro, che emettevano una luce soffusa e calda, e tutti tavoli e panche intarsiate in legno ciliegio.
Guardai l'infinità di liquori esposti sulle mensole di vetro, quando la voce di David mi riprese, alzando il boccale di birra, come ad intimarmi che avevano già fatto tutto loro.

Gli sorrisi avviandomi verso di loro, mettendomi a sedere sulla panca. Mi riempirono un bicchiere di birra chiara, bevendone un sorso. Parlavamo animatamente, e ridevamo. Non sapevo neanche più io perché ridevo. Ormai ero al settimo bicchiere di birra mischiando la chiara con quella doppio malto e con la scura. Prendevo ciò che mi offrivano come mi stava capitando ultimamente in tutte le cose. Accettavo perché non sapevo rifiutare, non sapevo allontanare.

Finché non guizzai lo sguardo verso la vetrata, vedendo la porta aprirsi e rivelare il grande seduttore dell'anno Michael il conquistatore.
Mi alzai, chiedendo permesso al mio amico, andando verso di lui che mi guardò sfoggiando uno dei suoi sorrisetti che avrei voluto prendere a scazzottate, ma si rabbuiò subito vedendo il mio sguardo divertito ma che celava ira. Perché poi? Non lo sapevo. Per Carlotta? Ancora? Mi sembrava surreale, non ne potevo più di pensare a lei, doveva andare a farsi fottere insieme a lui.

"Ehi amico. Cavolo sei stato un grande, un grande cazzo. Non sbagli un colpo" rivelai alludendo e calcando la parola "colpo". Sapeva a cosa mi riferivo ed il suo sguardo più duro lo lasciava intendere.

"Problemi Joshua?" Mi domandò secco mentre sbottai in una fragorosa risata che riecheggiò nel locale piccolo ed ora meno affollato, portando l'attenzione dei pochi clienti e dei miei amici su di noi.

"Perché mai dovrei averne? Mi stavo complimentando con te, unisciti a noi, beviamo alla vittoria ed alle conquiste" esclamai euforico, sogghignando. Mi rendevo conto che ero fuori di me, ma non avrei fatto una piazzata per poi peggiorare la situazione tra me e Carlotta. Era battaglia persa, gettavo le armi con molto piacere, se la poteva tenere stretta.

Lo trascinai al tavolo, con una braccio avvolto intorno alle spalle mentre si staccò dalla mia presa sul suo bomber.
"Sono venuto per salutarvi, torno a casa sono stanco" confessò fissando tutti e poi me sul quale indugiò di più.
"Hai bisogno di un passaggio, non puoi usare la mo..." Non lo lasciai finire che lo ammonì con un dito contro puntato.

"So badare a me stesso. Immagino la tua stanchezza, hai faticato stasera ci vediamo Michael" mi avvicinai per dargli una pacca sulla spalla, mentre ci salutò, spingendo la porta per uscire, e presi un altro sorso dal bicchiere.

Quando uscimmo tutti ci salutammo, mentre sbagliai strada con la moto per diverse volte, ridendo dentro e fuori di me per scacciare via quei pensieri.
Quando arrivai sotto casa, nel giardinetto, alzai lo sguardo verso la finestra di Carlotta. Presi dei sassolini da terra, iniziando a lanciarli alla rinfusa ma per fortuna riuscii a colpire il vetro poiché dopo una manciata di minuti vidii la finestra sollevarsi ed il volto di Carlotta fare capolino. Teneva un'occhio socchiuso, i capelli alla rinfusa, il pigiama con gli orsetti ed un'aria assonnata.
"Che? Joshua?" Chiese con voce impastata dal sonno, sbattendo più volte e piano le palpebre.

"Vieni giù Carlottina, vieni giù" Risi debolmente, mentre le facevo il gesto con la mano di raggiungermi.

Sbarrò gli occhi sorpresa, dato come c'eravamo lasciati prima, per poi ridurre gli occhi a due fessure e scuotere la testa.
"Sei impazzito?" Domandò portandosi l'indice alla tempia, girandosi verso la camera per controllare forse se arrivasse sua madre o Anthony a controllare.

Avrei voluto gridargli "si, sono fottutamente impazzito per una spocchiosa del cazzo" ma decisi di tacere, sarebbe stato meglio. Meglio sopratutto per evitare d'infierire dentro di me, già ero scombussolato avrei solo peggiorato ulteriormente, ed il fatto di rimanerci amico non doveva mutare in altro.

Si riaffacciò puntando i miei occhi, per poi acconsentire con la testa ed alzare una mano come a dire di aspettarmi. Richiuse la finestra finché non la vidii apparire dall'altro lato con le sue babbucce a forma di piede, i pantaloni rosa del pigiama ed un giubbotto sopra le spalle.

"Che cavolo vuoi?" Bisbigliò piano ma risolutiva, guardandosi intorno, per avvolgersi meglio il giubbotto addosso.

Mi avvicinai, togliendole le mani dai lembi del giubbotto che si era portata per coprire il collo, abbracciandola per riscaldarla.
Rimase pietrificata per un attimo, vedevo il suo azzurro agitarsi, ma dopo un po' le accarezzai le spalle sentendo il suo copro rilassarsi.
"Voglio dormire con te" sussurrai piano sul suo orecchio, portandola ad alzare il viso che prima era poggiato sulla mia spalla. Era talmente vicina che avrei potuto baciarla ma non ero in me.

"Che co...che cosa?" Si riprese per parlare piano notando che aveva alzato il tono di voce alla mia rivelazione.

"Profumi di susina" le annusai i capelli, scendendo lungo il collo mentre chiuse gli occhi, avvertendo quanto s'irrigidisse sotto al mio tocco. Le facevo effetto non poteva negarlo.

"Tu puzzi d'alcool. Hai svaligiato una distilleria per caso?" Mi allontanò di poco innalzando un sopracciglio incuriosita e arricciando il naso, mentre scoppiammo a ridere insieme.

"Questa era buona Carlottina" affermai cristallino, avvicinandomi di nuovo mentre cercava di arretrare senza farsene notare ma ci riusciva in maniera pessima. Deglutì, scostandosi una ciocca in maniera agitata dietro i capelli.

"Smettila di usare quel nomignolo. E dimmi cosa vuoi" cercò di sopprimere l'emozione controllando che non vacillasse nella voce, ricomponendomi come meglio poté, mentre le ero ad un palmo dal naso.

Sentivo il suo cuore battere all'unisono con il mio, cenando un ritmo nostro, nel silenzio della notte solo qualche lampione illuminava la stradina, e i suoi respiri smorzati quasi quanto i miei.
"Non la smetto, e lo sai cosa voglio. Voglio passare la notte con te. In realtà la vorrei passare in molti modi la notte con te, la prima sarebbe..." Lasciai la frase in sospeso mentre arrancò fino al muro, accorgendosi che era alle strette, portandosi una mano sul cuore come a placare il ritmo furioso. Le accarezzai il volto, e non si scostò rimase immobile come sempre, leggevo agitazione come onde possenti che non trovano quiete.
"Spogliarti lentamente ma questa volta senza finestre a separarci. Vorrei toglierti io gl'indumenti di dosso e tracciare il tuo corpo ad ogni passo. Vorrei distenderti sul letto nuda completamente, ed assaggiare ogni piccola parte di te. Vorrei vedere le tue pupille dilatarsi ad ogni mio affondo dolce nella tua calda intimità e scivolare dentro beandomi dei tuoi ansimi che soffocherei con i miei baci. Vorrei leccarti quei capezzoli turgidi riempiendoti con le mie dita e sentirti bagnare, ed urlare con voce spezzata dal piacere il mio nome, i tuoi capelli sudati ed arruffati sul mio cuscino, le tue natiche sode che carezzerei per ore. Vorrei tutto questo. Ma tu non me lo permetteresti e mi accontento di dormire" la vidii dilatare le pupille e le sue iridi farsi più chiare e più scure ad ogni mia frase, cambiava sempre colore come le sue emozioni, dolcezza e pura lussuria. Vedevo come serrava le gambe appoggiata al muro, il modo in cui si portò l'indice tra le labbra. Gliele sfiorai con il mio pollice sentendo la sua morbidezza, mentre le schiuse al mio passaggio delicato. Teneva gli occhi chiusi come a voler imprimere quella sensazione senza guardarmi ma ricordandosi il mio tocco.
Era rimasta in silenzio per tutto il tempo, e capivo dal suo corpo che stava morendo di piacere, che avrebbe voluto tutto ciò, che fremeva in ogni parte del corpo anche la più piccola e nascosta per avermi. Ma non avremmo potuto.

"Era una prova del patto questa?" Riaprii piano gli occhi incatenandoli subito ai miei. Erano lucidi e pieni di desiderio, cazzo se avrei voluto vederla distesa con questo sguardo eccitante. Cazzo, cazzo, cazzo.

Portai l'indice e il pollice tra il setto nasale. Imprecai e sospirai. stavo riacquistando lucidità, il che era un bene, avrei evitato una catastrofe epocale.
"Si. Sei andata benissimo. Il rossore sulle gote comprese come i tuoi occhi lucidi. Quando il tuo principe te li dirà saprai già come comportarti. Buonanotte Carlotta" la salutai avviandomi verso casa, mentre mi guardò con uno sguardo confuso, ingoiando quel magone che ci serrava la gola, aspettando il giorno dopo.

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