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18

Pov. Carlotta

Stronzo presuntuoso. Chi si credeva di essere per parlarmi così? Dovevo aspettarmelo
Che non era cambiato. Certo era vero si era comportato in modo diverso ultimamente ma oggi mi aveva dato la conferma che era sempre il solito Joshua odioso ed irritante.

Tornai in camera, buttandomi sul letto.
"Me la sono sbattuta" le sue parole riecheggiarono nella mia testa. Non doveva interessarmi niente, poteva fare ciò che voleva noi eravamo solo amici ed ora forse neanche più quelli. Ma per qualche logica a me non così tanto mi dava fastidio, il che mi rendeva nervosa. Il suo petto caldo al contatto con la mia mano fredda mi aveva causato un brivido intenso che si era riverberato in ogni fibra del mio corpo che odiavo esattamente quanto lui. Per quanto il cervello mi dicesse altro evidentemente il mio corpo era attratto da quello stronzo. Non doveva accadere non poteva succedere. Era stato un'enorme sbaglio, ero sempre più convinta e forse avrei dovuto rompere il patto. Comunque non mi sarebbe servito più. Solo il pensiero di poter provare a baciare le labbra di Joshua per sapere come sarei andata mi mandava in escandescenze ed invece avrei dovuto provare altre sensazioni.

Ero un immenso casino.

Sentii il cellulare squillare, appoggiato sul comodino. Mi girai a pancia in giù, afferrandolo per vedere chi fosse. Era Michael. Un refolo di vento che entrava dalla finestra mi fece accapponare la pelle, e mi alzai per chiuderla. Non era solo per il freddo, il cuore aveva perso pulsazioni ad un suo messaggio, ed ero contenta di sentirmi così.

Lo aprii con la bile in gola, leggendo accuratamente.
Da Michael

Ciao Carlotta. Volevo chiederti se stasera volevi venire al cinema con me. Se ti va ovviamente.

Rilessi il messaggio per controllare che non mi fossi sbagliata. Mi stava chiedendo un appuntamento?! Si cavolo lo stava facendo. Avrei dovuto aspettare per non sembrare una di quelle ragazze represse che aspettano un messaggio dal ragazzo che le piace, contando i minuti e le ore rischiando l'insonnia. Ma scacciai quel pensiero insulso, rispondendogli.

Michael

Ciao. Si può andare. Mi passi a prendere te?

Lo rilessi per convincermi che andava bene scritto così. Probabilmente prima sarei schizzata per aria saltellando ed imitando una rumba, e avrei scritto -certo, ovvio che voglio. Vengo, quando dove e a che ora?! Mentre adesso ero contenta di riuscire a preservare la mia sanità mentale, e forse dovevo ringraziare quell'odioso, ma il mio orgoglio mi diceva di non farlo.

Sentii di nuovo lo squillo, riprendendolo in mano.

Da Michael

Sì certo passo io. Verso le 17:00?!

Guardai l'orologio, appurandomi che erano le 15:30 e dovevo farmi la doccia, prepararmi per sembrare al meglio.

Michael

Perfetto. A dopo.

Risposi solo con quelle parole che potevano sembrare fredde ma il mio corpo si stava surriscaldando al pensiero di vederlo di nuovo.
Lanciai il cellulare sul letto, andando a farmi una doccia. Mi tornò in quel preciso istante l'odore del bagnoschiuma di Joshua, ed i suoi capelli bagnati, mentre l'acqua scorreva sul mio corpo. Mi dovevo maledire per certi pensieri, ma la sua visione nuda e bagnate nella mia testa andava ben oltre alle semplici fantasie che avevo su Michael che riguardavano un semplice bacio. Joshua sapeva confondermi, farmi arrabbiare ed il minuto dopo sospirare. Era una ruota che faceva girare ogni mia emozione possibile, e risvegliava istinti che non credevo di avere, un forte senso di sentirmi posseduta.

Ma che diavolo vai a pensare Carlotta! Mi riprese la mia vocina, e potevo ribattere ma era vero. Non dovevo pensare a lui in quella maniera e non nudo...anche se era, cavolo se era...no!

Chiusi il getto d'acqua con irruenza. Ero arrabbiata ed in pieno conflitto con me stessa. Mi guardai allo specchio le guance arrossate, e gli occhi lucidi. Non era buon segno. Mi asciugai i capelli svogliatamente, passandoci la piastra per attenuare quel ammasso castano che ogni volta veniva mosso in alcuni punti e liscio quasi come se una mucca mi avesse leccato in altri.

Mi vestii con una gonna nera di camoscio con delle calze del medesimo colore, ed una maglia bianca con una scritta in paillettes.
Mi misi gli stivaletti fino alla caviglia, e prima di scendere guardai la camera di Joshua, vedendo la luce spenta. Odioso.

Scesi le scale, vedendo mia madre e mio padre sul divano accoccolati a vedere un telefilm poliziesco. Quando li sorpassai per prendere la giacca di pelle, sentii la voce di mia madre.

"Dove vai signorina?" Sembrava una domanda come le interrogazioni a scuola, sopratutto per il tono inquisitorio.

Mi girai cercando di sembrare convincente. E come sempre la scusa di Joshua era pronta. Non era in casa il che andava a mio favore.
Le rivolsi un sorriso raggiante, chiudendomi la zip.

"Vado con Joshua al cinema. Non farò tardi promesso" andai verso mia madre scoccandole un bacio ed uno a mio padre. Prima che replicasse, aprii la porta uscendo.

Guardai arrivare la macchina di Michael, e mi avviai verso di lui, aprendo lo sportello per salutarlo e montare.
"Ciao. Sei bellissima" soffiò quelle parole sul mio orecchio, stampandomi un bacio delicato sulla guancia, ed ero sicura che porpora era il mio nuovo colore.

Mi scostai, tirandomi indietro i capelli.
"Grazie. Anche tu stai bene" affermai accennando un sorriso, controllando che non fosse troppo raggiante da sembrare un'ebete al primo appuntamento. Per fortuna non fu così, poiché mi sorrise con le labbra incurvate lateralmente, girando il volante per partire.

Ed era vero stava benissimo. In quei jeans grigi e la felpa nera senza cappuccio. Ed i suoi capelli erano sempre impeccabili, quel ciuffo così perfetto ad incorniciare la mascella pronunciata dove vi era un filo di ricrescita, e quegli occhi che ogni tanto mi guardavano mandandomi scariche, portandomi a muovermi agitata sul sedile. Quando fece un gesto che mi paralizzò e mi fece fremere. Portò la mano un po' più su del ginocchio, accarezzandomi le calze che sembravano tirarmi fin troppo. Mi sentii pervadere da un calore strano, non era lo stesso di Joshua ma era più dolce ed armonioso dentro di me.

Si girò un attimo, con quel verde più scuro, vedendo delle fiammelle accendersi. Mi morsi il labbro in imbarazzo, sentendolo sospirare per scivolare piano con la mano verso la marcia, togliendomi il suo calore.

"Come mai il cinema?" Domandai spezzando quel velo imbarazzante da cui eravamo coperti.

"Non lo so. Mi andava di andare a vedere un film, ma se non vuoi possiamo cambiare" si voltò un attimo, per vedere la mia espressione mentre scossi la testa per dissentire.

"Il cinema va benissimo" lo ripresi tranquillizzandolo, vedendolo annuire.

Scendemmo dalla macchina avviandoci dentro, mentre intrecciò le dita delle mani alle mie, sorridendoci con gli occhi.
Mi faceva stare bene e solo questo m'importava. Anni a desiderarlo ed ora averlo qui accanto a me era la cosa migliore che potesse capitarmi. Lui non era sbagliato era giusto, in ogni singolo gesto che faceva.

"Hai pensato al film?" Mi riprese dai miei pensieri dolci su di lui, vedendolo con gli occhi alzati su i vari film che apparivano sullo schermo sopra all'entrata del cinema.

Perlustrai i vari film, non avendo idea. Ma mi ricordai che Joshua aveva accennato al fatto che dovevo scegliere io o saremmo finiti a vedere qualcosa che non mi sarebbe piaciuto. Poco importava in quell'istante. Decisi di dargli la palla in mano.

"No. Ma andrà benissimo qualsiasi film" rivelai pacata, vedendolo ridere.

"Perfetto, volevo vedere una commedia romantica. Ti piacciono?" Si spostò con la mano libera il ciuffo permettendomi una visione celestiale dei suoi occhi illuminati dal lampione, trattenendo una risata con i denti premuti delicatamente sul labbro inferiore.

"Beh...me lo farò andare bene" scherzai mimando una voce da sofisticata, portandolo a ridere di cuore. Mi trascinò dentro, pagando i biglietti prima che potessi tirare fuori il portafoglio. Ringraziandolo. Era proprio un gentiluomo, evidente che lo avevano educato bene al contrario di quell'odioso che mi aveva fatto fare una figura meschina da Don Antonio.

Ci soffermammo a prendere i pop corn, ma questa volta lo fermai, pagando per me ricevendo una sua occhiataccia di disappunto.
"Quando esci con me pago io. Non si discute. Quindi per farmi perdonare ti ho preso queste" staccò un attimo la mano dalla mia per porgermi il pacchettino con le caramelle gommose, ridendo di cuore.

"Gra..." non mi lasciò finire che mi posò l'indice sulle labbra che ero sicura stessero andando in fiamme.

"Neanche questa parola" precisò beffardo, porgendo i biglietti al controllore, per salire sugli scalini rivestiti da un tappeto rosso come i red carpet, controllando il numero della sala ed i posti.

Ci sedemmo sulle rispettive poltrone, mentre mi assicurai di avere il cellulare spento dentro la borsa. Mi ricordai che Amanda voleva che le mandassi un messaggio per sapere su Michael così mi alzai un attimo scusandomi, inventandomi la scusa che dovevo andare in bagno, benché ci sarei andata comunque.

Fece un cenno di assenso con la testa, tornando a guardare la pubblicità sullo schermo grande.

Passai tra le gambe della gente, scusandomi, finendo quasi per inciampare sul piede di una signora, quando finalmente uscii dalla porta, dirigendomi in bagno.

Presi il cellulare in mano, scrivendole con l'emozione dipinta in volto il messaggio di fretta.

Amanda

Sono al cinema con Michael. Non puoi capire, ha pagato tutto lui e ha scelto un film romantico.

Lo inviai, tirando un sospiro, controllando i miei occhi allo specchio ed infatti brillavano, in modo strano ma vedevo tante piccole luci formarsi come pagliuzze argentee.

Da Amanda

La solita fortunata. Sono eccitata per te, divertiti. Xoxo

Sorrisi, spegnendo il telefono ed aprii la porta del bagno, quando accidentalmente finii contro un corpo, e guardai i pop corn che teneva in mano scivolare lungo il pavimento. Mi chinai scusandomi, senza avere il coraggio di guardare in faccia chi fosse, iniziando a raccattare i pop corn come una forsennata sentendomi immensamente dispiaciuta.

"Dovevo immaginarlo. Carlottina combina guai" quando sentii la sua voce ed il modo con cui si fece beffa di me, strinsi nel pugno i pochi pop corn che avevo raccattato, alzandomi con un sorriso dipinto in volto. Il suo stesso sorriso che mi guardava dall'alto.

"Joshua. Mi dispiace, ma fortunatamente ho raccattato questi, mangiali" glieli lanciai addosso con soddisfazione, dandomi il cinque da sola. Lo vidii spalancare la bocca per poi richiuderla in un sorriso sfacciato.

"Sei una cazzo di spocchiosa" mi riprese, avvicinandosi, mentre feci un passo indietro quando mi lanciò sulla maglia l'intera busta addosso.

Serrai gli occhi d'istinto, aprendo leggermente le labbra come scioccata dal suo gesto inaspettato, per riaprirli puntandogli addosso i miei occhi che sicuramente erano pieni ira.

"Sei uno stronzo odioso" lo spintonai di poco poiché riuscii a prendermi per le spalle, facendomi sbattere contro il muro. E caso volle che nessuno passava di lì proprio quando serviva una folla di gente.

"Sei tu che mi sei venuta addosso, carlottina" mi schiaffò in faccia la verità, anche se non l'avevo fatto apposta ma lo sapevo che mi stava istigando.

"Toglimi le mani e sopratutto non usare quel nomignolo" lo rimbeccai, cercando di staccarmi dalla sua presa prepotente sulle mie spalle, ma pressò il suo corpo contro il
Mio, facendomi finire inchiodata interamente alla parete.

"Sennò che fai...carlottina" ricalcò il nomignolo quasi accarezzandolo con la lingua, e riuscii solo a deglutire fortemente. Avevo il suo viso talmente vicino al mio i suoi occhi dentro ai miei che per un attimo mi scordai che lo odiavo con tutta me stessa.

Lo vidii sospirare allungandosi verso il mio orecchio, e mi scappò un ansimo involontario sapendo benissimo che stava sorridendo, lo potevo notare dalla parte che riuscivo a vedere le sue labbra.
"L'hai chiuso nel castello il tuo principe?" Domandò beffardo, scivolando con la punta del naso sul mio collo. Il cuore pompava ad una velocità smisurata, ma non mi lasciai sopraffare e cercai di controllare la voce che sicuramente mi sarebbe uscita debole.

"E la tua Madison?" Gli ritorsi contro la domanda, quando si staccò lasciandomi inalare ossigeno e tornare con il battito normale.

"È ad aspettarmi in sala. Infatti devo andare ci vediamo...carlottina" lo guardai allontanarsi, anche se avrei avuto voglia di andargli incontro e tirargli uno schiaffo sonoro in pieno viso, ma mi contenni, aggiustandomi per tornare in sala.

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