27. Set Fire to the Rain
Konan's POV
Camminavo lungo un viale alberato completamente ricoperto di bianco. Il candore della neve rendeva ogni cosa ovattata, perfino il mio stesso respiro sembrava più leggero e delicato del solito. Ad ogni passo, sentivo i miei piedi sprofondare sul terriccio morbido.
Abbassai lo sguardo per scoprire, con mia meraviglia, di essere scalza. Eppure, non avevo freddo. Quella sensazione era incredibilmente piacevole: sembrava stessi affondando la pelle nella bambagia.
Attorno a me, roteavano disordinati sporadici fiocchi di neve. Nel momento in cui toccavano terra, riproducevano un suono strano, metallico e cadenzato.
Quel ritmo divenne poco a poco più incalzante, fino a stabilizzarsi del tutto.
Il cielo era bianco, come tutto il resto. Non c'era anima viva escludendo me, gli alberi e i fiocchi rumorosi da cui ero circondata. Un totale, sconosciuto senso di pace mi pervase i sensi. Chiusi gli occhi, lasciandomi avvolgere da quel bianco morbido che mi pervadeva come un abbraccio.
Una domanda iniziò a vagare nella mia mente, riacquisendo i contorni di una consapevolezza che con fatica riuscivo a carpire: sono morta?
Quelle parole giunsero alla mia coscienza senza fare male, con una calma incredibilmente surreale.
Per quel che ne sapevo, poteva darsi.
Eppure, c'era qualcosa che non andava. Un'immagine, inizialmente dai contorni sfumati, poi sempre più nitidi mi si parò davanti agli occhi. A dire la verità, più che un'immagine doveva trattarsi di un pensiero, ma in quel momento non ero più sicura di niente.
Touya...
Se ne stava lì, bello come il sole, con uno sguardo incredibilmente sereno. I suoi capelli, candidi come il resto dell'atmosfera intorno, ricadevano sui suoi occhi di ghiaccio che mi osservavano con una luce che raramente ero riuscita a scorgere.
"Siamo morti?" chiesi, o meglio, credetti di chiedere, ma dalle mie labbra non uscì alcun suono.
Touya si limitò ad avvicinarsi, regalandomi un sorriso splendido: mi stava prendendo in giro?
Afferrò la mia mano, aiutandomi a rimettermi in piedi. "Sei salvo?" provai a chiedergli, senza ottenere alcuna risposta in cambio.
Touya abbassò lo sguardo sulle nostre mani intrecciate. Lo imitai, osservando le sue dita illuminarsi di blu. Con mia sorpresa, nemmeno le sue fiamme bruciavano. Spostò il suo sguardo verso i fiocchi di neve che cadevano intorno a noi e che continuavano a suonare una melodia strana, una volta toccata terra. Mi fermai a guardarli anch'io.
In quel momento, piccole fiammelle blu iniziarono a sprigionarsi dai fiocchi in caduta libera, dando vita ad uno spettacolo indescrivibile. Il suono del fuoco, decisamente diverso da quello prodotto dalla neve, diventava sempre più forte, sempre più nitido...
Tic... tic... tic...
Il cielo iniziò ad assumere colorazioni strane, la neve sotto ai miei piedi cominciò a perdere consistenza...
Spaventata, cercai lo sguardo di Touya. Il ragazzo mi guardò con la stessa strana dolcezza di un attimo prima "non avere paura, Konan", mi disse senza aprire bocca "hai dato fuoco alla pioggia per me... non c'è nulla che tu non sia in grado di fare".
Non capii il significato delle sue parole, ma temevo di rimanere sola, di non avere più la sua mano pronta ad afferrarmi. Aspetta, ti prego, provai a dire, invano. La neve sotto ai miei piedi diventava sempre più leggera, mentre il suono metallico delle fiammelle quasi insopportabile per le mie orecchie.
Tic... tic... tic...
"Non avere paura, ragazzina" sussurrò prima di mollare la presa sulla mia mano.
Mi sentii precipitare, un senso di vuoto opprimente si impadronì del mio petto quando il cielo sopra di me si spalancò rivelando un verde acqua fino a quel momento completamente sommerso nel bianco.
Tic... tic...tic
Come un sommozzatore con carenza di ossigeno, riemersi dal mio stato di incoscienza completamente affamata d'aria.
Con estrema lentezza, la stanza attorno a me iniziò a ridefinirsi nei suoi contorni. Il mio braccio era attaccato mediante molteplici tubicini ad una strana macchina che produceva quel ticchettio infernale.
Le pareti e il soffitto erano di uno strano verdino anonimo e triste. Non ci volle molto per rendermi conto che mi trovassi in una stanza d'ospedale.
Provai a voltare la testa verso sinistra per osservare la restante parte della stanza. Solo in quel momento il dolore fece capolino attraverso il mio corpo sfinito.
Un gemito mi scappò dalle labbra quando una fitta mi squarciò il petto. D'istinto, portai la mano sotto al collo e mi accorsi di una benda spessa che mi fasciava interamente il torace.
Le immagini di quella notte ripassarono davanti ai miei occhi in un lampo, immagini confuse di sangue, fiamme, Endeavor, il mio quirk che si era attivato come aveva fatto moltissimi anni prima con mia nonna.... Ma solo una domanda attanagliò la mia mente, tutto il resto non era altro che contorno: Touya stava bene?
La sua mano non era lì, stretta attorno alle mie dita, il suo ghigno strafottente non mi stava osservando con sufficienza prendendomi in giro.... Mio Dio!
Una nuova fitta di dolore, questa volta riconducibile ad un'angoscia tremenda si impadronì di me. Touya non poteva certo essere ricoverato in ospedale. Ma allora, come avrebbe potuto salvarsi?
Il panico prese totalmente il controllo dei miei sensi. Mi afferrai la testa tra le mani, lasciandomi andare ad un pianto disperato. Ero così stanca, così impaurita, così sola...
In preda com'ero al più totale annichilimento, non mi accorsi nemmeno della porta che si stava aprendo davanti a me.
"Konan!".
Quella voce familiare mi fece alzare la testa allontanando le mani dal mio viso. Rivedere il suo sguardo dopo tutto quel tempo mi fece tremare il cuore "Natsuo..." riuscii a dire con appena un filo di voce. Il suo viso si illuminò di un sorriso raggiante "ti sei svegliata, finalmente!" disse entrando a grandi falcate nella stanza e fermandosi a pochi passi dal mio letto.
Lo osservai con sguardo confuso. Che cosa ci faceva lì? E perché era così felice di vedermi? Fino a pochi giorni prima si era rifiutato di rispondere perfino ai miei messaggi.
"Come ti senti?" mi chiese con tono dolce "hai parecchio dolore? Vado ad avvertire il dottore che hai ripreso conoscenza: magari può aumentarti gli antidolorifici...".
Quasi fosse accelerato, lo vidi riprendere la strada verso l'uscita. Mi girava la testa, non capivo praticamente nulla di tutto quello che stava succedendo.
"Natsuo" esclamai, provando a fare uscire un po' più di fiato dai polmoni ma con scarsi risultati. Si bloccò di colpo girandosi nuovamente verso di me.
"Che... che cosa sta succedendo?" chiesi "che cosa ci fai qui?".
Mi rivolse un altro sorriso "non preoccuparti, Konan. Avverto il dottore e torno subito da te".
Rimasi per parecchi minuti ad aspettare, mentre il ticchettio della macchina mi fece desiderare di staccarmi quei tubicini a forza e sgattaiolare fuori dalla finestra.
Finalmente Natsuo ricomparve. "Il dottore sarà qui tra poco" mi disse "a quanto pare ha scoperto come funziona realmente il tuo quirk...".
Per quanto quella notizia avrebbe dovuto quanto meno incuriosirmi, in quel momento non poteva fregarmene di meno.
"Natsuo... ti prego" provai a dirgli, mentre le lacrime iniziarono a scendere incontrollate dai miei occhi.
Mi guardò con espressione preoccupata, accarezzandomi leggermente i capelli. Il tocco freddo delle sue dita mi portò a chiudere leggermente gli occhi. Mi era mancato così tanto.
"Ehi Konan, è tutto okay... sono qui" sussurrò continuando ad accarezzarmi i capelli.
"Natsuo, mi dispiace così tanto" riuscii a dire tra i singhiozzi.
"Ssh shh, sta' tranquilla" mi interruppe asciugandomi le guance con le dita "dispiace molto di più a me, credimi".
Aprii gli occhi osservandolo con espressione incuriosita.
Vidi il suo viso colorirsi leggermente di rosa. Si schiarì appena la voce, sembrava fosse in difficoltà "mi sono lasciato prendere dall'egoismo più cieco e ti ho lasciata da sola nel momento in cui avevi più bisogno di me... sono stato l'amico peggiore del mondo".
Abbassò lo sguardo guardandosi le mani. Continuavo a guardarlo stranita "non è vero" provai a dire, ma le sue parole mi fecero mancare il respiro.
"Beh, l'egocentrismo è un dono di famiglia fondamentalmente" sorrise.
Lo guardai spalancando gli occhi. Il mio cuore accelerò fino a fare male "hai visto...?".
"Sì", annuì "è stato lui a chiamarmi e a fare in modo che io potessi portarti qui".
Trecento domande mi attanagliarono la mente in quel momento: quindi, aveva visto Touya? Si erano parlati? Oddio, e se avessero combattuto?
Ma un'unica domanda, la più importante, uscì dalle mie labbra "come... come sta?".
"Sta bene" mi rassicurò Natsuo "ti raggiungerà non appena verrai dimessa".
Quelle parole giunsero alle mie orecchie come la più bella delle sinfonie. Sentii il mio corpo rilassarsi e le mie labbra allargarsi in un sorriso. Touya era salvo, tutto il resto era soltanto prosa.
In quel momento, un anziano dottore fece il suo ingresso nella stanza. "Buonasera", salutò avvicinandosi a me "sono il dottor Kimura. Come si sente?".
"Abbastanza bene" provai a dire con voce rassicurante, ma il suono continuava a risultare piuttosto debole.
"Quanto dolore prova da uno a dieci?".
"Direi un sette" azzardai, evitando di dire che il numero saliva a nove nel momento in cui provavo a muovere qualche muscolo. Non mi importava del dolore, volevo uscire da lì il prima possibile.
Il dottore mi osservò attentamente, prima di avvicinarsi alla flebo sostituendo la sacca.
"Signorina, per caso ha avuto qualche incontro ravvicinato con una persona con un quirk di fuoco?".
Sentii il mio cuore mancare un battito. Accanto a me, Natsuo fingeva una faccia di bronzo che mal celava un'evidente preoccupazione.
E adesso? Che cosa dovevo fare? Non avevo idea di ciò che era successo nel corso delle ore di blackout: Endeavor e Shoto stavano bene? Rischiavo di essere sbattuta in prigione per sempre?
"Mi scusi?" chiesi con evidente perplessità.
Il dottore mi si avvicinò, indicando il mio petto coperto dalle bende. "Quella ferita" iniziò "è una ferita da scottatura di terzo grado. Tuttavia, non si tratta di una ferita proveniente da un'aggressione esterna, bensì interna".
Okay, fin lì ci ero arrivata anch'io.
"Natsuo mi ha spiegato che il suo quirk ha a che fare con le emozioni, dico bene?".
Annuii.
"Ho effettuato degli esami in laboratorio con alcune tecniche avanzate per l'analisi del DNA" proseguì il dottore "effettivamente, confermo che la sua unicità sia effettivamente l'empatia".
Lo guardai con espressione disorientata. Aveva fatto la scoperta dell'acqua calda, per caso?
"Vorrei spiegarmi meglio" interruppe il mio evidente scetticismo che mi si era dipinto in volto "come ben sa, il suo quirk si attiva con il tocco delle altre persone, portandola a provare sulla sua pelle il vissuto più intenso provato dall'altro, dico bene?".
Annuii nuovamente.
"Ebbene, ciò che evidentemente è sfuggito agli scienziati della UA riguarda, invece, le sue di emozioni. La vera essenza della sua unicità si attiva solo nel momento in cui lei prova un profondo sentimento nei confronti di un'altra persona, al punto da diventare un tutt'uno con lei. In fondo, l'empatia è esattamente questo: sentire le emozioni altrui come se fossero proprie".
Lo osservai, in silenzio, visibilmente confusa.
"Quando, da piccola, il suo quirk si attivò per salvare la vita di sua nonna, riuscì a utilizzare la sua unicità come se le appartenesse, dico bene? È chiaro che nutrisse per sua nonna un profondo legame di affetto, al punto da desiderare con tutta sé stessa di poter prendere il suo posto".
In quel momento tutto iniziò ad avere più senso.
"Si tratta di una cosa abbastanza ovvia, se ci pensa bene, no?" continuò il dottore "il suo quirk ha a che fare con le emozioni e, nel momento in cui le sue emozioni sono rafforzate perché mosse da un profondo legame di affetto nei confronti di un'altra persona, la sua unicità acquista il suo potere massimo, fungendo da specchio rispetto all'unicità di colui con cui è legata. Nell'attuale caso, evidentemente, il legame è avvenuto con qualcuno con un'unicità relativa al fuoco".
"Ma con alcune persone non funzionava" dissi, leggermente confusa, provando a sviare l'attenzione sul fattore fiamme.
"Gruppo sanguigno" rispose il dottore come se si trattasse della risposta più banale del mondo "il quirk base, quello relativo al tocco, non si attiva con chi possiede il suo stesso gruppo sanguigno". Poi, quasi mi avesse letto nel pensiero, aggiunse "ma le emozioni più intense, se ne fregano perfino del sangue".
Il mio cuore accelerò nuovamente. Ecco perché, nonostante non avesse mai funzionato con Touya, la mia unicità era stata ugualmente in grado di attivarsi.
"È molto importante che lei sappia un'altra cosa, signorina" la voce del dottore divenne leggermente più grave "la ferita che si è procurata, non è affatto una roba da niente. La bruciatura ha coinvolto i tessuti interni e buona parte del cuore. Sarà necessario parecchio tempo e molto riposo. Inoltre, è bene che lei sappia che, ad una nuova attivazione di tale portata, il suo cuore potrebbe cedere".
Sentii Natsuo stringermi la mano, le sue dita tremavano leggermente. Gli rivolsi un sorriso per tranquillizzarlo: probabilmente, avrei dovuto essere molto preoccupata, forse addirittura terrorizzata... invece, ero molto tranquilla.
Mi limitai ad annuire e a ringraziare il dottore che rispose con un cenno del capo. "Veda di riposare" mi disse allontanandosi dal mio letto verso la porta "e ricordi signorina: giocare con il fuoco è sempre pericoloso". Per un attimo, temetti che avesse dei sospetti, che sapesse la verità. Poi, mi resi conto che non aveva granché senso preoccuparmi, che anche se avesse scoperto cosa fosse successo, non avrei potuto fare nulla per impedirgli di divulgare la notizia. Per cui, mi limitai a sperare che il mio segreto fosse al sicuro.
Mi voltai verso Natsuo, ancora visibilmente scosso dalla notizia. "Ehi" gli rivolsi le stesse parole che aveva detto a me qualche minuto prima "è tutto okay".
"No, non è tutto okay" mi disse con espressione seria "hai rischiato di morire Konan, lo capisci?".
Lo guardai per qualche secondo prima di rispondergli senza esitazione "sì, ma ne sarebbe comunque valsa la pena".
Sgranò gli occhi, incredulo. "Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?".
"Si", risposi "se servisse a salvargli la vita, lo rifarei altre mille volte".
Mi guardò come se mi fosse spuntata una seconda testa. Poi scuotendo il capo, disse abbassando il tono di voce "quel coglione di mio fratello non ti merita".
Sorrisi "può darsi, ma non posso farci niente".
"Sei proprio un'idiota" disse prima di abbracciarmi "cerca di curarti di più di te stessa, non credo di riuscire a sopportare l'idea di perderti... mi sei già mancata fin troppo".
"Anche tu, Natsuo" gli risposi sentendo i miei occhi pizzicare nuovamente.
Quando sciolse l'abbraccio, mi accorsi che anche i suoi occhi erano lucidi. Si ricompose quasi subito, asciugandosi le guance "vedi di riposare adesso" mi disse accomodandosi meglio sulla sedia alla sinistra del mio letto "devi riprendere le forze: c'è un altro idiota là fuori che ti aspetta".
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro