17
Pov. Joshua
Ero stato da Madison. I suoi come previsto non c'erano ed avevamo deciso di ordinare una pizza e vedere un film...almeno così dovevamo. Ma subito dopo aver mangiato la pizza, montò con un saltello sul bancone della cucina dondolando le gambe scoperte. Indossava solo un vestitino corto e fin troppo attillato, ed i capelli tirati in su da una coda perfetta, e dire che non era eccitante sarebbe stata una bugia. Era desiderabile come sempre ed il suo modo di guardarmi e portarsi la cannuccia dentro la lattina sulle labbra mi faceva effetto.
M'invitò con un movimento dell'indice ad avvicinarmi a lei mentre ero ancora seduto sulla sedia di legno. Mi alzai piano con le labbra incurvate in un sorriso lascivo come il suo, anche se forse era più sfacciato del mio.
"Vuoi vedere un film" le sussurrai all'orecchio, mettendomi tra le sue gambe, mentre mi prese la mano che tenevo poggiata al suo lato mettendola sopra le sue cosce.
La guardai negli occhi verdi pieni di desiderio, scuotendo la coda per dissentire.
"Voglio altro" replicò mentre la mia mano saliva, fino a toccare la stoffa delle sue mutandine. La sentii rilasciare un sospiro socchiudendo appena gli occhi per riaprirli verso di me e si morse il labbro in modo lento e seducente.
Mi piaceva Carlotta e non riuscivo più a nasconderlo ma avevo deciso di restarle amico, almeno avevo deciso io. Lei era sempre stata di quell'opinione e non aveva la più pallida idea che quando le stavo vicino sentivo delle vibrazioni che mi mandavano su di giri e più le respingevo più mi tormentavano. Dovevo scordarmi e vedere Carlotta come era sempre stata, lasciandomi beare di Madison, che sicuramente non era di meno, anzi.
Le lasciai dei baci umidi lungo il collo, vedendola piegarlo per permettermi di più. Fece scorrere le unghie delicatamente sulla mia nuca, riportandomi sulla sua bocca che sapevo che mi reclamava. Le poggiai una mano sul fondoschiena facendola aderire al mio petto mentre le sue gambe mi tenevano stretto a lei. L'avvicinai di più, prendendo possesso delle sue labbra che si schiusero subito come se non aspettasse altro per tutta la serata. Sentivo il sapore del salame piccante sulle sue labbra vogliose, tirandomi piano i capelli ed i gemiti che uscivano dalle nostre labbra mi facevano capire che ci saremmo spinti oltre e che non mi sarei fermato.
Scostai l'elastico delle sue mutandine, spingendo un dito dentro di lei che sussultò sulle mie labbra mordendomi delicatamente quello inferiore e serrando le palpebre. Mi piaceva vederla così persa ed ansimante. Scese con la mano sulla patta dei miei jeans emettendo un lamento piacevole quando si accorse della mia erezione, palpeggiandomi portandomi a gemere. Avevo urgenza di sprofondare e di non pensare a niente.
L'attirai dalle natiche contro il mio corpo, sollevandola per poggiarla sul divano, sopra di me. Le alzai il vestito, sfilandoglielo, e mi staccai un attimo per vedere lo scintillio eccitato che passava dai suoi occhi.
"Mad..." non mi lasciò finire che iniziò a muoversi su di me.
"Ti voglio Joshua e lo sai" affermò con la voce più bassa. Deglutii cercando di essere razionale ma quando scese a baciarmi il collo non capii più niente. Estrassi un preservativo dalla tasca dei jeans, sganciandole il ferretto del reggiseno.
Glielo tolsi, prendendo in bocca un capezzolo turgido mentre inarcò la schiena spalancando le labbra. Mi sganciai i jeans, facendole prendere il membro tra la mano che strinse con vigore, permettendomi di mettere il preservativo ed entrare lentamente dentro di lei, sentendomi avvolgere da ciò che avevo bisogno ed ansimare sulle sue labbra. Staccai ogni pensiero per pensare solo al
Nostro piacere che si mischiava ed al
Modo in cui si muoveva più veloce su di me, ed alle mie spinte più forti per portarci all'apice.
Tornai a casa con la moto, promettendole che ci saremmo sentiti il giorno dopo e rassicurandola sul fatto che fossi stato bene almeno quanto lei, ed era vero.
Ma quando arrivai sotto casa, vidii sul vialetto Carlotta con la mano intrecciata a quella di Michael. Il modo in cui le sfiorava il palmo ed i visi talmente vicini che si sarebbero baciati da lì a poco. Ed anche se era tutto buio il chiarore della luna illuminava il giusto la loro postazione per darmi modo di vedere quella scena patetica.
Scesi dalla moto, togliendomi il casco per avviarmi, vedendo i loro visi sempre più vicino, fin quando Anny non accese la luce del soggiorno portando Michael a staccarsi. Ed anche se arrivava nei momenti meno inopportuni questa volta la ringraziai mentalmente, avviandomi dentro casa senza essere visto, sentendo un peso in meno. Ma perché poi? Carlotta per me non era nulla, cazzo nulla. Avevo fatto sesso con Madison ed ero stato bene. La odiavo era ufficiale era una spocchiosa del cazzo e non sarebbe mai cambiata e doveva ringraziare me se Michael la guardava con altri occhi. Stupido e coglione che ero.
Accesi la luce di camera, levandomi la maglia e mi passai in modo furioso entrambe le mani su i capelli, perché non mi spiegavo cosa stesse succedendo dentro di me, ma ero certo che con Carlotta più del patto non sarebbe accaduto nulla.
Girai per la camera, finché non guardai la sua stanza come attratto da una forza di gravità, vedendo i suoi occhi azzurri scrutarmi. Rimasi stupito dal vederla guardare nella mia direzione. Abbassò un attimo lo
Sguardo imbarazzata, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e si morse il labbro. Dio se era bella ed in quel vestito era qualcosa di illegale per la mia vista. Scrissi un messaggio di buona notte sul biglietto, mostrandoglielo alla finestra e vidii il suo sorriso allargarsi salutandomi con la mano.
Mi svegliai piano con la luce che entrava dalla finestra, portandomi a rigirarmi più volte nel letto per oscurare la luce ai miei occhi e rimanere sotto le coperte, ma mi arresi sapendo che ormai il sonno si era spezzato del tutto.
Mi alzai, prendendo dei boxer puliti per dirigermi in bagno. Uscii dalla camera, vedendo mia madre.
"Buongiorno signorino" mi salutò, prima di dirigersi al piano di sotto.
"Mamma potresti non chiamarmi più signorino?" La rimbeccai bonariamente sfoggiandole un sorriso.
La vidii sorridermi, sbuffando.
"Sei uguale a tuo padre. Siete due rompi scatole identici" mi riprese dolcemente indicandomi con lo sguardo la camera loro dove mio padre probabilmente ancora dormiva. Risi affermando con la testa, ed entrai nel bagno per farmi una doccia. L'acqua mi aiutava sempre a pensare, non sapevo bene il perché. Forse lasciavo ogni pensiero fuori e mi beavo dell'acqua che mi scivolava lungo il corpo.
Mi avvolsi in un accappatoio, tornando in camera. Quando la vidii sul letto sobbalzai preso alla sprovvista. Era seduta con le gambe incrociate fissandomi prima che le sue guance presero il rossore.
Sorrisi vittorioso dentro di me, ma non riuscii a mascherarlo come avrei dovuto. Era logico che le facevo effetto. Spocchiosa detestabile.
"C...ciao, non sapevo che...eri...si insomma..." mi frizionai i capelli con il cappuccio dell'accappatoio blu senza dargli molta corda. Era in soggezione così presi parola io.
"Nudo?! Dovevi aspettartelo, piombando nella mia camera. Purtroppo l'accappatoio toglie la visuale ma se vuoi me lo levo" le andai vicino ai piedi del letto, incurvando le labbra in un sorrisetto soddisfatto e seducente.
Spalancò gli occhi vedendo le sue pupille dilatarsi ed il rossore farsi più prepotente, mentre si passò una mano sul collo spostandosi i capelli di lato. Mi lasciò una visuale del suo collo esposto invitante, ed oggi aveva una maglia aderente con uno scollo a barca che le stava divinamente.
"S...sei...oh si lo so...che sei..." non riusciva a finire la frase senza mangiarsi le parole che le rimanevano strozzate.
Adoravo vederla così in soggezione. Ed il fatto che rimaneva inchiodata lì senza fare un passo, come immobilizzata.
"Nudo. Dillo...magari ti piace anche l'idea di me nudo" replicai lascivo, sedendomi sul letto, quasi vicino a lei che mi rivolse un'occhiata tra puro desiderio e rabbia.
"Stronzo. Era questa la parola. Sei uno stronzo odioso" si alzò con un balzo dal letto, schiaffandomi quelle parole al quale non credevo poiché si tradiva da sola per il tono afono che produsse.
Mi alzai vedendola girata di spalle, pronta ad andarsene ma la bloccai prendendola per il
Polso facendola sbattere contro il mio corpo. L'accappatoio si era aperto un po' sulla parte superiore, dove finì il suo palmo aperto sul mio petto imperlato da goccioline, ed una che scese dai miei capelli le finì sul polso portandola a scostarsi intimidita.
"Perché sei qui?" Le chiesi facendo un passo verso di lei che non poteva andare ben oltre poiché dietro vi era la finestra.
"Sono qui...perché..." girovagò con lo sguardo per evitare di guardarmi negli occhi. Forse aveva paura che avrei letto la stessa voglia che avevo io.
Cazzo Joshua, contegno...ne abbiamo parlato.
"Com'è andata con il tuo principe?" Cambiai volutamente discorso, sentendo un prurito salirmi in gola, al pensiero di loro.
Si ridestò, alzando lo sguardo sognante su di me.
"Benissimo. È stato perfetto" proclamò entusiasta con un brillio sfavillante. Stronza.
"Dovresti ringraziarmi" la rimbeccai da vero stronzo, usando una tonalità forte. Scoppiò a ridere per fissarmi torva.
"Ah sì?! E per cosa? Per avermi aiutato ad essere meno imbranata? Si da il caso che a lui piacevo già da prima" si dipinse un sorriso compiaciuto, inarcando il sopracciglio.
Le andai in contro furioso. Mi stava prendendo per il culo.
"Si da il caso che prima non ti degnava di uno sguardo. Come puoi dirlo. Te l'ha detto lui? Credici. Come sei ingenua Carlotta" sbottai senza ritegno. Sapevo bene che avevo toccato un tasto dolente e forse mi ero pentito per il modo brusco con il quale le parlai.
"Sei proprio uno stronzo Joshua" ricalcò la parola su stronzo, aprendo la finestra mettendo un piede fuori, quando la presi per la vita, cingendola con il braccio riportandola dentro, facendola finire sul letto mentre sbatteva i piedi a vuoto.
"Lasciami stronzo" gridò, finendo distesa sul letto. La sovrastai montandole sopra per bloccare i suoi pugni sul mio petto e premergli un palmo sulle labbra morbide. Quelle labbra che avrei baciato, che avrei voluto sentire in ogni parte del corpo.
Cazzo, cazzo, cazzo!
Si fermò, sentendo il suo cuore rallentare la corsa ed invece il mio prese a correre. Non trovavamo un punto d'incontro, non lo facevamo neanche tra noi. Ci fissammo negli occhi in modo diverso. C'era desiderio tangibile a passare per le nostre iridi, lo leggevo nei suoi, loro non mi mentivano.
Tolsi lentamente la mano dalle sue labbra che si schiusero, ed i capelli aperti a ventaglio sul piumone erano troppo per i miei istinti che volevano prendere il sopravvento.
"Scusami. Sono stato uno stronzo" ammisi, accarezzandole la guancia. La mia mano si mosse prima di pensare ed i suoi occhi si socchiusero emettendo un sospiro dolce che mi mandava in tilt.
Finché non li riaprii, cercando di scivolare da quella posizione dove eravamo ancora. Probabilmente ci sarei rimasto tutto il
Giorno, all'infinito, solo per godermi della sua visuale.
"Dove eri ieri?" Chiese d'un tratto fredda, portandomi ad alzarmi mentre imprecai mentalmente.
"Da David" confessai mentendole spudoratamente, dandole le spalle.
Sentii il letto scricchiolare, segno che si era seduta.
"Strano. Perché ho visto David alla festa, si dà il caso che c'era anche Amanda e sempre per casualità mi ha detto che eri da Madison che si dà il caso non era alla festa, come te. Che coincidenza" rivelò pungente, mentre mi sentii preso in contropiede.
Portai il pollice e l'indice vicino al setto nasale inspirando.
"Si ero da Madison e allora?" Confermai ormai l'ovvio, non sapendo cos'altro dire. Poi avevo delle spiegazioni da dare a lei? Non credo. Aveva il suo principe del cazzo ora.
Rise amaramente.
"Nulla Joshua. Credevo che da amici ci si potesse dire tutto, pensavo che non mi mentivi. Tutto qui. Ti ho messaggiato e non ho ricevuto risposta" protestò quasi offesa, portandosi i capelli dietro l'orecchio.
"Che dovevo dirti? Che me la sono sbattuta? È questo che volevi sapere? Bene ora lo sai." Scattai come una molla, mentre si alzò venendomi incontro per spintonarmi fino al muro.
"Volevo che fossi sincero. Sono contenta per te. Ci vediamo" replicò irruente, talmente vicino da sfiorarci la punta del naso, prima di avviarsi alla finestra e stavolta non l'avrei fermata.
"Anche io per te e il tuo principe" la ripresi sgarbato, mentre alzò il dito medio ed ultimamente era la cosa che le riusciva meglio e che mi meritavo, richiudendo la finestra.
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