25. Pur con lui vivo: ed è quanto desio
Ormai non le era sconosciuta la sensazione di irrefrenabile gioia quando suo marito tornava dalla guerra ma allo stesso tempo non riusciva a non esserne emozionata come la prima volta. Fortunatamente con il tempo, con il passare degli anni, aveva imparato a trattenere la sua paura e a vivere in tranquillità nonostante la sua lontananza ma quando lo vedeva avanzare a cavallo verso il castello di Ischia le scoppiava il cuore. Come poteva contenere una tale felicità?
Vittoria circondò Alfonso con le braccia mentre attendeva impaziente che Ferdinando risalisse tutta la cittadella con la sua scorta. Il ragazzino cominciava a farsi grandicello e Vittoria notò che somigliava a suo marito non solo caratterialmente con il suo amore per la guerra e per la spada, ma anche fisicamente: i suoi occhi avevano la sua stessa espressione, il suo volto , seppur dai lineamenti più gentili, aveva la stessa fierezza e lo stesso orgoglio. Sarebbe diventato bello quanto Ferdinando, pensò, se non di più.
In quel momento suo marito apparve, accompagnato da guardie armate che sventolavano le bandiere della famiglia Avalos, il cuore di Vittoria le fece un balzo in petto. Ferdinando scese da cavallo con un gesto elegante, lanciò uno sguardo verso di lei e poi rivolse la sua attenzione a sua zia Costanza. Si avvicinò con qualche passo e, dopo averle rivolto una veloce riverenza, le baciò la mano. Quando si avvicinò a Vittoria lei si accorse che non si era neanche degnato di guardarla negli occhi, la sua espressione sembrava infastidita piuttosto che felice di essere tornato dalla guerra. Preferiva così tanto le battaglie a lei, a casa sua e alla sua famiglia? La baciò in un rapido e castissimo bacio sulle labbra e poi continuò il suo giro di saluti, senza neanche dirle una parola. Vittoria rimase interdetta, restò qualche attimo a guardare fissa davanti a sé, poi Alfonso, come se avesse capito il suo turbamento, le si avvicinò e le strinse più forte la mano. Rivolse poi lo sguardo a suo marito ma lui non la guardava, era intento a salutare con finti sorrisi tutti i suoi ministri: a lei, però, non aveva neanche sorriso. Non disse niente, non sapeva che cosa dire. Era rimasta delusa, ovviamente, Ferdinando non si era mai comportato così con lei, certe volte era stato freddo, era vero, ma mai così tanto. Che fosse successo qualcosa in guerra? Eppure erano usciti vittoriosi, suo marito aveva dimostrato tutto il suo coraggio ed era stato riempito di onori, le lettere dall'accampamento in Lombardia non le mancavano. Che cosa c'era allora? Rientrò portandosi dietro Alfonso, sperò che almeno in quel momento si degnasse anche solo di rivolgere qualche parola ma niente: Ferdinando aveva seguito Costanza d'Avalos all'interno del castello e stava conversando tranquillamente con lei.
***
Come era ormai consuetudine le feste per il ritorno del marchese non mancarono, non mancarono neanche i balli. Vittoria si guardava allo specchio fiera del lavoro delle sue ancelle, aveva ordinato loro di prepararla per la festa di quella sera nel modo migliore che potessero fare ed era più che soddisfatta del risultato. I suoi capelli brillavano alla luce delle candele come oro fuso, portando con sé anche il luccichio delle perle intrecciate in essi, i suoi gioielli sembravano riflettere la luce dei suoi occhi, lo scollo del vestito che lasciava intravedere il seno.
Aveva deciso di non perdersi d'animo per la noncuranza con cui Ferdinando l'aveva trattata, ma voleva mostrargli di che cosa si era dimenticato, che sua moglie sapeva essere tanto ritirata e studiosa quanto bella e seducente. Sperava così di esercitare su lui quel fascino, quella voglia di lei che solitamente lo infiammava quando erano tanto tempo lontani. Questa volta, però, era stranamente diversa.
Vittoria si ritrovò ad essere osservata da tutti tranne che da lui, aveva tutti gli occhi addosso tranne i suoi: ne fu destabilizzata. Come era possibile che, neanche in quel modo, potesse destare in lui quell'interesse che stranamente aveva perso? Perché non la degnava neanche di uno sguardo? Il suo cuore, che già si era fratturato, si ruppe completamente. Perché non la guardava? Si sentiva così delusa, distrutta che per poco si sarebbe messa a piangere. Era ovvio che aveva perso ogni interesse per lei non per la guerra, non era possibile, ma perché il suo cuore era andato ad un'altra donna. Aveva sempre avuto il terrore che Ferdinando potesse innamorarsi di altre donne in tutti i suoi pellegrinaggi per tutte le città del nord Italia, ma quando lo vedeva tornare pieno di desiderio per lei spariva ogni dubbio e ogni preoccupazione: stavolta, invece, suo marito doveva essere così preso da un'altra donna che non si era neanche degnato di parlarle.
Avrebbe voluto lasciare la festa se solo le fosse stato possibile, ma non lo era: doveva rimanere e atteggiarsi da moglie felice per il ritorno del marito il più possibile, era questo che tutti, compresa Costanza, si aspettavano da lei. Ma come poteva farlo quando il suo cuore stava andando in mille pezzi?
«Aspettate a raggiungere Napoli» disse loro Costanza, Vittoria e Ferdinando erano seduti l'uno accanto all'altra e ancora lui non faceva altro che guardarsi intorno, ignorando completamente la presenza della moglie al suo fianco, «perché ho invitato a passare qui qualche mese madonna Isabel de Cardona per consolarla della sua recente perdita.»
Vittoria vide gli occhi di Ferdinando, prima chiaramente annoiati e svogliati, illuminarsi d'un tratto, provò una fitta al cuore. Conosceva Isabel di Cardona, l'aveva vista raramente ma la sua bellezza le era rimasta impressa nella mente: era certa, come dopotutto era cosa nota in tutta Italia, che non esistesse donna bella quanto lei. Suo marito, il viceré Ramon de Cardona, era morto da poco e sua moglie, sempre rimastagli fedele nonostante i frequentissimi spasimanti, adesso era rimasta vedova. Costanza aveva fatto un gesto molto gentile ad invitarla a trascorrere qualche tempo nella corte di Ischia ma sicuramente quel guizzo nell'espressione di Ferdinando non era dovuto al sollievo di una tale buona azione. No, assolutamente: Ferdinando era accattivato dal fatto di poter avere così vicina una delle donne più belle d'Italia, Vittoria lo sapeva.
«Rimarremo sicuramente, signora duchessa» rispose, «non c'è luogo migliore di Ischia per riposarsi dalla stanchezza della guerra.»
Vittoria non disse niente, rivolse lo sguardo da tutt'altra parte per non mostrare gli occhi che, pian piano, con l'aumentare dei secondi, diventavano sempre più lucidi e carichi di lacrime. Ferdinando era in cerca di donne, in cerca di un amore che, sicuramente, sarebbe stato passeggero, in cerca di più amori che gli avrebbero dato quel piacere che tanto desiderava, che avrebbero riempito il suo spirito lussurioso.
Costanza continuò a parlare ma Vittoria non la ascoltò, in quel momento avrebbe voluto solamente chiudersi nella sua stanza per poter piangere silenziosamente come ormai era abituata a fare. Aveva sognato un amore meraviglioso durante la sua vita e credeva di aver trovato in Ferdinando la persona giusta ma, invece, una voce dentro di lei che non aveva mai voluto ascoltare, lo aveva sempre negato. Adesso era più che evidente che mai.
«Adesso sarete stanco, no?» Costanza, che si era accorta della strana situazione, fece un sorriso a Vittoria, «andate a riposarvi in camera con vostra moglie che ha aspettato così tanto il vostro ritorno...»
Ferdinando rivolse finalmente lo sguardo verso Vittoria e le sorrise, anche solo quel gesto bastò perché lei si sentisse nuovamente bene. La prese per mano e uscirono insieme dalla sala.
***
Ferdinando chiuse la porta della loro camera da letto, nessuno aveva detto una parola, né lì né durante il tragitto. L'aria era colma di imbarazzo, Vittoria si era seduta e aveva cominciato a sciogliersi le trecce davanti allo specchio, con cura e finta calma, suo marito, invece, sempre in silenzio, aveva cominciato a spogliarsi degli abiti eleganti da festa.
«Se non volete restare andate pure via» Vittoria si fece coraggio, non poteva più sopportare tutta quella indifferenza, «sicuramente ci sarà, nell'ala degli ospiti, qualche stanza in cui possiate dormire.»
Ferdinando sembrò percepire tutta la tristezza di quelle parole e rimase un attimo fermo, senza dire niente.
«Sposa mia cara» simulò un sorriso, «perché mai dovrei passare la notte lontano da te?»
«Non so, ditemelo voi» rispose lei con un tono leggermente alterato, «siete voi che, in tutto il giorno, non vi siete degnato neanche di guardami negli occhi.»
Vittoria lo sentì sospirare e poi fare qualche passo verso di lei, rimase fermamente decisa a non voltarsi ma appena sentì la sua mano appoggiarglisi dolcemente sulla spalla fu percorsa da un fremito.
«Ti chiedo perdono» Vittoria si voltò e naufragò nei suoi occhi, la sua vicinanza la mandava in completa confusione, le impediva di ragionare lucidamente, «ero sovrappensiero: con la morte del Cardona stanno per cambiare così tante cose qui a Napoli e mi è stato affidato il compito di cercare di controllare la diffusione della notizia affinché non si vengano a creare gruppi di ribelli e rivoltosi. Non voglio giustificarmi perché mi sono comportato male, ma voglio che tu capisca, mia amata Vittoria, che non sei tu il problema.»
Vittoria si sentì completamente sciogliere, scelse di credergli, scelse di illudersi anche se, una parte di lei, lo sapeva. Sembrava sincero, sì, e le sue motivazioni erano valide ma c'era qualcosa che, se avesse avuto modo di ragionare e pensarci più lucidamente, non l'avrebbero convinta del tutto.
Cominciò ad accarezzarle i capelli, a rigirarsi le sue ciocche morbide tra le dita, il suo viso si avvicinava sempre di più a quello di lei.
«Ti amo, Vittoria, e lo sai» le sussurrò appena sopra l'orecchio, scendendo poi a baciarle lentamente l'incavo del collo.
Lei si sentì rinascere, quanto le era mancato quel contatto, quanto le erano mancati i suoi baci! Si abbandonò completamente a lui, una parte di lei sapeva che non era vero, che la stava seducendo solo per illuderla ancora, ma Vittoria smise completamente di pensare e non riuscì a non lasciarsi andare.
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