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17. The Ghost of you


Konan’s POV

“Tu adesso mi racconti che diavolo ti è preso ieri sera” sbottò Hana con voce decisamente alta piombando dentro la biblioteca come una furia.

“Hana, ssshh!” bisbigliai indicandole il cartello che invitava al silenzio.

“Ma se non c’è nessuno e poi sai che mi frega!” esclamò lei arrabbiata “non me la conti giusta per niente, Konan. Adesso esigo delle spiegazioni”.

Mi grattai la testa imbarazzata “Hana, ero solo stanca… volevo andare a letto”, ma mi interruppe bruscamente “cazzate! Ci stavamo divertendo e, parentesi, hai anche perso una scommessa”. Arrossii violentemente ripensando alle sue parole pronunciate nel bagno del locale: se entro stasera non prova a baciarti, ti offro una cena sabato sera!.

“Ma comunque” proseguì con lo stesso tono scocciato “non venirmi a dire che la paura di beccarti un raffreddore per colpa dei vestiti bagnati ti ha rovinato a tal punto l’umore. Dovevi vedere la faccia di quel povero ragazzo dopo che te ne sei andata… sembrava un cagnolino bastonato”.

Abbassai gli occhi. Grazie tante Hana, pensai, adesso mi sento veramente pessima.

“Deve essere successo qualcosa di cui non mi sono accorta e non ho intenzione di sloggiare da qui finché non mi dirai di che diavolo si tratta”.

Mi costrinsi ad alzare gli occhi sul suo viso incontrando il suo sguardo incredibilmente severo.

Mi resi conto, soltanto in quel momento, che non avevo mai parlato a nessuno della mia situazione. Per tutti quei mesi avevo lottato con la totale solitudine dei miei pensieri custodendo nel mio cuore tutto quel cumulo di segreti che gravavano sempre di più sulla mia giovane esistenza.

Avevo un gran bisogno di sfogarmi con un’amica, dividere l’onere di una situazione che stava diventando decisamente opprimente, ma dovevo scegliere con attenzione le parole da dire. Mi trovavo in un terreno particolarmente scivoloso ed ero l’unica persona al mondo, escludendo il diretto interessato, a conoscere il suo segreto; un segreto che avrebbe fatto impallidire mezzo Giappone.

Mi schiarii la voce, torturandomi le dita delle mani “Hana… ieri sera sono scappata dal locale per via di una persona”.

“Chi?” mi incalzò lei.

“Una persona che ho immaginato potesse aver fatto scattare l’allarme”.

“Chi è?” chiese nuovamente.

“Non posso dirtelo” biascicai guardandomi le mani.

“Ma che vuol dire che non puoi dirmelo?!?” sbraitò lei “dove l’hai conosciuto?”.

“Ecco…” esitai un attimo, cercando di ponderare le parole “ricordi quando ti ho raccontato del mio rapimento?”.

“Si, e con questo? Oh no!” esclamò lei cambiando repentinamente espressione e tono di voce, portandosi una mano alla bocca “non dirmi che uno di quei maledettissimi villain ti ha seguita!”.

Sentii le mie guance andare a fuoco, senza sapere cosa risponderle. Non sapevo fino a dove avrei potuto spingermi “ecco… non esattamente”.

“Che vuol dire non esattamente?!?”.

“È complicato…” sorrisi istericamente.

“No Konan, sei tu che lo rendi tale” sbuffò lei “vuoi smettere di fare la donna del mistero e mi racconti che cavolo succede?”.

Sospirai pesantemente sentendo i battiti del mio cuore accelerare. Pensai che, in fondo, avrei potuto parlare con la mia migliore amica di quello che mi era successo… l’importante era omettere i nomi e i particolari fondamentali.

“Quando ero prigioniera della Lega, c’era un ragazzo con cui ho… passato più tempo rispetto a tutti gli altri…”.

“Che cosa intendi con passato del tempo?”.

Divenni viola: era una mia impressione o la temperatura della biblioteca stava diventando insopportabilmente alta? “ecco, abbiamo parlato molto di filosofia, libri, ideali e…”.

“E immagino abbiate anche pregato insieme, non è vero?” c’era una strana nota di sarcasmo nella sua voce.

“Hana!” esclamai distogliendo lo sguardo.

“Andiamo Konan, abbiamo appurato che te la sei spassata con qualche avvenente sociopatico” disse con tutta la naturalezza di questo mondo “c’era bisogno di farla diventare una questione di stato?”.

La guardai con espressione scioccata “pensavo… pensavo che non la prendessi così… bonariamente”.

“Ti ha stuprata?” mi chiese seria interrompendo il mio sproloquio.

“No!” esclamai “ma che vai a pensare”.

“Ti è piaciuto?”.

“Ehm… direi di sì… parecchio anche”.

“E allora non vedo per quale ragione dovrei prenderla male, tesorina mia” disse sorridendo “te l’ho detto un delirio di volte: dovresti prendere la vita con maggiore leggerezza”.

Sorrisi imbarazzata sospirando per il sollievo. Okay, almeno un pezzo di verità adesso lo conosceva.

“Ma questo non spiega affatto la tua reazione di ieri sera” ritornò all’attacco Hana “anzi, aspetta: pensandoci bene, la spiega eccome… è lui il tipo che ha fatto partire l’allarme, dico bene?”.

Sbuffai alzando gli occhi al cielo: quella ragazza era incredibilmente sveglia.

“Mi sa che qualcuno si è infastidito vedendo capelli d’argento fare il marpioncello, non è vero?”.

Le mie guance erano diventate incandescenti.

“E brava la nostra Konan che se la spassa con un tenebroso ed attraente criminale” mi canzonò Hana facendomi morire dalla vergogna.

Mi coprii il volto tra le mani “mi sembravi sconvolta un momento fa all’idea che uno dei Villain mi avesse seguita…”.

“Se l’avesse fatto contro la tua volontà certo che sì” mi rispose Hana con incredibile serietà “ma se un uomo è in grado di farti stare bene e ti piace, chi sono io per giudicare?”.

“Si beh… ecco, era venuto per scusarsi, l’ultima volta che ci eravamo visti avevamo litigato pesantemente…. E poi, è venuto per dirmi addio” al pronunciare quelle parole mi bloccai, sentendo una fitta al petto stringermi con forza.

Mi sarei aspettata di sentire frasi del tipo è meglio così Konan, che futuro potresti avere accanto ad un criminale, ma nulla di tutto questo giunse dalla bocca di Hana. Era una ragazza decisamente troppo intelligente e sensibile per uscirsene con una simile faciloneria.

Mi poggiò la mano sulla spalla, accarezzandola delicatamente “come stai?” mi chiese con voce decisamente più dolce rispetto a prima.

“Credo bene…” dissi continuando a guardarmi le mani “in fondo, l’ho sempre saputo: non saremmo andati da nessuna parte. Non ho alcuna intenzione di rinunciare alla mia vita per diventare una criminale, proprio come lui non ha intenzione di rinunciare alla vendetta. Spero che riuscirà a trovare, prima o poi, il sollievo che cerca”.

Hana mi guardava con sguardo incuriosito, continuando ad accarezzarmi la spalla “Dio, che brutta bestia l’orgoglio!” pronunciò rivolta più a sé stessa che a me.

Passò qualche secondo di silenzio, prima che tornasse alla carica “e invece, che mi dici di Mr. Capelli d’argento?”.

Il mio cuore iniziò a battere più velocemente. Già, Natsuo, la parte della storia più dolorosa, quella che necessitavo con tutto il cuore di condividere sfogando la mia frustrazione… ma anche l’unica di cui non avrei mai potuto parlare con anima viva.

“Che… che vuoi sapere su Natsuo?” le dissi con voce titubante “ti ho già detto che siamo solo amici”.

“Certo, infatti anch’io provo a baciare tutti i miei amici ogni volta che ne ho l’occasione” sbuffò lei “a proposito, mi devi una cena signorina”.

Alzai gli occhi al cielo “e va bene, magari gli piaccio un po’” azzardai.

“Un po’ tanto” concluse lei “e lui a te?”.

Guardai fuori dalla finestra, cercando oltre ai vetri una risposta al turbinio di pensieri che mi affollavano la mente. Natsuo era certamente un bel ragazzo e in altre circostanze, avrei tranquillamente perso la testa per uno così. Ma era il fratello di Touya e per quanto mi avesse detto addio, per quanto mi avesse giurato di sparire per sempre dalla mia esistenza, rimaneva suo fratello.

Dabi mi aveva detto che avrebbe perfino accettato di sapermi tra le braccia di Natsuo, se questo fosse servito a farmi sorridere. Come se fosse facile, come se l’unica persona in grado di rendermi felice non fosse soltanto lui.

E in quel momento, non importava nemmeno quanto disperatamente amassi quel criminale spietato: con il tempo, possibilmente me ne sarei fatta una ragione.

Il punto fondamentale era che Natsuo amava Touya. Aveva passato anni di inferno piangendo per la sua morte e coltivando dentro di sé i semi del senso di colpa per non essere riuscito a salvarlo. Lo sapevo bene: l’avevo visto con il mio Quirk.

Io ero l’unica persona al mondo, escludendo Dabi, a sapere che fosse ancora vivo: con quale coraggio avrei potuto rimanergli vicino mantenendo un segreto tanto opprimente?

“Hola?” mi richiamò Hana schioccando le dita “dove te ne sei andata?”.

“Scusami Hana, pensieri…” e avvicinai la mia tazza di tè bollente alle labbra.

Il mio telefono vibrò sul legno della scrivania echeggiando per la biblioteca deserta.

Mi avvicinai allo schermo per leggerne la notifica:

1 nuovo messaggio da Natsuo

“Parli del diavolo” esclamò Hana senza nemmeno leggere il nome del mittente.

La ignorai sbloccando lo schermo e leggendo il messaggio:

Da Natsuo:

Ciao Konan, come stai? Spero non ti sia raffreddata dopo ieri sera 😊

Fuyumi insiste per invitarti nuovamente a cena domani sera… ovviamente farebbe molto piacere anche a me. 

Arrossii, mentre Hana fece capolino dalla mia spalla per spiarne il contenuto.

“Ahàaa!!” esclamò facendomi quasi volare il telefono dalle mani “cotto come i ravioli al vapore!”.

“Hana, ti prego!!” cercai di spostarmi ridendo imbarazzata.

“Hai intenzione di accettare, non è vero?” mi scrutò con aria interrogativa.

Non ebbi nemmeno il tempo di elaborare una risposta che il mio cellulare vibrò nuovamente

Da Natsuo:

Non farti problemi per il ritorno a casa. Come per l’altra volta, è sempre valido l’invito di dormire qui. Ma se preferisci tornare in serata, ti accompagno volentieri io 😊

“Dai che domani si tromba!” esclamò Hana con decisamente troppo entusiamo.

“Hana smettila!!” quasi urlai sentendo il mio viso andare nuovamente a fuoco.

“Che ho detto?” fece lei con finta voce innocente “ti ha praticamente invitata ad andare a dormire da lui… cosa pensi voglia fare? Giocare a Shōgi? Anzi, prima di prendere il treno vedi di passare da casa mia così ti sistemo un po’ e ti presto qualcosa di sexy”.

“Hana… io non posso” provai a dire giocando compulsivamente con i miei capelli.

“E per quale ragione?” mi chiese con sguardo inquisitorio.

“Perché…” mezza verità potevo anche dirgliela, no? “perché penso ancora a.. al villain”.

“E con questo?” mi chiese quasi stesse parlando con una bambina ritardata “ti ha detto addio, no? Dovrai stare ad aspettarlo per sempre sperando che cambi idea? Ma io non credo proprio!”.

Riflettei sulle sue parole: in fondo, aveva ragione.

Mi si dipinse davanti agli occhi il volto rilassato di Touya sdraiato sul mio letto e quell’immagine mi fece male al cuore. Cercai di scacciarla, allontanandola dalla mia mente.

“C’è un’altra cosa…” provai a dirle, ma mi mancavano le parole “una cosa che però non posso dirti”. Ero davvero incapace di mentire, specie alle persone a me più vicine.

Hana mi scrutò con occhi curiosi, ma rispettò il mio silenzio “riguarda Natsuo e il tuo criminale, dico bene?”. Deglutii annuendo a fatica.

La vidi scrutare il mio sguardo quasi volesse provare a leggermi nel pensiero. In cuor mio, fui felice che il suo Quirk fosse in grado di far levitare piccoli oggetti.

“Tesorina” sospirò scuotendo la testa. Mi rivolse un sorriso dolce “devo chiederti scusa: per un po’ ho pensato che la tua vita fosse monotona; invece, è più incasinata di una soap opera!”.

Mi misi a ridere, lasciando andare la tensione accumulata “già” esclamai.

“Non ti forzerò a raccontarmi che succede” mi disse Hana tornando seria “so che hai i tuoi motivi per non dirmelo. L’unica cosa che mi sento di consigliarti è di divertirti e svuotare la mente: hai passato un’intera vita ad occuparti degli altri Konan; forse, è arrivato il momento di pensare un poco a te stessa. Tanto, se non si possono risolvere, che senso ha preoccuparsi dei problemi?”.

Sorrisi di fronte alla sua filosofia di vita, così lontana e diversa dalla mia. Eppure, mi ritrovai inspiegabilmente d’accordo con lei “sai che c’è? Hai ragione!” esclamai con un insolito tono fermo.

“Così ti voglio!” mi incalzò Hana “soltanto un po’ di leggerezza… te la meriti tutta, ragazza!”.

Afferrai il telefono sorridendo, mentre Hana passava in rassegna ad alta voce il suo guardaroba per decidere quale abito potesse donarmi di più.

Scossi la testa continuando a sorridere in preda ad un insolito buonumore:

A Natsuo:

Grazie dell’invito… ci sarò senz’altro! 😊


Immagine: https://365daysofcoffee.tumblr.com/post/51660148021/coffee-iphone-a-typical-morning-scene-mamiya

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