Epilogo
Fuyumi's POV
Spetta a me raccontare il finale di questa strana storia, provando a tirarne le fila raccogliendo le briciole lasciate per strada dai suoi protagonisti.
Il silenzio che si era abbattuto tra me e Natsuo dopo aver accompagnato Konan a casa era carico di tante cose, ma mio fratello non aveva alcuna voglia di condividerle, non per il momento almeno.
Sapevo che gli eventi delle precedenti settimane per non dire mesi, lo avevano segnato profondamente e, prima o poi, quando se la sarebbe sentita, magari mi avrebbe chiesto di dividerne il peso. L'avrei aspettato, indipendentemente dal tempo che gli servisse.
Ma, nel frattempo, mi limitai a stargli vicino senza parlare.
I giorni che seguirono furono abbastanza movimentati.
Papà fu dimesso dall'ospedale e ritornò presto a casa. Anche lui sembrava cambiato. Si dimostrò stranamente cordiale, quasi affettuoso e riconoscente nei miei confronti, ringraziandomi perfino per la cena di bentornato che gli avevo preparato. Natsuo non disse nulla, ma il fatto che partecipò ugualmente alla cena, per me significò tanto. Anche Shoto si fece rilasciare un permesso per essere presente.
Nessuno parlò di quanto fosse successo e, del resto, ci sarebbe stato ben poco da dire.
Ognuno di noi, nel proprio cuore, stava facendo i conti con una rielaborazione solitaria, intima, difficilmente esprimibile a parole. Era un dolore intenso, misto ad uno strano, quasi surreale senso di pace... era come se, nonostante la bufera, le cose avessero comunque trovato il modo di tornare a casa.
A fine serata, papà si avvicinò al piccolo altare commemorativo, sospirò profondamente per alcuni istanti, poi spense le candele. Vidi Natsuo avvicinarsi cautamente alle sue spalle, mentre io e Shoto rimanemmo sull'uscio della porta ad osservarli, in attesa.
Dopo parecchi minuti, papà prese tra le mani la foto di Touya e uscì dalla stanza.
Non so cosa gli disse, seduto da solo sulla panchina in giardino parlando a quegli occhi troppo simili ai suoi stretti tra le mani. Per un attimo, mi parve di scorgere una lacrima...
La mattina seguente, al mio risveglio, trovai la foto poggiata sul mobiletto del salone, accanto a tutte le nostre foto di famiglia. Non so davvero quali riflessioni lo portarono ad un simile gesto... so soltanto che, in quel momento, mi sembrò che tutti i pezzi in un certo senso fossero tornati al proprio posto.
Accarezzai la sua foto con gli occhi lucidi, sorridendo.
Avrei voluto rivederti, fratellino, anche solo per un'ultima volta. Avrei voluto dirti tante cose... ma non ti preoccupare: va comunque bene così.
Dopo qualche giorno, due poliziotti rilasciarono ai giornalisti un'intervista pubblicizzata come sensazionale, annunciata da titoli raccapriccianti come "segnalata la comparsa di un nuovo membro della League of Villains!".
Raccontarono di essere stati aggrediti, durante lo scontro tra Endeavor e Dabi, da una ragazza con i capelli biondi con un quirk molto simile a quello di mio fratello.
Ascoltai quell'intervista con il cuore in gola, mentre un'angoscia indescrivibile si impadronì delle mie viscere. Afferrai il cellulare provando a contattare Konan: lo scatto immediato della segreteria telefonica mi fece completamente andare nel panico.
Corsi a chiamare Natsuo spiegandogli quanto avessi sentito. Lo vidi agitarsi, attivandosi immediatamente. Mi disse di prendere la mia borsa e di aspettarlo in macchina.
Sfrecciamo verso Kamakura ignorando parecchi limiti di velocità. Dovevamo avvertirla nel più breve tempo possibile, ogni minuto poteva essere prezioso.
Ma quando giungemmo davanti al giardino della sua casa, per un attimo mi si fermò il respiro. Un grande cartello affisso all'ingresso segnalava a caratteri cubitali l'annuncio "AFFITTASI". Mi voltai verso Natsuo leggendo sul suo viso la stessa espressione sbigottita che dovevo avere anch'io in quel momento.
"Ma che significa?" chiesi fondamentalmente a nessuno. Mio fratello osservò ancora per qualche secondo quella scritta, prima di dirmi "passiamo dalla biblioteca".
La raggiungemmo in meno di cinque minuti, con il fiatone per la corsa forsennata. L'edificio era chiuso, le luci spente. Sulla porta, un piccolo cartello con su scritto "cercasi bibliotecario".
"Ma che diavolo..?" imprecò Natsuo afferrando il telefono. Non fu necessario chiedere chi provasse a chiamare. "Fanculo!" urlò alla segreteria telefonica.
"Pensi che sia successo qualcosa?" gli chiesi con la voce tremante.
"Non ne ho idea" mi rispose serio "ma penso che i telegiornali ne avrebbero parlato, non ti pare?".
Aveva perfettamente ragione. Una cattura del genere non sarebbe passata di certo inosservata.
"Coraggio Fuyumi, torniamocene a casa" disse Natsuo dopo diversi minuti passati ad osservare il cartello come se di lì a poco potesse materializzarsi qualcosa "non c'è altro che possiamo fare".
Non ci volle molto prima che le indagini riconducessero a Konan. Le sue foto, la sua biografia, erano tutte custodite negli archivi della U.A.: l'identikit fornito dagli agenti li portò a riconoscere la mite bibliotecaria come l'artefice dell'aggressione, nonché la presumibile complice del criminale Dabi.
Per parecchie settimane i telegiornali non fecero altro che parlare di lei, la sua foto segnaletica era affissa praticamente ovunque. Gli scienziati della U.A. raccontarono di come per anni avessero cercato di tenere a bada il suo quirk estremamente pericoloso. Parlarono di una personalità antisociale e manipolativa che aveva mostrato fin da bambina una grande propensione alla violenza. Perfino il suo stesso rapimento a opera dei Villain venne considerato una messinscena. Altri, invece parlarono di Sindrome di Stoccolma.
Ogni volta che ascoltava quelle parole, Natsuo imprecava, malediceva scienziati e giornalisti e spegneva la TV. Sia io che lui conoscevamo la verità dei fatti, ma le nostre parole avrebbero convinto ben poche persone... ad ogni modo, sarebbe stato inutile anche solo provarci.
I pattugliamenti, le ronde, le segnalazioni continue si susseguirono per più di due mesi. Ogni volta, veniva annunciato un sensazionale avvistamento che sistematicamente si trasformava in un buco nell'acqua.
Ma di Touya e di Konan si erano perse completamente le tracce.
E come tutti i fenomeni mediatici, dopo un po' i giornalisti persero interesse e spostarono la loro attenzione su qualcosa di più fresco e succulento.
Già da diverso tempo, ormai, nel corso dei diversi scontri e attentati non veniva più segnalata la presenza di Blue Flames. Inutile dire che nemmeno la misteriosa bibliotecaria assassina venne più avvistata sulla scena.
Per cui, molti alla fine giunsero alla conclusione che entrambi fossero morti in qualche sobborgo per via delle numerose ferite. Altri asserirono che fossero stati catturati e che si trovassero nelle celle del Tartarus in regime di massima sicurezza e che la notizia non fosse stata comunicata ai giornalisti per la segretezza dell'informazione.
Ma perfino papà si sbilanciò nel dire che fosse "una cazzata allucinante".
Touya e Konan si erano volatilizzati come cenere nel vento...
Un giorno però, circa sei mesi dall'uscita di papà dall'ospedale, trovai una strana busta nella casella della posta.
Non c'era scritto alcun mittente. Al suo interno, vi erano una foto senza alcuna dedica e un foglietto battuto a macchina. Lessi:
Nel bel mezzo dell'odio
ho scoperto che vi era in me
un invincibile amore
nel bel mezzo delle lacrime
ho scoperto che vi era in me
un invincibile sorriso.
Nel bel mezzo del caos
ho scoperto che vi era in me
un'invincibile tranquillità.
Ho compreso, infine,
che nel bel mezzo dell'inverno,
ho scoperto che vi era in me
un'invincibile estate.
Perché afferma che non importa
quanto duramente il mondo
vada contro di me,
in me c'è qualcosa di più forte,
qualcosa di migliore
che mi spinge subito indietro*
La foto ritraeva un paesaggio innevato, di quelli che è possibile ammirare soltanto da qualche parte nell'Europa del Nord. Un cielo di una bellezza inquietante ritraeva un'aurora boreale mozzafiato.
Calde lacrime mi rigarono il viso, mentre senza pensarci avvicinai entrambi i fogli al mio cuore stringendoli forte.
Li immaginai così, sdraiati davanti alla calda luce del camino, in un posto sperduto in mezzo alla neve, un luogo lontano in cui né i loro quirk né le persone possono più far loro del male, in cui i loro cuori stanchi possono riposarsi dal dolore lasciandolo fiorire.
Konan legge per lui mentre Touya ascolta silenziosamente senza perdersi una parola. Le loro ferite hanno tutto il tempo di rimarginarsi e di guarire...
Sono finalmente in pace.
*Albert Camus
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